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Autore: IamNotPrinceHamlet    28/08/2013    1 recensioni
Seattle, 1990. Angela Pacifico, detta Angie, è una quasi 18enne italoamericana, appassionata di film, musica e cartoni animati. Timida e imbranata, sopravvive grazie a cinismo e ironia, che non risparmia nemmeno a sé stessa. Si trasferisce nell'Emerald City per frequentare il college, ma l'incontro con una ragazza apparentemente molto diversa da lei le cambia la vita: si ritrova catapultata nel bel mezzo della scena musicale più interessante, eterogenea e folle del momento, ma soprattutto trova nuovi bizzarri amici. E non solo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Sono $ 3,95" dico, quasi sbadigliando, ai miei giovani clienti, poi mi torna in mente il motto del negozio secondo il mio capo: Sorridi, cazzo! E allora mi stampo un sorriso qualsiasi in faccia, sperando vada bene.
“Ecco a lei… Comunque, bella camicia!” esclama un idiota di sì e no 12 anni con indosso una maglia dei Bulls che gli fa da camicia da notte, mentre l’amico con la faccia da cavallo si limita a scoppiare a ridere. Direi che a questo punto il motto può andarsene a fanculo.
“Oh bella vero? Sai, praticamente ho fatto domanda per lavorare qui solo per poterla mettere…”
“Cosa? Davvero?” chiede l’equino sinceramente preoccupato. Adoro il sarcasmo non capito, è una delle poche gioie della vita che mi si concedono con una certa regolarità.
“Guarda che sta solo scherzando…” gli risponde il fan dei Bulls.
“Oh no, mi piace davvero. Perché indossare una divisa bianca, noiosa e ordinaria, quando posso avere una camicia patchwork che contiene la gamma completa dello spettro visibile dei colori?”
“Sì, beh, è… colorata” brillante intuizione del piccolo pronto per la nanna.
“Lo è! Ma la mia parte preferita è questa fascia laterale, qui a sinistra, questa striscia color vomito a pois. È il tocco di classe secondo me”
“Ci stai prendendo per il culo” seconda intuizione geniale del giorno, stavolta del dentone.
“Cosa? No, perché? Io la trovo così… così… artistica! È pop art, soprattutto pop. Mi fa sentire pop! La amo” ribatto con un tale entusiasmo che quasi mi autoconvinco.
“Beh, buon per te… Andiamo Tom” il piccolo cavaliere rosso e giallo si avvia all’uscita col suo destriero, disegnando cerchi immaginari con l’indice attorno alla sua tempia.
“Buona giornata!” colpo di coda del mio sorriso d’ordinanza, sarà stato merito del gesto. Ma dura poco.

Peccato, il divertimento, se così lo si può definire, è già finito. Mi si prospettano altre tre ore di noia qui al Westlake Mini Mart. Se solo non avessi dimenticato a casa “Film form” di Eisenstein avrei potuto, almeno, portarmi avanti con lo studio. Ne avrei proprio bisogno. Mi piace quello che faccio, l’ho sognato per anni, se fossi già stufa della facoltà di Cinematografia dopo neanche due mesi, e soprattutto dopo il culo che mi sono fatta per entrare e che mi sto facendo per mantenermi, sarei da ricoverare. Ma destreggiarsi tra due lavori, studio, faccende di casa e una parvenza di vita sociale (che è curiosamente più sociale di quella che conducevo a casa), in più in una nuova città, Seattle, si sta rivelando più difficile del previsto. Comunque ce la farò, ce la faccio sempre, la scuola non è mai stata un problema per me. O meglio, lo studio non lo è mai stato. L’universo-scuola mi ha sempre fatto moderatamente schifo e neanch’io mi sono mai impegnata più di tanto per trovare un mio ruolo da interpretare all’interno di questo microcosmo. Non abbastanza brava per essere annoverata fra i secchioni, il nero dei miei vestiti e del mio trucco non è mai stato abbastanza nero per rientrare nel gruppo degli alternativi. Mai praticato seriamente uno sport perché troppo pigra, mai distinta nei dibattiti perché troppo timida. Mai avuto tendenze suicide né dato di matto in classe, quindi non mi spettava nemmeno un posticino fra i disturbati. E il mio rapporto con le droghe piuttosto selettivo, limitato essenzialmente alle canne, non mi ha mai permesso di sedere al tavolo dei fattoni. Insomma, a scuola non ero nessuno. Diventare popolare? Neanche a parlarne. Una nana pseudo-nerd in sovrappeso che sogna di diventare la nuova sceneggiatrice di culto dell’horror e della fantascienza… non è esattamente l’immagine rassicurante che ci si aspetta dalla ragazza popolare, la reginetta del ballo. Ballo a cui ho partecipato comunque, obbligata da Richard, Sean e Dina, i miei migliori amici alla Boise High School di Boise, Idaho. I migliori, nonché gli unici, nonché componenti della mia band, gli Squirrels on crack (“Scoiattoli fatti di crack” n.d.a.).
Sì, il nome l’ho scelto io.
Ripensandoci, questi ultimi quattro anni trascorsi nel totale anonimato non sono stati così male. Mi mancano quegli stronzi, spero che la promessa di restare in contatto non si riveli la solita frase fatta di chi poi non si rivede mai più, se non a quelle tristissime riunioni degli ex alunni dove vai al solo scopo di prendere per il culo gli altri per quanto sono diventati vecchi e noiosi. Senza pensare che gli altri fanno la stessa identica cosa con te. Per ora le telefonate e le lettere non mancano, speriamo bene.

Il tintinnare della porta d’ingresso ferma bruscamente il flusso dei miei pensieri, una ragazza con un’enorme borsa a fiori e un bel cappello mi saluta con un cenno e un sorriso e si dirige verso il reparto “cibo spacca-fegato”. Sto per andare a mettere ordine nel reparto latticini, quando la porta si apre di nuovo, ma stavolta si tratta di un soggetto conosciuto.

***

Poco tempo fa, qualcuno di mia (e vostra) conoscenza ha definito la sezione di Efp dedicata ai Pearl Jam un "Santuario".
Ecco, fate conto che io stia varcando la soglia del santuario bestemmiando, sgranocchiando patatine in maniera rumorosa e saltellando a passo d'elefante. Spero siate tolleranti e guardiate alla mia fanfiction cialtrona con la benevolenza che si riserva ai matti e ai disgraziati. Confido in una scomunica tardiva.

  
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