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Autore: silvia_arena    26/08/2013    1 recensioni
Si trovava sdraiata sul letto a due piazze, oggetto principale di ogni camera dell’Abstergo, quando i colori svanirono, tutto divenne bianco e nero, e lo vide. Il compagno della sua antenata.
Il Maestro Assassino Altaïr Ibn-La'Ahad.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Desmond Miles , Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rachel Grace credeva che la sua vita da prigioniera all’Abstergo non avrebbe mai preso una svolta positiva.

Nonostante il dottor Warren Vidic le avesse assicurato che, una volta terminate le sessioni con l’Animus, l’avrebbe lasciata andare, Rachel era certa che l’Abstergo non avrebbe esitato a farla fuori, una volta che non fosse stata più utile ai loro scopi. Aveva paura, ma cercava di reprimerla, perché altrimenti rischiava di diventare matta. Doveva rimanere lucida, per poter usufruire correttamente dell’Animus.

E l’effetto osmosi non l’aiutava affatto in questo intento.

Si trovava sdraiata sul letto a due piazze, oggetto principale di ogni camera dell’Abstergo, quando i colori svanirono, tutto divenne bianco e nero, e lo vide. Il compagno della sua antenata.

Il Maestro Assassino Altaïr Ibn-La'Ahad.

Era lì, che faceva scattare la lama celata, accoltellando guardie che lei non riusciva a vedere. Una scena vista più volte nell’Animus, ma che in quel momento la preoccupò.

Si alzò dal letto, avvicinandosi a lui ma stando attenta alla lama celata, nonostante fosse cosciente del fatto che non potesse ferirla, perché stava semplicemente avendo un’allucinazione. Altaïr non era realmente lì.

L’Assassino si fermò, prendendo fiato. Rimase fermo sul posto, come quando l’Animus si trovava in fase di caricamento. Rachel riuscì a scorgere i suoi tratti.

Si sorprese, e non poco, del fatto che fosse identico a Desmond.

Allora è il soggetto 17, Desmond Miles, che vive i ricordi genetici di Altaïr. È lui il suo discendente” realizzò.

Rachel tentò di abbassare il cappuccio di Altaïr, ma l’ologramma tremò. La ragazza ritrasse subito la mano per paura che potesse scomparire.

Lucy le aveva assicurato che, se le allucinazioni fossero state più brevi di trenta secondi, non ci sarebbe stato nulla di cui preoccuparsi.

Altaïr si trovava lì da più di un minuto.

Rachel aveva paura – non di Altaïr, perché il Maestro Assassino in quel momento era innocuo, ma di se stessa, del brutto scherzo che la sua mente le stava giocando.

Maria Thorpe, la sua antenata, aveva la possibilità di toccarlo, abbracciarlo, baciarlo. Tutte cose che lei, Rachel, aveva potuto solo guardare passivamente attraverso l’Animus: non sentire, non percepire, non provarle sulla propria pelle.

Altaïr era lì, davanti a lei, e lei non poteva sfiorarlo, perché sarebbe sparito.

L’Assassino sarebbe sembrato immobile, se non fosse stato per il suo petto che si muoveva al ritmo affannoso del suo respiri. I suoi occhi erano fissi su un punto indefinito sopra la spalla di Rachel.

«Altaïr» mormorò la ragazza. «È crudele che il primo e unico uomo che abbia mai amato... non esista.»

Eppure Rachel non credeva alla sue stesse parole. Altaïr era lì, ed era esistito realmente, ottocento anni prima. Lui viveva nella sua mente, quotidianamente, attraverso l’Animus.

Quanto avrebbe dato per toccare la sua pelle, almeno una volta...

«Maria fu una donna fortunata» disse, seppure conscia che Altaïr non potesse sentirla.

Persa nei suoi pensieri, con il cuore e la mente in tempesta d’emozioni a causa della presenza di Altaïr, fu colta di sorpresa quando l’Assassino, con uno scatto repentino, le piombò addosso. Rachel reagì d’istinto e si gettò sul letto, realizzando dopo che non avrebbe mai sentito il peso di Altaïr perché in quel momento lui era solo un’allucinazione. Lui non la guardava negli occhi, non era lei che vedeva. Di sicuro si trattava di Maria.

Si reggeva sui gomiti sul letto, esattamente sopra Rachel, i loro corpi sarebbero combaciati perfettamente. Ma quando lei tentò di poggiargli le mani sulle spalle, il suo ologramma tremò di nuovo. Lei le ritirò subito, di nuovo.

Voleva fuggire dall’Abstergo, ma prima di tutto voleva fuggire da quella situazione: l’uomo che amava, praticamente irraggiungibile perché defunto ottocento anni prima, si trovava sopra di lei, e lei non poteva toccarlo. Se si fosse mossa l’allucinazione sarebbe terminata, ma se fosse rimasta lì a fissarlo sarebbe impazzita.

Voleva stare a guardarlo per l’eternità, ma voleva anche non vederlo mai più.

Così come l’effetto osmosi venne, svanì.

Tutto tornò a colori; Altaïr scomparve lasciandola lì col respiro pesante, il cuore martellante, e il basso ventre pulsante. Chiuse gli occhi tentando di calmarsi, invano.

Lui era andato via.

In quel momento la porta della sua camera all’Abstergo, apribile solo dall’esterno, si spalancò. Desmond e Lucy entrarono di corsa.

«Rachel, stai male?» le domandò Lucy, posandole una mano sulla fronte.

«Abbiamo visto dalle telecamere che faticavi a respirare» disse Desmond, posandole una mano sul cuore.

La ragazza li allontanò entrambi. «Sto bene» rispose bruscamente, per poi aggiungere un «grazie». Si alzò dal letto, voltandosi verso Desmond.

«È colpa del tuo antenato» accusò. «E dell’effetto osmosi.»

«Altaïr?» domandò sorpreso Desmond.

«E chi se no?» rispose Rachel, alzando le mani al cielo.

Lucy si mise tra i due, cercando di prevenire una lite. «L’allucinazione è durata per più di trenta secondi?»

Rachel negò.

«Allora non c’è nulla di cui preoccuparsi» concluse serena la bionda. «Lasciamola dormire, Desmond.»

Già, nulla di cui preoccuparsi” pensò Rachel guardando il giovane barista, così simile ad Altaïr, così reale.

Non posso.” Scosse la testa. “Non posso innamorarmi di Desmond. Non lo amerei mai come amo Altaïr.”

«Buonanotte, Rachel» disse Desmond, seguendo Lucy fuori dalla porta.

La ragazza si portò le mani alla testa.

Doveva fuggire dall’Abstergo.

 

 

 


S-salve. C-come va?

RISPARMIATEMI, VI PREGO!

È un periodo in cui non faccio altro che scrivere one-shot su Assassin’s Creed, e sentivo la necessità di pubblicarne almeno una.

Spero che abbiate gradito questa cosa. Alla prossima!

   
 
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