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Autore: Virginia Of Asgard    03/09/2013    1 recensioni
1983. Una Rock Star e una misantropa cameriera di un Hotel, che lo odia con tutta se stessa.
L'universo che la odia tanto quanto lei odia la Rock Star, ed un Karma improbabile.
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—Hai fatto… davvero un ottimo… lavoro.— sentii la sua voce bassa, e lenta, interrotta da pause di venti secondi o più, di tanto in tanto. Ci era davvero rimasto, con le dorghe.
—Obbedisco a gli ordini, signore. Buona serata, e spero che il cibo delle cucine non le dispiaccia, arrivederci.— asserii alle sue spalle; non intendeva girarsi. Che maleducato! I miei pregiudizi erano tutti fondati!
Maledetto karma. —Che cos’è questa musica cinese del cazzo?— sbottò prima che potessi andarmene, anche se era rivolto al suo manager. — Veramente è Indian Chillout, mi è stato richiesto qualcosa di orientale signor Todd ed ho pensato solo a quello…— affermai io sicura, prendendo le difese di quel pover’uomo che certamente veniva maltrattato e stordito ad ogni incontro con ‘Ronnie’.
Genere: Commedia, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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[Ornella Muti as Joey Cooper; Russel Brand as Ronnie Todd]

 

Tutto il Karma dell'Universo era contro di me.

Prologue- 



—Ronnie, fermo!— sbottai, spostandogli la mano dal mio seno. Mi guardava sorpreso, gli occhi spalancati di chi conviveva con le allucinazioni. —Eddai Joey, non rovinare tutto adesso!— esclamò fiondandosi sul mio collo, ma lo scaraventai via prepotentemente. —Non sono una stupida groupie, io! Fanculo, Ron! Io non voglio un uomo che stia accanto a me, solo per il sesso! Prima o poi si stancherà, e cercherà un’altra! Io voglio un uomo che sia innamorato di me, oltre che attrato fisicamente! Quindi stammi lontano, signor Rock Star!— Ronnie si portò una mano alla bocca, con delusione. Aveva uno sguardo distaccato, come se si trovasse nel centro di un trip allucinogeno. —Molto bene, tanto nemmeno mi piaci!— disse facendo spallucce, e buttandosi sul suo letto, dalla coperta tigrata. Quant’era pieno di sé! Feci per andarmene, tanto valeva lasciarlo lì, a bruciarsi con ulteriori droghe ed alcolici, ma la sua voce mi bloccò. Fu più quel “No!” urlato, a farmi voltare di scatto.
—No, no, no, no! Ho cambiato idea, piccola! Non ti lascerò così. Sai che quando voglio una cosa io la ottengo, costi quel che costi— scandì alzandosi dal suo letto, ed avvicinandosi lentamente a me. Stava tentando di sedurmi?
—Io mi innamorerò di te, e quando mi sarò innamorato di te, tu ti cederai a me. Accetti? — domandò con un sorriso malizioso, perverso, ponendomi la mano.
Era come se stessi per stipulare un patto con il Diavolo. Che cosa ci avrei guadagnato, da quella “scommessa”? Beh, sicuramente non si sarebbe mai innamorato di me, percui avrei vinto. Ma che cosa avrei perso, nel caso sarebbe riuscito nei suoi intenti? La mia verginità, la mia dignità, la mia integrità mentale. Avrei perso troppe cose. Era ora di mettere le carte in regola!
—E se non ci riesci? E se vinco io, che cosa ci guadagno?— domandai prendendo in mano la situazione.
—Ti farò conoscere gli Ex Beatles! Eccetto Lennon, abbi pazienza—
Il mio cuore da Fan-girl si fermò per un minuto intero, lasciandomi esterrefatta davanti aiu suoi occhi. Deglutii lentamente. Aveva toccato il mio fottuto punto debole! Ora non potevo ritirarmi per nulla al mondo, ne andavano gli idoli di un’intera vita!
—Accetto— dissi poi, stringendogli la mano, senza distogliere i miei occhi dai suoi. Andiamo! Innamorarsi a comando? Sarebbe stata la cosa più difficile al mondo, per un uomo che si era bruciato gli ultimi neuroni rimanenti, tra droghe, allucinogini e chi più ne ha, più ne metta.
 
 
*Tre Settimane e quattro giorni, prima*
 

Capitolo I – Death of Rocket.

Giugno, 1982
 

“Il sex-symbol più desiderato dalle donne Americane, atterrerà ad Hollywood, proprio in questo momento, signore e signori!
 Eccolo, lo vedo! Riprendi da vicino! Pubblico Americano, è lui! Ronnie Todd, ex solista dei Death of Rocket!” Spensi la TV. Non lo sopportavo, quell’idiota pompato di Todd. Si credeva Dio in terra, si presentava con ore – se non giorni – di ritardo, ai concerti, alle interviste, ovunque. Arrivava strafatto e ubriaco, ed iniziava a cantare inventandosi le parole delle canzoni al momento, per via dei cali mnemonici. Si inquadrava le palle, mentre cantava, faceva salire ragazze sul palco, e poi se le portava a letto. Per lui tutto era lecito. A lui tutto era concesso.
Lo odiavo.
Hey!— esclamò Nora seccata, sistemandosi la divisa da cameriera; —Stavo ascoltando!— sbottò piuttosto disturbata dal fatto che avessi spento all’improvviso. Senza volere, mi accorsi di tutti gli sguardi assassini delle mie colleghe, così mi rassegnai, e riaccesi la TV.
—Dio, se è sexy!— esclamò qualcuna; —E poi alloggerà qui, nel nostro Hotel, ma ci credete?—  gidò in preda ad un attacco di euforia, Nora, provocando altri gridolini idioti ed odiosi a sua volta, da parte delle altre cameriere dell’Hotel.
—C’è qualcuna di voi che la pensi come me, qui dentro?!— domandai, piuttosto innervosita. Tutte quelle galline, che si erano già dimenticate dei veri grandi della musica, per abbandonarsi alle palle di quel pervertito che chiamavano il Nuovo Elvis, mi fissarono con dissenso. Ma Perfavore! Il Nuovo Elvis! Nessuno era come Elvis. Nessuno.
—Ci dispiace cara, ma qui tutte pensiamo che quel tizio sia fottutamente sexy!— disse Nora, con fare sognatante, mentre mi metteva un braccio attorno al collo, giusto per farmi arrendere all’evidenza, più velocemente.
Nora era la mia migliore amica, ed inoltre facevamo lo stesso identico, odioso, palloso, lavoro. Ma a volte, soprattutto quando se ne usciva con i Death of Rocket, davvero non riuscivo a sopportarla.
Colpa mia se io ero ancora Old School? Reduce da gli anni sessanta, avevo conservato il mio Attivismo Hippie, ed il mio amore per i Beatles, ancora in vita. Nonostante non fossero più un gruppo da gli anni Settanta, e nonostante un bastardo avesse sparato a John Lennon nell’ottanta, tre anni fa; Non mi ero minimamente fatta abbindolare da questi nuovi gruppi, tutti quanti ‘Sesso, droga e Rock N’ Roll’.
Non che i Beatles fossero dei santi, percarità.
—Diamoci da fare, per pulire questo posto, piuttosto!— esclamai io, ricordando alle altre, che dovevamo ancora cominciare i turni pomeridiani. Non sapevo a che ora, quell’imbecille pompato, sarebbe arrivato da noi in Hotel, ma la certezza che avevo, era che avevo tutto il Karma dell’universo, contro. Il che significava che avrebbero incaricato me, per pulire le stanze dell’idiota.
Mi feci spazio fra le ragazze, per controllare il tabellone degli incarichi. Nora era di servizio al ristorante, quella serata, ed io – controllai facendo scorrerre il dito sul tabellone, alla ricerca del mio nome –, molto casualmente, servivo alla Suite di Lusso, quella sera.
—Lo sapevo!— esclamai, incazzata, mentre mi dirigevo in spogliatoio ad indossare la divisa dell’Hotel –Un vestito dal Taglio Rockabilly anni sessanta, color oro (in onore al nome dell’Hotel) ed un grembiule bianco, con un pizzo gotico – mentre sentivo le altre, lamentarsi e protestare perché l’unica ragazza che odiava quel tizio di Ronnie Todd, aveva ricevuto il compito di occuparsi della sua stanza.
Maledizione, pensai tra me e me, ora mi odieranno tutte, compresa Nora!
—Oh, Joey! Che fortuna, hai avuto!— mi fece sussultare Maja, un’altra fissata per quel tizio. Mi strinsi nelle spalle —Possiamo segretamente fare cambio di turno!— dissi con tutta la natuarlezza possibile, nonostante non fosse permesso in alcun modo, al GoldenMarvel.
—Ma è impossibile, ci cacceranno se lo scoprono!— Sgranò i grandi occhi nocciola, in una smorfia disperata. Scrollai le spalle —Allora toccherà a me, e basta. Al massimo ti chiamo per farmi dare una mano, così, per puro caso, e tu lo potrai salutare —proposi, mentre legavo il grembiule merlettato, alla vita, legando l’altro nastro al collo. —Hai un elastico per capelli?— domandai mentre la ragazza rifletteva sulla mia proposta; —Sì, e accètto volentieri!— disse passandomi il suo elastico. Non persi troppo tempo in assurdi convenevoli del tipo “ma è il tuo, non ti preoccupare ne cerco un altro” eccetera; Raccolsi i miei capelli neri non cotonati, in uno chignon alto, e mi sistemai la montatura degli occhiali con adeguatezza, prima di partire. Sorrisi a Maja, e la salutai, infilandomi quelle odiose scarpette bieanche, con quello scomodissimo ed assurdo tacchetto di cinque centimerti.
Diamine! Eravamo cameriere in un Hotel a Cinque Stelle, rinomato in tutta Hollywood per la popolarità fra le Star Americane in visita; Avevamo più di dieci piani da pulire, e ci consegnavano delle fottute scarpe col tacco? Ma dico, stiamo impazzendo forse? Diamine, non c’era nulla di più scomodo, che spazzare, aspirare, pulire e servire i clienti, con dei stupidi decolté bianchi!
Grazie a Dio esistevano gli ascensori di servizio.
Arrivai a passo svelto dal piano -1 al piano Zero, al piano -1, dove le cameriere e gli inservienti si cambiavano, sistemavano gli orari, e si preparavano al lavoro, non v’era alcun ascensore, per cui significava un piano di scale coi tacchi.
Imprecai mentalmente gradino dopo gradino, sino al piano zero, come potrete immaginare benissimo da soli.
Premetti il bottone, e per mia fortuna le porte si aprirono immediatamente; Salutai le due guardie dell’ascensore, e prenotai per il piano Tredicesimo.
L’attico, dove c’erano le stanze dei padroni dell’Hotel, e le suite di lusso. Al terzo piano, però, Nora entrò nell’ascensore, dirigendosi al quinto piano, probabilmente per ragioni sconosciute.
—Hai promesso a quella schizzata di Maja, che le farai vedere Ronnie, mentre sistemerete la sua stanza.— asserì incrociando le braccia sul petto, mentre corrugava la fronte. Mi fermai un secondo a fissare tutti quei ricci cotonati, e mi chiesi se vi fosse un cervello li sotto. —Andiamo Nò, non fare l’infantile, se mi hanno dato la Suite di Lusso, di quello spaccone, è perché Marion sa che sono l’unica che non cadrebbe ai suoi piedi, essendo che sono repellente alle Rock Star, quindi avrò la sua Suite per tutti il tempo in cui alloggerà qui, potrai venire con me tutte le volte che vorrai! A Maja l’ho promesso solo per avere il suo elastico, visto che io li perdo sempre.— Dissi, prima che Nora potesse scendere dall’alscensore. La vidi sorridere soddisfatta, grazie a Dio, il cervello si era riacceso. —Potevi dirlo prima!— disse salutandomi, prima di fermarsi al quinto piano.
Per il resto arrivai al tredicesimo senza problemi.
Una volta uscita, un uomo bassetto, col riporto, ed una vocetta assurda, si avvicinò in cerca di chiarimenti.
—Lei è la domestica che si occuperà della stanza di Ronnie?— domandò, io annuii senza rispondere verbalmente. —Oh, perfetto, io sono Frank il manager, sa sono arrivato prima di lui, sapendo che è sempre in ritardo. Dunque, mi dia una mano a sistemare la sua astanza come da lui richiesto!— disse consegnandomi un foglio spiegazzato, con una lista scritta da una mano tremante e frettolosa.
—Tante donne, i miei gingilli per scopare, Jack Daniel’s a volontà, alcolici idem… ma che lista è? Oh, ascugamani ed accapatoi leopardati, la coperta del letto tigrata, ma che cazzo?— sbottai mentre leggevo quell’assurda lista dei desideri della Rock Star. Già da questo si capiva quanto fosse demente e senza neuroni attivi. —Mi dispiace, Ronnie è così; Io ho solo riportato testualmente le sue richieste.—
—E, di grazia, dove le trovo… “Tante donne”? Non sono in contatto con i bordelli Hollywoodiani, mi dispiace.—
—Oh, non si preoccupi, cara, dopo il concerto quella stanza si riempirà in ogni caso.—
Che lurido porco, pensai. Anche se si poteva leggere dalla mia espressione contrariata.
 
Andai avanti per più di due ore, a cambiare tutti i teli del letto, sedie e diavni, con le sue maledette tappezzerie animalesche; Addirittura dovetti sistemare noci di cocco, e Sali da bagno indonesiani, lungo la Jacuzzi; Palme africane all’entrata, e un po’ in giro; musica orientale di sottofondo, e due africani all’entrata, vestiti unicamente di garze e collane tradizionali, con in mano foglie di palma da sventolare a caso. Era ridicolo, ma chi diavolo credeva di impressionare con tutte queste cazzate da cavernicolo? Forse rispecchiava il suo ambiente naturale. Feci arrivare per lui un carrello con dei cibi del ristorante, come maiale glassato e puré di cipolle, panini al tonno e curry e tante altre cazzate per soddisfare il suo ego.
Non lo conoscevo di persona, ma il mio odio era davvero troppo, non dovrei sforzarmi così tanto per odiare un tizio che nemmeno conosco, pensai; Magari in realtà è tutt’alrta persona, e la sua è solo una copertura commerciale.
Ma venni smentita nel giro di un secondo, quando le porte si spalancarono, ed entrò lui. Petto nudo, coperto da un cappotto senza maniche di pelliccia d’animale; pantaloni di pelle borchiati, cappello e stivali da cowboy, ed un odiosa smorfia da tonto, strafatto.
I due tizi africani salutarono nella loro lingua natale, ed in altre due lingue strane; Ronnie fece cenno con la mano, e quelli si zittirono.
Mi fissava con la testa inclinata. Dovevo dargli un cazzo di benvenuto, era nelle regole dell’Hotel, magari poi sarebbe stato così bastardo da andare a dirlo alla mia superiore Marion, che mi avrebbe ammonita certamente, percui mi preparai ai convenevoli che non sopportavo.
—Buona sera, signor Todd, spero si troverà ben…— non feci a tempo a finire la frase, che fece lo stesso gesto con la mano, che aveva usato per zittire i due nigeriani.
Ma come cazzo si permetteva, a trattarmi così? Mi morsi il labbro per non infierire, abbassai lo sguardo e feci per uscire da quella ridicola stanza, che mi avevano fatto trasformare a forza.
—Hai fatto… davvero un ottimo… lavoro.— sentii la sua voce bassa, e lenta, interrotta da pause di venti secondi o più, di tanto in tanto. Ci era davvero rimasto, con le dorghe.
—Obbedisco a gli ordini, signore. Buona serata, e spero che il cibo delle cucine non le dispiaccia, arrivederci.— asserii alle sue spalle; non intendeva girarsi. Che maleducato! I miei pregiudizi erano tutti fondati!
Maledetto karma. —Che cos’è questa musica cinese del cazzo?— sbottò prima che potessi andarmene, anche se era rivolto al suo manager. — Veramente è Indian Chillout, mi è stato richiesto qualcosa di orientale signor Todd ed ho pensato solo a quello…— affermai io sicura, prendendo le difese di quel pover’uomo che certamente veniva maltrattato e stordito ad ogni incontro con ‘Ronnie’. Fu allora che si voltò verso di me, con sguardo perso nel vuoto. Posò il suo sguardo sul rigonfiamento del mio seno, pienamente coperto – grazie a Dio – dalla divisa dell’Hotel. Fece una smorfia perversa, poi posò il suo sguardo assente su di me. —Avevo chiesto… quei bravi ragazzi dei Jackson Five – disse bevendo un goccio da una bottiglia di alcolico che teneva in mano – non “Indian Chillout”, che cazzo è “Indian Chillout”? Voglio Michael Jackson. Da bambino.— disse fermandosi ogni tanto per riflettere sul dirsi, dato che il suo cervello funzionava a rallentatore. —Non si preoccupi, avrà il suo Michael Jackson Bambino. — dissi seccata, stringendo i denti, senza incrociare mai quello sguardo vuoto, mi voltai e scomparii.
Chiusi le porte dietro di me, per poi appoggiarmi ad esse, stremata.
—Coglione pompato del cazzo!— esclamai in un sospiro, portandomi una mano sulla fronte. Non mi accorsi nemmeno degli altri bodyguard al difuori della stanza, che se la ridevano sotto i baffi per la mia fuoriuscita meravigliosamente idiota.
—Hem, Scusate…— mi congedai scappando il più in fretta che potevo, verso l’ascensore di servizio.

 
Note dell'Autrice!

Salve a tutti, e scusate l'intrusione.
Spreo tanto che vi ispiri, ciò che sto tentando di dar alla luce :'D Premetto che Russel Brand non si tocca, ed è perfetto nel Ruolo di Ronnie, come presta-volto.
Lo adoro, è folle, rock, schizzato! E poi la bellissima Ornella Muti, orgoglio italico, spero non vi dispiaccia :3
Non so che altro dire... spero che mi cagerete, ecco...


Adios,

Je vis pour elle_

   
 
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