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Autore: Ukki    25/08/2013    2 recensioni
[Questa fic partecipa al contest ‘Between Heaven and Hell’ indetto da FaGammaVoloso e Saw Yozora.]
[Belzebù/Aiel Crack!Pairing]
«Vuoi che esprima i miei sentimenti?» domanda. Non gli piacerebbe. Hanno passato così tanto tempo insieme che non può credere davvero che lei non sia pronta a stampargli le cinque dita su una guancia.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Ukki

Titolo: Sorridi!

Pairing: Belzebù/Aiel (perché mi sono auto-eletta paladina dei personaggi poco considerati)

Parole: 1046

Prompt: //

Note: In fondo.

 

Nuvole bianche e sfilacciate accarezzano il cielo azzurro sopra il Giardino dell'Eden, lo stesso cielo che gli Angeli condividono con gli umani. E con i Demoni. Aiel ricorda distrattamente il broncio del suo capitano quando glielo ha fatto notare, con noncuranza: a Sein non piace pensare di avere un qualsiasi punto in comune con quei barbari, come li chiama lui. A nessuno piace, ma tutti sanno che per lui sopportare i “barbari” non sarebbe così complicato se non fosse per Desuta, che si è assunto il compito di perseguitarlo giorno dopo giorno.

Aiel sostiene che il gioco sia un po' troppo facile, però: Sein non ha molti difetti, ma tra questi c'è sicuramente l'essere invariabilmente permaloso. Specialmente in presenza del suo nemico ancestrale. Anche lei non stravede per i Demoni -come tutti-, ma deve ammettere che ogni tanto, nella sua infinita e celestiale compassione, prova pena per loro, così totalmente stupidi da non riuscire a sporgere il naso fuori dalla loro tana scavata nel fango e capire che, appena un po' più su, c'è un luogo molto più florido dove potrebbero condurre una vita più agiata, se solo si decidessero a cambiare. Ma forse, pensa, i Demoni non sono capaci di guardare in alto, né tanto meno di cambiare. Già, quella è una cosa da umani: creature con così poco tempo a disposizione da essere costrette a vivere nell'incertezza di non fare la cosa giusta, di non essere la cosa giusta. Chi ha tutta l'eternità davanti non si fa questi problemi.

Aiel sorride al pensiero. Aiel sorride sempre. Dopotutto, non vede motivo per cui non dovrebbe farlo: nel Giardino dell'Eden non c'è proprio niente che possa renderla infelice o anche solo vagamente contrariata.

«Ciao brioche, hai lievitato bene stanotte?»

Quasi niente. Aiel si porta istintivamente una mano alla complessa acconciatura di boccoli dorati. Per quanto la riguarda, Desuta non è l'unico a divertirsi tormentando gli Angeli: tutti i Demoni sono autentici campioni nella disciplina da lei segretamente rinominata “teasing”, e ognuno pare avere una vittima prediletta.

Ma anche quando si volta verso il ragazzo dai capelli scuri innaturalmente sparati in alto in piedi alle sue spalle, lei non smette di sorridere: semplicemente, non ne vale la pena. «Oh, Belzebù caro! Sei rimasto attaccato a una spina della corrente?»

È un gioco tra loro due. La maggior parte degli Angeli risponde per le rime o si limita a girare al largo, ma Aiel lo trova divertente, anche se un po' fastidioso. Come mettere il tuo cerotto preferito su una sbucciatura sul ginocchio. Belzebù invece non sembra divertito. E neanche irritato. In realtà, è soltanto inespressivo, quasi annoiato.

«Bleah. Persino la tua bocca ha la forma di una brioche.» Le parla freddamente, senza una reale partecipazione, ma ad Aiel non importa: la sua interminabile vena di stupidità continua a farle pena. Non sorride mai, Belzebù, neanche quando le rivolge battute di scherno. Non conosce il vago dolore alle guance che sente lei a fine giornata, né la tensione quando distende le labbra e, sciocco com'è, non pare intenzionato a cambiare la situazione.

In questo caso, lo farà lei al posto suo: dopotutto, lui è venuto fin quassù per darle fastidio, no? Aiel è fortemente convinta che un gioco non sia divertente se i giocatori non sono almeno due. Con un paio di saltelli si porta davanti a lui e gli tira con forza le guance, per poi scoppiare a ridere davanti alla smorfia che appare sul viso del Demone. «Che diavolo stai facendo, brioche idiota!? Lasciami subito, razza di deficiente!»

«Mh?» Aiel è confusa «Ti sto insegnando a sorridere, no? Non è difficile! Sono sicura che puoi farlo anche tu!»

E lo pensa davvero, anche perché -forse grazie ai suoi tratti relativamente poco rozzi-, Belzebù è carino con le guance tirate in questo modo. Ci rimane male quando lui si libera bruscamente dalla sua stretta e si massaggia il viso come se fosse infetta. Adesso è arrabbiato. «Scema, credi che non ne sia capace?»

Aiel non glielo dice, ma è esattamente quello di cui era sicura. Forse, a pensarci bene, non è il Demone lo stupido tra loro. «Non lo fai mai.» balbetta, congiungendo i polpastrelli dei due indici.

Gli occhi viola di Belzebù sono tenebre di ghiaccio. Le fa paura, così. «Perché dovrei? Non sono come te, sempre sfacciatamente felice.»

Lei vorrebbe correggerlo, fargli capire che non è sempre sfacciatamente felice: è felice e basta. Ora il Demone le volta le spalle, scende la scalinata di avorio che lo riporterà nella sua tana. Una parte di lei le grida di fermarlo, ma non lo fa: di nuovo, non ne vale la pena.

È Belzebù stesso a fermarsi, a rivolgerle un'occhiata fulminante. «Non siamo come voi pennuti, noi. Non abbiamo paura di esprimere i nostri sentimenti, per quanto imperfetti possano essere.» In fondo alle sue pupille brilla la luce di una fiamma.

Aiel inclina la testa di lato. «Vuoi che esprima i miei sentimenti?» domanda. Non gli piacerebbe. Hanno passato così tanto tempo insieme che non può credere davvero che lei non sia pronta a stampargli le cinque dita su una guancia. Quando Belzebù annuisce, riprendendo la sua solita aria annoiata, Aiel incrocia le mani dietro la schiena, si alza sulle punte e, sorridendo al cielo, comincia il suo elenco. «Penso che tu sia un idiota, tanto per cominciare. Un idiota della peggior specie, se vuoi che te la dica tutta. E inoltre sei insensibile, e rozzo, e decisamente ridicolo, con quei capelli -sembra che tu abbia un porcospino grigio appiccicato alla testa. Secondo me neanche sai com'è fatta, una brioche, mi chiami così tanto per metterti in mostra, e sei anche invidioso perché tu non sai sorridere bene come me, e...»

Un calore sulle labbra aperte tronca la sua tirata. Le ci vuole qualche secondo per rendersi conto dell'inquietante -e a dir poco disdicevole- vicinanza di Belzebù. Dopo un interminabile attimo, il Demone si allontana, rivolgendole un'occhiata di rimprovero. «Bé, cosa guardi? Non la smettevi più, ancora un po' e mi sarebbe scoppiata la testa.»

Aiel nota un'intensa sfumatura scarlatta sulle sue guance. Si apre nel sorriso più solare del suo ampio repertorio. «E sei anche un bugiardo.»

Le labbra di Belzebù si arcuano impercettibilmente. Le fa una linguaccia. «Stupida brioche, cosa ti aspettavi da un Demone?»

 

Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti!

Innanzitutto, ringrazio FaGammaVoloso e Saw Yozora per avermi invitata a partecipare al loro contest: è stato davvero divertente scrivere questa fanfiction, spero che possa piacervi -a voi e a tutti quelli che la leggeranno.

Ho scelto Aiel e Belzebù per due motivi:

1. Sono i miei giocatori preferiti rispettivamente degli Apostoli del Cielo e dell'Armata Infernale Z;

2. Ho già scritto una Desuta/Sein, così ho deciso di provare qualcosa di nuovo, anche se in questo modo, non essendo i miei protagonisti personaggi principali, il voto sulla caratterizzazione ne risentirà.

Ho anche realizzato una piccola e penosa fanart su loro due: potete vederla qui.

Baci ♥

Ukki

  
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