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Autore: Beauty    25/08/2013    9 recensioni
AU. Missing moment della mia long "Love in the Darkness - Hades & Persephone".
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Se all’inizio aveva odiato la sua vita nell’Oltretomba, con il trascorrere del tempo aveva dovuto ricredersi. L’Ade era un luogo oscuro e tetro che le incuteva ancora paura, questo non poteva negarlo, ma le sue giornate nel regno degli Inferi non erano state un vero e proprio incubo come aveva creduto in principio.
Quando si era ritrovata in quel luogo, sola, lontana dai suoi amici e da suo padre, senza più nemmeno poter godere della luce del sole, e con la consapevolezza che il dio dei morti l’aveva rapita con il preciso intento di fare di lei la sua sposa – la sua sposa, per Crono, la sua sposa! –, il primo pensiero di Belle era stato cercare un modo per scappare. Quando si era resa conto che ciò non le sarebbe stato in alcun modo possibile, non finché il dio dei morti intendeva trattenerla presso il suo regno, si era abbandonata per un attimo alla disperazione.
Tuttavia, questa non era durata a lungo, e Belle, imponendosi di farsi forza, aveva cercato di trattare con lui. Naturalmente neppure questo era servito a farle riacquistare la libertà, e allora la ragazza aveva dato il via a una sorta di guerra fredda fra lei e Rumpelstiltskin: si era imposta di non cedere alle sue avances, di trattarlo con distacco e freddezza, di non mostrarsi mai cordiale insieme a lui e di parlargli solo lo stretto indispensabile.
Ma ben presto, la sua barriera era stata destinata a crollare. Rumpelstiltskin rispondeva sempre alle sue cattiverie con parole gentili e cariche d’amore, alla sua freddezza con regali in modo che lei potesse essere più a suo agio possibile nell’Oltretomba. Certo, a volte il suo lato meschino veniva a galla – come quando le aveva chiesto un bacio su una guancia in cambio di un mantello per proteggersi dal gelo di quel luogo, mantello che, peraltro, Belle, dopo mesi di permanenza nell’Ade, continuava strenuamente ad indossare a causa del freddo –, ma non avrebbe potuto dire che, a parte la storia del rapimento, Rumpelstiltskin si fosse mai comportato in modo villano con lei.
La sua intenzione di fare di lei sua moglie non si era estinta, questo Belle lo sapeva bene, così come non aveva ancora ceduto alle sue richieste di lasciarla tornare a casa. Questo punto era forse l’unica nota stonata nel rapporto che era venuto a crearsi fra lei e il signore dell’Oltretomba. Per il resto, comunque, Rumpelstiltskin si dimostrava gentile e dolce con lei e, a suo modo, di tanto in tanto anche romantico.
Bastava che lei chiedesse – o che sfiorasse, anche inintenzionalmente, un argomento durante un discorso, dato che raramente Belle chiedeva qualcosa al dio dei morti – e subito lui le dava ciò che desiderava. Rumpelstiltskin era molto bravo a indovinare cosa le piacesse; si comprendeva che la conoscesse molto bene, dopo anni e anni passati a guardarla da lontano.
Uno dei regali che le aveva fatto, dopo poco tempo che si trovava nell’Ade, era stato un’immensa biblioteca, colma di centinaia e centinaia di libri, più di quanti Belle ne avesse mai letti in tutta la sua vita immortale. Spesso ne prendeva uno dagli scaffali e si perdeva fra le sue righe per ore e ore.
Anche quel pomeriggio, chiusa nella sua stanza e accovacciata sul letto, Belle teneva fra le mani uno spesso volume, leggendone attentamente le righe. Come a volte le capitava quando leggeva, aveva perduto totalmente la cognizione del tempo, e si riscosse quando sentì bussare alla porta.
Belle drizzò il capo di scatto, spostando lo sguardo dalle parole scritte sulle pagine alla porta di legno scuro della sua camera. I colpi si ripeterono, brevemente ma un po’ più decisi. Belle non aveva dubbi su chi fosse – e chi altri sarebbe potuto venire da lei, in quel luogo pullulante di anime? –, ma se un tempo Rumpelstiltskin entrava e usciva da quella camera come se fosse lui il padrone – e lo era –, ora attendeva che lei gli desse il permesso per entrare.
- Avanti!- concesse, mentre sulle sue labbra iniziava a disegnarsi involontariamente un piccolo sorriso.
Rumpelstiltskin aprì piano la porta, entrando cautamente nella stanza. Si guardò intorno per un breve istante, quindi si aprì in quel suo solito ghigno che all’inizio la faceva spaventare, ma che ora era solo in grado di farla sorridere ancora di più.
- Credevo che fossi scomparsa nel nulla, dearie…- esordì il dio dei morti, con una risatina.
Belle sospirò, chiudendo il libro e posandoselo in grembo.
- Vi chiedo scusa. Quando leggo tendo a dimenticarmi di tutto quello che mi sta intorno…
- Non scusarti, questa tua smemoratezza è segno che il mio regalo ti è stato gradito…- Rumpelstiltskin sogghignò, avvicinandosi a lei. Si sedette sul bordo del letto, vicino a lei ma non troppo, mantenendo una certa distanza volta alle circostanze e a non infastidirla con eccessiva invadenza. Belle gli sorrise, stringendosi un poco nelle spalle.
- Cosa stavi leggendo di così interessante, se posso chiedere?- ghignò Rumpelstiltskin.
- E’ l’Iliade di Omero - rispose Belle.- Sapete, ho avuto sotto gli occhi questo libro sin da quando ne ho memoria: faceva parte della biblioteca di James, all’Olimpo, e tutti l’avevano letto, tranne me.
- Cosa sento!- esclamò scherzosamente il dio dei morti.- La nostra Belle che si lascia sfuggire l’occasione di immergersi nelle pagine di un libro!
- Era per via di mio padre - spiegò la ragazza.- Una volta ero riuscita a prenderlo dagli scaffali di nascosto, ma proprio quando stavo per iniziare a leggere lui è entrato nella mia stanza e me l’ha tolto di mano. Ha detto che preferiva che leggessi salmi o preghiere votive, che storie violente come questa, cariche di combattimenti e di passioni malsane, come le definiva lui, non erano adatte a una ragazza come me. Temeva che potessi restarne turbata.
Rumpelstiltskin trattenne a stento una smorfia infastidita nel sentir parlare del dio delle messi. Il padre di Belle, Maurice, era la causa principale per cui lui aveva dovuto rapire la ragazza. Tutti quanti, all’Olimpo – specialmente quel corvaccio di Regina, la dea della discordia – dicevano di lui che fosse un dio malvagio, cupo, ingannatore e perfido, come si addiceva a una divinità che si occupava dell’Oltretomba; Rumpelstiltskin non poteva dire che avessero completamente torto, ma nessuno di loro poteva negare che, quando aveva espresso il suo desiderio di sposare la figlia di Maurice, lui si fosse comportato nel modo giusto. Aveva rispetto per Belle e per il vincolo del matrimonio, si era presentato da James, il re degli dei, per chiedere la mano della ragazza come era giusto che facesse, ma il dio delle messi tutto questo non l’aveva visto. La sua reazione era stata una crisi isterica che non si era preoccupato di nascondere, e aveva dichiarato che avrebbe piuttosto preferito dare in sposa sua figlia a un mortale, che farla divenire la moglie del dio dei morti, quel mostro!.
Effettivamente, col senno di poi, Rumpelstiltskin avrebbe dovuto prevedere una reazione simile da parte di Maurice: da sempre, il dio delle messi trattava sua figlia come un grazioso gingillo, bellissimo ma anche fragile, e per un’assurda ed esagerata paura di perderla la teneva costantemente sotto controllo, spesso chiusa nella sua stanza oppure non lasciandola uscire mai da sola. Belle aveva già ricevuto diverse proposte di matrimonio, ma lui non ne aveva mai voluto sapere nulla di qualunque pretendente…figurarsi del dio dei morti!
Naturale che, date queste premesse, Maurice censurasse perfino le letture di sua figlia.
Rumpelstiltskin si costrinse a reprimere la voglia di lanciarsi in un’invettiva assai poco lusinghiera contro il dio delle messi di fronte a sua figlia, e tornò a volgere lo sguardo prima al libro e poi a Belle.
- Beh, ora che hai finalmente conquistato questo libro…- sogghignò.- Vorrei sapere che cosa ne pensi…
- Oh, è meraviglioso!- esclamò Belle, entusiasta, aprendo nuovamente il volume.- Non l’ho ancora terminato, ma già da adesso lo adoro. Non vedo l’ora di arrivare alla fine!
- A che punto sei arrivata?- chiese il dio dei morti, avvicinandosi un poco a lei e sporgendosi per vedere meglio le pagine.
- A quando i soldati di Agamennone vengono inviati alla tenda di Achille a prelevare Briseide…- mormorò Belle.- Devo dire che tutto questo è parecchio triste…
- Sì, certo, le prigioniere di guerra non facevano di solito una bella fine…- commentò Rumpelstiltskin.
- E’ vero, ma non mi riferivo solo a questo - Belle lo guardò negli occhi.- Stavo parlando di Achille e Briseide. Agamennone è stato davvero perfido. Solo per salvaguardare il suo sciocco onore, ha separato due persone che si amavano…
- Amore?- Rumpelstiltskin la guardò, perplesso.- Amore, dici? Perdonami, dearie, ma anch’io ho letto questo libro, e non ricordo che si facesse alcun cenno a una passione amorosa.
- E’ evidente - ribatté Belle.- Achille si è opposto con tutte le forze affinché non gli portassero via Briseide. Aveva altre schiave, eppure lui si è battuto proprio per lei. Che altra spiegazione ci sarebbe?
- Ammettiamo pure che tu abbia ragione - concesse il dio dei morti; non era la prima volta che fra lui e la ragazza si svolgevano queste discussioni, e sebbene adorasse il modo in cui Belle difendeva le sue idee, si divertita troppo a punzecchiarla scherzosamente.- Achille probabilmente era innamorato di Briseide, d’accordo…e che mi dici di lei? Sei sicura che anche lei provasse la stessa cosa nei suoi confronti, nonostante tutto? Ricorda che era una schiava e una concubina…
- Piangeva disperatamente, quando i soldati di Agamennone sono venuti a portarla via - insistette Belle.- E il fatto che fosse una schiava non c’entra. Anche se era una prigioniera ciò non significa che non potesse…
La ragazza si bloccò di colpo, rendendosi conto della piega a dir poco pericolosa che stava prendendo quella discussione. Arrossì vistosamente quando si accorse di essersi fermata appena in tempo. Stava per dire qualcosa che avrebbe creato uno scompiglio pauroso nell’animo di entrambi, suo e di Rumpelstiltskin. Il Fato solo sapeva cosa sarebbe potuto succedere se lei avesse terminato quella frase: avrebbe ammesso una verità che pensava davvero, e che nella sua situazione avrebbe trascinato lei e il dio dei morti verso un punto di non ritorno. A quel punto, negare e rifiutarlo sarebbe diventato ancora più difficile di quanto già non fosse; Rumpelstiltskin non avrebbe fatto di quelle parole un assenso alla sua proposta di matrimonio, questo certamente no, ma le avrebbe prese, se non come una confessione, come un ulteriore motivo di speranza, una possibilità per credere che lei, un giorno, avrebbe acconsentito a sposarlo.
Belle non voleva questo. Non perché temeva che le sue avances si facessero più insistenti. La verità era che non voleva farlo rimanere male, realizzò. Rumpelstiltskin avrebbe sofferto ancora di più, avrebbe sofferto per colpa sua, avrebbe aumentato il dolore che già gli stava infliggendo nel continuare a respingerlo, e lei non voleva che soffrisse di nuovo.
Questo pensiero non fu altro se non un l’ennesimo colpo di spada su una ferita già aperta: Belle sentì il cuore mancare un battito, di fronte a quest’altra terribile verità. Si stava preoccupando di non far soffrire Rumpelstiltskin, il suo carceriere, l’uomo che avrebbe dovuto odiare con tutta se stessa.
Per le forze del cielo e della terra, e questo cosa diamine voleva dire?
Belle interruppe il flusso dei suoi pensieri – e per fortuna: non era sicura di voler avere una risposta a quell’ultima domanda – quando il suo sguardo incontrò quello del dio dei morti. Rumpelstiltskin la guardava, con espressione seria e indecifrabile, ma il suo sguardo tradiva una malcelata sorpresa…e comprensione. Lo sguardo di chi ha compreso tutto ma che tace per non peggiorare la situazione.
Belle arrossì ancora di più, sentendosi morire: anche se non aveva pronunciato la frase per intero, lui aveva capito.
Trattenne a stento l’impulso di nascondere il volto fra le mani e sciogliersi nella vergogna che provava in quel momento, dandosi mentalmente dell’idiota. Continuò a guardare Rumpelstiltskin per diversi istanti, senza dire nulla; improvvisamente, fra di loro si era creato un alone di silenzio e imbarazzo che non faceva che divenire più fitto man mano che i secondi passavano.
Infine, Rumpelstiltskin le rivolse quel suo solito sorriso simile a un ghigno, alzandosi in piedi. Belle boccheggiò, aspettandosi che uscisse senza dire una parola com’era accaduto quella mattinata degli abiti nuovi, e invece il dio dei morti si fermò in piedi al bordo del letto, guardandola negli occhi senza smettere il suo ghigno. Le prese delicatamente una mano, posandovi sopra un bacio a fior di labbra.
Belle rimase sorpresa: quel gesto non aveva nulla che lasciasse intendere una sicurezza dovuta a una confessione innegabile e non ritrattabile. Era una specie di simbolo, il gesto più intimo che Rumpelstiltskin si fosse mai permesso insieme a lei; le dava un lieve bacio su una mano di tanto in tanto, la sera quando veniva a salutarla per darle la buona notte e qualche volta di giorno, in segno di saluto o, a volte, anche di ringraziamento.
E, come sempre, anche quella volta Rumpelstiltskin tradiva la propria incertezza: era dolce e delicato, ma temeva di infastidirla. Belle si sentì ancora di più uno schifo.
- Spero che questa lettura continuerà ad appassionarti - le sorrise Rumpelstiltskin.- Ci vediamo questa sera a cena, Belle.
La ragazza non poté fare altro che annuire, guardandolo uscire dalla stanza.
 

***

 
Quella sera, a cena, seduti al lungo tavolo di pietra nella stanza buia illuminata solo da candele, l’alone di imbarazzo non era ancora sparito. Anzi, se possibile, si era fatto ancora più spesso.
Belle ingoiava a fatica tutto quel poco che riusciva a portarsi alla bocca, senza neppure sentirne il sapore, lo sguardo sempre puntato sul dio dei morti, seduto all’altra parte del tavolo. Rumpelstiltskin era appoggiato con un gomito al bracciolo della sedia di pietra, più disteso che seduto, con il dorso appoggiato svogliatamente contro lo schienale. Teneva lo sguardo basso, il piatto ricolmo di cibo pressoché intatto di fronte a sé. Durante tutta la durata della cena l’aveva a malapena guardata, e nessuno dei due aveva proferito parola.
Belle si sentiva morire sempre di più ad ogni attimo che passava. Avrebbe voluto dire qualcosa per smorzare la tensione, per cercare di riportare almeno un poco di armonia fra di loro, ma nella sua testa c’era il buio più totale, oppure le venivano in mente solo cose stupide.
Aveva una gran voglia di piangere. Ingoiò a fatica un altro pezzo di qualche cosa che non si curò di nominare. Distolse lo sguardo dal dio dei morti, masticando lentamente e faticosamente.
Rumpelstiltskin alzò gli occhi su di lei.
- Sei pallida - osservò.
La sua voce non era né scherzosa né ridacchiante, e risuonò sulle pareti della stanza silenziosa così cupamente e così improvvisamente che Belle sobbalzò per la sorpresa. Lasciò cadere la forchetta, che tintinnò contro il piatto d’argento.
Rumpelstiltskin non si scompose.
- C-come avete detto?- balbettò la ragazza, presa in contropiede.
- Sei pallida - ripeté il dio dei morti.- Molto più del solito. E’ da diverso tempo che l’ho notato. Ti senti forse male?
- Ehm…- Belle boccheggiò, capendo al volo. Rumpelstiltskin aveva fatto la prima mossa per mettere una toppa a ciò che era successo. Fece un piccolo e incerto sorriso.- No, no, mi sento bene, grazie…- mormorò.
- Però non ho mai visto quel pallore prima di oggi - insistette Rumpelstiltskin.- C’è qualcosa che non va?
- No, nulla. E’ solo che…beh, credo che sia per la mancanza della luce…- soffiò Belle.- Non sono abituata a stare al buio, per questo credo di essere così pallida. Alla luce del sole non mi era mai capitato.
- Il sole…- Rumpelstiltskin sospirò, guardandola negli occhi.- Me ne avevi parlato, il primo giorno che sei stata qui. Dicevi che ti mancava…- il dio dei morti la guardò negli occhi.- E’ ancora così? Ti manca ancora?
Belle arrossì, incerta su come rispondere. Infine, annuì lentamente.
- Sì. Un poco.
Rumpelstiltskin rimase in silenzio per diversi secondi, quindi emise un sospiro, alzandosi in piedi.
- Credo che la cena possa dichiararsi conclusa - disse, con un debole ghigno, accennando alle portate intatte.- Né tu né io teniamo particolarmente al cibo, stasera, dico bene?
Si avvicinò a lei; Belle rimase sorpresa quando le tese la mano.
- Vieni con me - la invitò Rumpelstiltskin.- Vorrei mostrarti una cosa…
Belle accettò la mano, incerta. Il cuore fece un balzo nel petto quando le dita di Rumpelstiltskin si strinsero introno alle sue: era una presa dolce e delicata, amorevole, ma anche in qualche modo possessiva. Come se il dio dei morti non avesse mai più voluto lasciare quella mano, come se non gli sembrasse vero di poterla stringere nella propria, seppure per pochi istanti.
Rumpelstiltskin l’aiutò ad alzarsi, guardandola negli occhi.
- Devo però avvertirti - le disse, serio.- Non voglio che tu ti illuda o che abbia un dispiacere. Non ti sto conducendo in superficie. Quello che vedrai per un attimo potrà farti pensare che saremo sulla terra dei mortali, ma non è così. E’ solo un’imitazione di essa. Ma spero che ti farà sentire un po’ meglio…
In un’altra situazione, Belle avrebbe forse potuto avvertire i morsi della delusione; invece, la curiosità in quel momento ebbe il sopravvento e seguì il dio dei morti senza fare domande. Lasciò che Rumpelstiltskin la conducesse attraverso i corridoio bui dell’Ade, senza dire una parola, senza mai lasciare la sua mano.
D’un tratto, in lontananza, Belle intravide una flebile luce. La speranza che sentì nascere nel suo cuore venne subito troncata dal ricordo delle parole del dio dei morti, e sostituita dalla curiosità.
Man mano che si avvicinavano, la luce si faceva sempre più forte, fino a che non varcarono una grande porta senza battenti. Quello che Belle vide la lasciò senza fiato.
Si ritrovarono in uno sconfinato campo fiorito, dove l’erba cresceva verde esattamente come sulla terra, e il sole inondava l’intero ambiente. Soffiava una brezza leggera e piacevole, che faceva muovere appena le foglie verdi degli alberi. In lontananza il cielo era azzurro solcato solo da alcune nuvole bianche come il latte, e dovunque crescevano fiori di ogni tipo.
Belle rimase a bocca aperta, mentre gli occhi le si illuminavano; Rumpelstiltskin le lanciò un’occhiata di sottecchi, e sollevò un angolo della bocca in un sorriso sghembo.
- E’ bellissimo. Sembra il luogo dove andavamo sempre io e la mia amica Ruby - la ragazza si voltò verso di lui.- Che posto è, questo?
- Questi sono i Campi Elisi - spiegò il dio dei morti, serio.- Tutte le anime che in vita hanno compiuto azioni virtuose dopo la morte giungono in questo luogo. Non è la terra dei mortali, solo una pallida imitazione di essa. Ma c’è il tuo amato sole e tutto ciò che potevi vedere lassù. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere vedere questo posto…
- E’ splendido. Vi ringrazio - Belle gli sorrise.- Facciamo una passeggiata, volete?- propose.
Rumpelstiltskin acconsentì, il sorriso un poco ritrovato, e prese a camminarle lentamente a fianco. Belle si guardava intorno, meravigliata; si erano lasciati la mano, e il dio dei morti aveva troppa paura per provare a sfiorargliela di nuovo. Si limitò a camminare al suo fianco, senza dire nulla.
Fu la ragazza a rompere per prima il silenzio.
- Non mi avevate mai parlato di questo posto prima d’allora - osservò.
- No, in effetti. A dire il vero, ci vengo molto raramente…- spiegò Rumpelstiltskin.- Come ti ho detto, è un luogo riservato alle persone virtuose. Persone che possiedono in sé la bellezza. Proprio come te…
Belle arrossì per quel complimento, ma prima che potesse replicare il dio dei morti si chinò, cogliendo una rosa da terra. Con grande sorpresa della ragazza, gliela porse con un sorrisetto malizioso.
- Per te, se l’accetti…- ridacchiò Rumpelstiltskin.
Belle accolse il regalo, stringendosi la rosa al petto.
- E’ bellissima, vi ringrazio…- rise, facendo una piccola riverenza scherzosa.
Si sedette sull’erba; era quasi tentata di togliersi il mantello dalle spalle, ma alla fine decise di tenerlo. Fece cenno a Rumpelstiltskin di sedersi accanto a lei; il dio dei morti ubbidì. Belle si aprì in un sorriso di contentezza, stendendosi completamente sull’erba. Rumpelstiltskin la guardò, inarcando un sopracciglio.
- Che cosa fai?- chiese, trattenendo una risatina.
Belle lo guardò a sua volta, ammiccando, e non ci fu bisogno di aggiungere altro. Il dio dei morti si distese accanto a lei, un po’ incerto, ma infine le sorrise.
Belle chiuse gli occhi, rigirandosi la rosa fra le dita.
- Grazie, Rumpelstiltskin…- mormorò dopo qualche istante, tornando a guardarlo.
- Per te questo e altro, Belle…- sussurrò il dio dei morti; sorrideva, ma non era quel suo solito ghigno un po’ malefico. Era un sorriso dolce e amaro allo stesso tempo.- E’ bello vederti così…- osservò poi, accennando al sorriso della ragazza.- Hai un sorriso meraviglioso.
- Grazie…- soffiò Belle.- Anche il vostro è molto dolce…
Rumpelstiltskin roteò gli occhi, come a dire grazie, sei stata molto gentile anche se so benissimo che stai mentendo. Belle lo guardò, fingendosi severa.
- Non fate così! Io non dico mai una cosa per un’altra, ormai dovreste saperlo!
Rumpelstiltskin fece uno sbuffo divertito, tornando a guardare il cielo sopra di sé. Belle lo imitò, rimanendo in silenzio per diversi minuti. Un silenzio piacevole, non teso e imbarazzato come quello di poco prima.
- Rumpelstiltskin…- mormorò Belle, dopo un poco.- Prima avete detto…prima avete detto che questo posto è destinato solo alle anime virtuose…- lo guardò.- E’ per questo che non ci venite mai? Il motivo per cui non me ne avevate mai accennato prima di oggi?
- Sì e no…- soffiò il dio dei morti; provò a guardarla negli occhi, ma subito distolse lo sguardo.- So di non avere un cuore buono e puro, a differenza tua. Io sono il padrone, qui, è vero, ma ciò non significa che non sappia qual è il mio posto…
- Siete troppo duro con voi stesso!- lo rimproverò Belle.- Chi parla, adesso, non siete voi, ma tutti coloro che non sanno come siete veramente…
- E come sono veramente?- la stuzzicò Rumpelstiltskin, ammiccando.
- Buono e gentile. Un dio giusto e per nulla malvagio. Chi pensa il contrario è perché non vi conosce affatto…
- Ti ringrazio…- soffiò Rumpelstiltskin, sorpreso da quelle parole e dalla schiettezza con cui erano state pronunciate; Belle, comunque, non aveva finito.
- …anche se a volte dimostrate di essere molto sciocco - aggiunse.- Che razza di idea…avevate paura che vi potessi giudicare male, se fossimo venuti in questo luogo?
- No. Non è per quello - Rumpelstiltskin si sollevò su un gomito, guardandola.- Il motivo per cui non ti ho mai condotta qui è...era che sapevo che ti avrebbe ricordato tanto la tua amata terra. Se l’avessi vista, molto probabilmente mi avresti odiato ancora più di quanto tu non mi odi adesso. Avresti preso a trascorrere sempre più tempo qui, e meno insieme a me. Non volevo che mi lasciassi da solo…ecco tutto…
- Come potete pensare una cosa del genere?!- sbottò Belle, sollevando a sua volta il busto.- Io non vi odio! No, io non…non vi…non vi lascerei mai…
Quelle parole continuavano a risuonarle nella mente.
Non volevo che mi lasciassi da solo…
Belle abbassò lo sguardo prima di tornare nuovamente a guardare di nuovo Rumpelstiltskin.
- Vi sentite mai solo, qui?- chiese, in un soffio.
- Beh, le anime non sono il massimo della compagnia, come avrai potuto notare…- il dio dei morti cercò di sfoderare di nuovo il suo ghigno, ma questo gli morì sulle labbra non appena la ragazza gli pose la domanda. Belle non demorse.
- Avete paura, non è così?- insistette.- Avete paura che io vi abbandoni, che vi lasci solo…
Rumpelstiltskin non rispose, né la guardò. Belle smise di insistere, torcendo nervosamente dei fili d’erba.
- Posso chiederti una cosa, Belle?- domandò d’un tratto il dio dei morti.
- Certo. Tutto quello che volete…
- Questo pomeriggio…- Rumpelstiltskin esitò.- Questo pomeriggio, quando mi parlavi di Achille e Briseide…Credi davvero che lei lo potesse amare, anche se la teneva prigioniera?
Belle sentì il cuore sciogliersi lentamente nel petto, le tempie pulsarle. Si morse un angolo del labbro inferiore, cercando disperatamente le parole adatte.
- Credo che sia possibile…- mormorò infine.- Ma che non sempre questo possa accadere…
Rumpelstiltskin serrò le mascelle, distogliendo lo sguardo. Si tirò su a sedere, fissando l’erba di fronte a sé, i pugni stretti e gli occhi chiusi. Belle si sentì salire le lacrime agli occhi.
- No!- supplicò, alzandosi a sedere a sua volta. Lo abbracciò da dietro, con affetto disperato, posando le mani sul suo petto e una guancia contro la sua scapola. Chiuse gli occhi per impedire alle lacrime di iniziare a scendere lungo il viso. - No, vi prego! Non fate così!
Rumpelstiltskin non rispose, né la guardò; Belle lo abbracciò ancora più forte.
- Non fate così!- ripeté, singhiozzando.- Non siate triste!- mormorò, accarezzandogli piano un braccio.- Vi prego, perdonatemi…Perdonatemi, non vorrei farvi soffrire in questo modo…Perdonatemi…
Rumpelstiltskin tenne gli occhi chiusi, ma catturò la sua mano, accarezzandola piano con le proprie dita.
- Posso capire…- sussurrò.- Posso capire che tu provi ribrezzo nei miei confronti…Ma io ti amo così tanto, amore mio…
La ragazza si asciugò le lacrime, tremando lievemente, e sollevò il capo a guardarlo. Il dio dei morti teneva ancora gli occhi chiusi; Belle gli scostò una ciocca di capelli dalla fronte, facendo scorrere le dita lungo la sua guancia e il mento affilato. Infine, gli prese il volto fra le mani.
- Guardatemi…- sussurrò.- Vi prego, Rumpelstiltskin, guardatemi…
Il dio dei morti non ebbe la forza di aprire gli occhi, ma lasciò che Belle avvicinasse il suo capo al proprio, fino a far toccare la sua fronte con quella della ragazza.
Belle gli accarezzò piano il viso, passandogli le dita fra i capelli. C’erano delle ciocche grigie fra i riccioli scuri, e quando la sua mano si posò sulla sua guancia e Rumpelstiltskin vi posò sopra la propria in modo da prolungare la carezza, il cuore le si riempì di tenerezza.
Infine, il dio dei morti socchiuse gli occhi, guardandola.
Belle prese un lungo respiro, prima di parlare.
- Io non posso promettervi niente…- sussurrò, cautamente.- Ma vi posso giurare che non vi abbandonerò. Voi non siete un mostro, Rumpelstiltskin. Siete un uomo buono, e mi dispiace di dovervi dare tanta sofferenza…- esitò, ma quindi si decise a continuare.- Io non posso promettervi che un giorno diventerò vostra moglie o vi amerò. Ma so che non vi lascerò mai solo, questa è una promessa.
Belle non aggiunse nulla, rendendosi conto solo in quel momento di quanto i loro volti fossero vicini. Le labbra di Rumpelstiltskin erano vicinissime alle sue, quasi avrebbero potuto sfiorarsi. Avrebbe anche potuto baciarlo, se l’avesse voluto. Lo voleva? Non lo sapeva, ma si accorse di starsi trattenendo dal farlo. Che le prendeva? Che avrebbe fatto se fosse stato Rumpelstiltskin, invece, a baciarla? L’avrebbe spinto via? O avrebbe…ricambiato?
Questo, comunque, non accade.
Il dio dei morti si allontanò piano da lei, guardandola con tenerezza e rivolgendole un sorriso di gratitudine.
- Grazie, amore mio…- sussurrò; Belle gli sorrise a sua volta, e non si oppose quando Rumpelstiltskin le fece poggiare il capo contro la propria spalla. La ragazza chiuse gli occhi, accoccolandosi ancora di più accanto a lui.
Rimasero in silenzio per diverso tempo, mentre Rumpelstiltskin le accarezzava i capelli.
- Sai, Belle…- sussurrò infine.- Questo luogo è l’unica luce in mezzo alle tenebre dell’Ade. Proprio come te…- il dio dei morti avvicinò il proprio viso a quello della ragazza.- Tu sei il mio raggio di luce in un oceano di oscurità.
 
 

 FINE

 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice: Come specificato nell’intro, questo è un missing moment della mia three-shot Love in the Darkness – Hades & Persephone, e devo ringraziare jarmione da cui ho imparato l’arte di scrivere missing moments (anche se lei è molto più brava di me!). In particolare, questo si colloca più o meno appena prima dell’ultima notte che Belle e Rumpel trascorrono insieme, abbracciati nel letto di lei, e prima che lui la lasci andare. La three-shot di cui sopra l’ho scritta diverso tempo fa, è vero, tuttavia ultimamente l’ho ripresa in mano e mi è parso che ci fosse qualcosa che mancava…se ce l’ho fatta a riempire il vuoto, non so. A voi il giudizio ultimo.
Grazie per aver fatto un salto qui.
Ciao, un bacio,

Beauty

  
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