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Autore: StrychnineTwitch    30/08/2013    1 recensioni
Be, dovete leggere assolutamente questa one-shot perché è la numero 1039 nel fandom dei Green Day. L'ho scritta un'anno fa di notte in un momento di nonriescoadormire. All'inizio non ricordo che avessi intenzione di scrivere ma alla fine è venuto fuori questo breve racconto e beh... ognuno penserà quello che vuole, ma per me è molto profondo. Rispecchia molto bene l'animo giovanile di un punk di Berkeley.
Non posso fare molte anticipazioni purtroppo... Ma leggerete voi e spero vi piaccia. Ohibò 1039 urrà per la 1039a fanfition del fandom!!
Dal testo
La sua figura così comune si faceva largo tra la massa della gente. Irriconoscibile, mimetizzato perfettamente tra la folla di ragazzi che gironzolavano qua e la per il bar, ordinando birra o ascoltando semplicemente le band che si stavano esibendo in quel momento.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: 924 Gilman St.

Autore: StrychnineTwitch

Rating: Verde

Words: 598 (one-shot)

Avvertimenti: Nessuno

Note: Eccoci qui! Beh, dovete leggere assolutamente questa one-shot perché è la numero 1039 nel fandom dei Green Day. L'ho scritta un'anno fa di notte in un momento di nonriescoadormire. All'inizio non ricordo che avessi intenzione di scrivere ma alla fine è venuto fuori questo breve racconto e beh... ognuno penserà quello che vuole, ma per me è molto profondo. Rispecchia molto bene l'animo giovanile di un punk di Berkeley.
PS. La scritta citata è realmente presente sulla parete le bagno del Gilman.
Pps. Sono tre settimane che non pubblico capitoli della long I am the fink I am the sinner, ma ho deciso di non far nulla fino a settembre, quindi dalla settimana prossima ricomincio fresca e riposata. Cazzate :3
Non posso fare molte anticipazioni purtroppo... Ma leggerete voi e spero vi piaccia. Ohibò 1039 urrà per la 1039a fanfition del fandom!!! Buona lettura fatemi sapere come vi sembra ❤ 

Diclaimer: Questi personaggi non mi appartengono purtroppo e questa storia è scritta senza scopo di lucro alcuno.

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La sua figura così comune si faceva largo tra la massa della gente. Irriconoscibile, mimetizzato perfettamente tra la folla di ragazzi che gironzolavano qua e la per il bar, ordinando birra o ascoltando semplicemente le band che si stavano esibendo in quel momento. Frugò nelle tasche e ne estrasse un pennarello indelebile, se lo rigirò nella mano più e più volte appoggiando le spalle contro il muro del bagno. Era entusiasta della sua idea, aveva spettato una settimana per metterla in pratica e ora era finalmente giunto il momento. Una cover di Anesthesia dei Bad Religion rimbombava nel locale, ma lui non riusciva a far caso a nulla che non fosse quel grosso pennarello che stringeva nel pugno.

Si girò e appoggiò il palmo della mano sulla parete fredda, mentre con l'altra stappava il pennarello tirando leggermente il tappo con i denti.

La punta di feltro scuro scorreva sulla parete lasciando una lunga scia nera alle sue spalle. L'odore acre della vernice sfiorava le sue narici penetrandovi come cocaina, sentiva ogni lettera uscire da lui e imprimersi sul muro, come se quella frase fosse un blocco di mattoni che, posato sul cuore, gli impediva di respirare; ad ogni centimetro percorso dall'indelebile si sentiva più leggero, più libero.

A opera conclusa lasciò cadere l'oggetto, che dopo un rimbalzo si fermò nell'angolo della stanza. Osservò compiaciuto il suo capolavoro mentre l'angolo delle labbra si sollevava in un ghigno sinistro.

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Si era sentito preso in giro da quell'album, che avevo lo stesso nome di ciò che era: una merda. Rise. A tutti fa ridere la parola merda, persino a lui che si trovava ad odiare quello che una volta era stato il suo idolo, in un certo senso. Cresciuto come i ragazzi più sfigati in quel luogo malconcio e dimenticato dal resto del mondo, tra una lattina di birra e una canna fumata su un marciapiede con qualche amico. Proprio lui si era venduto così a una delle più famose case discografiche in campo musicale. Era una cosa talmente inconcepibile per lui. Un affare sporco.

BILLIE JOE

Per questo doveva morire, perché non avrebbe dovuto vivere una vita da milionario ricco sfondato. Era così che sarebbero andate le cose, si sarebbe comprato una villa quel porco. E tutti i suoi ideali andavano contro questo. Era più un augurio a questo punto, quello di morire, prima se ne sarebbe andato, meno danni avrebbe fatto.

DEVE MORIRE

Si sistemò il cappuccio della felpa grigio topo e si calcò le mani nelle tasche dei jeans strappati. Abbassò la testa per passare il più inosservato possibile e a passo svelto si diresse verso l'uscita. Come un'ombra. Silenzioso e trasparente agli occhi di tutti. Perché era così che finivano tutte le ombre, dopo un po' che le vedi ti abitui talmente alla loro presenza che te ne dimentichi, non le vedi più.

Varcò la soglia del locale e percorse il viale prendendo a calci un sassolino che si era casualmente trovato sulla sua strada, poi lo abbandonò svoltando in un vicolo silenzioso. Finalmente era al sicuro, nascosto dagli occhi indiscreti della gente. Si sedette per terra con la schiena contro il muro scrostato e si tolse il cappuccio dalla testa con le mani pallide e tremanti, sporcate solo dalle macchie di smalto nero sulle unghie. Finalmente i capelli blu elettrico entrarono a contatto con l'umida aria primaverile, ci passò una mano. Faceva fresco. Gli occhi smeraldini brillarono a contatto con l'unica fonte di luce, un lampione, mentre un ghigno quasi folle si dipingeva sulle sue labbra mettendo in mostra i denti storti.

 

   
 
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