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Autore: Blue Tokage    27/08/2013    2 recensioni
"Erano già passati due mesi da quando aveva promesso loro che avrebbe pensato. A cosa? La sua scelta. [...] Non aveva dormito fino a tardi. Quando si era svegliata aveva deciso che doveva fare una scelta. E allora aveva pensato, aveva fatto chiarezza in quel buco della sua anima dove doveva esserci il cuore. E alla fine aveva capito."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Powerless

 

 
Erano già passati due mesi da quando aveva promesso loro che avrebbe pensato. A cosa? La sua scelta.
Una fitta allo stomaco, la stessa ogni volta che ci pensava.
Gale diventava sempre più irrequieto ogni volta che la vedeva e, quando si accorgeva che lei non aveva una risposta, se ne andava in un qualche distretto disastrato. Anche lui fuggiva.
Peeta invece andava avanti come se nulla fosse successo. Aveva riaperto il forno ed aiutava spesso e volentieri altri a ricostruire e cose simili…quando la vedeva, la salutava come aveva sempre fatto, con quel suo sguardo dolce ed innamorato.
Ma lei non sapeva mai come rispondere. Perché sapeva bene che l’unica cosa che entrambi avrebbero davvero voluto sentire era un nome. Lei invece dava loro solo altro silenzio.


Ogni tanto andava da Haymitch, per vedere se fosse ancora vivo. Spesso era troppo ubriaco per parlare, ma le volte che era sobrio preferiva tacere. E nel suo sguardo le sembrava di scorgere un muto rimprovero.


Anche quel giorno era andata da lui. Non sapeva bene perché, ci era andata e punto. Ma si era fermata prima di entrare, colpita dalle voci che filtravano da una finestra chiusa male.
Era sbagliato, ma si era accostata lo stesso. E aveva ascoltato.


Peeta sedeva di fronte ad Haymitch, una tazza di the fumante tra le mani, che giocavano nervose con il manico.
“Come vanno le crisi?”
Peeta aveva alzato le spalle “Arrivano. Allora non posso fare altro che stringere lo schienale di una sedia fino a che non passano.”
Haymitch aveva annuito.
“La situazione non aiuta. Questa incertezza, questa mancanza di una risposta definitiva…- stringe la tazza -…a volte non so nemmeno cosa sto aspettando.”
Per un po’ erano rimasti in silenzio, persi in pensieri diversi.
Poi il ragazzo aveva ripreso: “Almeno arrivasse una risposta. Mi andrebbe bene anche un rifiuto.- Haymitch lo aveva fissato preoccupato –A me basta saperla felice. Anche se per esserlo scegliesse Gale.” Fissava i propri occhi riflessi nel liquido bruno. “Mi ero già preparato quando siamo dovuti tornare nell’arena.”
Poi di nuovo silenzio, un silenzio che riusciva a tuonare molto più rumorosamente di una qualsiasi parola.
Haymitch aveva sospirato: “Sei troppo buono, lo sei sempre stato.”
Il ragazzo aveva alzato gli occhi dalla tazza e fatto un sorriso amaro “Troppo buono?- gli si erano velati gli occhi –Dovete smetterla di pensarlo. Non sono affatto buono, né gentile, né dolce…né nient’altro.”
Haymitch aveva inarcato le sopracciglia con dolore.
“Sono un egoista. So benissimo che dovrei lasciarla andare, ma non ci riesco, non voglio. Se mi facessi da parte, lei sarebbe felice. E invece oso ancora sperare che scelga me.- una lacrima solitaria gli riga la guancia –No. Non sono affatto buono.”


Non ce l’aveva più fatta. Era scappata, di nuovo. Era corsa in casa, si era infilata nella giacca di suo padre e aveva smesso di pensare, cacciando via con forza anche il più piccolo e fragile pensiero.


Non aveva dormito fino a tardi. Quando si era svegliata aveva deciso che doveva fare una scelta. E allora aveva pensato, aveva fatto chiarezza in quel buco della sua anima dove doveva esserci il cuore. E alla fine aveva capito.


Gale quel giorno era tornato. Katniss gli aveva chiesto di tornare nei boschi e lì gli aveva detto di essersi decisa.
“Era ora, Catnip.” Aveva commentato, ma era probabile avesse già intuito la sentenza.


Mentre tornavano verso casa avevano incrociato Peeta. Gale, dopo un attimo di esitazione, gli aveva detto “Non riesco ad odiarti.” Poi se ne era andato.


Peeta aveva guardato Katniss. Lei non sapeva bene se lui l’avrebbe abbracciata, baciata o cosa. Sapeva solo che l’avrebbe resa felice.
E invece era stato come un pugno allo stomaco.
“Perché?” Erano gli occhi del ragazzo che, dopo la prima arena, aveva scoperto che la ragazza che aveva sempre amato lo aveva solo usato.
“L’hai fatto per quello che hai sentito ieri?”
“Come…” non fece in tempo a chiederglielo. “Quando sei scappata hai rovesciato un vaso.”
Katniss non riusciva a dire nulla, come se la sua bocca fosse diventata di pietra.
“Ti faccio pena.- Peeta trema appena –Vero o falso?”
Il nodo alla gola di Katniss sembrava non avere intenzione di sciogliersi.
“Vero o falso?- Il tremito del ragazzo era diventato sempre più evidente –Vero o falso?!”
Ormai gridava e il tremore era diventato pianto.
Era in piena crisi. Katniss gli aveva afferrato una mano, stretta serrata in un pugno. “Falso.”
“Non mentirmi!” il suo ragazzo del pane non sapeva dove sbattere la testa, perso in quel mondo abitato dai fantasmi da cui lui aveva sempre cercato di proteggerla.
“Non ti sto mentendo.” Katniss finalmente riusciva a vedere quanto erano profonde e vive quelle ferite.
Gli aveva accarezzato una guancia coperta di lacrime e gli aveva sussurrato “Chiedimelo.”
Incerto, esitante, dubbioso. Ma glielo aveva chiesto.
“Tu mi ami.- La guardava negli occhi –Vero o falso?”
Lei gli aveva risposto
“Vero.” 
  
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