Teatro e Musical > Les Misérables
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Autore: Halina    04/09/2013    4 recensioni
[Les Miserables; AU – Parigi 2013 - College World]
[Enjolras/Grantaire; Marius/Cosette; Courfeyrac/Eponine; altri]
Parigi 2013, un nuovo anno accademico ha inizio e la society de "Les Amis" è pronta ad affrontare nuove crociate e sfidare la nuova riforma dell’istruzione che il governo vuole attuare. Il piccolo café Musain, a pochi isolati dall’università, diventa il quartier generale del club, il rifugio di cuori infranti e il tempio di nuove speranze. E’ tempo di tornare ad avere fiducia, tornare a credere, che se un cambiamento può avere luogo in noi anche il mondo può cambiare. E cambierà.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo – POV vari

Ed eccolo infine, l’ultimissimo aggiornamento. Questa storia ha avuto un numero di lettori a capitolo che non mi sarei mai sognata, e lo dico per avere l’occasione di ringraziare di cuore tutte queste persone che sono passate di qui. Un grazie speciale a chi ha messo la storia tra le seguite o le preferite e, ancora di più, a chi mi ha fedelmente seguito (e pazientemente aspettato) e lasciato una recensione! Davvero, forse potete immaginare quanta gioia provochi ad un autore sapere che c’è qualcuno che legge i suoi deliri, ancora una volta grazie!

Prima di salutarvi e lasciarvi all’epilogo dedico le ultime due parole a Primavere Rouge che ha fatto un po’ da madrina virtuale a questa mia storia, correggendomi e aiutandomi a renderla migliore. Grazie Pri <3

E questo è tutto. Buona lettura e alla prossima!

Halina

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5-6 Giugno, un anno dopo. Nizza, Costa Azzurra, Francia.
 
Ombrelloni e lettini erano di un rosso fuoco che faceva un brusco contrasto con il giallo della sabbia e il blu intenso di cielo e mare, al punto che l’intera spiaggia sembrava essere stata dipinta in colori ad olio.

Marius si spostò un poco, attento a non svegliare Cosette, che pisolava al suo fianco, dividendo con lui lo stretto spazio del lettino. Le fece scorrere addosso uno sguardo colmo d’amore, soffermandosi sul famigliare anellino che le ornava l’anulare sinistro. Marius si era laureato, aveva sostenuto l’esame per diventare avvocato, e aveva iniziato a lavorare come praticante in uno studio legale. Le cose con Cosette procedevano a gonfie vele al punto che, in un impeto incontrollato di entusiasmo, Marius le aveva chiesto di sposarlo. Cosette aveva acconsentito, a patto che aspettassero che lei si laureasse e, nel mentre, i due si godevano la vita da fidanzatini. I genitori di Cosette erano stati così felici che, per portarsi avanti, avevano regalato a Marius un bilocale a metà strada tra casa loro e il suo posto di lavoro, e avevano messo la loro casa in Costa Azzurra a disposizione degli, ormai ex, Les Amis per le vacanze.

“Hei, Pontmercy!” lo apostrofò poco dopo Joly che, nonostante i 40 gradi, aveva addosso calzoncini, maglietta e cappellino “mi presti la crema solare? Ho finito la mia!”

“Per forza, Joly” commentò Bahorel, sdraiato con Leigle al sole: “se continui a cospargerti di protezione 50 da mattina a sera, te ne serve una tanica di crema solare!”

I tre amici, scapoli d’acciaio, erano rimasti a vivere insieme, ed erano anche gli unici, a parte Cosette, ad essere ancora impegnati negli studi. Joly, dopo la prima laurea in medicina, era entrato nella scuola di specializzazione di igiene, Leigle e Bahorel continuavano la loro indolente vita universitaria senza troppi problemi e senza troppi progetti.

Jean, al contrario, era super impegnato, facendo il maestro elementare di giorno e il poeta calato il sole. Li aveva raggiunti quella mattina con Sophie, concluso l’ultimo giorno di scuola, e ora se la dormiva della grossa, spaparanzato al sole, mentre Sophie leggeva.

“Come faccia a dormire con questo casino lo sa solo lui…” commentò divertita la ragazza, gettando un’occhiata al bagnasciuga, da dove veniva un allegro e variegato vociare.

Con l’acqua alla vita, Feully stava cercando di insegnare ad Agata a nuotare dato che per la ragazza, nata e cresciuta in Polonia, quella era la prima vacanza al mare.
Anche tra di loro le cose sembravano andare per il meglio, Feully aveva finalmente imparato il polacco e si era trasferito a Varsavia. Inizialmente la notizia aveva generato un po’ di tristezza negli amici, ma ben presto il trasferimento era diventato il pretesto per tutti per weekend fuori porta a casa di Feully.

A riva, poco distante, Courfeyrac ed Eponine stavano seguendo minuziosamente le istruzioni del pignolissimo geometra Gavroche, che stava dirigendo i lavori di costruzione di un castello di sabbia di proporzioni monumentali. Courf aveva deciso che ne aveva avuto abbastanza degli studi, aveva mollato tutto, iscrivendosi ad un corso per pasticcere e si era trasferito a vivere, e lavorare, con Eponine. Il Musain era rimasto il punto di ritrovo da cui tutti presto o tardi passavano, per un caffè, un aperitivo o una birra il sabato sera, e il loro tavolo nell’angolo, dove grandi progetti e grandi sogni avevano visto la luce, recava giorno e notte il segnalino “Riservato”.

Combeferre stava passeggiando mano nella mano con Martine sul bagnasciuga e si fermò bonario a guardare come procedevano i lavori. Subito dopo la discussione della tesi di laurea aveva invitato la professoressa a cena fuori, e le cose avevano avuto una rapida escalation. La relazione era stata ampiamente presa in giro dagli amici, finché ‘Ferre non aveva avuto un posto da ricercatore in Università e i due erano diventati colleghi, ponendo fine ad ogni possibilità di bonario sfottimento.
Erano infine andati a convivere, dopo che una mattina Combeferre era arrivato in cucina trovando un Grantaire completamente e felicemente nudo che gli aveva sorriso, all’insegna di: “Sto preparando la colazione per Apollo” e il giorno stesso aveva annunciato che si sarebbe trasferito.

Già. Perché Enjolras e Grantaire erano ormai a tutti gli effetti una coppia, e rivaleggiavano con Marius e Cosette in materia di attacchi di diabete provocati al prossimo in un raggio di almeno 15 chilometri da loro.

Un po’ per l’influenza di Monsieur Valjeant, un po’ per una buona parola dell’Ispettore Javert, l’incidente dell’occupazione non aveva avuto un grande eco, i due erano stati rilasciati senza intoppi, con solo un ammonimento a non lasciarsi coinvolgere da altre “bravate”.

Enjolras si era laureato a pieni voti, aveva rifiutato la proposta di rimanere a fare ricerca in università e si era dato alla politica. Mirava all’Eliseo, e nessuno metteva in dubbio che presto o tardi sarebbe riuscito a cambiare il mondo. Nel mentre, a modo suo, continuava la sua crociata per la difesa della libertà, uguaglianza e fraternità.

Non conosceva mezze misure, e dopo i primi ventiquattro anni vissuti in piena asessualità, ora era uno dei più sfegatati attivisti per i diritti degli omosessuali.
Grantaire, da parte sua, si crogiolava nella sua esistenza come compagno di Enjolras. Nient’altro sembrava avere importanza a confronto. Su incitamento di quest’ultimo aveva trovato lavoro come guida in un museo, dove lavorava part-time, per la maggior parte del tempo dipingeva Apolli, dopo che la ex camera di Courfeyrac era stata convertita in atelier.

“Uff, a volte mi viene da pensare che abbia una relazione con il suo cellulare invece che con me!” borbottò scocciato ‘Taire, che arrivava in quel momento con in mano due coni giganti di gelato, guardando Enjolras che passeggiava avanti e indietro poco lontano, telefono all’orecchio e la mano libera che gesticolava vivacemente nell’aria.

“Hei!” lo chiamò a gran voce “Mi sono fatto due chilometri per trovarti una gelateria che ti facesse lo stramaledetto gelato di soia! Vieni qui e dammi un po’ di gratificazione!”

Il biondo gli fece cenno di aspettare un secondo e gli voltò le spalle, continuando il suo nervoso andirivieni e la sua concitata telefonata.

Grantaire mise su un’espressione scocciata e raggiunse Marius sotto l’ombrellone, mettendogli in mano i coni: “Reggi un attimo. E guai a te se assaggi, è il gelato di Apollo!” lo ammonì prima di calcare la spiaggia a lunghi passi, raggiungendo il compagno. Gli arrivò alle spalle e, con un rapido gesto, gli sfilò il telefono, lanciandolo.

Sotto lo sguardo incredulo di Enjolras, il cellulare compì una graziosa parabola, atterrando con un piccolo “plop” a un paio di metri dal castello di sabbia di Gavroche, andando a fondo in pochi secondi.

Enjolras ci mise un attimo a riscuotersi: “Ma sei impazzito? Lo sai con chi ero al telefono?”

“Non con me, e mi sentivo trascurato” fu la candida risposta.

Il biondo alternò lo sguardo allibito tra il compagno e gli amici, piegati in due dalle risate, infine scosse la testa: “Questa me la paghi, R, giuro che me la paghi!”

Grantaire gli piantò gli occhi addosso, passandosi provocante la lingua sulle labbra: “Non vedo l’ora, Apollo. Non vedo l’ora.”
 

Fin.
  
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