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Autore: VaVa_95    03/09/2013    7 recensioni
OS ispirata alla canzone "St. James", bonus track del nuovo cd Hail To The King.
Brian si è svegliato di malumore.
Che cosa fanno le rockstar quando sono di malumore?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Synyster Gates, The Rev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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St. James



 
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Brian si era svegliato di malumore.
Beh, lui si svegliava di malumore quasi tutte le mattine, gli dicevano tutti.
Ma quel giorno no, quel giorno era diverso. Si era svegliato con una sensazione di vuoto tale che quasi non riusciva a respirare.
Aveva passato tutta la giornata come se avesse un enorme buco nello stomaco, come se la gente potesse vederlo da parte a parte. Era anche vero che no, forse il buco non era all’altezza dello stomaco, ma al contrario era all’altezza del cuore.
In fondo, quattro anni prima gliel’avevano strappato senza nemmeno avvisarlo. E ne avevano fatto spezzatino, senza alcun particolare problema.
Scosse la testa, stendendosi sul letto di camera sua. Non doveva pensarci, doveva fare assolutamente qualcos’altro. Si guardò intorno: le pareti bianche ricoperte di quadri che piacevano tanto a sua moglie, le tende che non facevano passare la luce che filtrava alla finestra, il parquet perfettamente curato… chissà come, camera sua era un piccolo angolo di mondo perfetto e ordinato. Quello che non era il resto della casa, almeno quel giorno.
Sentì delle voci in salotto e dei piccoli gorgoglii e risatine, tipiche di un bambino di poco più di un anno.
Sospirò.
Quella mattina, senza poi così grande gioia da parte sua, erano arrivati a casa Haner la sorella di sua moglie, Valary, suo marito e il loro figlio, il piccolo River.
Per la prima volta in vita sua, dovette constatare il chitarrista, non era felice di vedere Matt. Quello era uno dei giorni in cui voleva stare da solo e pensare.
Matt era uno dei suoi migliori amici. Si conoscevano da quando erano piccoli, appena ragazzini, e da allora non si erano mai separati. Amici allora, amici per sempre, gli diceva sempre il cantante.
Insieme avevano fatto molta strada. Insieme avevano passato il liceo senza particolari problemi (rendimento scolastico a parte, s’intende), insieme avevano affrontato le prime difficoltà della vita, insieme facevano parte di una band famosa in tutto il mondo, gli Avenged Sevenfold.
Insieme loro due erano tutto e niente allo stesso tempo. Erano semplicemente Matt e Brian.
Ma allora, si ritrovava sempre a pensare, perché il suo amico stava bene e lui no? Perché lui non riusciva a sorridere come tutti gli altri?
Già, perché anche Zacky e Johnny sorridevano, e non capiva perché. Non riusciva a capirlo.
Johnny si era sposato da poco e si stava godendo la perfezione del primo anno di matrimonio, forse era per quello che era sempre allegro. Ma Zacky… Zacky si era divorziato da poco. Forse sorrideva per via della sua nuova ragazza, molto simpatica e riservata, proprio come piaceva a lui.
I suoi amici, le persone che lo capivano e lo amavano più di qualsiasi altra persona al mondo, sapevano come essere felici e lui no.
Perché si, Brian poteva essere tutto, ma felice no.
 
Non aveva motivo, lui, per non essere sereno.
Non un motivo apparente, per lo meno.
Aveva una bella famiglia, una moglie che lo amava, un cognato svitato e un nipote nato da poco.
Aveva una bella carriera, era una rockstar, girava per il mondo.
Aveva fan che lo amavano in ogni situazione.
E allora, si chiedeva sempre, cosa c’era che non andava in lui? Che cosa gli mancava? Era davvero così egoista da non essere felice nonostante avesse tutto?
No, Brian non era egoista, tutti lo sapevano.
Brian era semplicemente rotto, spezzato. Come un vaso antico e delicato andato in frantumi per un movimento brusco.
Perché, nonostante la famiglia, la carriera, i fan, gli amici e chi ne ha più ne metta, a lui era stato tolto davvero tutto.
A lui era stato tolto il bene più prezioso.
A lui era stata tolta la persona più importante della sua vita. Così, senza come né perché, senza se né ma. In uno schiocco di dita, in un battito di ciglia.
Jimmy era andato via.
Il suo Jimmy era andato via e non sarebbe tornato mai più.
L’aveva lasciato solo, l’aveva lasciato a combattere contro un mondo pieno di persone egoiste, orribili.
Solo. Semplicemente solo.
 
Non era sempre stato così, però.
Fino a quattro anni prima, Brian e Jimmy erano un tutt’uno. Erano due facce della stessa medaglia.
Due corpi per un’anima.
Erano… si, erano semplicemente Brian e Jimmy.
Jimmy aveva gli occhi azzurri, i capelli biondi (anche se li tingeva spesso), allegria da vendere e un sorriso contagioso.
Brian aveva gli occhi scuri, i capelli quasi neri, era cupo e triste, forse anche misterioso, e sorrideva poco.
Jimmy e Brian erano completamente gli opposti. Erano così diversi che spesso la gente si stupiva a vedere quanto fossero amici.
Forse perché di fatto non lo erano mai stati.
Loro erano più di amici. Erano… erano sempre stati tante cose insieme, tante cose che lui non sapeva nemmeno quali fossero. Ma che, alla fine di tutto, davano quel duo che sembrava così forte da essere addirittura indistruttibile.
Jimmy aveva salvato Brian.
Perché si, Brian era il ragazzino misterioso che a scuola si sedeva sempre in ultima fila e stava sempre zitto, che aveva gli occhi scuri pieni di risentimento e di amarezza, che non aveva amici.
Brian aveva salvato Jimmy.
Perché si, Jimmy era il ragazzino sempre allegro che si metteva sempre nei pasticci, con tantissimi amici, con quei grandi occhi azzurri così puri che sembravano un libro aperto, pieni di allegria e voglia di vivere.
A Brian serviva un pizzico di tutta quell’allegria, purezza, amore, gioia.
A Jimmy serviva una piccola parte di amarezza e risentimento, di preoccupazione, di paura.
Semplicemente, a Brian serviva Jimmy come a Jimmy serviva Brian.
 
Brian guardò la sveglia sul comodino, rendendosi conto che erano quasi le sette di sera e che presto qualcuno lo avrebbe chiamato per la cena. Si fece attento, notando che in casa erano arrivate altre persone, probabilmente Zacky e Johnny. O addirittura Arin.
Probabilmente Matt aveva dato un colpo di telefono a tutti loro perché si, il chitarrista era chiuso in camera da tutto il pomeriggio e non aveva certo intenzione di uscire.
Chiuse gli occhi, percorrendo il filo dei ricordi, andando indietro nel tempo quando tutto era perfetto per davvero, quando lui era felice nonostante sapesse che il mondo era un posto orribile, era cattivo.
Già.
Il mondo era meno orribile però quando vicino a lui c’era Jimmy. E no, non c’era più.
Sparito.
Andato.
Per sempre.
Aveva già passato il suo “periodo critico”, come lo avevano chiamato i suoi amici. Quando non voleva alzarsi dal letto, quando a stento riusciva ad aprire gli occhi. Quando la forza vitale sembrava essere scivolata via, come se avesse lasciato ogni piccolo muscolo del suo corpo.
Era riuscito a tirarsi su e di questo lui ne era orgoglioso. Era riuscito ad alzarsi in piedi, era riuscito a trovare ancora quel pizzico di felicità per tirare avanti.
Aveva trovato una ragione. Aveva capito che se non doveva vivere per lui doveva vivere per chi gli voleva bene. Doveva vivere per Matt, per Zacky, per Johnny. Doveva vivere per loro che un’altra perdita non l’avrebbero potuta sopportare.
Perché si, quando Brian smetteva di essere egoista (anche se continuavano a ripetergli che non lo era, lui non era d’accordo però), capiva che Jimmy non l’aveva perso solo lui. Capiva che molte persone sentivano la sua mancanza ogni giorno.
Già, Jimmy aveva lasciato un enorme vuoto. Una voragine nel petto che a volte faceva così male che l’unica cosa che poteva fare era sdraiarsi sul letto e tornare indietro. A quando erano ragazzini e si chiudevano nel garage di casa Sullivan a suonare per ore intere, rincorrendo quel sogno di diventare rockstar amate da tutti. A quando andavano a scuola insieme e si cacciavano nei guai per ogni piccola cosa. Alla loro prima esibizione, al contratto discografico.
Inevitabilmente, Brian sorrise. I ricordi erano ancora tutti lì, nella sua testa, intatti. Nessuno avrebbe mai potuto toccarli o rimuoverli da lì. Nella sua testa c’era Jimmy, c’era la sua allegria, la sua spontaneità.
C’era il suo migliore amico. C’era la persona che lo aveva salvato e che in qualche modo avrebbe continuato a farlo.
C’era il suo santo.
Si destò, improvvisamente, mettendosi in posizione seduta. Aveva gli occhi spalancati come ogni volta che aveva un’idea per qualche canzone.
Percorse velocemente il filo conduttore della sua vita, vedendo il suo Jimmy in ogni piccola cosa. Aveva sempre dato per scontato che lui fosse semplicemente Jimmy, per lui.
Ma chi era, per tutti gli altri?
Chi era per i Deathbats? Chi era per chi lo conosceva solo di nome?
Chi era, Jimmy?
Si alzò, come rinvigorito, andando verso la scrivania e cercando un foglio pulito. Prese una penna, la prima che gli capitò a tiro, tolse il tappo e, come per magia, cominciò a scrivere.
Su quel foglio le lettere diventavano parole e queste ultime diventavano frasi. E tutto insieme diventava una storia.
La storia del suo Jimmy.
La storia di un uomo.
Sorrise, un sorriso sincero, di quelli che faceva raramente.
Rilesse l’elaborato e non poté esserne più orgoglioso. Sentiva che Jimmy non era solo su quel foglio. Sentiva che era dentro di lui.
Già, lo sentiva, lo sentiva e basta.
- Matt! – strillò, facendo improvvisamente ammutolire il gruppo di persone che era in salotto – ragazzi! Venite subito qui, devo farvi leggere una cosa.
- Ma io ero così comodo – sentì borbottare Johnny, per poi sentire un rumore di passi frettolosi per il corridoio.
La porta si spalancò, facendo entrare quattro figure che conosceva perfettamente.
- Perfetto siete tutti qui – esclamò, euforico, sventolando il foglio su cui aveva scritto quella che agli occhi degli altri quattro ragazzi sembrava una canzone – questa è St. James. Penso che con un paio di arrangiamenti potrebbe trasformarsi in qualcosa di buono. -
 
This is the story of a man
Who conquered life drink in hand
Ship unmanned

 
Jimmy si ritrovò a pensare che a volte Brian aveva bisogno di una spintarella. Che ne aveva sempre avuto bisogno.
Osservò attentamente quelle cinque persone riunite in una camera da letto osservare entusiasti un foglio di carta, mentre tiravano fuori ogni tipo di idea possibile e immaginabile.
Sorrise.
Sapeva che non importava dove i ragazzi si trovassero, non importava che cosa facessero. Sarebbe sempre rimasto lì per loro.
Jimmy si ritrovò a pensare che, nonostante tutto, salvare Brian ne era valsa la pena.
 
Marked by genius, channelled good
By some a bit misunderstood… 

 
 
 
 
“Jimmy mi diceva sempre due cose: diventerò una rockstar e non supererò i trent’anni. Purtroppo, aveva ragione su entrambe le cose”.






Note dell'autrice:
Si, sono ancora io.
E si, sono tornata ad intasare il fandom con le mie OS, ma che ci posso fare? E' più forte di me... soprattutto ora che non ho ancora la terza (e ultima) long della serie di Save Me... questa volta sarà un sequel, eheh. Okay, la cosa non vi importa, ma era tanto per precisare che NON sono sparita e che tornerò presto con quella benedetta storia, sul serio. Così finalmente metterò la parola "fine" dando un bel quadro completo.
Ma.
Non sono qui per parlare di Save Me.
Sono qui per parlare di questa OS che mi è venuta in mente quando ho sentito che Brian ha scritto St. James tutto da solo. Che novità, penserete voi, dato che intaso la sezione di OS su Brian e Jimmy. Ma... insomma, dovevo farlo. E... e? E non ho più niente da dire, solo ringraziarvi perché se siete arrivati qua senza avere un attacco epilettico o cose del genere vuol dire che forse, FORSE, la storia vi è piaciuta.
Detto ciò, mi ritiro nel mio angolino buoio.

Un grazie particolare a Laura, perché... beh. Mi sopporta. Ed è ancora qui con me nonostante tutto.

Mi farò viva, presto con la long, davvero! In caso, su Twitter sono @SayaEchelon95
Kisses
Vava_95
  
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