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Autore: MarySmolder_1308    24/08/2013    4 recensioni
L'amicizia è un sentimento essenziale, che ti travolge improvvisamente.
E così ti ritrovi legata a persone che non avresti mai immaginato di poter conoscere, con cui non avresti mai immaginato di parlare.
L'amicizia spesso e volentieri ti cambia la vita e lo fa senza che tu possa rendertene minimamente conto.
Non ti chiede il permesso. Lo fa e basta.
E' questo che succede a Maria Chiara Floridia, 26 anni, specializzanda in chirurgia al terzo anno al Saint Joseph Hospital, quando incontra i famosi Ian Somerhalder, 33 anni, e Nina Dobrev, 24 anni.
Il problema è che anche l'amore agisce in questo modo.
Possono questi due sentimenti entrare in contrasto?
Possono lottare fra loro, logorando tutto ciò che è sul loro cammino?
Possono far sorgere dei dubbi?
Possono distruggere una persona?
In un mondo in cui è ormai difficile instaurare delle relazioni, tre persone si ritrovano tra le grinfie di questi sentimenti.
Vincerà l'amore o l'amicizia?
--
Ci tengo a precisare che non sono una scrittrice professionista. Utilizzo la scrittura per esprimere al meglio tutti i miei pensieri, tutte le mie sensazioni, tutte le mie emozioni. In ogni capitolo cerco di dare il massimo, quindi spero possiate apprezzare!
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
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POV Mary
Andai nello spogliatoio per cambiarmi. Rose entrò in stanza.
"Mary, oggi sei stata grandiosa!" disse contenta, poi mi diede il cinque.
"Grazie – dissi lusingata, poi l'abbracciai – Ci vediamo domani" sorrisi.
"Non raggiungi me e Steve al bar?".
Scossi la testa.
"No, mi dispiace. Domani mattina inizio il turno alle sette e ho davvero bisogno di una bella dormita".
Annuì comprensiva, poi tornò a cambiarsi. Uscii dallo spogliatoio e mi diressi verso l'uscita, ma fui fermata dal dottor Richardson.
"Oh, buonasera Capo" dissi un po’ impacciata.
"Dottoressa Floridia, sta tornando a casa?".
Annuii e lui continuò: "Volevo semplicemente congratularmi con lei, oggi ha fatto un lavoro straordinario in sala operatoria. Ho fatto davvero bene a sceglierla tra i laureandi dell'università di Firenze, tre anni fa. Mi sorprende ogni giorno di più. L'Italia ha proprio perso una validissima persona" sorrise gentilmente.
Lo ringraziai molto imbarazzata, poi ci congedammo e mi diressi verso l'auto.
Partii in direzione di casa. Squillò il telefono.
"Che ci fai sveglio a quest’ora?" chiesi in italiano.
"Mi sono alzato prima per correggere alcuni compiti e ho pensato di risollevarmi il morale chiamando la mia sorellina che sicuramente è ancora sveglia perché ha un altro fuso orario" mi rispose Giorgio, quasi tutto d’un fiato.
"Ah, che pensiero carino! – sorrisi – E come procede?"
“Un disastro. Vero e proprio”.
Lo immaginai, mentre si sbatteva la testa al muro per la disperazione.
“Oh, povero fratellone” risi.
"Non ridere, non sai cosa sto leggendo al momento. Ah, li giustifico solo perché non sono italiani. Ma comunque… appena uscita da lavoro?"
"Sì, oggi è stato bellissimo, ho aiutato lo strutturato con un’operazione difficile! E poi c’era il sole, cosa non molto frequente qui a Gennaio"
"Non lamentarti del tempo ad Atlanta che qui a Londra è peggio e lo sai!" disse serio.
"Ok ok" dissi trattenendo una risata.
Stavo percorrendo il rettilineo prima della periferia, quando vidi un uomo barcollante sdraiarsi sull'asfalto. Frenai di botto.
"Oddio" dissi spaventata.
"Ehi, che frenata! Tutto ok?"
"Giorgio, ti richiamo, ciao" chiusi la chiamata e scesi dall'auto.
"Signore, è ferito?" chiesi timorosa mentre mi avvicinavo.
"No, mi sono solo perso" rispose secco.
"E si sdraia in mezzo alla strada?" chiesi confusa.
"Non perso in quel senso. Metaforicamente"
"Mi ricorda molto la scena di un telefilm" sussurrai, poi mi avvicinai abbastanza da riuscire a vederlo in faccia.
Quando lo riconobbi, la voglia di morirgli davanti era tanta. Spalancai la bocca, incapace di formulare una frase.
"Se te lo stai chiedendo, sì, sono io" disse.
"C-come h-hai f-fatto a c-capire c-che" balbettai ancora sorpresa.
"Fanno tutte quella faccia quando capiscono chi sono".
Mi chinai per dargli una mano e il faro della mia auto fece risplendere quei meravigliosi occhi azzurri. Portai il suo braccio attorno al mio collo e cercai di tirarlo su.
"Coraggio, signor Somerhalder, si tiri su, non siamo sul set di 'The Vampire Diaries', poteva investirla qualcuno" dissi.
Si alzò con il mio aiuto, poi lo feci salire in auto e andai in direzione dell'ospedale. 
"Dove stiamo andando?" disse toccandosi la testa.
"Signor Somerhalder, la sto portando in ospedale"
Mi toccò una spalla e mi fece sussultare.
"No, la prego! – mi supplicò – Mi porti a casa".
Lo guardai dallo specchietto retrovisore. Ma come si faceva a dirgli di no? Sorrisi e annuii. Dopo qualche indicazione giungemmo a casa sua. Trascinai il signor Somerhalder a letto, poi mi presi cura di lui per il resto della notte. La mattina, prima di tornare a lavoro, cercai il suo sportello dei medicinali e presi l'aspirina. Lasciai il medicinale in cucina insieme a un bicchiere e a un po’ d'acqua, poi gli scrissi una nota dietro il biglietto da visita dell'ospedale: << La prenda, gli farà bene>>.
Fatto questo, uscii da quella casa e tornai a lavoro.
"Buongiorno, scusate il ritardo" dissi in fretta e cominciai a cambiarmi.
Rose mi si avvicinò.
"Ma che hai fatto?! – disse curiosa guardandomi negli occhi – Hai un aspetto orribile, alla faccia della bella dormita!"
"Grazie eh – risposi ironica, poi continuai più seria – Mi sono dovuta occupare di un ubriaco stanotte, perciò non ho dormito. E, se ti dicessi chi è, non ci crederesti mai!".
I suoi occhi si illuminarono e si avvicinò di più.
"Chi era l'ubriaco?" disse con tono ammiccante.
Mi avvicinai e sussurrai:"Ian Somerhalder era ubriaco, sdraiato in mezzo alla strada.. e l'ho aiutato".
Rose scoppiò a ridere.
"Mary, Mary, sicura che tu non abbia bevuto un bicchierino di troppo ieri?"
"Non ho bevuto ieri! Era lui, credimi!" la guardai sincera.
Lei, per tutta risposta, mi diede una pacca sulla spalla e mi esortò a cominciare il giro visite.
Dopo una mattinata di lavoro, immersa in ambulatorio tra distorsioni, mal di pancia ed emicranie, arrivò l'ora di pranzo. Con lo stomaco brontolante, corsi alla mensa e mi misi in fila. Stava per arrivare il mio turno, quando mi si avvicinò Katherine, una mia matricola.
"Dottoressa Floridia, c'è una persona che la richiede all'ingresso"
"Non può passare più tardi? Tocca a me prendere il pranzo" sbottai infastidita.
Katherine scosse la testa.
Lasciai la fila e corsi all'ingresso per scoprire chi diavolo mi aveva impedito di pranzare. Quando lo vidi davanti ai miei occhi, riposato e sorridente, per poco non mi venne un infarto. Ma come faceva un uomo a essere così bello e perfetto?
Mi avvicinai lentamente e dissi sorpresa: "Signor Somerhalder, come ha fatto a trovarmi?".
Mi mostrò il biglietto da visita che gli avevo lasciato e rispose: "Immaginavo lavorasse qui e poi... L'ho descritta a un'infermiera.. sommariamente" fece una piccola smorfia e sorrise. Lo guardai rapita dal suo sguardo, poi balbettai goffamente: "Capisco".
Inaspettatamente mi prese una mano e mi disse: "Ah, chiunque mi ha visto ubriaco può chiamarmi Ian"
"Ok, Ian" dissi imbarazzata.
Sorrise e mi strinse la mano.
"Credo che a questo punto sia carino presentarci ufficialmente. Piacere, Ian Joseph Somerhalder"
"M-maria Chiara Floridia" balbettai.
"Allora, dato che stanotte mi hai aiutato, posso offrirti un caffè?".
Annuii e andammo in mensa. Prendemmo due caffè e ci accomodammo.
"Ci tenevo a precisare che non sono una di quelle celebrità che sperperano soldi ubriacandosi e facendo... ehm... altre attività. La scorsa notte mi sono ubriacato per una ragione"
"Il litigio con Nina" dissi come se fosse una cosa ovvia.
Mi guardò confuso, poi annuì.
"Come facevi a saperlo?"
"Hai farfugliato tutta la notte il suo nome.. tra un malore e l'altro"
Fece una piccola smorfia e mi disse: "Spero di non essere stato intrattabile stanotte"
"No, tranquillo – sorrisi cercando di rassicurarlo, poi mi feci più seria – So che non sono affari miei, ma perché avete litigato?"
"Sono solo... piccole incomprensioni, anche se purtroppo capitano spesso in questo periodo" disse pensieroso e abbassò lo sguardo.
"Qualunque sia la ragione, secondo il mio umile parere, dovresti andare da lei e farle una sorpresa. E non sto parlando di una sorpresa qualunque, come rose e cioccolatini, perché questo significherebbe 'Fingo di darti ragione, ma in realtà ho ragione io'. Dovresti farle una sorpresa semplice e che dica 'Mi dispiace per il litigio, facciamo pace, da Ian', non da 'Google' o qualsiasi altro motore di ricerca".
Solo quando finii di parlare, capii di aver detto fin troppo e scossi la testa in disappunto con me stessa. Perché la mia bocca non poteva mai restare chiusa?
Ian fece una risatina, poi mi toccò una mano serio.
"Grazie! Avevo proprio bisogno del parere di un'altra persona" disse riconoscente.
Gli sorrisi, poi ci congedammo e lui andò via. Vidi Rose avvicinarsi come un razzo.
"Era... quello era... oh mio Dio, allora non stavi mentendo!" disse incredula e mi abbracciò.
Tornammo a lavoro e non smisi di pensare a quell'incontro.






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Note dell'autrice:
Il primo incontro tra Ian e Mary è ispirato all'incontro tra Damon e Jessica nel dodicesimo episodio della seconda stagione di The Vampire Diaries.
Il capitolo in sé non è molto lungo, ma all'inizio, dovendo prenderci la mano, sarà così. 
Al prossimo capitolo! 
  
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