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Autore: Armelle    03/09/2013    0 recensioni
(vecchia storia revisionata)
E' la vigilia di Natale. Dopo la morte di Yuu, Miku non sa come fare per tirare Rei un po' su col morale, almeno per quel giorno.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Miku scrutava malinconica gli oggetti esposti nelle vetrine addobbate con luci e ghirlande. Ogni sera, dall'inizio del mese, ripeteva speranzosa quell'estenuante ricerca di un regalo perfetto per la sua amica, ma alla fine si ritirava delusa e sconfitta, tornando a casa a mani vuote e con un nodo alla gola.

Una volta arrivata la sua angoscia cresceva nel trovare le luci di casa tutte spente. La cena da lei preparata non era stata toccata e andava freddandosi. Ormai, tutto era freddo e spento in quella casa. Tornando Miku mangiava qualche boccone, rimanendo lei stessa al buio ad osservare l'alternarsi delle luci colorate dell'albero, che sembravano quasi voler trasmettere un po' di gioia nell'infelicità che era piombata tra quelle mura.

Poi saliva silenziosamente le scale e mentre attraversava il corridoio, diretta nella sua stanza, gli occhi si posavano sulla porta sbarrata della sua coinquilina, dalla quale nel silenzio della notte provenivano chiari i suoi singhiozzi. E mentre rimaneva sdraiata sul letto, con gli occhi fissi sul soffitto e Ruri che le dormiva accanto, pensava se mai tutti i suoi sforzi sarebbero serviti per aiutarla.

Miku poteva capire che cosa stava provando, anche lei aveva perduto una persona importante. Quando questo era successo, Rei e Yuu l'avevano accolta nella loro casa e con il loro affetto l'avevano aiutata a tornare alla vita. E nonostante questo, a volte, si sentiva ancora morire. Quando accadeva si buttava sui lavori di casa, confezionava piccoli oggetti che poi donava a Rei, e adornava la sua stanza con sopramobili e oggetti allegri e colorati, mostrandosi spensierata; quello era l'unico modo che conosceva, per salvare sé stessa. Adesso, però, voleva salvare anche Rei.

Eppure, poteva cercare quanto voleva tra le vetrine dei negozi addobbate, che esponevano grandi quantità di oggetti di ogni genere; non era un oggetto che a Rei mancava, a lei mancava solo la presenza di Yuu.

Miku cercava invano di non pensare a questo, che Rei fosse dunque inconsolabile. Non voleva pensarci, perché portava alla luce una prospettiva che non voleva considerare. Pure era certa che l’idea avesse sfiorato almeno una volta la mente della sua amica infelice; poteva esserne certa, che spesso faceva capolino anche nella sua, ma quando accadeva girava la testa dall'altra parte e guardava Rei… Rei aveva bisogno di lei, di qualcuno che le stesse accanto. A parte lei, Rei era sola.

Siccome nessun oggetto le pareva abbastanza, Miku aveva pensato di confezionarle qualcosa con le sue mani, ma alla fine neanche questo le era sembrato sufficiente. Tutte le cose che le aveva regalato finora, le candele profumate di cui le aveva fatto dono, giacevano ancora inutilizzate sul tavolo della sua stanza. Ogni volta che riusciva con una scusa a intrufolarsi nella sua camera per accertarsi che stesse bene, lo sguardo di Miku si posava con amarezza su di esse, al punto che si sentiva soltanto piccola e inutile.

Tra un’indecisione e l’altra, ormai era arrivata la sera della viglia, l’ultima occasione per pensare a qualcosa, che rendesse a Rei un po’ di sollievo. Camminando per strada, Miku si strinse sconsolata nella giacca, per proteggersi dal freddo pungente del calare della sera. Affondò il viso nella sciarpa rossa che le avvolgeva il collo, sentendo la morbidezza della lana come una carezza sul suo viso. Allora chiuse gli occhi, dai quali discese sfuggendo una lacrima, che si spense sulle sue labbra inaridite per il freddo.

Più tardi, quando tornando aprì la porta di casa, le si presentò davanti lo stesso triste scenario a cui era abituata. La casa era tutta avvolta nel buio, solo le luci dell'albero risplendevano sgargianti nell'ombra, come se volessero reclamare la loro festa. Quella sera, però, Miku accese tutte le luci. Armatasi di tutta la volontà che quella figura minuta, ma dal cuore grande, era dotata, si affaccendò ai fornelli. Successivamente tirò fuori gli addobbi per la tavola dallo scantinato; con essi non mancò di conferire colore a ogni angolo, e il risultato che quelle mani fantasiose furono in grado di ottenere fu a dir poco strabiliante.

Infine, Miku contemplò soddisfatta l'esito delle sue fatiche. Adesso quella stanza, che era stata buia e triste, risplendeva finalmente della giusta atmosfera festosa. Per ultimo accese il fuoco e dopo salì su per le scale, ben determinata a convincere Rei a unirsi a lei per i festeggiamenti.

Davanti alla porta della sua camera bussò più volte e la chiamò, ma tutte le volte non le giunse risposta. Miku sentì allora la tristezza assalirla nuovamente, ma non voleva saperne di arrendersi. Alla fine, dunque, aprì la porta senza essere invitata. Si affacciò timida all'interno, nascondendo il proprio sconforto e sforzandosi al meglio di sorridere.

Anche qui le luci erano spente e Rei stava rannicchiata sul letto, al buio. Teneva gli occhi chiusi, ma non dormiva. Tutto il suo viso era inondato di lacrime e i suoi singhiozzi erano leggeri e quasi soffocati, come se avesse pianto troppo a lungo, tanto da esaurire il fiato. Miku, con il cuore straziato per il dolore che le dava la vista dell'amica in quello stato, oltre al pensiero che nessuno dei suoi sforzi avrebbe mai potuto aiutarla, entrò andando a sedersi accanto a lei sul letto. Dopo un po’, timidamente, iniziò ad accarezzarle i capelli.

Rimasero così in silenzio per qualche minuto. Poi Miku iniziò a cantare, una dolce e lenta melodia natalizia. A dire il vero, era stato quasi involontario. Era uno dei suoi molti espedienti, utili a seppellire il suo stesso dolore. Pure stavolta la canzone scelta non poteva non ottenere l’effetto opposto, richiamare quel dolore, invece di allontanarlo.

Si trattava di una di quelle canzoni che lei e suo fratello cantavano sotto l'albero nei giorni della vigilia, tanti anni fa, quando erano piccoli e ancora felici tutti insieme… lei, suo fratello, suo padre e sua madre. E sebbene il cuore le si riempisse di tristezza nel richiamare alla mente quei ricordi, Miku si fece forza, perché il pianto avrebbe interrotto la sua canzone e alimentato la tristezza di Rei, che lei voleva scacciare.

“Sai, Rei” iniziò dunque Miku, solo dopo che la canzone fu terminata “una volta ho letto una storia…”

Una volta, mentre aiutava Rei a riordinare la stanza di Yuu in un periodo in cui era fuori per lavoro, aveva dato per curiosità un'occhiata ai suoi libri. La stanza di Yuu, infatti, era piena di volumi, alcuni molto antichi. Tutti erano ricchi di storia e di mistero, qualcuno addirittura illustrava molte scene orribili, libri su cui era solito svolgere le sue ricerche di lavoro. Fu in quell'occasione, mentre ne sfogliava uno, che il suo sguardo era caduto su una bella leggenda natalizia di qualche paese lontano.

“Colto dal freddo dell'inverno, un piccolo pettirosso rimasto solo se ne stava appollaiato su di un ramo gelato, triste e infreddolito, in attesa della morte. Ma prima che il suo destino potesse compiersi inesorabile, l’uccellino venne accolto in una stalla. Lì si riparavano un uomo e una donna, un bue ed un asinello, che lo riscaldarono con il loro affetto e la loro compagnia, grazia al quale il pettirosso si salvò. E quando nacque il loro bambino, il pettirosso cantò, per ricambiare un po' della gioia che essi li avevano donato…”

Miku fece una pausa, perché si accorse che i singhiozzi di Rei erano cessati. Ascoltava la sua storia con attenzione, avendone colto la somiglianza con la storia dell'amica. Quest'ultima si alzò, andò alla scrivania e prese una scatola di fiammiferi che utilizzò per accendere le candele profumate sul tavolo, quelle che erano rimaste inutilizzate da mesi sin dal giorno in cui gliene aveva fatto dono.

“E quella notte, per proteggere i suoi benefattori dal freddo” continuò tornando ad occupare il suo posto accanto a Rei “mantenne il fuoco acceso per scaldarli agitando le sue piccole e gracili ali con tutte le sue forze. Perché questo era l'unico modo che aveva di dimostrare loro il suo affetto, l'unico modo di sdebitarsi.”

Terminata la storia, entrambe rimasero quiete ad osservare le piccole fiamme delle candele che brillavano nel buio come un raggio di speranza, respirando l'odore gradevole che avevano iniziato a diffondere nella stanza. Poi Rei finalmente accennò un sorriso, che a Miku parve un miracolo natalizio, quindi le tese la mano e l'amica la prese, aiutandola a mettersi seduta.

“Buon Natale, Rei!” esclamò la ragazza sciogliendo la sciarpa intorno al suo collo e avvolgendola intorno a quello di Rei.

“Ti dona il rosso! E' il colore del Natale, dopotutto!” esclamò raggiante, aiutandola a sistemarla intorno al collo.

Rei, piena di riconoscenza, accarezzò la lana soffice e calda. Nel farlo la sua mano incontrò un piccolo rilievo, l’iniziale M dorata ricamata sopra.

“Sei proprio sicura che vuoi darmela? E' tua, dopotutto” si lamentò Rei non volendo privare Miku di un oggetto di sua proprietà, considerando per giunta che non aveva nulla con cui ricambiare.

Miku non volle sentire ragioni. Annuì convinta, dichiarando di averne in quantità, che alla fine Rei accettò con gioia il regalo, scusandosi per non avere nulla con cui ricambiare.

In realtà, Rei non poteva immaginare che non c'era nessuna sciarpa in grado di sostituire quella che ora avvolgeva il suo collo, che Miku con un grande sforzo le aveva ceduto, privandosene lei stessa. Perché quella era la sciarpa che aveva fatto appositamente per suo fratello come dono di Natale, parecchi anni fa, quando lui era stato ancora in vita. L'aveva tenuta con sé per tutto il tempo da quando lui se n'era andato. Soltanto la sua sciarpa rossa aveva ancora addosso il suo profumo, soltanto quella le dava l'illusione che lui le fosse ancora vicino.

Adesso però sapeva che era Rei ad avere bisogno di quel calore e di quell' affetto, che erano stati proprio lei e Yuu a donarle quando ne aveva bisogno. Doveva soltanto a loro, certamente, se ancora era in vita. Loro l’avevano accolta come una sorella, nel momento in cui Miku, dopo la morte di Mafuyu, era rimasta sola al mondo. Perciò, per quanto le costasse separarsene, non c'era nessuno più meritevole di Rei di riceverla. Come aveva sempre protetto lei, ora Mafuyu avrebbe sostenuto un po’ anche la sua amica donandole la sua forza, senza che lei dovesse per forza saperlo.

Miku era tanto simile a quel piccolo pettirosso. Come lui avrebbe fatto tutto quanto in suo potere perché Rei superasse incolume l'inverno del suo cuore. Dovevano sostenersi a vicenda come potevano, rimanendo unite, che forse un giorno, una volta superato l’inverno, sarebbero tornate insieme a guardare la primavera.



 

  
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