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Autore: malecotp    26/08/2013    4 recensioni
Quella festa sarebbe stata la svolta.
Avrebbero finalmente schiacciato quelle quattro ragazzine viziate che credevano di essere agenti di polizia.
Alison, lei lo era.
Era arrivata persino a lui con i suoi subdoli ricatti. La storiella estiva si era trasformata in un incubo, e così sarebbe dovuta essere la vita di quelle quattro: un incubo.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aria Montgomery, Ezra Fitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aria
Spalancai la porta dell’appartamento del mio, ormai ufficiale, ragazzo, con il fianco. Avevo in mano il vestito e la pochette con tutto l’essenziale per la festa di Halloween di quella sera.
Dovevo andarci con Ezra e gli avevo detto di passarmi a prendere a casa ma ne avevo abbastanza di stare sola, così avevo pensato di andare lì.
Mi aspettavo di trovare il mio ragazzo sul divano, ma quando diedi un’occhiata al piccolo appartamento non c’era nessuno.
Sospirai poggiando il vestito sul letto, stando attenta a non sgualcirlo.
Il vestito aveva un corpetto con scollo a cuore, senza spalline, con qualche particolare fucsia. Mentre la gonna, che arrivava a metà coscia, era di tulle nero con rifiniture fucsia come il corpetto.
Cacciai le scarpe, con tacco dodici, dalla borsa e le poggiai di fianco al letto. Erano esattamente della stessa sfumatura di fucsia del vestito.
Sorrisi, sempre più soddisfatta della mia scelta.
Mi chiesi se non sarei dovuta tornare a casa visto che Ezra non c’era e sarei stata da sola anche lì, ma poi pensai che sarebbe tornato da un momento all’altro.
Afferrai la pochette e andai in bagno. Attaccai alla corrente il ferro per arricciare i capelli e iniziai a cacciare i trucchi dalla borsetta.
Dopo qualche passata di fondotinta, ombretto nero, mascara e eyeliner con i brillantini fucsia, iniziai ad attorcigliare i capelli intorno al ferro.
Poi applicai le extention fucsia, anch’esse abbinate a tutto il resto del look, e che somigliavano tanto alle ciocche dello stesso colore che avevo in seconda media.
 
A
La porta dell’appartamento di Ezra si aprì ancora, ma questa volta ne entrò un uomo incappucciato.
Fece scivolare la maniglia dalla mano e la porta sbatté dietro di lui.
 
Aria
Sobbalzai al rumore della porta che si chiudeva ma poi sorrisi pensando che si trattasse di Ezra.
Aprì la porta del bagno già pronta ad  andare a salutarlo, ma non vidi ciò che mi aspettavo.
Una figura, probabilmente maschile, indossava una felpa nera col cappuccio tirato sulla testa e mi  mostrava le spalle.
A.
A era in quella casa, e io ero sola.
Mi mancò il fiato dalla paura, dalla sorpresa, dall’incredulità.
Mi nascosi dietro la porta senza fare il minimo rumore, e pensai alla cosa giusta da fare.
Ezra, dove sei Ezra?
Ho bisogno di te…
Ripensai a tutte le cose orribili che io, le mie amiche, la mia famiglia, e tutte le persone a cui volevo bene erano state costrette ad affrontare a causa di quella misteriosa A.
Dovevo fare qualcosa, mettere fine a tutto quello, prendere coraggio, uscire dal mio nascondiglio e mascherarlo.
L’adrenalina del momento mi entrò in circolo e feci un passo deciso verso l’uomo, quando sentii un cellulare squillare e tornai dietro la porta.
 
A
L’uomo si era seduto sul divano con ancora il cappuccio sulla testa quando il suo cellulare squillò.
Lo estrasse dalla tasca della felpa e: -Cosa c’è ancora?-. Chiese con tono freddo.
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi parlò ancora.
-Cosa vi ho detto poco fa? Sono io il capo qui, si fa come dico io-. Stava quasi urlando, poi chiuse la chiamata con un imprecazione.
 
Aria
Quella voce.
Quella voce la conoscevo.
Era forse la voce di.. Ezra?
Non dire sciocchezze, quello è A, non può essere Ezra.
Ma quello non era solo A, era il capo.
Colui che comandava tutti gli spostamenti delle persone che mi avevano torturata per tutti quegli anni.
Dovevo fare qualcosa, non potevo rimanere lì con le mani in mano.
Feci un passo avanti e con un filo di voce chiesi: -Chi sei?-.
La figura si irrigidì ma non si voltò.
Sicuramente non si aspettava di trovarmi lì, ma anche se fosse scappato, l’avrei rincorso per miglia pur di sapere chi fosse.
 
A
Aria.
Perché Aria era lì?
Doveva essere a casa sua, a prepararsi per la festa.
Anche lui doveva prepararsi, ma in modo diverso.
Quella festa sarebbe stata la svolta.
Avrebbero finalmente schiacciato quelle quattro ragazzine viziate che credevano di essere agenti di polizia.
Alison, lei lo era.
Era arrivata persino a lui con i suoi subdoli ricatti. La storiella estiva si era trasformata in un incubo, e così sarebbe dovuta essere la vita di quelle quattro: un incubo.
Ma non poteva rovinare tutto ora.
Era lui che non ammetteva sbagli o noncuranze, e non poteva essere lui la causa della caduta dell’A-Team proprio ora che erano vicini all’obiettivo finale.
Passi, sentì dei passi.
Il ticchettio delle scarpe di Aria che si avvicinava sempre di più.
No.
Doveva fare qualcosa.
Scappare, come sempre.
La porta era affianco a lui e Aria non avrebbe fatto in tempo a raggiungerlo.
Una mano si posò sulla sua testa. La bloccò e a quel contatto Aria la ritrasse.
-No-. Disse lui, chiudendo gli occhi per riflettere.
-Dimmi.. Devi.. -, Aria scosse la testa. –Chi sei?-.
-Non puoi saperlo-. Cercò di mascherare la voce ma senza successo perché: -E.. Ezra?-.
Chiese Aria con voce tremante sperando di sbagliarsi.
L’uomo si arrese sapendo di non potersi più nascondere.
Si sfilò il cappuccio dalla testa e si girò verso la ragazza che progettava di distruggere.
 
Aria
A era di fronte a me.
Ezra era di fronte a me.
A era Ezra.
No, Ezra era Big A.
Era il capo del Team.
Pensieri sconnessi e senza senso iniziarono ad affollare la mia mente. Mi sentii mancare, avevo la nausea.
Ezra..
Perché lo hai fatto, amore?
Perché mi hai tradita?
Io mi fidavo di te.
Mi sentivo al sicuro con te.
Come avevo fatto a non accorgermene?
Dovevo andare via, allontanarmi da lui.
Feci qualche passo indietro, completamente incapace di dire qualsiasi cosa.
Via, dovevo andarmene. Non volevo più vedere quegli occhi che mi avevano mentito per anni, quelle braccia che mi avevano fatto sentire protetta, ma che erano proprio quelle da cui dovevo stare lontana.
Io mi allontanavo da lui, andavo verso la porta.
Lui era lì immobile, fissava tutti i miei movimenti.
Sentivo i suoi occhi, gli occhi del nemico, bruciare sulla mia pelle e doveva assolutamente mettere fine a tutto quello.
Uscii fuori, scesi giù ed entrai in macchina.
Vidi il mio riflesso nello specchietto retrovisore. Tutto il trucco si era sciolto sotto le lacrime che avevo versato  e che non accennavano a voler smettere.
Mi ero sentita tradita. Ero tradita.
Si arrabbiò per i messaggi di A, che sapeva della nostra storia; si meravigliò quando gli raccontai della Cosa di Jenna; prese quasi in ostaggio colui che credeva suo figlio.
Lui era A, era ovunque in qualunque momento, perché non aveva capito che Malcolm non era suo figlio?
Ha mentito.
Come sempre..
Ha mentito a me, alle mie amiche, a Maggie, a Malcolm.
E suo fratello? Lui sapeva di tutto questo?
Chiusi gli occhi, ignorando i rumori provocati dalle auto e dalle persone di strada.
Loro sono senza preoccupazioni e io devo sopportare tutto questo. Perché?
Ignorando la voglia di tornare su e fargli male, fisicamente e psicologicamente.
Ma lui è A, e A non viene preso in giro.
Ignorando il fatto che a lui non importasse niente di me, perché non era venuto a cercarmi.
Voglio davvero che mi venga a cercare?
No, forse non lo voglio.
E forse non voglio neanche sapere perché l’ha fatto.
Non mi importa, non mi importa più.
Non ha più niente a che vedere con me.
Da ora, è come se non ci fossimo mai incontrati.



Spazio autrice:
Ho sempre sospettato di Ezra,
ed è così che immagino il momento in cui Aria lo verrà a sapere.
Non prendetelo come SPOILER, non so se sia vero.
Se siete arrivati fin qui per favore recensite.
Grazie a tutti, ciao C:

  
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