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Autore: Haney Jardin    30/08/2013    4 recensioni
''Che fai, hai per caso paura di una donna?''.
''Mostro!''.
''Provo dolore, se fai così'.
''Ecco, e se non la smetti di provocarmi, te ne farò sentire ancora di più... di dolore!''.
''Ma a me... piace, il dolore''.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Quando la felicità non funziona.


 

''Che fai, hai per caso paura di una donna?''.

''Mostro!''.

''Provo dolore, se fai così'.

''Ecco, e se non la smetti di provocarmi, te ne farò sentire ancora di più... di dolore!''.

''Ma a me... piace, il dolore''.



 

Il suo corpo iniziava a salire, spingendo con le gambe attorcigliate ai suoi fianchi.  Anche il vestito, iniziava a salire; perché questa volta era lui che lo aveva deciso, e non lei per provocazione. Per un attimo Minatsuki si staccò dalle labbra di Senji, e lo 
guardò con lo sguardo più perverso di questo mondo insano.
Poi si leccò le labbra salate, bagnate dagli umori della saliva dell'uomo voglioso di raggiungere l'estasi. Lacerò di nuovo la carne sudata della sua schiena, schiudendo le sue unghie laccate e formando dei pugni intensi. Infine lo graffiò facendolo sobbalzare e facendogli alzare la testa in segno di vorticose emozioni.
''Fa... male'', disse lui, ansimando forte.
''Lo vuoi'?', gli chiese di tutta risposta lei, con una voce malsana ed accaldata.
''Sì'', dichiarò quello, mentre continuava a percepire le unghie di Minatsuki che lentamente penetravano nelle pelle bagnata della sua schiena nuda. I muscoli continuavano a contorcersi, la sua testa era pesante e sembrava che non riuscisse più a respirare.
''Allora... avrai il dolore che ti meriti''.

 

 

''S-Sarà meglio che io vada, Senji-sama, grazie ma adesso non posso più restare... Yō-kun, vieni con me!''. Ganta prese per un braccio il biondino e non gli diede il tempo nemmeno di rispondere. Sua sorella, invece, era rimasta lì, e per lui sarebbe 
stato sicuramente meglio così. Perché per quanto fosse egoista e menefreghista era sicuro che se ne sarebbe tornata in camera sua a soffocare nella sua agognata pazzia, senza minimamente pensare a dare una mano nei loro piani.
E mentre i due se ne andavano, Senji, che era rimasto lì con gli altri tre per un paio 
di minuti, osservò distrattamente la ragazzina.
''Cos'hai da guardare, eh?'', provocò lei cacciando fuori la lingua, ornata dal piccolo piercing.
''Cosa stai tentando di fare?! Stai forse cercando di tentarmi?, non posso permetterti di andare in giro con un abbigliamento così misero..., con dei vestiti del genere..., se ci fosse stato un po' di vento, sarebbe stato terribile! Tu, stupida donna, non riesci a capi-''. 
La bocca di Senji si spalancò all'istante, e divenne di scatto cereo: Minatsuki aveva innalzato un sopracciglio, e, continuando a bere il succo di frutta con la cannuccia, iniziò anche ad alzarsi la veste sottile, mostrando le gambe slavate e smilze. L'intimo 
che indossava lasciava decisamente spazio all'immaginazione, e Senji continuava a sprofondare nella sua incredulità.
''Che fai, hai per caso paura di una donna?''.
''Stronza!'', Senji si era avvicinato pericolosamente alla ragazza e l'aveva sbattuta senza troppe cerimonie contro la parete incolore, alzandole le braccia e bloccando in alto i suoi polsi, da sempre legati da piccole catene ossidate. Adesso si trovavano 
faccia a faccia, e lo sguardo minaccioso del Corvo non prometteva nulla di buono. 
Premeva fin troppo sui polsi esili di Minatsuki, la quale, dopo un po', con aria sempre invereconda, aprì la bocca respirando lentamente.
''Provo dolore, se fai così'', nonostante fosse nettamente in svantaggio, non alludeva a voler perdere, e continuava impassibile a non mostrare nessuna emozione sul volto. Senji, ancora corrucciato, le rispose in malo modo:
'
'Ecco, e se non la smetti di provocarmi, te ne farò sentire ancora di più... di dolore!''. L'espressione facciale della Takami, però, cambiò immediatamente: dopo essere rimasta imperterrita per tutto il tempo, iniziò a disegnare sulle labbra un sorriso 
sadico, gli angoli al lato si dilatavano sempre di più, e infine sembrò decisamente essere estasiata.

''Ma a me piace... il dolore!''. E mentre pronunciava quelle parole, iniziò velocemente ad eliminare sempre di più il tratto che distanziava tra le loro labbra. Toccò appena quelle di Senji, cercando quasi di impossessarsi di loro senza volerle lasciare mai 
più. L'uomo sobbalzò; in un primo momento rimase stordito e confuso, ma comunque decise di non divincolarsi, fin quando l'idea del distacco divenne decisamente lontana.  
Non era nemmeno più irato, infatti alla fine decise di chiudere gli occhi e di lasciarsi guidare, così, senza un apparente motivo che lo aveva spinto a non resistere più. In questo modo cominciò a sentire il piercing di Minatsuki che gli provocava brividi 
intensi ogniqualvolta lo sfiorasse con la lingua, e sentiva le sue mani, essendo scese, che percorrevano velocemente la sua schiena e le sue possenti spalle. Percepiva anche le catene fredde a contatto del suo collo, e ciò gli provocava un'insaziabile 
piacere. Allora iniziò a rispondere a tutte quelle carezze violente, passando per prima cosa al vestito della ragazzina che tanto aveva odiato.


''​Pain, without love
Pain, I can't get enough.
Pain, I like it rough...
'cause I'd rather feel pain that nothing at all''



''Fammi scendere'', ordinò Minatsuki, lasciandosi scivolare lungo il suo corpo e staccando le gambe dalla sua vita. Senji obbedì senza fiatare minimamente, e indietreggiò di qualche passo. La ragazza iniziò ad incamminarsi verso la stanza del Corvo e così quest'ultimo la seguì come fosse imbambolato. Appena entrati lei chiuse a chiave la porta, e osservò l'altro distendersi lungo il suo letto. La sua camicia era rimasta per terra nel corridoio, e fra poco anche i pantaloni di Senji, e il suo vestito, sarebbero rimasti per molto tempo ancora per terra. 
Minatsuki, così, si morse un labbro, e poi osservò con aria provocatoria l'uomo. Che questo fosse un amore malsano e perverso, era fin troppo evidente.
E la donna lo 
sapeva molto bene. Ma amava provare quel tipo di dolore, e, quando le si presentava un'occasione del genere, non riusciva e non poteva mai permettersi di rifiutare.
Il Corvo intanto la fissava, mentre portava sul ventre le mani sudate. I suoi muscoli continuavano a contrarsi per la tensione, così mostrando anche alla ragazza un fisico perfetto. Decise infine di togliersi la cintura e facendo scivolare via il resto degli 
indumenti. 
Allora lei incrociò le braccia, leccandosi le labbra pulsanti.

''Minatsuki'', Senji la osservò attentamente mentre cominciava ad avvicinarsi al letto, togliendosi il vestito e mostrando l'intimo di prima. Si distese sopra l'uomo, e iniziò a guardarlo negli occhi.
Il Corvo stava per dire qualcosa, ma la donna lo bloccò subito zittendolo con un dito sopra la sua bocca.
''Senji, non dire nulla, perché adesso non si può più tornare indietro''.
''Cosa vuoi dire?''.
''Se ti lasci guidare, te lo mostrerò''. Finendo il breve ed ansimante discorso, iniziò a baciarlo, carezzando i pettorali nudi e strusciandosi sul suo corpo.I due iniziarono a danzare vorticosamente insieme, ansimando, chiamandosi più volte, senza mai soffermarsi sui ''ti amo'' che lui non poteva pronunciare, soffocandoli ogniqualvolta provasse a dirglielo. Non c'era spazio per l'amore, in quel lento tango di dolore; Minatsuki voleva così.
Perché lui doveva capirlo, che in quel mondo non c'era spazio per amare qualcuno, se non se stessi. 
Ed infine, nel piacere acuto dell'ultimo dei loro gemiti, si abbracciarono fondendosi in una cosa sola, per poi addormentarsi insieme.

 

 

''This life is filled with hurt,
when happiness doesn't work.
Trust me and take my hand,
when the lights go out you will understand...''

 

Lui comunque lo aveva fatto: si era alzato prima di Minatsuki, l'aveva guardata almeno una decina di minuti mentre dormiva, blandendo i suoi corti capelli, sfiorandole il viso niveo. Le aveva detto silenziosamente, più volte, ''ti amo'', perché era grazie a lei se era riuscito davvero, secondo lui, a provare amore e reprimere quell'insulsa rabbia che lo perseguitava ovunque e da sempre.
Non era nelle intenzioni della donna, però, fargli provare sensazioni e convinzioni simili. Perché lei, in quel pazzo mondo, era una semplice pazza che provava piacere solo nel dolore. Infatti arrivare al piacere più intenso comportava provare dolore, ed era proprio per questo che lei aveva trascinato Senji in quel vorticoso mondo parallelo. Così come aveva trascinato tantissimi altri uomini, alludendoli, nutrendoli di finto amore e facendoli risvegliare nell'assoluta crudele realtà. 
Aveva scoperto, col passare degli anni, che il mondo del dolore senza amore era decisamente un rifugio sempre più promettente e sicuro. Per questo aveva cercato in tutti i modi possibili di trascinarci anche gli altri, ma non poteva, perché non tutti potevano capirlo e si sentivano solo presi in giro e feriti.
Per gli altri lei era il carnefice, il resto tutte vittime. Ed era vero, perché provocava dolore a più non posso; lo aveva fatto anche a Yō, suo fratello, e a Ganta, che da subito si era dimostrato nei suoi confronti troppo sdolcinato e pieno di false speranze. 
Invece a lei piaceva nutrirsi della sua disperazione. In quel caso però si era resa conto che non voleva ferirlo, almeno non 
intenzionalmente. E ciononostante, sapeva anche che qualcuno ci avrebbe dovuto rimettere, sempre.
Minatsuki lo aveva imparato che tutti l'avrebbero vista come un mostro, anche se, doveva ammetterlo, aveva visto Senji come suo possibile simile: perché lo sapeva, che un giorno avrebbe trovato qualcuno che avrebbe potuto condividere il suo dolore 
senza amore insieme.
Ed invece, in quel caso, lui non poteva per niente essere idoneo. In fondo era un uomo forte, privo di emozioni, con un passato ed un futuro altrettanto anonimo. Mai si sarebbe aspettata che fosse così debole di cuore, fin troppo vitale di emozioni.
Lei non aveva niente, ma il dolore era meglio del niente. E lui? Cos'aveva di così speciale da rigettare il dolore?
Perché lui, Yō, Ganta, Shiro... loro non avevano niente, eppure... perché sorridevano ancora? Perché piangevano? Perché si adiravano? Perché provavano dei sentimenti? Perché non accettavano il dolore come aveva fatto lei da quando quella puttana della madre l'aveva lasciata nel bel mezzo di un terremoto? Le loro vite li avevano solo donato il desiderio di morte, e il fatto che ancora combattessero per un mondo in decadenza per lei era così assurdo.
E fu anche per questo, che la mattina seguente, non trovando Senji a letto, se ne era andata senza nemmeno degnarsi di andare a cercarlo. Se ne andò senza una parola, muta, così come i suoi piedi che sfioravano ad ogni passo il pavimento freddo e cupo.
Il Corvo, che si era alzato per andarsi a fare una doccia, e non trovandola al suo ritorno in camera non capì mai quel comportamento, e provò fin da subito un infinito dolore.

 

 

 ''I know 
that you're wounded.
You know

that I'm here to save you.
You know
I'm always here for you!
I know
that you'll thank me later!''

 

Per un po' ci aveva creduto. Qualcosa di diverso era accaduto. In quella lenta monotonia agognata. E invece il mondo gli era
crollato addosso, contro ogni sua 
aspettativa.
Non si era reso conto c'erano troppe probabilità che sarebbe finita così, anche perché, in fondo, proprio da una come lei c'era d'aspettarselo. C'era da aspettarselo, da una donna bipolare, così malvagia e perversa. Questo, infatti, continuava ad infastidirlo. Perché lui, comunque, aveva creduto di amarla, quando aveva cominciato a provare tutte quelle fottute sensazioni.
Ad un certo punto si accasciò a terra, mentre osservava ancora il letto disfatto, la porta chiusa della sua stanza, e mentre osservava il suo volto riflesso nel pavimento lucido e bianco. Era tornato da poco nella camera, aspettandosi di trovare la portatrice del suo nuovo  amore. Che invece, se ne era andata. Aveva capito che lei avrebbe continuato ad andare avanti come se non fosse successo niente.
Loro due, niente. 
Quella notte, niente. 
Le provocazioni, niente. 
Le speranze, niente. 
Il suo fuoco acceso, niente. Niente di più. Senji, allora, racchiuso in se stesso, unì le mani formando dei pugni. Era distante dal colpire il petto, ma quel suo gesto, che sembrava che stesse proprio per conficcare  dentro alle sue carni un coltello, faceva 
male più della realtà. I nervi erano a fior di pelle, le gote erano rosse, le lacrime trasparenti e roventi. 
Provava un dolore immenso.
Nel frattempo, nell'altra stanza, Minatsuki realizzò di sentirsi decisamente rinata. Non era delusa, né perduta, anzi, era soddisfatta.
Si portò una mano verso il petto, lì dove un coltello, nel suo passato, l'aveva colpita spesso in modo violento, e provò un insolito dolore. Perché non aveva ottenuto mai niente, nella sua vita. Mai niente. Solo dolore. 
Ma il dolore, a volte, strappato da dosso alle persone che apparentemente credono di amare, è meglio del niente.
Così si leccò le labbra con quel piercing che provocava piacere e dolore allo stesso tempo a molta gente.
E nonostante non avesse mai visto la felicità in azione, sorrise: provava un piacere immenso.

 

 

 

 

 

 

Haney's corner:

Ma buooonsalve a tutti!

So che siamo quattro gatti precisi sul fandom di Deadman wonderland, e la mia coppia è decisamente impossibile, ma ho avuto davvero tanta ispirazione per questa one-shot (non ho contato le parole esatte, ma ad occhio e croce ho stimato che siano più di 500 parole e quindi per forza la devo considerare one-shot), grazie soprattutto alla canzone dei Three Days Grace, Pain.

So che non dovrei avvisarvi a fine storia, però sarebbe nettamente più significativa questa fanfiction se voi ci metteste come sottofondo proprio la canzone che mi ha ispirata; spero vada in sintonia, perché è proprio quello che ho cercato di fare, traendone anche parti del testo inglese ed estraendo una sua frase per il titolo.

Vi ringrazio di essere arrivati fin qui a leggere questo pandemonio decisamente confuso, e vi ringrazio per il vostro tempo passato a leggerla.

Hasta la viiiista, people!

-Haney (:

 

 


 

   
 
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