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Autore: FairLady    27/08/2013    2 recensioni
Terza OS sulla mia cara Scarlett che, complice la distanza dal mondo dei Bon Jovi - e da Richie - si rende conto di aver perso qualcosa che per lei era più importante di quanto si potesse aspettare.
Prima Classificata al contest "Legge di Murphy" indetto da _An e giudicato da Mad_Fool_Hatter sul forum di EFP
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Richie Sambora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Because we can'
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Nella vita, prima o poi, arrivano quei momenti in cui bisogna fare i conti con se stessi e domandarsi: “Ho fatto la scelta giusta?” E spesso capita che non ci si sappia dare una risposta e si continui imperterriti a prendere decisioni lasciandosi guidare dall’istinto – e dalle volontà altrui -, senza preoccuparsi di quel che sarà domani.
Così ci si ritrova in un paesino del Maine in pieno inverno, con la neve che arriva alle ginocchia, una madre che fa due lavori per pagare le spese scolastiche del figlio più piccolo – che fortunatamente è un adorabile ragazzino -… e lei, la sua figlia più grande: Scarlett. Lavora nel pub del paese per dodici ore ininterrotte, sei giorni su sette, e nei rari momenti liberi, proprio perché non vuol farsi mancare nulla, va a casa delle signore del suo piccolo paese – e dei paesi limitrofi – a fare messe in piega per pochi spicci ad ispidi cespugli grigi.
La difficoltà più grande da superare, però, arriva la notte, quando si ritrova da sola nel suo letto troppo stretto, ma sempre – dannatamente – troppo vuoto. Quando quei fatidici punti di domanda vorticano nel suo cervello iperattivo come i fiocchi di neve che fuori stanno ricoprendo tutto di bianco.
E finisce col farsi del male, come nessun altro sarebbe in grado di fare, infila le cuffie consumate del walkman nelle orecchie, preme il tasto play e si lascia cullare – o sfinire – da note familiari, ma dolorose come la prima volta che le ha ascoltate, sperando di addormentarsi subito o che, almeno, la fine del lato A arrivi presto.

Stai pensando a quando i tuoi occhi si sono posati su di lui la prima volta? Probabilmente nello stesso momento, l’altro, sta pensando a quando ha posato i suoi su di te. Stai pensando al momento in cui hai capito che il tuo cuore aveva galoppato già molto più lontano del tuo cervello, arrivando dove lui non sarebbe mai arrivato? Forse anche l’altro è giunto, a cavallo dei suoi sentimenti, in un posto dove spera di incontrarti.

Ma perché la vita deve sempre essere così maledettamente complicata? Perché si è sempre portati ad innamorarsi di chi non ci potrà mai appartenere? In un modo o nell’altro, Scarlett è bloccata in un angolo e da lì non c’è alcun modo di scappare.

Hai pensato a Jon e all’ultimo sguardo che ha posato su di te? Forse lo aveva capito da tempo che ti eri spinta troppo in là e, sempre forse, ha deciso di non trattenerti per questo. Lo sai che avrebbe potuto, se lo avesse desiderato. Ti illudi che ti abbia voluto bene abbastanza da capire la tua sofferenza e lasciarti prendere le tue decisioni; che tenesse a te a sufficienza da lasciare che ti liberassi di lui.
Hai pensato a Richie e all’ultimo sguardo che ha posato su di te? Sì, lo hai fatto. Eravate nel suo camerino, la sera prima della tua partenza. Lo stavi prendendo in giro perché, durante il concerto, una donna con un enorme petto aveva lanciato sul palco il suo enorme reggiseno che era finito proprio sul manico della sua Fender. Lui ti fissava mentre ridevi e non riusciva a staccarti gli occhi di dosso. Più volte erano capitati momenti simili, ed erano stati proprio quei momenti ad allarmarti, perché avevi riconosciuto nei suoi sguardi le stesse espressioni che, sempre più spesso, assumevi quando osservavi Jon.

*****

Era notte fonda quando il telefono di casa prese a suonare. Scarlett registrò il rumore degli squilli come lontano e irreale, ma quando si sforzò di aprire gli occhi e capì che era veramente il maledetto aggeggio di casa sua, scostò bruscamente le coperte e strisciò verso la cucina. Lo fece solo perché sua madre era ancora a lavoro e, data la loro leggendaria fortuna, poteva essere successo di tutto in quella tavola calda sulla statale dove passava le sue notti a versare caffè a camionisti idioti e lerci.
“Pronto?” dall’altro lato nessuno parlò.
“Pronto?” Scarlett pronunciò di nuovo quella parola con un po’ più di convinzione. No, in realtà era già seccata. “Se svegliare le persone nel cuore della notte per poi startene in silenzio è la tua idea di divertimento, ti avviso che hai fatto…”
“Scar…” fu un attimo. Un breve, fugace attimo e tutte le sensazioni, tutti i brividi, tutte le angosce che aveva cercato di seppellire – senza riuscirci – in fondo alla classifica delle sue priorità, erano prepotentemente tornate nella top chart.
“Oddio, non so nemmeno perché ti sto chiamando, io…”
“Richie.”
“Scar.” Avrebbero potuto continuare a ripetersi i loro nomi per ore, e tenere comunque mentalmente una conversazione fatta di silenzi e sospiri che solo loro avrebbero compreso.
“Mi dispiace, io non avrei dovuto…” si obbligò a dire. Non poteva certo stare lì attaccato alla cornetta del telefono di quella cabina in mezzo al deserto del Texas ad ansimare come un maniaco!
“Mi fa piacere sentirti” furono le uniche parole di Scar. Ed erano le più vere che avesse anche solo pensato negli ultimi tempi.
Richie si lasciò andare ad un profondo sospiro di sollievo. Si sentiva come se avesse leccato una gocciolina d’acqua dall’asfalto dopo aver vagato per giorni in un’arida landa del Sahara: rincuorato, ma ancora estremamente assetato. I suoi ricordi riguardo quella voce dovevano essersi sbiaditi con il passare dei mesi: non era mai stata così intensa e melodiosa. O forse era semplicemente lui ad essere più rimbambito del solito.
“Come stai?” le chiese. La mano scivolava sulla plastica della cornetta, talmente era sudata.
“Non c’è male. Mi tengo impegnata” - che voleva dire: Potrei stare meglio, ma faccio di tutto per non pensare – “E tu?”
“Siamo molto presi ultimamente. Le cose procedono” che, sostanzialmente, significava: Potrei stare meglio, ma fingo che i successi mi bastino e vado avanti.”
“Heather?” Scarlett si morse la lingua il secondo dopo aver pronunciato quel nome, senza sapere neanche perché. Si ammonì, facendosi mille discorsi mentali sul fatto che chiedere della sua ragazza non era affatto una cosa sbagliata; sul fatto che, se anche lei Heather neanche la conosceva, tra amici ci si interessava dei famigliari. Era pura e semplice cortesia.
Allora, spiega il motivo che ti fa sperare per un attimo che ti dica: “Ci siamo lasciati.”
Quando era capitata una cosa del genere? Di certo Scar non se n’era nemmeno accorta, ed era una fra le cose più sbagliate che avesse mai pensato. Si trattava di Richie, dannazione! Era fuggita proprio per non creare casini. Aveva levato le tende per evitare che ciò che Richie avrebbe voluto darle divenisse quello di cui lei sentiva la mancanza.
“Penso stia bene. Sta lavorando molto.” allora lei c’era ancora? Scarlett sospirò nella cornetta, evitando – incautamente – di nasconderlo dietro un “Mi fa piacere. Salutala.”
E fu in quel momento che si rese conto di una cruda, spiazzante – pericolosa – verità: non le era passato nemmeno per l’anticamera del cervello di chiedergli degli altri. Di chiedere di Jon.
“Manchi a tutti, Scar. Perché non torni? – sputò fuori lui, liberandosi finalmente del grosso rospo che gli stava ostruendo le vie respiratorie – la nuova parrucchiera è una frana e Jon è stato costretto a tagliarsi i capelli.”
Scar aveva visto su MTV il loro nuovo video ed era rimasta sconvolta da quanto si fosse accorciata la chioma del biondo. Sotto quei capelli un po’ più corti, però, c’erano sempre quegli occhi e quel profilo perfetto. Quelle labbra che per tanto, troppo tempo l’avevano tenuta sveglia la notte… e fatta sognare di giorno.
“Sì, ho notato – ammise lei, leggermente divertita – com’è possibile che si sia dovuto arrivare a tanto?” gli chiese, cercando in qualche modo di scacciare via i suoi pensieri contorti e confusionari.
“Ha usato l’acqua ossigenata al posto dello shampoo. Ti rendi conto? Si è dovuto addirittura tingere i capelli!”
Scar, suo malgrado, scoppiò a ridere. “Deve essersi incazzato mica male!” indovinò poi, continuando a sghignazzare.
“Già! E continuava a ripetere che se ci fossi stata tu, non sarebbe successo mai niente di simile.”
Alla ragazza si spense il sorriso sulle labbra. Non tanto per le parole che Richie aveva pronunciato, quanto per il modo in cui lo aveva fatto. Il tono della voce incerto e un lieve alone di imbarazzo che si poteva tastare a chilometri di distanza, fomentato da quella strana situazione intima che un telefono e il buio della notte creavano.
“E aveva ragione.” il chitarrista sputava frasette a tratti. Scar, conoscendolo, era certa che, prima di chiamare, si fosse fatto un discorso mentale da seguire; era altrettanto sicura che non gli stesse uscendo esattamente come se l’era immaginato e sorrise.
“Nessuno è in grado di prendersi cura di noi come facevi tu.”
Le corde di qualcosa di molto simile all’orgoglio vibrarono all’interno della sua cassa toracica, nelle vicinanze del cuore. Ma non poteva permettersi cedimenti. Quella non sarebbe più stata la sua vita, anche se doveva ammettere che le mancava ogni giorno, terribilmente.
“Vedrai che troverete qualcuno di più capace. Probabilmente quella si è lasciata imbambolare dai vostri occhioni e non ci ha capito più niente.”
“Forse hai ragione, ma sicuramente non troveremo mai un’altra Scarlett.”
Lei non seppe come rispondere e un silenzio assordante riempì la distanza fra loro. Per un attimo temette che fosse caduta la linea, ma poteva percepire il respiro indeciso del chitarrista sfiorare il ricevitore.
“Settimana prossima sarò a New York per lavoro…” buttò lì senza finire la frase, perché in realtà neanche lui sapeva cosa chiederle. Sapeva solo che avrebbe ricevuto picche, in risposta.  
Infine, decise che giocarsi l’asso di cuori era l’ultima cosa che gli era rimasta da fare. 
“Mi manchi, Scarlett” probabilmente in quel momento, vicino a dove si trovava Richie era passata un’auto perché quelle tre parole le erano giunte all’orecchio soffocate da un forte ronzio, ma era certa di aver sentito bene. Le sembrava che cuore e testa stessero per scoppiare, impegnate in una lite furibonda su chi avesse ragione e chi torto. Il primo voleva a tutti costi emozionarsi a quelle parole e rispondergli che, sì, anche lui gli era mancato; la seconda continuava a voler lasciare in una zona stagna quella parte della sua vita. Era stato uno sbaglio provare qualcosa per Jon, esattamente come era sbagliato provare ora qualcosa per Richie. Non vi era alcuna differenza, eppure Scarlett, senza rendersene conto, stava piangendo.
“Ci sei?” le chiese lui, con già la sconfitta di un nuovo addio nel tono sottile della voce.
“Sì, ci sono, Sam. Sono qui.” ma la sua mente era altrove. Probabilmente in quel luogo dove l’altro era giunto, a cavallo dei suoi sentimenti, in attesa di vederla finalmente arrivare.
“Ci possiamo vedere settimana prossima?” azzardò cercando nel repertorio un tono più sicuro.
“In realtà dovrei lavorare… - ammise, anche se, per una volta nella vita, avrebbe desiderato potergli dire semplicemente sì – ma posso vedere cosa riesco a fare.”
Richie non poté credere alle sue orecchie. Un sorriso ebete gli si dipinse sulle labbra e alzò gli occhi verso il soffitto sgangherato di quella cabina per ringraziare chiunque gli avesse permesso anche solo di sperare di poterla rivedere di nuovo.

*****

Boston era particolarmente soleggiata per essere dicembre. Forse anche insolitamente calda. O forse no, e il calore che sentiva emanava semplicemente dalle sue guance e da quel petto che si muoveva frenetico sotto il comodo e rassicurante cappotto.
Da quella notte di una settimana prima non aveva fatto altro che maledirsi per essere riuscita a farsi sostituire da Holly al pub. Non era stato affatto facile, a dire il vero! Si era giocata persino un mese di messe in piega gratis per convincerla. E lo aveva fatto nonostante le sue solite vocine continuassero a insinuarsi nella testa per metterle un po’ di raziocinio.
Richie le aveva dato appuntamento per le sette di quella sera in un locale del distretto finanziario. Lei aveva continuato a ripetersi che si trattava di un semplice incontro fra vecchi amici, che, dopotutto, non era importante e che non c’era niente per cui emozionarsi troppo, eppure ci aveva messo due ore in albergo per prepararsi, e quando fu pronta e si guardò nello specchio, per un breve istante finse di essere una ragazza qualsiasi, che stava per avere il suo primo appuntamento con un ragazzo qualsiasi – e single.
Sbuffò sonoramente ai suoi stessi pensieri, si guardò intorno su quel marciapiede del centro e promise a se stessa che, per quella sera almeno, avrebbe smesso con le paturnie. E fu in quell’istante che lo vide. Anche girato di spalle e imbacuccato in pesanti abiti invernali, era perfettamente riconoscibile.
Puntava lo sguardo dritto sulla sua schiena nella speranza che si voltasse e la vedesse, ma lui continuava a guardare ovunque tranne che dietro di sé. Così Scar si avvicinò lentamente e, prima ancora che potesse rendersene conto, stava con la mano poggiata alla spalla di lui. Percepì la schiena di Richie irrigidirsi appena, forse per l’inaspettato contatto. Infine, lui si volse e si immobilizzò, probabilmente per regalarsi qualche secondo per realizzare la verità di quel momento.
“Scarlett…”
“Richie…”
Non si capì se si fossero incontrate prima le loro dita – e sfiorate, e intrecciate – o se si fossero abbracciati ancor prima di toccarsi. Se le loro labbra si fossero scambiate un sorriso prima di scontrarsi e possedersi, lì in mezzo alla folla incurante, o se si fossero riconosciute e congiunte prima ancora che i loro occhi le avessero accarezzate con uno sguardo bisognoso.
Quello che si riuscì a capire fu semplicemente che, per quell’attimo, nessuno dei due si preoccupò di niente se non di stringere l’altro ogni istante un po’ di più.  
 
 

Note dell'Autrice

Chissà se la smetterò mai di tediare il mondo con queste cose? Mah! Per il momento mi godo l'ispirazione, sperando che a voi non dispiaccia.
In realtà non so se è l'ultima volta che sentirete parlare di Scarlett e Sambora, vi lascio con un bel punto interrogativo.
Lo so, le note fanno più schifo del solito: per queste, evidentemente, non sono molto ispirata. 
Ringrazio la mia cara amica Chara che, anche questa volta, ha messo a mia disposizione la sua bravura e mi ha regalato l'immagine che trovate là in alto. 
:3 
Tante coccole
A bientot
Fair

   
 
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