Lo sfrigolio delle scariche
elettriche si spense lentamente, echeggiando tra le pietre e i tronchi
distrutti come un mormorio. Pai portò indietro il braccio di scatto, iroso, il
fiato grosso e il viso pallido coperto di polvere e sudore; sbirciò appena con
la coda dell'occhio alla sua sinistra:
« Ohi… Sei ancora vivo? »
Sentì un lamento e
un'imprecazione, seguiti dal rumore del pietrisco che Kisshu smosse alzandosi:
« Vivo sì – mugugnò
massaggiandosi la testa – ma non so quanto sano… La mia spalla sta facendo uno
strano rumore. »
Si udì un altro scoppio sordo e
un forte spostamento d'aria e terra li investì. Kisshu inveì più forte:
« Quell'idiota di Eyn non può
andarci più piano?! »
Berciò coprendosi il viso col
braccio e guardò torvo la grossa fumata nera che si stagliava in lontananza,
contornata dal bagliore rossastro di un incendio. Taruto, a poca distanza da
loro, fluttuava a mezz'aria respirando con affanno:
« Accidenti…! – tossì rauco –
Questo fumo è soffocante…! »
Sentirono un urlo di rabbia e
videro una figura venire scagliata nella loro direzione, andando ad incastrarsi in un enorme tronco
semicarbonizzato.
« Eyner! »
Taruto gli corse incontro,
reggendosi un poco il braccio destro da cui gocciolava un rivoletto di sangue,
e si sporse nella crepa da cui spuntavano solo un paio di gambe pallide:
« Sei… Sei ancora intero Eyn? »
Kisshu e Pai si avvicinarono,
mentre il ragazzo di nome Eyner si tirava faticosamente a sedere:
« Credo… Di sì, – mormorò – ma
non mi aspettavo riuscissero a girarmi contro la mia stessa tecnica… »
La terra sotto i loro piedi tremò
di colpo; il ruggito del fuoco trapassò l'aria e tutt'attorno il paesaggio
sembrò implodere verso il punto in cui si concentravano le fiamme, dove si
faceva sempre più nitido un piccolo punto di luce tersa e abbagliante: la luce
si alzò lentamente, contrastando il rosso delle vampe col suo colore
abbacinante e facendo stagliare netta contro di esse una sagoma scura, che
rideva rozza e appagata.
« Merda…! »
Per una volta nessuno commentò il
linguaggio di Taruto. I quattro ragazzi si lanciarono come furie verso la
figura, i visi bianchi di terrore.
Non potevano permettere che
fuggisse!
Kisshu sentì l'aria sibilare
quando la fendette coi propri sai e il clangore della lama contro quella
dell'avversario rimanere soffocata da un boato più cupo del fuoco.
« Non intrometterti ulteriormente,
Ikisatashi. – sibilò la figura – Hai già imbrattato abbastanza il Suo nome con
i tuoi comportamenti da blasfemo. »
Kisshu schioccò la lingua con
fare sprezzante.
Rimase immobile col suo
avversario, solo le braccia che sostenevano i sai che tremavano appena. Piantò
le iridi ambrate in quelle celesti del nemico: queste lo trucidarono con rabbia
gelida da dietro il filo di una scure, sfiorate da una frangia color dell'oro;
a quella vista Kisshu digrignò d'istinto i denti, furente.
Com'era possibile che quella
combinazione di colori gli fosse sempre causa di tracimazioni di bile?
« Intromettermi? – sibilò con un
ghignò – A dire il vero pensavo di farti fuori. »
Spezzò la guardia avversaria e si
rilanciò contro di lui nello stesso istante in cui i suoi compagni lo
raggiungevano. Intravide anche i rinforzi nemici, ma gli ignorò: doveva solo
pensare a riprendere la sfera che lui
teneva in mano, all'istante.
Le lame cozzarono e stridettero
nel fracasso dell'incendio e la terra tremò con più forza, come un pavimento
che cede privato delle fondamenta. L'avversario di Kisshu sorrise sardonico:
« È inutile che insistiate. È
destino, ora rimetteremo le cose a posto. »
Per tutta risposta Kisshu lanciò
un urlo feroce e affondò con entrambe le braccia verso l'addome del rivale:
l'arma a destra mancò la carne e la sentì opporre solo la lieve resistenza
della stoffa, quella di sinistra invece impattò contro qualcosa di duro, ma non
si trattava dell'ascia nemica.
La lama s'incastrò nella
superficie liscia della gemma con un impercettibile scricchiolio; entrambi i
contendenti si congelarono sul posto, ammirando la luce emanata dall'oggetto
svanire di colpo, per poi vorticare come nebulosa bruma ed espandersi con
altrettanta velocità.
« Ops. »
L'aria e le fiamme si spensero facilmente
nemmeno fossero appartenute ad un fiammifero, e perfino il rumore delle vampate
e delle scosse scomparvero.
E poi tutto conflagrò di nuovo.
Una luce insostenibile esplose
avvolgendo tutti loro e una violenta pressione schiacciò i resti della
vegetazione e li sbalzò lontano dalla minuscola e luminosissima sfera. Kisshu
atterrò con violenza sul terreno nuovamente mosso dal sisma, rotolando per
molti metri nel pietrisco che gli graffiava
ogni centimetro di pelle che riusciva a raggiungere, incapace di capire
dove quell'energia lo stesse spingendo, dove fossero Taruto, Pai e Eyner, dove
fossero i suoi avversari. Riuscì solo a percepire, più che a vedere, la sfera
luminosa spaccarsi del tutto e disperdersi in ogni direzione in scie color
arcobaleno.
Se non avesse rischiato di
riempirsi la bocca di terra, avrebbe tirato giù una serie di parolacce degne di
un portuale.
Era inevitabile.
Le persone con gli occhi azzurri
e i capelli biondi gli portavano proprio male.
Cap.01 – Before stepping toward the crossing
«It's been ages, my little pussycat!»
Ichigo…
Ichigo mi senti?
"…
Chi sei?
Io…
Ti conosco?"
Una
figura famigliare. Alta. Robusta.
Ma
chi era non lo sapeva di preciso: le sembrava di avere un velo di fronte agli
occhi, o di guardare attraverso delle lenti appannate.
Era
sicura, però, di conoscere quella voce.
Calda.
Rassicurante.
Gentile.
"Tu…"
Quanto tempo,
piccola mia.
"Chi
sei?"
Le
parve sorridesse con un po' di malinconia.
Ascoltami,
Ichigo.
Ho poco tempo!
Ascoltami
attentamente…
Lei
voleva protestare. Dire che non avrebbe obbedito a nessuno senza un valido
motivo.
Ma
la sua voce…
Era
così famigliare e confortante. Ed era profondamente preoccupata, piegata
dall'urgenza.
Era
vero.
Doveva
ascoltare con attenzione.
Annuì
appena e il campanellino al suo collo trillò argentino.
Dovrai essere
forte, Ichigo.
Non scappare
dalla sfida, anche se ti sembrerà difficile.
"Sfida?
Quale sfida?
Ormai
non devo più combattere nulla…!"
Dovrai.
Dovrai, mia
piccola Ichigo.
Ma non aver
paura, tu te la caverai.
Ricorda questo.
Qualunque cosa ti diranno, qualunque cosa vedrai…
Io non sono lui.
E non sono Lui.
"Chi?
Chi
non sei?"
Lui
fece cenno di non interromperlo e insisté con più veemenza.
Affrontali, Ichigo!
Lo
vide muovere alcuni passi verso di lei.
Anche
da così vicino non era in grado di vederlo bene, sembrava avvolto da un'intensa
fonte di luce che ne sfocava i contorni.
Lui
la guardò qualche secondo. Le poggiò con delicatezza una mano sulla spalla e le
posò un bacio sulla fronte, facendola rabbrividire.
Aveva
delle labbra morbide, ma gelide come il ghiaccio.
O
il fondo dell'oceano…
Buio
e profondo…
Dove
aveva già provato quella sensazione?
"Tu…"
Spero di riuscire
a rivederti.
Di
colpo scomparve, quasi fosse stato di fumo.
Attorno
a lei tutto prese a scurirsi e apparve un'immagine ben definita, seppur
incomprensibile.
Una
piccola sfera di luce iridescente si sollevò in aria a decine di metri da lei,
in alto, sempre più in alto; brillò, vibrò e pulsò, quindi si scisse in gocce
che schizzarono in tutte le direzioni.
Lei
voleva capire cosa stesse succedendo, dove stessero andando quelle piccole
lacrime lucenti, ma la luce era troppo forte, tutto stava diventando bianco…
Quando la sua mano si abbatté
sopra la sveglia, la scagliò sul pavimento, dove la poveretta rovinò con un
secco rumore di plastica.
« Ichigo, tesoro! – la voce di
Sakura, da dietro la porta, parve esasperata – Potresti evitare di fracassare
un'altra sveglia? Ora alzati, farai tardi! »
La rossa mosse ancora il braccio
che spuntava dalle coperte agitandolo a mo' di banderuola, e grugnendo fece
capolino dalla sua tana, i capelli che si diramavano spettinati in tutte le
direzioni possibili.
Si fregò gli occhi cisposi
guardando fuori dalla finestra, un sole luminoso e il cinguettio degli
uccellini che annunciavano un'altra bella giornata primaverile.
Si sentiva stordita, le era parso
di aver parlato con qualcuno… Qualcosa di importante…
Si passò una mano nella frangetta
e sbadigliò, probabilmente si era trattato solo di un sogno.
Un
sogno…
Però ricordava la piccola e
splendente luce che si era spezzata di fronte ai suoi occhi.
Era inevitabile, sapeva
perfettamente cosa fosse.
Ci ripensò più e più volte, mentre
cominciava a lavarsi e vestirsi. Tornata dal bagno lanciò il pigiama sul letto,
indossò la biancheria pulita e si mise in piedi di fronte allo specchio
verticale, pronta ad indossare la divisa; la sua mano reggeva già la gruccia,
quando qualcosa attirò il suo sguardo.
Una voglia rosata, dall'insolita
forma di un cuore con sopra due codine da gatto, le ammiccò dall'interno
coscia. La rossa si corrucciò:
« Perché ho sognato la Mew Aqua?
»
***
« Che cosa?! L'avete sognato
anche voi?! »
Le amiche la guardarono
gravemente, annuendo. Ichigo non replicò limitandosi a fissarle a bocca
spalancata.
In quei tre anni aveva perso
l'abitudine alle stranezze.
Ormai da tempo la squadra MewMew
aveva smesso di combattere gli alieni, e sebbene lei e le sue amiche non avessero
mai perso i poteri – come confermavano le loro voglie e come, almeno ogni
quindici giorni, la rossa non dimenticava di far scordare a Ryou, inveendogli
contro – non avevano più dovuto affrontare combattimenti o pericoli mortali di
alcun genere.
Le cose avevano preso una
tranquilla, banale e tanto desiderata piega di quiete: il liceo, la
quotidianità con la sua famiglia, Masaya; perfino quel lavoretto part-time al
Caffè, ormai divenuto per l'appunto soltanto un part-time, era continuato, ma
nulla più di questo.
Ichigo scosse la testa con
veemenza, facendo oscillare pericolosamente la sua crestina da cameriera:
« Insomma! – protestò miagolando
– Ho cominciato il secondo anno solo qualche settimana fa, non posso occuparmi
di altri problemi! »
« Ichigo, smettila di fare
l'isterica, non sappiamo ancora se sia un problema. »
La rossa trucidò la mewbird con
un'occhiataccia, a cui lei rispose con un'espressione di rassegnata
superiorità.
Anche dopo tre anni l'amica
riusciva a mandare Ichigo in bestia proprio come il primo giorno.
« E se invece fosse un grande, grandissimo problema?! »
La mora la ignorò, aggiustandosi
dietro l'orecchio un ciuffo sfuggito allo chignon morbido in cui da qualche
tempo legava i capelli, diventato troppo lunghi per le sue due solite crocchie.
« Magari è solo una coincidenza.
»
Tentò di blandirla Retasu, seppur
con poca convinzione. Ichigo le rivolse un mezzo sorriso, la dolcezza di quella
ragazza era una delle poche cose che le impediva di dare in escandescenze.
« Forse abbiamo mangiato pesante?
»
Ridacchiò Purin, ma la faccia
delle altre non sembrò una propensione per dare credito a quella stupidaggine;
sbuffarono in coro, anche se ormai la biondina era cresciuta abbastanza da
arrivare alla loro altezza era rimasta la stessa discola un po' ingenua e,
spesso, tutto ciò era stressante.
« Ma cosa stai dicendo? »
« Purin… »
« Io non credo alle coincidenze,
comunque. »
Fu la nota lapidaria di Zakuro.
Le altre quattro si sporsero verso lo schermo del portatile poggiato sul
tavolo, voltandolo per vedere meglio la mewwolf: questa se ne stava seduta
dall'altro lato del monitor, un'elegante stanza d'albergo alle sue spalle,
tenendo il gomito puntellato su un tavolino e nascondendo il viso dietro la
mano con fare pensieroso.
« Ormai ho imparato che certe
cose non sono accidenti casuali. – continuò severa – E se si tratta di alieni,
poteri e soprattutto, Mew Aqua, ancora meno. »
« Ma per quale ragione avremmo
dovuto sognare la Mew Aqua? E per giunta tutte e cinque! – rincarò Ichigo allarmata
– Sulla Terra non ce n'è più neppure una goccia, e quella che Kisshu e gli
altri si sono portati via… Chissà a quante centinaia di anni luce si trova! »
« Forse abbiamo sognato la Mew
Aqua, ma in realtà voleva dire qualcos'altro? »
Nessuna rispose a Minto, la cui
frase fu coperta da grugniti pensierosi.
« … Forse dovremmo parlarne con
Shirogane-san e Akasaka-san… »
« … Non so Retasu – fece Ichigo
mordicchiandosi il labbro – del resto se fosse comparso qualcosa di strano ce
l'avrebbero detto… Tirare in ballo la questione… »
« Hai paura si scopra qualcosa di
inquietante, o semplicemente non vuoi immischiarti in un eventuale nuovo
problema? »
Sibilò Minto. Ichigo le berciò
contro, coda e orecchie che spuntavano di colpo da sotto la gonna e tra i
capelli:
« Scusi tanto, sa, miss
"vita-noiosa", io sarei contenta di starmene tranquilla! »
« Punto primo, la mia era una
domanda serissima, non avresti bisogno di arrabbiarti in questo modo se non
avessi la coda di paglia. – puntualizzò – Secondo, la mia vita va benissimo così.
»
« Insomma, ora piantatela! »
« Retasu onee-chan ha ragione. –
rincarò Purin – E tornando al discorso principale… Se preferite lasciar perdere
secondo me si può anche fare: come ha detto Ichigo onee-chan, se stesse
succedendo qualcosa Shirogane onii-chan e Akasaka onii-chan ce lo avrebbero
detto sicuramente, quindi per il momento possiamo accantonare la questione. »
Le ragazze si guardarono qualche
istante senza risponderle. Dopo un po' Zakuro sospirò:
« D'accordo. Se preferite così,
per il momento lasciamo stare, ma teniamo tutte gli occhi aperti, intese? »
Tutte annuirono.
« A proposito! – Minto cambiò
espressione e sorridendo radiosa si accostò allo schermo – Onee-sama, quando
torni dall'America? »
« Partirò tra qualche ora. –
sorrise la mora – Arriverò domani in giornata. Quindi ho preferito chiamarvi
prima. »
Fece loro l'occhiolino e
s'interruppe, chiamata da una voce perentoria che le parlava inglese; lei
rispose con la sua solita pacatezza e il suo accento perfetto, quindi
sospirando riguardò lo schermo:
« Devo andare ora. Finchè potrò
terrò acceso il cellulare, per qualunque cosa teniamoci in contatto. »
« A presto, Zakuro-san! »
Lei sorrise alla rossa e spense
il computer. Le ragazze fissarono ancora un po' lo schermo su cui ormai
appariva solo la finestra vuota della chat room e si guardarono, ora più
tranquille.
« Beh, domani sarà qui anche
Zakuro-san. – sorrise Retasu – perché non ci concentriamo sul lavoro e ne
riparliamo domani? »
Le altre annuirono più convinte.
Il campanello del locale trillò, segno che qualcuno aveva aperto la porta, e
mentre Purin portava via il pc le altre diedero il benvenuto ai clienti, dando
il via ad un nuovo pomeriggio lavorativo.
Ma sì, non valeva la pena
preoccuparti.
Era stato solo un sogno.
***
« Reta-chan, che c'è? Sei ancora
nel mondo dei sogni? »
« Eh? »
La ragazza sbattè un paio di
volte la palpebre, guardando confusa la sua interlocutrice.
« È da due minuti che te ne stai
lì impalata! – protestò l'altra – Cosa c'è, hai una lettera d'amore
nell'armadietto? »
Retasu, che teneva ancora le
scarpe in mano, la guardò allibita e arrossì di botto:
« Ma che stai dicendo?! – pigolò,
facendo a cambio con le scarpe da interno – Che stupidaggine! Stavo solo
pensando…! »
Ridacchiò con fare nervoso e
s'infilò le nuove calzature, la compagna che la guardava sospettosa
sistemandosi sovrappensiero i capelli rosso acceso, tagliati a caschetto:
« Sarà… Ma sei rimasta dritta in
piedi con le scarpe a mezz'asta per una vita, credevo ci fosse qualcosa di
interessante. »
E mentre diceva così sbirciò
nell'armadietto dell'amica, sbuffando delusa quando lo scorse effettivamente
vuoto.
« Ayumi-chan, potresti non
sbirciare tra le cose altrui? »
« Uffa! – chiuse lo sportello con
un colpo secco – Mai una novità succosa! »
Retasu non commentò nemmeno e,
sorridendo, si avviò con la compagna verso la propria aula.
Aveva conosciuto Ayumi l'anno
precedente tramite il club di cucito della scuola ed erano diventate presto
amiche. Retasu non ci avrebbe mai neppure sperato: Ayumi era una ragazza forte,
dal carattere esuberante, forse a volte troppo aggressiva e diretta, ma proprio
per questo ammiratissima dalla mewfocena, così timida e passiva; non pensava
nemmeno lontanamente che quelle sue caratteristiche, la mitezza, la
riservatezza, la troppa cortesia, fossero ammirate dalla rossa e che
l'avrebbero spinta a ricevere in qualche modo la sua amicizia.
Retasu ne era felicissima, ancor
più che Ayumi piaceva molto anche al resto delle sue amiche; si trovavano
spesso ad uscire tutte assieme e a scuola avevano formato un bel terzetto con
Ichigo, che frequentava lo stesso liceo.
« Aaah, i maschi di questa scuola
sono proprio ciechi. »
Sbuffò la rossa strappando a
Retasu un sorriso timido.
« Quell'armadietto dovrebbe
essere pieno zeppo di lettere! »
« Ma cosa dici, Ayumi-chan. »
« È vero! – replicò con veemenza –
Sei così carina e dolce! Dovresti ricevere una dichiarazione al giorno! »
« Ayu, stai delirando… »
Mormorò l'altra, scarlatta in
viso. La rossa sospirò a fondo e, cambiando umore con la velocità che la
caratterizzava, fece un sorriso beato prendendo a strusciarsi contro la spalla
di Retasu:
« Del resto, meglio così, che
dover eliminare una stirpe di idioti pronti a ronzarti attorno. »
Si stropicciò per bene contro la
divisa della verde, che si limitò a sorridere in un misto di disagio e
tenerezza; di sicuro, il frequentare Ayumi l'aveva resa un po' meno esitante,
fino a qualche anno prima per un simile atteggiamento da parte di un'amica,
sarebbe entrata nel panico.
« E così tutte le attenzioni e i
dolcetti avanzati ad economia domestica di Reta-chan me li pappo io! –
cantilenò strofinandosi anche contro il suo collo – Mmm, sei troppo brava in
cose come quelle! »
« Eh eh, allora i prossimi dolci
di Pan di Spagna li dividiamo, ok? »
« Sìì! – la strinse per le spalle
– Ah, ma guarda che sorriso! Sei l'emblema della mogliettina! »
« Eh?!? »
« Ti prego, Reta-chan, sposami! »
« A-A-Ayumi-chan, che dici?! »
Quella sorrise di rimando senza
scollarsi di dosso; pensava sul serio quelle cose di Retasu, ma era anche molto
divertente prenderla un po' in giro.
« Sei così carinaaa! – trillò
felice – E poi… »
Con un ghigno malefico le afferrò
il seno con entrambe le mani, strappando all'amica uno strillo di sbigottimento.
« Guarda qui! Ehi, ma è cresciuto
durante le vacanze! Ma come diavolo fai?! – si lamentò – Ho cominciato a
mangiare le stesse cose che mangi tu, ma il mio è rimasto piatto come una
tavola da surf! »
L'altra non rispose, rossa come
un'aragosta e in apparente stato catatonico.
« Ayu, smettila di molestare Retasu!
Le stai facendo venire un colpo. »
Le proteste di Ichigo sortirono
il loro effetto, almeno in parte, e Ayumi sciolse la morsa attorno a Retasu,
abbracciandole un braccio. La verde sorrise tirata alla mewneko, cercando di
ignorare le facce attonite dei compagni di scuola che le fissavano.
Ayumi fece un cenno di saluto
alla rossa e grugnì:
« Dovrò valutare anche il tuo,
sai furbetta? – disse scurendosi in viso – Chissà che avete combinato tu e
Aoyama-kun durante le vacanze primaverili… »
« Innanzitutto non sarebbero
fatti tuoi, ma in ogni caso che ti salta in mente?! »
« Beh, si sa che quando succedono
certe cose – replicò Ayumi con aria
da esperta – le ragazze diventano più belle, sia nel viso che nel corpo. E il
seno va - a - lievi - tar… »
Concluse canticchiando.
« Di che parlate? »
« Di Ichigo-chan e Aoyama-kun che
arrivano in terza base. »
« Cosa?! Ichigo, e ce lo dici
così?!? »
« Io e Masaya-kun non siamo
arrivati proprio da nessuna parte!! – sibilò la ragazza a denti stretti,
riuscendo a trattenere orecchie e coda per non si sa quale forza celeste – Moe!
Miwa! »
La rossa fissò scandalizzata le
sue due amiche di sempre, spuntate alle sue spalle. Sia loro che Ayumi la
guardarono sospettose:
« Yanagida-chan, Honjo-chan, le
credete? »
« Nemmeno un pochino
Kotegawa-chan! »
« Avanti, dicci tutto Ichigo! »
« Ma vi giuro che non è successo
nulla! – strepitò disperata – Davvero! Potete anche controllare, non ho nulla
da nascondere, il mio seno è sempre uguale! »
« Per quanto immagino che a
qualcuno possa interessare il suo sviluppo – tossicchiò una voce, congelandola
sul posto – non credo sia il momento adatto, né il luogo per parlarne. »
La rossa si voltò lentamente,
pallida in viso, e desiderò solo sprofondare:
« P-professore… »
« Anche perché sta per suonare la
campanella, signorina Momomiya. – continuò l'uomo imperterrito, sistemandosi la
cravatta – Vista la sua media di ritardi, non sprecherei l'opportunità di
provare l'ebbrezza di essere al proprio posto, ad inizio lezione. »
Lei chinò la testa colpevole e
bofonchiò un sì; l'uomo superò il
gruppetto e la campanella suonò facendo entrare tutti nelle rispettive aule.
« Giuro! – bofonchiò Ichigo al
culmine della vergona, guardando le amiche che si trattenevano dal ridere –
Giuro che me la pagherete, tutte e tre! »
La rossa s'infilò a testa bassa
in aula seguita da Moe e Miwa, mentre Ayumi e Retasu scivolarono due porte più
giù.
Retasu continuò a sorridere a
disagio mentre Ayu sghignazzava:
« Prendere in giro Ichigo-chan è
quasi cento volte meglio che prendere in giro te! »
« P-prendermi in giro? »
Mormorò Retasu; Ayumi la guardò:
« Ho esagerato? »
« B-beh, no… »
La rassicurò l'altra e la rossa le
sorrise furba:
« Bene. E mi sembra che tu stia meglio.
– ammiccò alla sua faccia confusa – Mi sembravi preoccupata stamattina. »
Retasu la fissò stupita e
sorrise:
« Niente di che. – la rassicurò –
Comunque, ora va molto meglio. Ti ringrazio. »
Ayumi sorrise e andò a sedersi.
La lezione incominciò e Retasu si
mise diligentemente a prendere appunti, sebbene la sua testa scappasse ancora altrove
con una certa facilità.
In effetti stava pensando a
qualcosa quella mattina, una cosa che non aveva smesso di tormentarla dal
giorno precedente, il sogno sulla Mew Aqua.
Aveva una strana sensazione al
riguardo, ma vista la reazione che avevano avuto le altre, aveva preferito
tenerla per sé.
Del resto, probabilmente avevano
ragione loro, si trattava di un sogno e basta.
Ma Zakuro non ne sembrava
convinta, e lei aveva grande fiducia nell'intuito della sua amica.
Non era solo il sogno in sé a
preoccuparla, però, ma anche cosa aveva sognato.
Le altre avevano detto tutte di
aver aperto gli occhi prima di vedere dove fossero dirette le luci; lei,
invece, si era svegliata qualche istante dopo, abbastanza in ritardo per
scorgere una delle scie luminose puntarle dritta contro e dissolversi contro il
suo petto.
Il pensiero non le dava pace,
perché solo lei? Forse era stato un altro caso e si era semplicemente svegliata
con qualche minuto di ritardo?
Però
come coincidenze cominciano ad essere un po' troppe…
Sobbalzò sentendo qualcosa di
leggero colpirle la nuca e vide un foglietto ripiegato caderle sul banco; sopra
c'era scritto "da Ayumi".
Si coprì con l'astuccio e aprì il
foglietto.
Il
pensiero di stamattina… Non c'entrava con Shirogane, vero?
Retasu si mordicchiò il labbro
leggendo, ma poi sorrise con tenerezza, Ayumi era sempre così premurosa nei
suoi confronti.
Prese la penna e rispose subito
sotto, ripassandolo dietro.
No, stai tranquilla. Lo sai,
ormai è andata.
Retasu sapeva bene che a Ryou
piaceva Ichigo; per la verità credeva che lo sapessero tutti, eccezion fatta
proprio per la rossa.
Anche a conoscenza di questo lei,
però, non era stata in grado di trattenere i suoi sentimenti.
Era successo poco prima del
diploma di terza media, un bel pomeriggio soleggiato. Si erano ritrovati da
soli al Caffè, Retasu non sapeva dire se per caso o se perché le amiche si
erano accorte dell'agitazione che aveva da giorni e giorni e avevano intuito
qualcosa; lei aveva aspettato il sedicente momento giusto, ma questo non era
mai arrivato, e alla fine le parole le erano uscite da sole:
« So che tu vuoi bene già ad una
persona! – ricordava la sua voce tremante, le gambe che sembravano pronte a
cedere – Però… Però tu mi piaci. Mi piaci davvero. »
Non sapeva dire dove avesse
trovato la forza di dirlo e restare poi immobile a fissarlo in quei
meravigliosi occhi azzurri. Ryou l'aveva guardata in silenzio e lei aveva
continuato:
« Non potrei… Non potrei starti
vicino? »
La frase si era spenta in un
soffio mentre lei aveva chinato il capo incapace di guardarlo ancora. Ryou non
aveva risposto, ma le aveva accarezzato la testa gentilmente:
« Sai che non posso dirti di sì. –
aveva sussurrato triste – Non sarebbe giusto. »
Le aveva sollevato il viso e le aveva
sfiorato piano la guancia. A Retasu era parso che anche lui fosse teso e
perfino triste:
« Anche io ti voglio molto bene,
ma non è quello che mi stai chiedendo. »
Lei aveva annuito. Capiva, certo
che capiva, ma quella premura nei suoi confronti non faceva che aumentare
l'affetto che provava nei suoi confronti, e allo stesso tempo le spezzava il
cuore.
Non aveva potuto trattenere le
lacrime, che lui aveva asciugato col dolcezza:
« Retasu… »
Lei aveva scosso la testa senza
riuscire a dire altro; aveva pianto in silenzio per minuti interminabili e Ryou
non si era mai allontanato, restandole accanto e confortandola finchè non si
era calmata.
Anche nei giorni successivi era
stato fin troppo dolce e apprensivo con lei; Retasu non se n'era certo stupita,
sapeva bene che dietro la lingua velenosa del biondo si nascondeva una persona
molto gentile. Se n'era innamorata anche per quello.
Ma tutte quelle premure non la
facevano stare che peggio.
Per giorni non aveva fatto che
piangere di nascosto, attenta a non farsi scoprire, e quando le lacrime erano
finite era rimasta solo la tristezza. Aveva tentato di nasconderla, ma era
difficile farla ad Ichigo e alle altre, e tra di loro anche Ayumi.
« Noi siamo amiche, no?! – era
esplosa un giorno tornando dalle attività del club – Quindi devi dividere con
me sia le cose divertenti che i tormenti! »
Alla fine aveva dovuto confessare
tutto e doveva ammettere che, dopo, si era sentita più leggera.
Poco a poco la delusione si era
assopita e, ormai, poteva dire di aver dimenticato il suo primo, deludente vero
amore(*). Certo, Ryou non le era ancora indifferente,
continuava a considerarlo una magnifica persona e – a pensarci arrossiva – un
bel ragazzo, ma era un amico; un amico speciale che sentiva legato da un
profondo affetto da parte di entrambi, ma solo un amico.
Retasu sentì un altro colpetto
alla nuca e aprì di nuovo il messaggino di Ayumi.
Bene.
Sai, ogni tanto diventi malinconica quando ne parliamo, sono sempre
preoccupata.
Sai, sono fatta così.
Lo
so. Ed è mio compito preoccuparmi.
Retasu rise, finendo quasi per
essere beccata dal professore. Si nascose abbassando la testa fino a sfiorare
il quaderno col naso, rossa in viso, e quando ebbe campo libero rispose
all'amica.
Grazie ♥.
Comunque stamattina ero solo un po' addormentata, niente di che.
Le dispiaceva non poter essere
sincera fino in fondo, ma era fuori questione che coinvolgesse Ayumi nelle
MewMew; ancor più che potevano esserci nuovi pericoli all'orizzonte.
Mmm… non starai pensando ad un nuovo ragazzo, vero ^-^?
Retasu arrossì nel giro di un
secondo.
Ma che ti salta in mente ?!
Perché,
scusa? Non sarebbe male ;3!
Beh, non c'è nessuno che mi
piace!
Potresti
guardarti attorno, no?
Non ne ho intenzione, e poi
sono negata per queste cose!
Retasu sospirò, si era proprio
intestardita su quel discorso!
Vorrà
dire che ci guarderà Ayu-chan per te ;)
Ma cosa dici?!
^w^
tanto so bene qual è il genere di Reta-chan! Un bel ragazzo (quello chiunque
;P!), alto e magari più grande ^^. E ovviamente, molto intelligente, a te
piacciono i secchioni xP!
Perfino da dietro Ayumi potè
vedere Retasu diventare bordeaux.
Ci
ho azzeccato, ci ho azzeccato! xD!
Scommetto
che stai già pensando a qualcuno, vero ♥?
Assolutamente no!
E irritata Retasu appallottolò il
foglietto e lo nascose nei più profondi recessi del suo astuccio, ponendo fine
alla questione.
Detestava come Ayumi la
conoscesse così bene, non era giusto! Ed era imbarazzante leggere i propri
gusti messi così, in bella vista su due righe striminzite.
Sono
così… Ovvia?
Sbuffò, ora le ci sarebbe voluta
tutta l'ora per tornare a concentrarsi. Tutta colpa di Ayu e delle sue proposte
sciocche!
Mai le avrebbe detto, però, che
in realtà a qualcuno in realtà aveva pensato.
Sicuramente era più alto di lei,
all'epoca la superava di almeno tutta una testa! E non credeva si fosse
rimpicciolito, con gli anni.
Intelligente? Molto, forse
troppo.
L'età non era in grado di
indovinarla, ma era quasi certa fosse più grande, forse anche per quella sua
compostezza…
Rigidità
è il termine più adatto. Glaciale.
A quel pensiero dovette fermarsi.
Si diede della stupida, perché stava arrossendo.
Perché le veniva in mente
quell'immagine?
Un sorriso. L'unico che gli
avesse mai visto fare.
Un sorriso vero, gentile.
Retasu sentì l'ennesimo
colpettino alla nuca e sbuffò, aprendo con stizza un nuovo bigliettino.
Poi
mi dici il nome, eh?
In tutta risposta anche quel
biglietto finì fagocitato dall'astuccio.
Doveva solo calmarsi, in quel
momento era solo agitata e quindi i pensieri le si stavano confondendo.
Non aveva alcun motivo di pensare
a Pai, non ci aveva mai pensato. Inoltre, ora lui e gli altri si trovavano in
chissà quale punto lontanissimo dello spazio, quindi cosa importava?
Si sforzò di seguire la lezione
e, con suo sommo piacere, presto tutte le sue preoccupazioni furono assorbite
dalle formule di chimica.
Giusto.
Era così che doveva essere la sua
vita.
Calma e noiosa, ma serena.
***
« Quindi, niente? La solita
vacanza calma e noiosa? »
« Sì, la solita vacanza calma e
noiosa! – sbottò Ichigo ormai al limite della sopportazione – Se ora avete
finito di farmi il terzo grado su me e il mio ragazzo, io vorrei passare a
salutarlo prima di andare al lavoro! »
E scappò da Moe e Miwa, che la
salutarono con un'aria per nulla soddisfatta in volto.
Accidenti ad Ayumi!
Per colpa sua era tutta la
giornata che le altre non facevano che tormentarla su lei e Masaya, volendo a
tutti i costi scoprire qualche risvolto piccante della loro relazione, e non
c'era stato santo di far capire loro che non c'era stato proprio alcuno
sviluppo in tal senso.
Non
ci credo! era
stata la frase più gettonata.
La rossa sospirò, credevano forse
che a lei facesse piacere? Eppure era proprio così.
Stavano assieme ormai da più di
tre anni, eppure…
« Ichigo! Sono qui! »
La ragazza sobbalzò e fece un
gran sorriso, scorgendo Masaya in tenuta da kendo salutarla all'uscita della
palestra. Gli corse incontro come un cagnolino, deliziandosi nell'ammirarlo in
divisa: più passava il tempo, più trovava quel ragazzo bellissimo(**)!
« Com'è andata la giornata,
piccola? »
« Ora che ti vedo, benissimo!
Sorrise lei felice; lui ricambiò
radioso, con aria timida:
« A te? Tutto bene? »
« Il solito… Hai il lavoro al
Caffè oggi? »
« Già – bofonchiò lei cupa – Sarò
anche da sola con Minto e Purin… Zakuro-san è ancora in viaggio e Retasu oggi
ha le attività del club. »
« Capisco. – le diede un buffetto
sulla testa, facendola miagolare – Cerca di non innervosirti troppo, ok? »
Lei annuì ridacchiando. Masaya
abbassò la mano e si ritrovarono a fissarsi negli occhi; erano vicinissimi ed
Ichigo credette le stesse per esplodere il cuore:
« Masaya… »
Il moro sorrise, le prese il
mento con due dita e le diede un tenero bacio a fior di labbra, che durò
nemmeno un minuto.
« Ora devo andare. – disse quando
si allontanò, dispiaciuto – Ti chiamo appena finisco, ok? »
Lei annuì, l'aria ancora
trasognata, e lo guardò finchè non scomparve oltre la porta della palestra, poi
si avviò. Non ebbe percorso nemmeno cento metri, che l'entusiasmo per quel
bacio lieve era già svanito, lasciandola col tormento che da tempo
l'attanagliava.
Certo, arrivare in terza base…!
Erano senza dubbio perdutamente
innamorati l'uno dell'altra, Ichigo non aveva dubbi; e Masaya era dolce e
premuroso, non le faceva mai mancare il suo affetto, o le sue attenzioni. Sì,
Ichigo poteva tranquillamente dire di essere molto, molto felice assieme a lui.
Però…
« Possibile che – sbottò tra sé e
sé – non ci sia mai una scossa di passione?! »
Quando avevano preso a frequentarsi
erano ancora abbastanza piccoli da potersi limitare a qualche effusione e a
degli abbracci, ma ormai erano al liceo! E non c'era mai stata una volta, una
sola singola volta, in cui si fossero spinti appena più in là. Nemmeno un bacio
degno di tale nome.
Lei non voleva certo che le
saltasse addosso, ma non negava che le sarebbe piaciuto molto vedere che la
voleva, o che quantomeno lasciasse intuire un minimo di desiderio.
Ichigo da parte sua – anche se a
pensarci si sentiva un po' maniaca – voleva veramente compissero un passo
avanti, ma non sapeva più come fare a farglielo capire, il ragazzo sembrava
impermeabile a qualunque messaggio subliminale, in quel senso.
La rossa sospirò, a fare quei
pensieri si sentiva in colpa. Masaya era praticamente il ragazzo perfetto,
eppure lei trovava di che lamentarsi.
E poi, lamentarsi di cosa? Non
era forse bello avere un fidanzato che non cercava di allungarle le mani sotto
i vestiti, che si preoccupava di ogni sua esigenza e la trattava come una
principessa?
Era fantastico. Almeno a parole.
Ma, e negarlo a sé stessa stava
diventando sempre più difficile, non le bastava solo la dolcezza; voleva
qualcosa in più, serviva qualcosa in più, e non credeva di poterlo nascondere
ancora a lungo.
Soprattutto
da quando…
I suoi pensieri si bloccarono
così come i suoi passi; qualcosa l'aveva attratta, non un suono, ma una sorta
di vibrazione nell'aria che faceva impazzire il suo sesto senso felino.
Attaccato come sempre alla sua cartella, il piccolo Masha si alzò in volo e si ingrandì:
« Ichigo, Ichigo, che
succede piii?
»
« Non lo so… »
Mormorò lei. Gli occhi nocciola
sembravano calamitati verso un punto oltre gli alberi alla sua destra, nel
centro del parco: lì, nell'indefinito azzurro acceso del cielo, l'aria vibrava
come quando fa molto caldo, senza un'apparente ragione.
« … Vieni con me, Masha. »
***
« Che succede Kei? »
« Non lo so – rispose il bruno
allarmato – fammi verificare. »
I sensori dei computer sembravano
impazziti: nel laboratorio era esplosa una cacofonia di bip sincopati, mentre i monitor vibravano disturbati da un curioso
effetto neve.
« Una fonte di energia enorme,
eppure così disorganizzata…! – Keiichiro era sorpreso e spaventato come non lo
era da tempo – Non riesco a capirne la natura… Aspetta! »
Un monitor parve rianimarsi e
mandò un segnale preciso, ormai ben noto a Ryou e Keiichiro. Il biondo
impallidì:
« Non è possibile…! »
« Non ci sono errori. – replicò
Kei con tono grave – Dobbiamo avvisare subito le ragazze! »
Ryou annuì:
« Contatta le altre, io cerco di
rintracciare Zakuro, sperando sia già atterrata. »
***
Ichigo impiegò meno di cinque
minuti a raggiungere la sua meta. Il piccolo Masha continuava a svolazzarle
accanto, pigolando spaventato, ma lei non badò ai suoi richiami acuti.
Di fronte a lei, invisibile se
non da quella posizione, c'era quello che sembrava un gigantesco tunnel di luce
bianca; era impossibile capire se fosse piatto o andasse in profondità,
talmente era luminoso, e Ichigo ebbe l'impressione che nessuno si fosse accorto
della sua presenza.
Forse
riesco a vederlo per il sesto senso che mi da il DNA del Gatto Selvatico?
« Ichigo! Fa paura, Ichigo!
Andiamo via, piii! »
Lei, però, non era spaventata.
Alzò lentamente un braccio e l'allungò
di fronte a sé: voleva toccarlo, voleva toccare quella superfice opalescente,
capire…
« Non te l'hanno insegnato che
non si toccano le cose che non si conoscono? »
La mewneko buttò un urlo mentre
una mano pallida sbucava dal tunnel bianco e le si serrava sul polso;
indietreggiò terrorizzata tirandosi dietro il resto che era attaccato a quella
mano, che in quel momento aveva preso a ridacchiare:
« Sei sempre la solita, Ichigo. »
Lei sgranò gli occhi a quella
voce, guardando la figura di uomo che spuntava galleggiando dal nulla; cascò
quasi per terra dallo stupore, mentre lui si spostava un po' la frangia dei
capelli verde scuro, diventati più lunghi.
« K… Kisshu! »
« Quanto tempo, mia dolce micina!
»
(*) mi rifiuto di considerare il
tipo della biblioteca come un "amore" -.-""! innanzitutto,
perché Retasu piange troppo e non è giusto ç_ç*!
Secondo… Vabbè dai in due giorni Reta s'è già ripresa xP!
(**) uuugh,
che fatica scrivere di cose simili @__@""!!
~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~
Ooh yes, i'm coming back xD!! Sì lo so devo ancora finire GG&ET, ma questa
storia mi è venuta in mente qualche gg fa e mi ha presa molto, così… Ho buttato
giù una tramina veloce ed eccomi ^^!
Kisshu: ma che bello -.-""
Ichigo: tremo per la gioia -.-""…
Ryou: esaltante -_-"!
Cattivi ç_ç"! Kisshu, dai almeno tu sii dalla mia parte! Guarda
che bella noticina c'è nelle info della ficcy ç_ç!
Kisshu *si illumina pericolosamente*: leggo "lime" o
sbaglio?
^w^
Kisshu *ghigno*: autrice maniaca…
Si, ma tu sei contento
^w^!
Ichigo: un secondo, che intenzioni hai?! *voce tremolante di
panico*
mmm… non sono ancora
certa, per il momento lasciamo rating arancione e lime come nota, poi vedremo
se alzare il tiro ^w^+!
Ichigo: un secondo, un secondo, in cosa vuoi coinvolgerci
vecchia maniaca >\< ?!?
Minto: io non voglio saperne niente -\-!
Retasu: m-m-m-ma-a-a c-c-c-he-che… @\\@!
Zakuro: …
Purin: perché siete tutte nervose?
Ragazze: non preoccuparti, tu sei risparmiata, sei piccola
-_-""…
A dire il vero nella
storia ha 14 anni, quindi… Taruto, mi raccomando eh ^w^!
Taruto: che °\°?!
Ragazze: ma che intenzioni hai >\< ?!?
*le ignora* mi
raccomando gente, lasciate tanti tanti tanti commy ^w^! Questa storia mi
da un sacco di buone vibrazioni, spero vi piaccia ^^! E che vi piaccia il mio
nuovo pg, personalmente io lo adoro x3!
Eyner: parli di me per caso ^^"?
*occhioni a cuore* sììì! Eyn-kun, vieni qui! Come sei carinoooo!!
Pai: ma se è comparso per due righe…
Taci, ghiacciolo! Avranno
modo di apprezzarlo nei prossimi capitoli!
Pai: … (meglio non commentare)
*ancora abbarbicata ad
Eyner* ci vediamo presto! Un bacioneeee!!