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Autore: LucindaJ    31/08/2013    2 recensioni
Il mio nome è Katerina. Katerina Amy Salvatore.
Ma mi faccio chiamare semplicemente Kat. E' molto meglio. Ho deciso di raccontare la mia vita che vorrei dimenticare, ma è impossibile.. così, al posto di tenermi tutto dentro, la scrivo.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio nome è Katerina. Katerina Amy Salvatore. Ma mi faccio chiamare semplicemente Kat. E' molto meglio. Ho deciso di raccontare la mia vita che vorrei dimenticare, ma è impossibile.. così, al posto di tenermi tutto dentro, la scrivo. Ho 17 anni... Da circa...mmh 20 anni?! Ho perso il conto.
Questo perchè sono un vampiro. Si, sono un mostro. Forse è stato questo a spingermi a scrivere questa storia.

Ricominciamo dal principio...






Mia madre è la mia ragione di vita. Voglio continuare a vivere solo PER lei. Ci è sempre stata per me e io ci sarò sempre per lei.
Vi spiego perchè sono stata trasformata proprio da lei, visto che i vampiri non possono procreare, ovviamente. Lei è stata trasformata dopo avermi partorita.  Aveva perso moltissimo sangue e quindi stava per morire.
Suo fratello (adottivo) è un vampiro e quindi l'ha trasformata per salvarle la vita... Io sono venuta a conoscenza di tutto ciò quando avevo solo 11 anni. Mia madre ha fatto di tutto per farmi vivere una vita NORMALE, da umana ...
All'inizio ho avuto paura. Ma poi ho compreso e ho accettato questa situazione. Forse non completamente, visto che ero solo una ragazzina.



Ho chiesto a mia madre di trasformarmi, solo a 17 anni, perchè avevo paura. Paura di perderla. E non so perchè me ne sono resa conto solo in quel momento. Io, sono nata in una piccola cittadina della Georgia. La prima cosa che da all'occhio di me (a detta degli altri), anche con un solo sguardo, sono i miei enormi occhi azzurri. Forse, l'unica cosa che accetto di me stessa. Capelli castano chiaro, alta circa 1.73,fisico slanciato. Segni particolari: 2 tatuaggi. Un fiore di loto sulla scapola sinistra e il segno dell'infinito sul polso sinistro.
Ho vissuto sempre con mia madre, dato che mio padre ci ha abbandonate quando ha scoperto che mia madre era incinta.Sono cresciuta con l'odio represso nei confronti di quella 'figura paterna' che non c'è mai stata. Mia madre mi è sempre bastata, ma poi ha conosciuto un uomo che, in seguito, si è stabilito in casa nostra. Così sono riuscita ad acquistare un minimo di fiducia nel genere maschile. Sono molto timida e riservata, fino a diventare scontrosa a volte. Sono molto testarda. Ho difficoltà a far amicizia, ma conoscendomi a fondo potrebbe venir fuori che sono una ragazza dal cuore d'oro. Grazie a mia madre che mi ha sempre spronato a far musica, ora è diventata tutta la mia vita. All'età di 5 anni ho iniziato a suonare il piano.
In seguito, a 12 anni la chitarra e il violino. Ho anche la passione per il canto, ma essendo molto timida, sono restia a cantare davanti a molte persone. All'età di 14 anni iniziai a scrivere canzoni, dove esprimo quei sentimenti e quelle emozioni che non riesco a dire o a dimostrare.




Mi rifugio sempre al parco quando ho bisogno di riflettere o quando vengo presa dai morsi della fame. E' lì che scelgo le mie "prede". Prima li studio, osservo le loro abitudini, cosa fanno, raramente entro nelle loro menti per sapere ciò che passa loro per la testa, non sopporto che la gente si faccia i fatti miei o i fatti degli altri, figurarsi se lo faccio io. Anche se a volte è assai utile questo "superpotere".
Da quando sono stata trasformata continuo a comportarmi come sempre, come un'umana insomma. Mi sono resa conto di ciò che ho perso e ciò mi rende assai pensierosa,nostalgica e malinconica. Di solito le persone non si accorgono quasi mai di me, non si immaginano neanche cosa potrei fare o che farò: nutrirmi del loro sangue.

Non ho mai ucciso nessuno, non ne ho il coraggio, prendo soltanto la quantità necessaria di sangue per sopravvivere. Per questo spesso sono indebolita e i miei poteri non funzionano al meglio. Li soggiogo e li lascio continuare a vivere la loro vita di sempre, dopo che ho finito. Anche se tutto questo può sembrare abbastanza squallido è molto meglio della morte. Non riuscirei a sopportarlo, avere un morto sulla coscienza. Sono troppo emotiva.



Ma una volta mi accadde una cosa assai strana... c'era un ragazzo poco lontano da me, che mi osservava. Si, stava guardando me,poichè mi guardai per un momento alle spalle per vedere se stava guardando qualcuno che era dietro di me.. Ma no, aveva lo sguardo fisso su di me, mi faceva sentire a disagio ma feci finta di nulla e ripresi il libro che avevo posato accanto a me... - Allora non sono l'unica strana sulla terra - mi venne da pensare.
Rialzai di nuovo lo sguardo per vedere se il tizio se ne fosse andato, era ancora lì che guardava.
- Devo andare a parlarle. Non posso rimanere immobilizzato qui a guardarla. A parte che se n'è già accorta. Che figura di merda. -

Ero entrata nella sua mente, anche se riuscivo a cogliere solo qualche sprazzo dei suoi pensieri, ero abbastanza affamata.
Dovevo sapere se era un pericolo o no per me. Intanto ero tornata alla mia lettura, ma ero sempre in stato di allerta.

Si era alzato e si era venuto a sedere accanto a me.
Mm...un umano. Aveva un odore strepitoso. Questa volta la preda era venuta da me. Non avevo fatto nessuno sforzo. Io sentivo ogni minimo movimento o brusio che emetteva, continuando a tenere gli occhi sul libro. Poi non potei farne a meno. Alzai lo sguardo e dissi alquanto scocciata: - Allora? - poi trattenni il fiato. Il suo odore era troppo buono. - Hai degli occhi inquietanti. - Questa fu la sua risposta, che mi fece spalancare gli occhi. - Se è un complimento GRAZIE. Altrimenti, fanculo. - risposi con tranquillità.
- Mi dispiace se sono stato così indisponente. Ma è da molto che ti vedo qui al parco. Sei sempre sola, così oggi ho deciso di venire a farti compagnia. Mi chiamo Peter. E anche a me piace leggere molto. Cosa leggi? -
Gli mostrai la copertina del mio libro 'Ragione e sentimento' con sguardo neutro.
-Katerina, molto piacere. - Anche se lo guardavo un pò stranita, non mi era mai successo che qualcuno venisse a parlare con me.
Mi ero fin troppo abituata alla solitudine, ma quel ragazzo non si abbatteva, continuava a parlarmi e fece anche qualche battuta che mi strappò dei sorrisetti. Restammo a parlare per ore. Di tutto.
Quel ragazzo mi aveva cambiato la giornata.
E fu così che da allora ci incontrammo lì nello stesso posto allo stesso orario...Per giorni. Mesi. Anni.



Grazie Pete.

  
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