Non uscire con gente che ti è antipatica, si finisce sempre alle mani!
L’oroscopo
l’aveva avvertito: quella sarebbe stata una pessima giornata. Jump, però, quella volta usciva di sabato e Gintoki non poteva perderselo, non un’altra volta. Aveva
fatto bene i suoi calcoli: mancavano dodici ore alla fine della giornata, e
correre al negozio più vicino non richiedeva più di venti minuti, tra l’andata
e il ritorno; se qualcosa di sgradevole doveva accadere, era improbabile
avvenisse in quei brevi mille duecento secondi.
Purtroppo,
Gintoki non sembrava avere ben chiare le implicazioni
dell’aggettivo “pessimo”, che realizzò solo dopo che non fu in grado di trovare
una sola copia di Jump in tutta la città. E alla fine
si arrese al suo oroscopo e decise di ritornare, mogio mogio,
a casa. Ma ormai era fuori da troppo tempo, e quando il destino chiama, la vita
risponde e la sfiga la segue a ruota.
Accadde
che il suo fidato ciclomotore non si accese, né diede particolari segni di
vita: era morto in silenzio, essendo vissuto producendo rumori infernali per
mezza Edo.
Improvvisamente,
il mondo iniziò a sembrargli un posto crudele e malvagio. Si domandava sul
senso della sua vita da allora in avanti: come avrebbe fatto a sopravvivere
senza sfrecciare tra le viuzze di Edo? Quale esistenza vuota lo attendeva, se
non avesse più potuto sentire il vento accarezzare il suo viso! Ma
soprattutto, come accidenti avrebbe fatto a farlo riparare? A mala pena il
denaro gli bastava il latte alla fragola. Dolcezza o libertà? Era una
situazione disperata.
“Gin-chan?”
“Ah,
Kagura… stai tornando a casa, vero?”
La
bambina annuì, mentre succhiava una di quelle assurde alghe essiccate.
“Tuo
motorino rotto?”
Sadaharu si lanciò sulla
sua testa.
“Già…”
“Sei
scemo? Tuo oroscopo dire oggi pessima giornata.”
Gintoki si infilò il
mignolo in una narice.
“Lo
so, lo so… ma la voglia di Jump
è più forte di m-“
Un
rumore sordo lo interruppe.
“Kagura… per caso sei stata tu?”
“Brutto
deficiente! Io non faccio puzzette… essere sangue che
ti dà alla tetta”
“E… allor-?!”
Gintoki abbassò lo
sguardo. Perché il marciapiede grigio era diventato nero? Ci mancava solo
questa, non poteva permettersi un medico.
“Ma
che cazz-?”
Sadaharu lasciò andare
la presa, Gintoki trascinò la bambina e… era troppo tardi. Caddero comunque nel buco nero che si
era formato sotto i loro piedi: non che, se avessero avuto le ali, avrebbero
potuto evitarlo, dopotutto era il volere di Atena.
Entrambi
atterrarono su Sadaharu, e sarebbe stata una fortuna,
se il cane non fosse diventato di nuovo piccolo.
“AHIAAAA!”
urlò Gintoki, quasi fosse un animale ferito.
“Che male… il coccige!” mormorò e prese a
correre senza un motivo, pensando inconsciamente, forse, che servisse come
lenitivo. O semplicemente era un’azione senza alcun senso.
Ebbe
l’impressione di aver calpestato qualcosa di morbido e poi il suo sedere fu
infilzato da piccoli aghi appuntiti.
“Gin-chaaaan! Hai un gatto attaccato al culooo!”
Ma Kagura non si mosse per aiutarlo.
“Dementeeeee… Molla quel tipo!” e una macchia nera e
arancione sfrecciò in direzione del deretano di Gintoki.
Kagura si stava
rialzando, quando vide quella cosa. All’iniziò restò in silenzio, mentre
spalancava gli occhi e la bocca: quando questi raggiunsero la massima apertura
anatomica possibile, il grande urlo, che era rimasto bloccato nella sua gola,
si liberò, annullando la barriera del tempo e dello spazio, creando collisioni
tra le galassie e spaccando i timpani di tutti i presenti. E allertando magari
anche un paio di titani, già che c’era.
“AHHHHHHHHH!”
Gintoki, finalmente
affrancato dal gatto, si voltò in direzione della bambina. E si pietrificò,
letteralmente.
“Gin-chaaaan!” piagnucolò Kagura.
“Silenzio,
feccia.”
Seduta
su un boa gigante, c’era la donna più bella che il mondo avesse mai conosciuto:
Boa Hancok, la principessa serpente.
“Senti
Ichigo, sta’ attento a quella donna…
Ichigo?!” il gatto si girò verso il discepolo, ormai
pietra.
In
quel triste giorno, l’umanità ricordò il potere della Bellezza e il terrore di
vivere sotto al suo dominio, altro che i Titani.
Anche
volendo impiegare tutte le dissertazioni filosofiche sui poteri della suddetta,
o chiedendo responso allo scrittore più sfruttato dalle adolescenti e dai
cioccolatini –il famosissimo Wilde-, il fatto
conferma solo che l’unico pensiero che domina gli umani è il letto. O meglio,
portarsi a letto qualcuno. Una volta realizzata questa verità sul mondo, ci si
può concedere allegramente al pessimismo di Schopenhauer.
In
ogni caso, tornando alla narrazione di alcuni secondi di quel breve minuto
mendace e tracotante, il gatto saltò giù dalla presa marmorea della statua di Kurosaki –che aveva un’espressione da vero ebete- e si
avvicinò con lentezza felina alla donna serpente.
“Di’
un po’… chi sei?”
Boa
sorrise e si ravviò i lunghi capelli corvini. Un profumo dolce si liberò
nell’aria e il gatto starnutì.
“Non
essere scortese con me… ho paura!” arrossì e si coprì
le labbra con una mano.
“BRUTTA
FACCIA DA TROIA! TI FACCIO SALTARE DENTI, SE NON LIBERARE GINTOKI!”
Boa
schivò appena il colpo, che lasciò un enorme cratere sul terreno.
“Non
agitarti troppo, feccia. Vedi… se si spaccano, io non
potrò fare più niente.”
“IO
SPACCARE TE!”
Boa
approfittò di quel momento per guardarsi attorno. Non ricordava di aver fatto
cose particolarmente strane in quel periodo: da quando Rufy
aveva iniziato l’allenamento con Rayleigh, aveva
cercato di mantenersi impegnata per non pensare alle difficoltà che il suo
amato stava attraversando. Era entrata a farsi la doccia quel pomeriggio,
quando non aveva fatto in tempo nemmeno a svestirsi, che era precipitata in una
specie di buco nero. Ed eccola lì, su una specie di prato sconosciuto con gente
sconosciuta e animali parlanti. E una cosa umanoide che strillava e aveva la
forza di un toro. Quelle creature dovevano per forza aver mangiato un
frutto del diavolo.
Qualcosa
si mosse nella foresta.
Boa
si girò di scatto.
“MI CHIAMO NARUTO UZUMAKI E VENGO DAL VILAGG-“
“CHISSENE
FREGAAAA!” la bambina taurina diede un calcio violento al tal Naruto, che roteò tre volte in aria e si schiantò contro un
albero lì vicino. “SEMBRARE MODO DI PRESENTARSI,
DEMENTE?!”
Sia
il gatto che Boa rimasero attonite, a fissare il corpo del cretino che era
saltato fuori dal bosco: i muscoli erano in preda a contrazioni involontarie e
un rivolo di sangue gli scendeva dalla bocca.
Fu
in quel attimo di distrazione, che un’altra macchietta uscì dalla foresta.
Era
un ragazzo alto e di bel aspetto. Non aveva un’aria minacciosa, ma Boa decise
di pietrificarlo lo stesso, perché, insomma, non si sa mai.
“Mero,
mero, mellow!”
Ma
il bel giovane fece una mossa inaspettata: si trafisse la mano con quello che
sembrava un coltellino e restò di carne ed ossa. Il perché avesse un coltellino
non è l’oggetto di questa narrazione.
“Quindi… avevo ragione, ovviamente.” Sussurrò. “credo di
aver capito la situazione!” illustrò al pubblico che lo fissava sempre più
esterrefatto. “Il mio nome è Light Yagami e credo di
aver capito.”
“L’hai
già detto! Io volere solo Gintokiii, brutta troiaaaaa!”
“Aspetta,
ragazzina!” il gatto la colpì sul viso e Kagura
indietreggiò di qualche passo. “Lui è riuscito a parare il colpo di questa
donna, probabilmente sa come tornare indietro!”
Kagura puntò il
ragazzo.
“Tu
sapere?”
“Sì… dobbiamo solo convincere quella donna.”
“GRAZIE
AL CAZZO!”
La
terra tremò e anche se aveva tutta la parvenza di essere un terremoto, il dio
del nuovo mondo, Light Yagami per gli amici, sapeva
che non si trattava affatto di questo. Non che fosse così intelligente da
capire dal solo rumore che fossero dei passi, ma aveva visto un paio di orme
giganti all’interno del bosco e dato che era più bravo degli altri a fare due
più due, aveva concluso abbastanza in fretta che c’erano esseri enormi, e che
quella gente, dotata di poteri strani, doveva essere lì per sterminarli. Il suo
ruolo non poteva essere altro che condurre quel gruppo di imbecilli alla
vittoria, grazie alla sua suprema intelligenza.
“Cosa
diamine… è?!” Naruto Uzumaki sembra essersi ripreso. Ora sulla sua faccia
troneggiava solo un grosso livido.
A
quel punto tutti alzarono lo sguardo e videro un ammasso di carne alto almeno
quindici metri che si avvicinava, correndo, nella loro direzione.
“Presto,
signorina liberi gli altri due!”
Boa
gli rivolse uno sguardo di sufficienza.
“Non
può pensare di pietrificare anche quella cosa! È troppo grossa anche solo per
vederla, è così che funziona il suo potere, giusto? Deve vederla prima!”
“Lo
farò, ma vi pietrificherò all’istante, se oserete fare qualcosa di strano!”
Boa
soffiò in direzione dei due sventurati e si mise sull’attenti, circondata dal
suo enorme serpente colorato.
“GIN-CHAAAAN!”
Kagura e Sadaharu si
precipitarono su Gintoki.
“Non
è momento per i convenevoli!”
“Zitto,
gemello di Shinpachi!” bofonchiò Kagura.
“Non
si assomigliano per niente, sai? Prima di tutto lui non ha gli occhiali e poi… guarda! I capelli! Sono di un colore completamente
diverso. Insomma, Shinpachi sembra ancora più un otaku vicino a lui, non credi?” commentò Gintoki, serio.
“Penso
che tu essere unico otaku, qui.”
“Oh,
ma andiamo, qualcuno di loro leggerà Jump!”
Light
fece spallucce “Ho smesso quando avevo dodici anni.”
“Certo,
perché ti sei dato al porno, Light…” Gintoki si coprì la bocca. Ommioddio,
pensò “Tu sei… Light Yagami
di Death Note!”
Il
bel giovane impallidì.
“Prego?!”
“Non
dirmi che…” Gintoki guardò
in direzione di Ichigo. “Bleach!”
poi indicò Boa, che lo fissò indignata. “One Piece!”
“Ma
che cazzo parlateeee! Muovetevi da lììì!” Naruto prese la mano di
una persona a caso. Per la sua sfortuna, la proprietaria di suddetta mano era
Boa Hancock.
“E
Naruto Shippuden!”
“Naruto Uzumaki, ho detto che mi
chiamo Naruto Uzumaki!”
“Questo
sa tutto? Prima di me? No, aspetta… sa del Death
Note, deve morire.” Pensò Yagami mentre correva
dietro a Naruto, che trascinava una schifata Hancock.
“Senti
cespuglio d’argento, devi iniziare a correre ora!” Ichigo
indicò il cielo, o almeno così pensava ingenuamente Gintoki.
Era
troppo emozionato: c’erano tutti, proprio tutti. Avrebbe iniziato a chiedere
autografi, se non avesse notato quel piccolo inconveniente.
Gli
occhi sempre assonnati del samurai si aprirono appena: la prima cosa che riuscì
a pensare fu “merda” e la seconda “cazzo”. Dopo un po’ di parolacce, i muscoli
delle sue gambe ricevettero i giusti impulsi.
“WOAAHHHHH-
KAGURA, SADAHARUUU! SQUAGLIAMOCELAAA!”
Il
suo oroscopo lo aveva avvertito: quella sarebbe stata una pessima giornata.
Anticipazioni…
Tremanti per lo spettacolo
raccapricciante che si palesava dinanzi ai loro occhi, i sette eroi, designati
dal dio in persona, deglutirono all’unisono, spalancarono gli occhi all’unisono
e sempre all’unisono temettero di aver urinato nei loro stessi vestiti.
Quantomeno erano sincronizzati.
[…]
“Accidenti…
hai ragione! Che orrore!” Gintoki si grattò il mento.
“EHI, DEMENTEEE! DOVRESTI PROPRIO COPRIRTI CON QUALCOSA, ALMENO PROVACI CON LE FOGLIE… FAI IMPRESSIONE!”
L’importanza di chiamarsi Qilqax.
Credevo che scrivere qualcosa di demenziale fosse facile, tipo:
“sì, tanto non deve per forza avere senso.” Invece no. Che ci crediate o meno,
ho impiegato due giorni a decidere se fosse più adatto il termine “sfiga” o
“iella”, ed è meglio –per voi- che non vi racconti della punteggiatura. È
difficile uguale, ma almeno posso fare delle descrizioni idiotissime, e la cosa
mi “scimmia” un sacco (?).
Questa volta ho disturbato il grandissimo, genialissimo,
bellissimo ed altissimo Oscar Wilde. Io sono una patita di Wilde: rasento la
necrofilia. In questo caso, ho voluto fare una critica benevola a quelli che
usano le sue citazioni… Wilde ha scritto anche degli
aforismi, lo sanno pure le pietre, ma insomma, strapolare frasi a caso dalle
sue opere e metterle nei cioccolatini, completamente decontestualizzate, spesso
lo fa sembrare uno un po’ scemo e la cosa mi dà fastidio ù.ù.
Mi scuso per i “neologismi”… però in questo caso ci stavano (?).
Meglio che tagli qui, altrimenti viene più lungo il mio commento
che l’intero capitolo o.o.
Grazie infinite a darkroxas92, Liberty89 e Sassi
che seguono la storia, a Kira_chan_98 e PioggiaDiLuglio
che l’hanno aggiunta addirittura ai preferiti ( thank
u! <3). E ancora a Liberty89, Neliel2000 e Kumiko_Chan_ che hanno recensito.
E
anche a tutti voi che leggete, ma siete troppo timidi: tranquilli, sto cercando
di diventare vegetariana!
Qilqax passa e chiude!