Inizio: Domenica 20 gennaio 2008…
Tutto quello
che mi illumina è racchiuso in queste parole
Qualunque sia la domanda, l’Amore è
la risposta
Qualunque sia la sofferenza o la malattia, l’Amore è la risposta
Qualunque sia la perdita, l’Amore è la risposta
Qualunque sia la paura, l’Amore è la risposta.
G.Jampolosky “invito al
risveglio”
Ascolta quello che ti dico perché tra le mie mani c’è e
ci sarà sempre il tuo cuore (Anonimo)
Il nostro amore è come il vento: non lo vedo ma lo
sento (Nicholas Spark
- I passi dell’amore)
Buona lettura… Light
DISCLAIMERS: Jag e tutti i suoi personaggi appartengono a D.P.Bellisario, alla CBS e alla Paramount li ho solo presi in prestito, senza alcuno scopo di lucro, per questa fanfic. Tutti gli altri personaggi appartengono alla mia fantasia, chi volesse può anche utilizzarli.
JAG HEADQUARTIERS
UFFICIO CAPITANO RABB
Febbraio 1996
Erano appena tornati dall’ultima missione in Colombia dove
per la prima volta il Capitano di corvetta Rabb aveva ricevuto il suo primo cinque di picche.
Il Maggiore Sarah Mackenzie non era come tutte le altre. Doveva ammetterlo il suo ego maschile aveva ricevuto un
rifiuto secco.
Era seduto alla scrivania, dove sopra erano depositati i
documenti per il rapporto della missione. L’Ammiraglio Chegwidden aveva preteso
di ricevere subito un rapporto preliminare su quello che era successo e non gli
aveva neanche concesso il tempo di tornarsene a casa a riposare un po’ dopo il
viaggio. Ora era lì nel suo ufficio, cercando di mettere ordine nella sua mente
ma senza riuscirci.
Teneva la penna in mano a mezz’aria e la faceva ciondolare
su e giù rimuginando sull’accaduto di qualche ora prima.
Com’era potuto succedere: Mac gli aveva detto di no, non
riusciva a crederci. Tutto era successo in un attimo.
7 ORE PRIMA – COLOMBIA
Harm si stava preparando nella sua stanza per andare
all’incontro che avrebbe avuto da lì a poco. Mac aveva bussato ed era entrata.
Era bellissima in abiti da civile. Era rimasto affascinato.
H: - Complimenti Maggiore stai
molto bene.-
Mac si era voltata a guardarlo sorpresa dal complimento.
S: - Grazie…- si era fermata un attimo e aveva guardato Harm
intensamente – … ho avuto sempre un debole per gli
uomini con indosso le divise bianche con ali da pilota.-
Mac si avvicinò al Capitano, gli sistemò il colletto, gli sorrise e se ne andò.
S: - Forza Capitano è ora di entrare in azione.- Gli disse
chiudendosi la porta dietro alle spalle.
“E’ caduta nella mia rete” pensò soddisfatto Harm finendosi
di sistemare la divisa.
La missione andò per il meglio e riuscirono a salvare Webb.
Una volta atterrati Harm decise di entrare in azione.
H: - Mac senti…- le mise una mano sul braccio per farla
fermare.
Sarah fu un po’ contrariata dal suo gesto. Guardò prima la
sua mano e poi lo guardò in faccia. Harm si sentì a disagio e levò la mano dal
suo braccio, rimase a guardarla senza riuscire a dire o fare qualcosa.
S: - Ebbene?- Gli chiese gesticolando con la mano per
incoraggiarlo a parlare.
H: - Si scusa…-
S: - Mai scusarsi Capitano, è segno di debolezza.- Lo riprese seria.
H: - Mac…- riuscì a dire incredulo – ah… lasciamo
stare.-
S: - Come vuoi.- Disse non curante.
Mac riprese a camminare verso l’uscita.
“Harm non ti puoi far trattare così, non ti arrenderai
mica?… lei ti vuole e tu lo sai!” pensò Rabb.
H: - Mac aspetta…- Le urlò.
Mac si fermò, si voltò e lo guardò. In fondo si stava
divertendo a far esasperare Rabb.
H: - Senti volevo chiederti se ti
andrebbe di uscire con me …-
Silenzio.
H: - vorrei portarti in un bel ristorante dove fanno cucina
italiana.-
Il Capitano sfoderò il suo sorriso killer
a chiunque persona di sesso femminile lo rivolgesse non poteva
resistergli.
Mac lo guardò con più attenzione e comprese quali erano le
sue intenzioni.
Sorrise abbassando la testa. Harm rimase interdetto dal suo
gesto ma pensò che era positivo.
S: - No.- Disse alla fine… con tono deciso che non
permetteva replica.
Harm non se l’aspettava. Rimase di sale al sentire la sua
risposta. Aveva dato per scontato che la sua risposta sarebbe stata positiva che non aveva neanche preso in considerazione un
suo rifiuto.
Mac gli augurò “Buona serata Capitano” e se ne andò lasciandolo solo all’entrata.
JAG HEADQUARTIERS
UFFICIO CAPITANO RABB
H: - Altro che buona serata…- Disse ad alta voce cercando di
cancellare quella situazione imbarazzante.
Non riusciva proprio a capire perché gli avesse detto “No”.
Era allibito.
Lo squillo del cellulare lo distrasse per un momento dai
suoi pensieri.
H: - Rabb. – rispose – Ciao Paula… sta
sera dici? No mi dispiace sono oberato di lavoro e non posso muovermi, sarà per
un’altra volta.- terminò la telefonata.
Non ci poteva credere, aveva
rifiutato un invito di Paula. Una bellissima donna, Capitano
di marina, alta, fisico slanciato, generose forme, bionda e intelligente quanto
basta. Madre natura non si era risparmiata. Con
fascino da vendere e tanto, tanto sexy. L’aveva conosciuta qualche mese prima per caso in una delle sue missioni.
Avevano simpatizzato subito e dalle parole erano passati ai fatti. Non aveva
neanche dovuto faticare tanto per conquistarla. Era stata una preda facile. Era
da un po’ che non si sentivano e che non facevano sesso. Lei gli aveva servito
l’opportunità di vedersi su un vassoio d’argento e lui? Che
cosa aveva fatto? Aveva detto di no.
H: - Mac ti ha sconvolto più di quanto tu pensi Capitano
Rabb.- Si disse a voce alta.
S: - Stai parlando di me?- Gli chiese.
Harm si girò con la sedia sorpreso
in direzione della voce femminile che aveva parlato e la vide, in piedi, sulla
porta del suo ufficio con indosso la divisa… mmmm
quella divisa che cosa avrebbe dato per toglierla di dosso “Ma cosa vado a
pensare…”
H: - Mac che ci fai qui in ufficio?- Le chiese sorpreso.
S: - Quello che ci fai tu… il rapporto.- Gli disse
facendogli vedere la cartellina che teneva in mano. – Ho bisogno di una tua
firma così posso consegnarlo all’Ammiraglio Chegwidden.-
H: - Hai già finito?- Le chiese sorpreso
– io sono ancora in alto mare.-
S: - Beh vede Capitano Rabb la differenza
che c’è tra noi è solo una: io sono un marine.- Gli sorrise.
H: - Ah, ah, ah… molto divertente.-
S: - Vuoi una mano?- Gli chiese avendo un po’ di pena per
lui.
Da quel poco che aveva iniziato a conoscerlo aveva capito
che le parti burocratiche del loro lavoro non erano il suo forte.
H: - Grazie… sei veramente gentile.-
Nel frattempo avevano ordinato anche la cena al nuovo
ristorante cinese.
Terminarono il rapporto poco prima
che arrivasse da mangiare, così poterono gustarsi la cena tranquillamente.
H: - Grazie dell’aiuto, le scartoffie non
sono il mio forte.- Le sorrise Harm mentre faceva spazio sulla
scrivania.
S: - Lo so…- disse alzandosi e andando vicino alla finestra.
Harm rimase sorpreso dalla sua risposta.
H: - E cosa altro sai di me?- Le chiese
incuriosito.
S: - Capitano abbassi le ali e non si monti la testa… comunque molte più cose di quanto tu sappia di te stesso.-
Gli sorrise.
Harm rise di gusto.
H: - Non era proprio la cena a cui pensavo…- Disse più a se
stesso con tono sconfortato. Scostò la sedia e le fece segno di sedersi.
S: - Lo so…- si avvicinò e lo guardò. Si perse nei suoi
occhi azzurri come il cielo e sentì il suo cuore battere un “TUM” diverso e una
vocina dentro di lei “Sarah stai attenta” la avvertì. Si girò di scatto e si
sedette sulla sedia.
Iniziarono a mangiare tenendo la conversazione sul piano
lavorativo o sull’essenziale.
S: - Mmmm ci voleva… ora si che sto bene.- Disse soddisfatta dal pasto, una volta
terminato di mangiare l’ultima porzione di gamberetti.
Harm la guardava sorpreso. Era riuscita a mangiare il doppio di lui con una tale naturalezza che era rimasto
stupefatto.
S: - Ti ringrazio per la cena ma è giunta l’ora di tornare a
casa.-
Fece scivolare all’indietro la sedia, prese la valigetta e
il cappotto, gli sorrise e uscì dal suo ufficio.
Harm ripresosi scattò in piedi e la seguì.
H: - Mac aspetta!- Gridò.
Sarah si voltò sorpresa dal suo richiamo.
H: - Che ne diresti di andare a bere qualcosa insieme.-
tentò di nuovo.
Sarah sorrise di nuovo, era proprio
un testone.
S: - No.- Si voltò e proseguì verso l’ascensore.
“Come no? Ora basta… non mi può mollare così” le corse
dietro e la raggiunse all’ascensore.
H: - Perché?- insistette.
Le porte dell’ascensore si aprirono e Mac entrò e premette
il pulsante. Harm mise una mano per fermare l’ascensore.
H: - Perché?- Le richiese.
S: - Per mille ragioni… sceglitene una
Capitano andrà sicuramente bene.- Gli sorrise.
H: - Maaaaccc…- Pronunciò il suo
nome esasperato.
Sarah sospirò divertita, quell’uomo non voleva proprio mollare.
S: - E va bene se proprio lo vuoi sapere…- si fermò e lo
guardò dritta negli occhi.
H: - Allora perché?- Chiese ansioso.
S: - Fino a quando il tuo obiettivo sarà solo quello di
portarmi a letto, noi non usciremo mai…- lo guardò seria – e poi al momento
siamo solo colleghi, chissà un giorno se diventeremo amici potrò considerare la
tua offerta.- Gli sorrise e premette di nuovo il
pulsante – Se permetti…- Gli fece segno di allontanarsi.
Harm lasciò la porta dell’ascensore che si chiuse subito
dopo. Si appoggiò al muro, incrociò le braccia, inclinò la
testa verso il basso e sorrise.
Quella donna l’avrebbe fatto impazzire ne era
certo.
H: - E va bene Maggiore Sarah Mackenzie vuol dire che
diventeremo amici.-
Come se quella frase fosse stata una promessa segreta, i due
militari diventarono più che amici. Col tempo avevano imparato a conoscersi
veramente, a dipendere l’uno dall’altro, a condividere ogni cosa assieme,
venendo a conoscenze delle paure più nascoste dell’altro affrontandole e superandole insieme.
C’erano state tante occasioni ma per un verso o nell’altro
le loro strade non si erano unite fino a quel giorno.
Mac aveva scoperto di essere malata
di uno stadio avanzato di endometriosi, e di avere solamente il 4% di
possibilità un giorno di rimanere incinta. Non stava passando un bel periodo,
tutto era stata a suo sfavore. Prima l’uccisione di Kabir, poi la scoperta della finta morte di Webb che aveva
decretato la fine del loro rapporto e infine il colpo più duro: la scoperta
della sua malattia.
Era entrata in analisi, sotto consiglio del generale
Craswell e grazie all’aiuto della psicologa era riuscita a superare i suoi
problemi.
Fino a quella sera.
Stava ritornando a casa e mentre guidava si era persa nei
suoi pensieri ripensando all’ultimo colloquio che aveva avuto con la
dottoressa.
Aveva capito che Harm era e sarebbe sempre
stato una persona importante nella sua vita.
Successe tutto in un attimo. Perse i controlli dell’auto e
andò a sbattere contro un platano.
Fu ricoverata d’urgenza. Durante tutto il tragitto in ambulanza l’unico nome che fece fu quello di Harm.
OSPEDALE
WASHITONG
Febbraio 2005
Mac aprì gli occhi, girò piano la testa e lo vide. Era
seduto sulla poltrona accanto al suo letto. Le teneva la mano. La sua stretta
era dolce e sicura. Sorrise per quella tenerezza.
Gliela strinse teneramente. Harm sentendo stringere la mano
aprì gli occhi e incontrò quelli di lei.
H: - Ehi… ti sei svegliata… come ti senti?- Le chiese preoccupato.
S: - Non sono mai stata meglio…perché ora ci sei tu con me.-
Lo guardò dolcemente.
H: - Io ci sarò sempre Sarah.- Le disse con tutto l’amore che
provava.
S: - Lo so… ora finalmente lo so.-
Chiuse gli occhi e riprese a dormire. Lui prese la sua mano
e se la portò alla bocca baciandogliela, poi se la portò sul cuore.
La sua Sarah era salva e ora non l’avrebbe
lasciata più.
APPARTAMENTO SARAH MACKENZIE
GEORGETOWN
Qualche giorno dopo
Sarah era stata dimessa da pochi giorni,
ora era in convalescenza a casa per una settimana.
La mattina se la prendeva con calma, rimaneva a letto più
del solito in attesa che arrivasse lui… Harm.
Da quando era uscita dall’ospedale non
l’aveva lasciata un attimo. Era gentile e premuroso, pieno di
attenzioni nei suoi confronti.
All’inizio aveva faticato un po’ oppressa da tutte queste
premure, ma ora non riusciva a farne a meno.
Harm al mattino era puntuale come un orologio svizzero,
quasi incredibile da crederlo, lui che la puntualità non sapeva neanche che
cosa fosse.
Il campanello di casa suonava ogni mattina alle 9.30. Sarah
si alzava, indossava la sua vestaglia, uno sguardo veloce allo specchio, si
sistemava una ciocca di capelli e poi sorrideva felice all’immagine riflessa
nello specchio. Prima di aprire la porta, controllava sempre dalla
spioncino chi fosse e quando constatava che era lui, sempre lui, il suo
cuore iniziava ad accelerare i battiti. Prendeva la maniglia in mano e prima di
aprire, respirava profondamente per prendere quasi coraggio e prepararsi ad
essere avvolta dal suo abbraccio.
La porta si apriva, i loro sguardi si incrociavano
e rimanevano per qualche istante a guardarsi come se fosse la prima volta che
si incontrassero dopo da chissà quanto tempo.
Harm si ridestava, le faceva la solita domanda di routine
“Come stai, come ti senti oggi marine?” e l’avvolgeva nel suo abbraccio,
respirando a fondo il suo dolce profumo di vaniglia.
La faceva accomodare sul divano, la copriva con il plaid e
andava in cucina a prepararle la colazione: spremuta d’arancia, caffè e fette
biscottate con la marmellata.
Metteva tutto sul vassoio e glielo portava in salotto
appoggiandolo sulle gambe e rimaneva lì a guardarla mangiare mentre divorava la
colazione.
Non poteva fare altro che sorridere a quella donna che aveva
di fronte, il suo dono del cielo.
S: - Perché sorridi? Mi sono sporcata con
la marmellata?- Gli chiese accorgendosi del suo sorriso.
H: - Mmm…- si riscosse dai suoi
pensieri – no Sarah…- si alzò dal divano per andare a prendere la giacca che
aveva lasciato sulla poltrona.
“Sarah? Mi ha chiamato Sarah” pensò
subito Mac sentendo il suo nome.
Quel nome pronunciato da lui risuonava in
modo diverso, acquistava sapore e bellezza.
S: - Che cosa hai detto?- Gli chiese sorpresa.
H: - Che non ti sei sporcata con la marmellata.- Disse
distrattamente.
S: - E poi …- insistette lei.
H: - E poi cosa Mac…- La guardò sorpreso non capendo.
“Ecco lo sapevo è stato un riflesso del suo subconscio…”
sorrise “Capitano, Capitano quando la smetterai di tirare su i tuoi muri
difensivi” pensò Sarah guardandolo.
H: - Beh perché sorridi adesso?- Le chiese non riuscendo a
decifrare il suo comportamento.
S: - Niente di particolare… sono
felice.-
Harm le sorrise e si avvicinò a lei, si inginocchiò
di fronte in modo che i loro visi fossero alla stessa altezza.
H: - Sono felice anche io…- la guardò intensamente.
Il cuore di Sarah si bloccò per un attimo, quello sguardo
aveva il potere di fermare il tempo, i pensieri e perfino il battito del suo
cuore per l’intensità della sua dolcezza che emanava.
H: - Ora devo andare, è meglio che non tiro troppo la corda
altrimenti il Generale mi strozza. Vengo più tardi a vedere come stai.-
S: - Va bene ti aspetto.-
Si alzò dal divano e l’accompagnò alla porta. Si fermarono a guardarsi persi nello sguardo dell’altro ma mai
pronti a lasciarsi andare.
Era calata la sera e Harm non si era
fatto ancora sentire. Mac era preoccupata e ogni minuto che passava diventava
sempre più inquieta. Si affacciò alla finestra in
attesa di vedere la sua corvette rossa apparire da un momento all’altro.
Il suono del telefono la fece sussultare,
si precipitò a rispondere con il cuore in gola.
S: - Mackenzie- rimase in ascolto.
To be
continued…