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Autore: thedarknightess    23/08/2013    2 recensioni
[P!nk]
Rimase immobile per qualche minuto, senza sapere cosa fare. Si era appena resa ridicola. Carey le mancava, ma non poteva svendere la sua dignità per un uomo. Non doveva farlo mai più, lui non sarebbe tornato e lei non voleva che lo facesse.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato alla mia ragazza, che ama tanto P!nk.
Ma sempre meno di quanto ami me.




Sober




Ma che cazzo sta dicendo?, pensò guardando con aria annoiata e perplessa il tipo che era in piedi davanti a lei.
Da quanto stava blaterando senza che lei prestasse attenzione ad una sola parola? Le sembrava un'eternità, quasi le dolevano le gambe.
Si sforzò di starlo a sentire per mostrare un minimo di educazione, ma se ne penti'.
Sei rimasto in palestra per piú di dieci ore? Wow... Cosa vuoi che me ne freghi?
Era un vero idiota, tutto muscoli e niente cervello, il classico culturista tatuato da quattro soldi che cercava un lavoro come modello. E ci stava anche provando con tutte le donne presenti alla festa.
Alecia fece una smorfia di disgusto che non poté nascondere, né evitare. In un'altra occasione gli avrebbe esposto l'opinione che aveva della gente come lui, invitandolo "gentilmente" ad andare a quel paese, ma in quel periodo era presa da altro; bloccare i pensieri e tenersi occupata in ogni modo.
Si guardo' intorno e poco distante vide una perfetta distrazione. Annui' per l'ennesima volta al palestrato e mentre lui continuava a parlare lei passo' oltre con noncuranza diretta al piano bar. Sussurrò a denti stretti << Che razza di coglione >>
Lui non la sentì, si limitò la guardarla scocciato, ma passo' subito ad un'altra ragazza. Alecia nel frattempo si fece versare un bicchiere di vino rosso. Inizio' a sorseggiarlo con aria sofisticata, per darsi un contegno, ma dato che sentiva il bisogno che l'alcol le entrasse subito in circolo, mando' giù quello che era rimasto nel bicchiere in un sorso solo.
Ne tracanno' un altro, poi un altro, e un altro ancora, finche' una piacevole nebbia non comincio' ad offuscarle i pensieri e le sue gambe si fecero molli. Reggersi in piedi non era un problema ma lo sarebbe diventato a breve, se non avesse smesso di bere.
Aveva completamente perso la cognizione del tempo, ma sapeva che stava continuando da un po' e che in molti la stavano guardando divertiti.
Che cazzo avete da guardare?, penso' irritata.
Fu costretta a fermarsi solo quando l'amica che l'aveva accompagnata alla festa le disse che voleva tornare a casa. Probabilmente era solo una scusa per portala via, ed evitare che facesse qualche stupidaggine ma non fece storie e si lascio' condurre in auto.
Le curve della strada non aiutavano il suo stomaco che era sull'orlo del vomito. La macchina si fermo' dopo un paio di lunghissimi minuti. Alecia apri' immediatamente lo sportello e usci' fuori traballante. Declinò la proposta della sua amica Blaze; non aveva bisogno che l'accompagnasse all'ingresso, non aveva bisogno di nessuno. Solo di bere.

Appena entrata, apri' la vetrina dei liquori, prese una bottiglia di tequila, accese lo stereo e si sedette sul divano.
Era un sollievo poter stendere le gambe, poter stare finalmente da sola, senza stupide persone che le giravano attorno e le raccontavano stronzate .
Mentre "We will rock you" partiva a tutto volume, Alecia volse , senza rendersene pienamente conto, lo sguardo alla sua destra come se fosse stata attratta da qualcosa: accanto ad una pila di CD, una foto dei suoi genitori ed alcune riviste, c'era il telefono. La solitudine improvvisamente non le sembro' più così allettante. Scosse la testa con forza .
No, non puoi farlo, non devi farlo. Non hai bisogno di lui. Non puoi chiamarlo. se lo ripete' venti volte, ma dopo essersi scolata quasi un quarto della bottiglia afferro' comunque la cornetta del telefono e compose il numero di Carey.
Attese qualche secondo prima di premere il tasto verde sulla destra.

Ogni squillo era come un colpo che le faceva attorcigliare lo stomaco. Voleva che rispondesse? Si. No.. Forse. E se non avesse risposto? Aveva di meglio da fare? Gli squilli si susseguivano. Non era più tanto sicura. Doveva attaccare prima che fosse troppo tardi...
<< Pronto? >> rispose.

La sua voce si udiva appena poiché era coperta da una forte musica da discoteca e da un vociare continuo. Avrebbe giurato che fossero voci femminili, ma probabilmente era solo la sua immaginazione. Aveva organizzato una festa.

<< Allora? chi e'? >> chiese, chiaramente irritato. Alecia tracanno' un altro quarto di alcol e le parole le uscirono senza che riuscisse a tenersele dentro.

<< Torna con me.. Ho bisogno di te, ho bisogno della nostra storia... >>
Ci fu qualche secondo di imbarazzante silenzio, in cui cerco' di riacquistare un minimo di razionalità.

<< Alecia? Sei tu? >> lei attaccò all'istante, presa da un panico istantaneo nel sentire quella voce pronunciare il suo nome.
Rimase immobile per qualche minuto, senza sapere cosa fare. Si era appena resa ridicola. Lui le mancava, ma non poteva svendere la sua dignità per un uomo. Non doveva farlo mai più, lui non sarebbe tornato e lei non voleva che lo facesse .

Cerco' una distrazione momentanea che non fosse in forma liquida.
La trovò: la musica dei Queen continuava a riempire l'aria di note perfette e lei chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare da esse.
I pensieri cominciarono a vorticarle in testa, si ammassavano, la confondevano. Credeva che fosse solo colpa di Carey, ma non era vero, non capiva perché ma il suo comportamento la faceva stare peggio.

Perché doveva continuare a mentire a se stessa, invece di fare qualcosa per riavere indietro ciò che la rendeva felice? Le sue convinzioni cominciarono a cedere il posto, a ciò che realmente provava. E si senti' meglio.

Dopo un tempo che le parve infinito, riapri' gli occhi e guardo' dritta davanti a lei.
C'erano dei fogli bianchi e una matita. Li aveva presi lei? Non se lo ricordava. Sembravano apparsi li' quasi per magia, erano provvidenziali; lei sapeva cosa doveva farci.
Afferro' la matita, e cominciò scrivere tutto quello che pensava. Voleva che Carey lo sapesse. Che sapesse ciò che sentiva veramente.


Non voglio essere la ragazza che ride più di tutti, o la ragazza che non vuole mai stare da sola. Non voglio essere la tua telefonata alle quattro del mattino, solo perché sono l'unica che conosci che sarebbe a casa a quell'ora.

Guardo' fuori dalla finestra. C'era già il Sole.

Il Sole mi sta accecando. Sono rimasta di nuovo in piedi tutta la notte, e sto capendo che questo non e' il modo in cui voglio che la mia storia finisca.

Le parole le venivano spontaneamente. Si univano fra loro e esprimevano alla perfezione quello che a voce non avrebbe mai saputo ammettere. Parlavano al posto suo.

Sono salva, su in alto. Niente può toccarmi. Ma perché mi sento come se questa festa fosse finita? Nessun dolore dentro, tu sei una protezione. Ma come faccio a stare cosi' bene da sobria?

La sbornia le stava lentamente passando, ma il mal di testa non l'avrebbe fermata.

Non voglio essere la ragazza che deve riempire il silenzio. La quiete mi spaventa perché urla la verità. Per favore, non dirmi che abbiamo avuto quella discussione... Non la ricorderò, risparmia il fiato. Perché tanto a che serve?

Non voleva che tutto finisse.

La notte sta chiamando, e mi bisbiglia dolcemente "vieni a giocare". Sto cadendo, e se permetto a me stessa di andare, sarò io l'unica da incolpare.

La musica le risuonava in testa e avvolgeva quelle parole, senza che si sforzasse.

Sto venendo giu, girando, girando, girando. Cercando me stessa, sobria.

Era come levarsi un peso di dosso.

Quando e' buono e' buono. E' così buono finche' poi va male. Finché provi a trovare quella parte di te che una volta avevi. Ho sentito me stessa piangere, non accadrà mai più. Sono a pezzi, cerco solo un amico.

Scrivere la liberava, ma sentiva gli occhi che stavano per cedere, diventavano pesanti.

Mi sentirò mai così da sobria? mi sentirò bella da sobria? Dimmi. No, no, niente dolore. Mi sentirò mai così da sobria?

Dopo aver scritto l'ultima parola, lascio' la matita, e crollo' sul divano. Più leggera, sempre più innamorata. Con un grande bisogno di lui.

  
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