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Autore: Lelusc    02/09/2013    1 recensioni
Samanta Leroy,si trasferisce in un nuovo paesino,via dalla città e da tutto quello che la riportava al passato e la intrappolava,o almeno così credeva,ma...
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È l'imbrunire quando dalla stradina di terriccio, si alza una nuvola di polvere. Una macchina decapottabile, rosso fuoco, sta solcando le delicate e incerte stradine di Limaoh, cittadina limitrofa con Poalos entrambi paesini di campagna accostati a ovest dallo spumeggiante mar del pacifico.

Sono seduta sulla mia auto da giorni, sono partita dalla mia città, diretta in questo paesino così isolato per crearmi una nuova vita, quella di prima non andava bene. Con una mano sul volante e nel altra un coloratissimo ventaglio che non faccio che agitare per non darla vinta al caldo soffocante, mi dirigo verso la mia nuova casa, una villetta sicuramente mal ridotta che ho comprato in un sito internet, l’unica chissà perché poco costosa e che ho comprato subito senza neanche vedere le foto, mi basta sapere che ha una sala, una camera da letto e un bagno,non mi serve altro,non che di soldi non ne abbia,anzi mi escono da tutte le parti,ma preferisco tenerli per fare altro e per chi se lo chiede non sono affatto avara.

Fermo la decappottabile davanti ad una villetta. Guardo il foglio con tutti i dati in proposito, mi tolgo gli occhiali da sole e mi sporgo dalla macchina. Forse avrei dovuto guardare le foto sul sito. Metto la capotta alla macchina, prendo le chiavi e scendo. Mi guardo intorno. La villetta è vecchia, se non fatiscente, ma almeno non emana odori sgradevoli, da fuori.  Il giardino è un miscuglio di sterpaglia di piante secche ed erbacce, dovrò metterci le mani, per fortuna non è molto ampio e a quanto mi hanno detto accanto non ho vicini,meglio per me.

Le mura sono scrostate e una volta erano bianche, la stradina di mattoncini, sempre bianchi, è cosparsa di foglie ramoscelli e altri residui che la natura ha mandato per darmi il ben venuto. Solo il cancelletto per entrare in giardino non è arrugginito, meglio di niente. Preparo le chiavi, ma mi sorge un dubbio. Do una spinta alla porticina che si apre faticosamente facendo dei solchi sul terreno con tanto di scricchiolio e rumore per via dello sfregamento. Perché mi dimentico sempre di non soffermarmi all'apparenza?

 M’incammino lungo la stradina di mattoncini verso imponente doppia porta dell’ingresso, di un bel legno scuro, molto vecchio e massiccio,ma ancora in buono stato. Spingo, ma non si apre, ci metto tutto il mio peso e riesco ad aprirla, pesante. Non appena entro un tanfo di chiuso e muffa mi assale, perfetto, un topo squittendo mi passa fra le gambe. Beh immagino che prima che arrivassi fosse casa sua e di tanti suoi simili.

Davanti a me c’è una scala scura, fatta con lo stesso legno della porta, ma qualcosa mi dice che è malandata. Mi guardo intorno, l’atrio ha due archi e la scala che ti sprona a salire di sopra, molto tentatrice. Suppongo che un arco porti al soggiorno e l’altro… beh lo vedrò molto presto, per ora voglio vedere se la mia presunta camera da letto può accogliermi così com'è o devo dormire in soggiorno. Afferro saldamente la ringhiera delle scale e comincio a salire. Quando poso il piede su uno scalino che scricchiola, non faccio una piega, me l’ha spettavo e si, avrei dovuto vedere le immagini…errore mio.

Di sopra c’è un bel venticello, il che mi sprona a guardare in alto. Salve signor buco sul soffitto,se pioverà sarò nei guai. Attraverso il lungo e buio corridoio che mi mette i brividi e davanti a me vedo il mio riflesso che mi fa saltare. Chi è il sadico che mette uno specchio alla fine di un corridoio scuro e lugubre, proprio accanto ad una finestra, vorrei tanto averlo fra le mani… mi dico in un attacco d’ira, ma mi calmo subito e faccio mente locale. Le porte lungo il corridoio sono sei, tre a destra e tre a sinistra, ma non sono certa di voler scoprire che cosa ci sia dietro.

Faccio un sospiro e ritorno indietro. Apro la prima porta a sinistra. È un bagno, spazioso ma sporco e trascurato, per quanto riesco a vedere dalla poca luce del tramonto che filtra fra le finestre rotte. Stanza corrispondente a destra, una camera da letto,mi guardo intorno,beh, non è tanto messa male,a parte il poco mobilio. Guardo le altre quattro stanze. Uno studio, che mi sarà molto utile, un’altra camera da letto,una stanza relax che diventerà una bella palestra,il mio corpo non rimane così com'è da solo e infine una biblioteca ben fornita e in buono stato,credo che chiunque abitasse qui prima, desse molto peso al suo lavoro,visto che le uniche stanze fatte così egregiamente da essere rimaste intatte per tutto questo tempo, sono lo studio e la biblioteca.
Bene, ora che ho visto tutto è meglio andare a vedere il soggiorno e la cucina.

Scese le scale passo l’arco a destra che come da classico, porta a un bel soggiorno ampio con grandi finestre e una doppia portafinestra che porta al giardino. Mi guardo indietro, davvero molto ampio il soggiorno, così potrò metterci anche un biliardino. Avrò amici o colleghi di lavoro, o almeno spero. Sorpasso i miei pacchi sigillati che sono arrivati prima di me e vado verso un altro arco posto sul muro di fronte della sala che conduce a una cucina spaziosa e ben arredata. Il soggiorno è molto ampio e sarà una grande sfida per quanto riguarda la mia paranoia, ma ce la farò, per adesso niente mi è ancora crollato addosso, mi dico divertita poggiando una mano al muro.

All'improvviso qualcosa cade di peso dietro di me e il mio sorriso sparisce, mi giro lentamente, anche se non vorrei e la mia esclamazione fa eco in tutto il soggiorno. “Cavolo, no anche qui!”
  
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