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Autore: Macy McKee    23/08/2013    0 recensioni
‹‹Non toccarmi›› sibilò Nina, affondando il viso fra le ginocchia.
‹‹Io sono Cameron›› disse il ragazzo gentilmente.
Nina alzò lo sguardo per un istante. ‹‹Non mi importa. Vattene via.››
‹‹Non voglio farti del male››
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Note: Una breve What-if: e se Nina e Cameron si fossero già incontrati in passato?

I'll try to fix you

Le scaglie di vetro rimbalzavano sull’asfalto sbriciolato e si gettavano ai suoi piedi, si infilavano sotto ai cassonetti, colpivano l’intonaco scrostato del muro coperto di graffiti.
Nina faceva dondolare i piedi avanti e indietro, assestando calci poderosi alla cassetta di legno sfondata su cui era appollaiata. I frammenti della bottiglia di birra che aveva gettato a terra ore prima giacevano in un mucchietto vicino alle sue gambe; la collinetta di vetro verde diminuiva con il passare del tempo, a mano a mano che Nina ci faceva correre dentro le mani e afferrava una nuova scheggia da lanciare davanti a sé, incurante del sangue che le inzuppava le dita e le correva lungo il polso.
Sulle sue guance le lacrime erano scomparse ormai da ore, sostituite dalle lunghe tracce di sangue che aveva dipinto sulla sua pelle chiara sfregandosi il viso con le dita tagliate. Persino le ciocche di capelli che le ricadevano sul volte erano impastate di sangue.
Toc. Toc.
Il frammento di vetro cadde sulla strada e rimbalzò due volte. Nina seguì distrattamente la sua corsa mentre rotolava qualche metro più in là, arrestandosi bruscamente contro la suola spessa di una scarpa da ginnastica.
Nina alzò gli occhi, facendo scorrere lo sguardo dalla scarpa in alto, seguendo una gamba snella avvolta in un paio di jeans troppo larghi e troppo lunghi che strisciavano per terra. I suoi occhi sfiorarono una felpa scura che pendeva da due spalle da atleta e si fermarono su un viso squadrato, ma senza metterlo a fuoco davvero.
La sagoma mosse qualche passo verso di lei, e Nina arretrò leggermente sulla sua cassetta. Poi abbassò lo sguardo, tornando al suo mucchietto di vetro.
‹‹Posso aiutarti?›› le chiese la sagoma. Aveva una voce roca e calda, da giovane uomo, ma apparteneva a quello che era poco più di un ragazzino. Doveva avere un paio di anni più di Nina.
 Nina lo ignorò.
Allungò la mano verso il mucchietto, ma fa preceduta: una pietra sfiorò le sue dita tese senza toccarle e cadde nel bel mezzo della montagnetta, disperdendo le schegge in un perimetro perfettamente circolare sull’asfalto.
Sorpresa, alzò lo sguardo.
Il ragazzino la fissava con una punta di soddisfazione ma senza spavalderia. La mano con cui aveva lanciato il sasso era ancora tesa.
‹‹Vai via›› mormorò Nina, prendendosi la testa fra le mani.
Il ragazzo si avvicinò ancora di qualche passo, allungando un braccio verso la sua spalla. Nina si ritrasse di scatto.
‹‹Non toccarmi›› sibilò, affondando il viso fra le ginocchia.
‹‹Io sono Cameron›› disse il ragazzo gentilmente.
Nina alzò lo sguardo per un istante. ‹‹Non mi importa. Vattene via.››
‹‹Non voglio farti del male›› disse Cameron con dolcezza.
Nina emise un grugnito furioso, mentre una lacrima solitaria si affacciava sulle sue ciglia.
‹‹Non ho paura di te›› mormorò. ‹‹Ma tu dovresti averne.››
Cameron rimase in silenzio per qualche secondo, turbato. ‹‹Tu non mi farai del male.››
Nina si strinse le guance con le mani, sbattendo un piede per terra.
‹‹Per favore, vai via. Non voglio farti del male. Vai via, ti prego›› singhiozzò.
Cameron rimase immobile. ‹‹Hai le mani piene di tagli. Dovresti bendarle›› le disse.
Nina scosse la testa, storcendo le labbra in una smorfia.
‹‹Non voglio le tue stupide bende!›› urlò Nina, alzandosi in piedi di scatto. ‹‹Rivoglio il mio papà! Rivoglio solo il mio papà!››
Si voltò bruscamente verso Cameron, con i pugni stretti dalla furia. ‹‹Vattene via! Via! Dimenticati di me e vattene via!›› urlò, ma non era un urlo. Era un comando.
Cameron si irrigidì, come se stesse lottando con se stesso. Poi, con una smorfia di dolore sul volto, si girò su se stesso e si allontanò con passo pesante lungo il vicolo, sparendo nello smog.
Nina si lasciò scivolare a terra, le lacrime che lavavano via il sangue secco dalle sue guance.

   
 
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