Titolo: The
Therapy
Titolo Capitolo: Amare qualcuno può essere
fottutamente difficile a volte
Paring: Beckdam (Becky Baker, Adam Torres)
Personaggi: Becky Baker, Dottore
PoV: Becky Baker
Rating:Verde
Disclaimer:
Ovviamente non possiedo nessuno e nessun luogo e questa storia non è stata
scritta a scopo di lucro.
Sommario: Doveva scrivere ad Adam. Doveva
dirgli che la cura non funzionava. O meglio lo faceva. Ripetere che le
piacevano i ragazzi, non serviva. Era una verità di fatto. Non poteva
cambiarlo. Lei amava
Adam e lui era un ragazzo. Non c’erano
problemi, di nessun tipo. Lei lo amava, lo amava perché era così e se fosse
stato diverso non l’avrebbe amato. L’aveva amato dal primo momento. E sperava
che lui potesse tenere nel suo cuore ancora a lei.
Beta:
Non ne ho una ):
Note: Questa storia è stata
scritta visto la tristezza causata dagli ultimi tre episodi di Degrassi (Forever Young mi ha steso) ed alla fine
ho deciso di scrivere una ff sulla mia coppia preferita su tredici stagione di
Degrassi. Ed ho pensato che anche se il fandom è praticamente inesistente, io
dovevo. Specialmente per il finale che hanno avuto. Ma invece di scrivere del
massimo Angst o scritto un prequel al massimo amore di questa coppia. La scena
è ambientata prima dell’episodio Tonight,
Tonight (12x27-12x28).
Buona
Lettura.
The Therapy
Amare qualcuno può essere fottutamente
difficile a volte.
Rebecca Baker andava dal suo psicologo
ogni giovedì pomeriggio. Finiva scuola. Salutava Jenna. E con i suoi
svolazzanti prendisole di colori accessi si recava dal dottore. Aspettava
sempre dieci minuti in sala d’attesa, con le mani sulle ginocchia, con la
schiena eretta, appoggiata allo schienale della sedia rossa. Lei era sempre
puntuale, ma l’uomo che aveva il turno prima di lei, le rubava sempre dieci
minuti, che a sua volta lei sottraeva al
paziente dopo e così via. Era un circolo vizioso che non aveva inizio ne fine.
Era troppo nervosa per poter leggere una rivista o messaggiare. La seconda cosa
era proprio da escludere. Perché in quella stanza con solo una finestra, fuori
quell’angosciante porta, lei non avrebbe scritto a Jenna o suo fratello.
La porta si era aperta e da
questa era uscito un uomo con una giacca a vento, che aveva continuato a
ringraziare il dottore, indossava un anello della purezza al dito ed un croce
al petto. “Entra cara” le aveva detto accomodante il signore, dopo aver salutato
l’altro paziente. Invitandola ed entrare. Lei si era alzata dalla sedia e con
le gambe tremanti era entrata nella stanza. Lo studio del dottore aveva un
accomodante tavolino tondo, su cui c’era sempre il te, una libreria piena di
testi sulla mente, il corpo e religiosi, una grande finestra, una pianta dalle
foglie verdi, due sedie, qualche foto di una famiglia sorridente ed un
crocifisso. Lei si accomodò al suo solito posto e l’uomo si accomodò accanto a
lei, non prima di aver recuperato dalla cassettiera un fascicolo, il suo. “Allora
come stai cara?” aveva domandato gentile, “Bene. Oggi ho preso una ad A ad un
compito di scienze” aveva rivelato con gentilezza lei, “Ne sono contento” aveva
commentato il dottore, “Ti vedo più solare questa settimana” aveva commentato, “Lo
sono” aveva risposto lei con incredibile giovialità, “Stai migliorando” aveva
commentato l’uomo, Becky aveva annuito.
Ma no, non era vero.
Il dottore aveva continuato con
chiacchiere scialbe per un po’, prima di decidere che era inutile continuare
quelle chiacchiere ed aveva posto sotto il naso della ragazza, una foto di una
ragazza decisamente scoperta. “Come ti senti in confronto di questa foto?”
aveva domandato con un luccichio negli occhi. Le prime volte, Becky non
riusciva a guardare quelle foto seminude senza provare vergogna, per loro e per
se stessa, ma con il tempo aveva cominciato a riordinare le sue emozione. “Niente”
aveva risposto schietta. Il dottore non aveva demorso, “Ti senti a disaggio?”
aveva domandato, lei aveva negato. Certo avrebbe preferito vestite, per il
pudore. “Neanche attratta?” aveva
chiesto, ancora una volta lei aveva
negato. Era vero. Non si sentiva
attratta. Aveva pensato di farlo. Le prime volte aveva davvero pensato di
trovarle attraenti. “Cosa ti attrae, cara?” aveva domandato versandoli del tè, “I
ragazzi” aveva risposto. Questo era vero.
Lei era attratta dai ragazzi. Da
sempre. Era la sua natura.
A lei piacevano i ragazzi. Anzi un ragazzo. Un meraviglioso
ragazzo. Dagli occhi blu ed i capelli castani. Con una risata divertita e la
battuta pronta. Uno di quei ragazzi capace di mettere da parte i dissapori per
aiutare qualcuno. Anche se non gli era amico. Uno di quelli che sopprimevano la
propria felicità per permettere a qualcun altro di essere felice. Uno di quei ragazzi che ti capita una sola
volta nella vita. Che ti fa girare la testa. E che quando ti guarda ti fa
vedere quanto bello sia il mondo, nonostante le cose brutte. Quando pensava a
lui Becky non poteva non sorridere. Passava
giornate a cacciarlo via dalla sua mente, a combatterlo, ad resistere dal
cercarlo durante le lezioni, ad evitare il suo sguardo, a fingere che le cose andavano
bene, lo stesso. A non amarlo. Eppure
quand’era in quella stanza, Becky poteva pensare altro che a lui.
“A cosa pensi cara?” l’aveva
disturbata dal suo crogiolarsi il dottore, “Ad un ragazzo” aveva risposto lei
automaticamente. “Bene …” aveva commentato soddisfatto lo psicologo, “Chi?”
aveva voluto inquisire. Il mio ragazzo, avrebbe voluto rispondere. Il mio
ragazzo che aveva lasciato. “Il ragazzo che mi piace” aveva risposto alla fine,
dopo un lungo sospiro, “E che tipo è questo ragazzo?” aveva domandato con una
certa curiosità, “Il migliore” aveva
risposto, con un sorriso luminoso sul viso. Decisamente il migliore. “Ed è un
maschio. Uno vero” aveva confidato
alla fine. Uno di quelli veri. Che
non si vergognava ad ammettere quello che pensava e provava, ad accarezzarti i
capelli e dirti che eri perfetta. Un ragazzo per cui valesse la pena piangere. “Mi
fa piacere” aveva constato il dottore. “Dove
conta” aveva stabilito Becky, afferrando la sua borsa e correndo fuori
dalla stanza, senza aspettare risposta dal suo medico.
Doveva correre a casa, era l’unica
cosa che contava. Doveva scrivere ad Adam. Doveva dirgli che la cura non
funzionava. O meglio lo faceva. Ripetere che le piacevano i ragazzi, non
serviva. Era una verità di fatto. Non poteva cambiarlo. Lei amava Adam e lui era un ragazzo. Non c’erano problemi, di
nessun tipo. Lei lo amava, lo amava perché era così e se fosse stato diverso
non l’avrebbe amato. L’aveva amato dal primo momento. E sperava che lui potesse
tenere nel suo cuore ancora a lei. Che non fosse tutto perduto. Sperava che ci
fosse ancora una possibilità per amarsi. In
pace. E per la prima volta non le interessava dei suoi genitori. E di Dio?
Dio aveva fatto Adam così e l’aveva messo sulla sua strada. Dio era buono. Era
la gente che non lo era.
E Becky Baker era sana.
Non era lesbica. Le piacevano i
ragazzi.
Ed amava Adam. Che era un
ragazzo. Dove più contava. Tra le
orecchie.