Erano ormai settimane che Derek era andato via, ma io ancora sentivo un terribile vuoto dentro di me. Nessuno di noi aveva mai pensato che sarebbe potuto succedere, ma mancava a tutti, soprattutto a me.
Era andato via per essere felice con Cora, ed ero felice che l’avesse fatto, in fondo se lo meritava, ma avevo questo inspiegabile senso di malinconia.
Ci odiavamo, o almeno così sarebbe dovuto essere, ma nell’ultimo anno qualcosa era cambiato, la storia che ci aveva raccontato Peter mi aveva fatto sentire più vicino a lui, aveva fatto nascere in me un senso di comprensione, misto a … gelosia.  
Avevano notato tutti il mio cambiamento di umore ma lo giustificavano dicendo che ormai era diventato importante per tutti, come un fratello maggiore, ma non era la verità.
La verità era che nei momenti in cui credevo fosse morto dopo lo scontro con gli Alpha sentivo che anche una parte di me era andata via.
La verità era che quando avevo scoperto che era vivo, un enorme peso era scomparso dalle mie spalle.
La verità era che vederlo credere a Jennifer mi aveva ferito.
La verità era che quando se ne era accorto, mi sentivo come una dodicenne innamorata.
La verità è che avrei fatto di tutto pur di vederlo riaprire gli occhi in quell’ascensore.
La verità era che lo amavo, ma ormai era troppo tardi.
La sera stessa in cui arrivai a questa assurda conclusione, mi fiondai da Scott per parlarne con lui, sperando di sentirmi dire che ero pazzo ed era tutto frutto della mia immaginazione, perché ormai lui non c’era più e io dovevo giustificare in qualche modo una cosa che non sapevo spiegare, derivata da una semplice amicizia, ma quando gli dissi cosa provavo, la reazione di Scott mi sorprese.
Non diede di matto, non si mise a ridere, sorrise semplicemente, un sorriso caldo e familiare che mi fece scendere una lacrima, perché dire quelle cose ad alta voce mi aveva aiutato a realizzarle meglio e a capire che era tutto vero.
Scott mi abbracciò e mi disse che non era troppo tardi perché lui era sicuro che Derek sarebbe tornato, mi disse che non avrebbe mai lasciato il branco, fece una pausa e poi aggiunse che non avrebbe mai lasciato me, ma non gli credetti.
Passarono altre settimane e io ormai avevo perso le speranze, fino a quando Scott non mi inviò un messaggio con scritto “SOS. Vieni subito a casa mia, è importante.” Conoscendo le terribili bestie che popolano Beacon Hills, mi precipitai a casa sua pensando che qualcuno fosse in pericolo, ma quando aprii la porta la scena che mi accolse fu totalmente inaspettata.
Nel salotto c’erano Lydia e Allison con un bicchiere in mano che ridevano, Isaac che sedeva e sorrideva a Cora e il mio migliore amico seduto sul divano a parlare con Derek.
Vederlo lì dopo così tanto tempo mi fece provare un mix di emozioni.
La porta sbatté e tutti si girarono verso di me. Derek mi guardò negli occhi e sorrise. Derek mi sorrise. Volevo sorridere ma ero troppo shoccato, parte di me voleva corrergli in contro e abbracciarlo, un’atra parte di me voleva tirargli un pugno, ma sapevo avrebbe fatto troppo male.
Iniziai ad avvicinarmi a lui, ignorando tutti gli altri, che intanto aveva incominciato a fissarci. Quando arrivai praticamente a una tale distanza da scontrare le sue ginocchia gli urlai contro che era un idiota, che poteva essere felice quanto voleva, ma che fino a prova contraria le telefonate e i messaggi avevano  lo stesso costo in tutti gli Stati Uniti, che avrebbe almeno potuto salutare e che non si sarebbe mai più dovuto permettere di fare una cosa del genere, perché anche io avevo i miei metodi per far del male a dei dannati mezzi cani.
Ritornato alla sua solita espressione da gatto arrabbiato, mi disse che era necessario che parlassimo, così lo seguì nella stanza più lontana dal super udito di Scott, Isaac e Cora possibile.
Inizia col scusarmi per l’insensata scenata iniziando con uno dei miei interminabili monologhi, ma a metà lui mi zittì con la sua delicatezza per dirmi che aveva una cosa importante da dirmi.
Mi raccontò come era andato il suo viaggio dicendomi che lui e Cora si erano sistemati in una piccola città in Florida e che era andato tutto bene, almeno finché entrambi non aveva iniziato a sentire la mancanza di casa, ma le giornate erano facili come non lo erano da tempo e quindi avevano comunque deciso di rimanere. Disse che però c’era sempre qualcosa che mancava, e io sorrisi perché avevo avuto la stessa sensazione, e che per un po’ non era riuscito a capire di cosa si trattasse. A quel punto cambiò argomento, iniziò a parlarmi di noi, di come si sentiva nei miei confronti all’inizio, senza peli sulla lingua disse che prima mi riteneva inutile, ma che pian piano aveva iniziato a riconoscere la mia intelligenza e ad apprezzare la mia costante voglia di aiutare i miei amici mettendoci tutto me stesso, la voglia che aveva di aiutare perfino lui. Si avvicinò, proseguendo col dire che i suoi sentimenti per me si erano stravolti nell’ultimo anno e che con l’arrivo di Jennifer sperava di farli scomparire ma che era stato un fallimento, ed entrambi sapevamo perché. Alla fine mi confessò che da quando era andato via non era più riuscito a nasconderli e che quando aveva capito cosa mancava era subito tornato, perché quello che gli mancavo ero io. Io ero il motivo per cui era tornato indietro. Senza che me ne accorgessi si era fatto così vicino che potevo sentire il suo respiro sul viso, e senza incertezze si sporse verso di me e mi baciò.
In quel momento non pensai neanche alla fatica che avemmo fatto poi per mantenere la relazione, pensai solo che ero felice e che nessuno avrebbe potuto farmi scordare quello che provavo mentre lo baciavo, perché avrei lottato per lui, avrei lottato per noi.

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nota post capitolo: Aloha, in realtà non c'è molto da dire, oggi mi  venuta in mente e ho scritto spero vi piaccia :)