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Autore: EleRigoletto    02/09/2013    2 recensioni
Mi immersi così tanto nei brani,che non mi accorsi nemmeno di un tizio con occhiali, cappuccio e bermuda neri, seduto accanto a me.
Metteva un po’ in soggezione, ma non ci feci troppo caso e mi girai dalla sua parte.
Lo so, non è educato, ma era l’unico modo per capire se era un turista o uno squilibrato.
Decisamente un turista e forse anche uno squilibrato.
Pochi secondi dopo, il ragazzo alzò lo sguardo verso di me e disse:” Cos’ho di così interessante da indurti ad osservarmi?”
Simpatico il tipo.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: David Desrosiers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN GRANDE INCONTRO.
Stavo passeggiando per le strade di Milano, tutti i negozi avevano i vetri oscurati con un grosso cartello: “Chiusi per ferie.”
Allora mi limitai a pensare.
‘Tutti in vacanza? Possibile che a Giugno tutti siano via? L’unica scema sono io che sono rimasta a casa?
Già, i miei amici sono andati via ai concerti dei Paramore, Sum 41 e dei Green Day, date imperdibili.’
Scacciai quei pensieri dalla mente e presi il primo bus che mi capitò davanti, il numero 46.
Salii, comprai il biglietto, il “Single” e mi sedetti nel primo posto, notando che eravamo solo io e una coppia di anziani.
Bello!
Visto che il tratto per tornare a casa distava più di un’oretta, presi le cuffiette e accesi il mio Ipod.
Mi immersi così tanto nei brani che non mi accorsi nemmeno di un tizio con occhiali, cappuccio e bermuda neri, seduto accanto a me.
Metteva un po’ in soggezione, ma non ci feci troppo caso e mi girai dalla sua parte.
Lo so, non è educato, ma era l’unico modo per capire se era un turista o uno squilibrato.
Decisamente un turista e forse anche uno squilibrato.
Pochi secondi dopo, il ragazzo alzò lo sguardo verso di me e disse:” Cos’ho di così interessante da indurti ad osservarmi?”
Simpatico il tipo.
Feci una piccola smorfia che doveva assomigliare ad un sorriso e tolsi una cuffietta.
“Scusa se ti ho sciupato, ma la verità è che così tutto incappucciato e con gli occhialoni non passi inosservato.”
Scosse la testa e sorrise.
“Ti faccio notare che siamo solo noi due.”
Mi girai e notai che la coppietta di prima non c’era più, forse era scesa quando mi ero distratta.
“Ho sentito che hai uno strano accento, da dove vieni?” Chiesi un po’ intimorita.
“Sono canadese.”
“Adoro il Canada!”
“Io mi chiamo David e tu sei …?”
“Elena.” Risposi di getto.
Si guardò intorno prima di togliersi gli occhiali scuri e il cappuccio.
‘O mio Dio!
David Desrosiers era a Milano, nel mio stesso bus e ci stavo parlando!’
Iniziai a sentirmi in colpa per averlo trattato così.
Mi guardò e sorrise.
“Non parli più?” Chiese.
Ad un tratto mi fermai a guardarlo bene: I capelli  neri arruffati ai lati, gli occhi brillanti alla luce del sole pomeridiano, la felpa scura slacciata, i bermuda lunghi fino al polpaccio e le Vans.
“Cavolo, il signor Desrosiers è qui ed io non l’ho riconosciuto?
Sto perdendo colpi!”
Cercai di essere sarcastica, ma la verità è che quando ti trovi il tuo idolo davanti mentre sembri una deficiente, non è il massimo e non puoi esaltarti perché sembreresti solo una pazza furiosa.
“Ti pregherei di non dirlo a nessuno.
Sono qui per una breve … emh. Vacanza.” Disse, sempre con un sorriso.
“Una vacanza?” Imitai il suo tono vacillante.
“Sì.”
“Gli altri? Oddio, non è che adesso me li ritrovo  dietro o addirittura sul tetto del bus.”
Ci pensai seriamente.
“Mi dispiace per te, ma ci sono solo io.
I ragazzi mi hanno spedito a Milano per un incontro urgente con una fotografa italiana che dovevamo già contattare e, visto che mi sono fatto un lungo viaggio, resterò per due giorni.”
Alla faccia dei miei amici che sono dietro ad una fila con un caldo tremendo!
“Certo che sei venuto nel momento meno indicato, sono tutti via.”
Dissi, guardando dal finestrino le strade colme di solitudine, esclusi i piccioni dispettosi.
“Grazie al cielo, così non devo restare in hotel tutto il giorno!”
Giusto, i personaggi famosi devono restare in incognito.
“A proposito, non è che potresti accompagnarmi in un posto tranquillo che conosci?”
‘Oddio, voleva veramente andarci con me?
Beh. Che sciocchezze, non riesce ad orientarsi e gli serve una persona del posto!’
“La prossima fermata: Via Pascoli.”
La voce squillante del pullman mi’ svegliò’ dai miei pensieri.
E’ casa mia!
Mi alzai di fretta e, ricordandomi della domanda, risposi:” Sì, scendiamo qui e poi ti ci porto.”
Si rimise il suo ‘travestimento’ e, senza premura, salutammo e ringraziammo il signore.
Camminammo in un sentiero dietro casa mia, quello che prendevo ogni qualvolta mi sentivo sola.
Ci mettemmo circa dieci minuti ed arrivammo.
Un piccolo parco con salici ed alberelli, un laghetto con i pesciolini ed una panchina sotto un pero.
Anche se c’ero  già stata mille volte, non smettevo di stupirmi per la sua magnificenza.
David si era già seduto e guardò da tutte le angolazioni possibili.
Lo raggiunsi.
Poco dopo, da un momento all’altro, parlò.
“Come hai scoperto questo posto?”
Ci pensai un po’, poi mi decisi.
“La prima volta, circa tre anni fa, mi ci portò il mio migliore amico.
Da quel giorno, non smisi più di andarci.”
“In effetti, è stupendo!”
“Anche se lui si è trasferito da un anno, quando mi manca e mi sento sola, ci ritorno.”
“Mi dispiace, sono una frana con questi argomenti.” Disse lui, colpendosi ripetutamente la testa.
Sorrisi a quella scenetta.
“Grazie per avermi portato, sei stata gentile.”
“Figurati! Così  quando ritornerai a Milano, ci porterai i ragazzi o la tua fidanzata.”
Le guance incominciarono a bruciare.
“Non credo che ci porterò la mia ragazza, perché non ce l’ho.”
“David, ma credevo facessi stragi di cuore!”
Lui si mise a ridere.
“Certo che sono desiderato, ma non ho trovato quella per cui vale la pena rischiare uno scoop.”
Mi guardò e si mise a ridere.
“Cosa c’è?” Chiesi.
“Mi piace parlare con te, sei diversa dalle altre fan.”
“In che senso?” Chiesi.
“Vedi, avendo dei fan si inizia ad interagire con loro.
Solitamente le ragazze non sono propense a scherzare con noi, o meglio, ci sono, ma quasi sempre ci troviamo davanti ragazze insicure e esaltate solo di fare foto con noi e non di parlare e confrontarsi.
Sono felice che non ti metti a chiedere autografi o a svenirmi davanti.”
Rimasi colpita dal suo modo di parlare.
“Grazie, ma non mi scioglierei mai davanti a nessuno, figuriamoci davanti a te.”
“Ah. Sì? “
“Sì, perché non sono una ragazzina arrapata senza nessun briciolo di dignità.
Perché ti adoro.”
“Tutte mi adorano.”
“Spiritoso! Adorano la tua pancetta o il fatto che sei figo.
Poi ci siamo noi, i fan che ti apprezzano solo perché sei tu, persona normale che tiri fuori una carica pazzesca durante i concerti o che improvvisi una canzoncina per i fan.”
Restammo in silenzio e ad un tratto mi sembrò tutto così normale e rilassante.
Guardai l’orologio: 18:30.
Mi ricordai delle commissioni che dovevo ancora sbrigare e, con un gesto spontaneo, mi alzai.
“Io, io ora devo andare.”
Si alzò anche lui.
“Ok, beh. Allora mi ha fatto piacere conoscerti.”
Tirò fuori dalla tasca un pezzetto di carta e me lo porse.
“Non capisco.” Lo guardai.
“Aprilo.”
Feci come mi era stato detto e con mio stupore c’era il suo autografo.
“Hai una penna?” Chiese.
La cercai nella borsa e gliela porsi.
Prese il biglietto e ci aggiunse qualcosa.
“Ecco, ora promettimi che lo leggerai solo quando sarai arrivata a casa.”
Annuii.
‘Certo che quel ragazzo è pieno di mistero!”
“Grazie mille, non dovevi darmi il tuo autografo e mi dispiace andare via così.
Sono orgogliosa di voi.”
Sorrise.
Il suo sorriso era una magia, come quello di Pierre, Seb, Chuck e Jeff.
Erano sorrisi sinceri, solari e caldi.
Incominciai ad incamminarmi, quando sentii chiamare il mio nome.
Mi girai e me lo ritrovai incontro.
“Cosa?” Chiesi.
Lui non disse nulla, non parlò, ma quel che fece mi rimarrà sempre nella memoria.
Con mia sorpresa, mi abbracciò e per qualche minuto restammo stretti.
Quando me ne andai, ringraziandolo ancora di tutto, arrivata sotto casa aprii il bigliettino che modificò al parco.
Sotto la firma c’era scritto:
“Elena, sono stato fortunato ad incontrare una persona fantastica come te.
Spero di incontrarti ancora e …
Ci si vede alla prossima, amica!”
Rimisi il biglietto in tasca e presi le chiavi per aprire il mio appartamento.
Grazie a quel bus, la mia vita cambiò.
 
Ciao a tutti, come state?
Dedico questa storia a coloro che leggeranno e apprezzeranno questa mia ‘cagata’.
Chiedo venia se non è il massimo, ma ci ho pensato due settimane e per due giorni non ho fatto altro che scrivere e cancellare.
Ora vi lascio meditare, un bacione a tutti!
Ah, prima che mi dimentichi, se vi è piaciuta, oppure vi ha fatto schifo, recensite per farmi sapere com’è.
Grazie in anticipo a chi lo farà.
Ele! ;)
 
 
 

 
 
  
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