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Autore: Tyara Riddle    10/03/2008    1 recensioni
Il seguito di kishimoto high School! questa volta i nostri amati eroi si troveranno alle prese con i loro irrestibili marmocchi ed in seguito con i loro problemi adolescenziali. Ce la faranno a superare questa dura prova? l'emozione continua!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sorpresa
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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KETSU NO SHIPPUUDEN

LEGAMI DI SANGUE

 

PROLOGO.

Toru colpì con violenza il cugino al petto, facendolo volare contro il muro con tale violenza da lasciare il segno sul cemento della recinzione. Hiro sputò un fiotto di sangue prima che il respiro potesse tornare regolare, mozzato da quel terribile colpo.

Hinata scattò in piedi con le mani al petto, negli occhi si leggeva la sua paura, si trattenne dall’urlare. Suo figlio doveva superare quella prova.

 “Ehi sangue marcio, ti arrendi?” chiese sorridendo l’avversario.

“Con chi credi di avere a che fare?” ansimò pulendosi con la mano un rivolo di sangue ad un lato della bocca. Si alzò in piedi barcollando e fissò il cugino dritto negli occhi cerulei e per la prima volta, Toru provò un moto di terrore.

“Io non mi faccio battere da un essere senza cuore come te!” gridò Hiro correndo verso il suo avversario e colpendolo con una tale forza da farlo svenire.

L’arbitro alzò la mano: “Vince lo scontro Hiro Hyuga.”

Il pubblicò scattò in piedi mentre il vincitore correva per tutto il perimetro del campo lanciando baci alle ragazze in tribuna.

Neji nascose il viso tra le mani, imbarazzato dall’atteggiamento dell’erede della casata principale e disgustato dalla bruciante sconfitta del suo primo genito.

“Io me ne vado a casa.” disse rivolto ad Hinata che lo guardava per la prima volta con superiorità.

“A quanto pare quel sangue marcio vale più del tuo.” Aggiunse lei vittoriosa.

L’altro non replicò e lasciò il palco d’onore destinato agli appartenenti del clan.

Hiro raggiunse sua madre, aveva il suo stesso sorriso e i suoi stessi occhi, azzurri come il mare in estate. Provò una fitta intensa al cuore, le gambe le cedettero e cadde in ginocchio.

“Madre, stai bene?” chiese il giovane aiutandola ad alzarsi.

“Sì, non ti preoccupare.” Rispose la donna mentre insieme si dirigevano  verso casa.

La delegazione di Suuna venne accolta dalla segreteria dell’Hokage, Ino sorridendo accompagnò gli ospiti alle loro camere.

Shinji in qualche modo era riuscito ad allontanarsi dal controllo materno ed adesso girava con sguardo annoiato e mani infilate nelle tasche posteriori dei pantaloni, per le strade di Konoha. Chiunque avrebbe riconosciuto in lui il tipico atteggiamento della famiglia paterna. A parte gli occhi acquamarina, eredità dei Sabaku, era il ritratto vivente dell’Hokage all’età di 16 anni. Sua madre per mitigare un po’ quella somiglianza aveva tinto i capelli del figlio di un rosso mogano che comunque non aveva potuto applicare sulle sopracciglia che tradivano la vera natura del colore della sua capigliatura.

Si stese sull’erba fresca, all’ombra di un grande albero ad osservare le nuvole che lentamente passavano sopra di lui. Fu costretto ad ammettere che a Suuna non vi era un cielo tanto limpido. Sospirò tristemente quando una nuvola gli ricordò il viso di Ayame.

“Le ragazze portano solo guai e sono tutte delle seccature!” borbottò levandosi in piedi.

“Parli in questo modo perché non ti ricambia.” Aggiuse all’improvviso Kuro a penzoloni sopra la sua testa.

Shinji scattò in piedi, per poco non gli venne un infarto: “Diavolo ma perché devi sempre fare così?!”

Il rosso sorrise e scese con un balzo dal ramo per sedersi insieme all’amico d’infanzia sull’erba.

“Dovresti lasciare perdere mia sorella, lei ha occhi solo per Sasori.” Non aggiunse –io per te.- Kuro distolse lo sguardo da quel viso che tanto amava.

“Io sono in questa noia di posto perché ha mamma è stato chiesto di fare l’esaminatrice. Non capisco perché abbia insistito per portarmi con sé.”

“Zia Temari ti conosce bene. Non vuole che combini casini in sua assenza come la scorsa estate.” Rise mentre le sue gote pallide assumevano il colore del tramonto.

“Non era certo mia intenzione far crollare il muro della palestra. E far cadere l’enorme cisterna d’acqua che stava nel cortile sopra la sala riunioni dello zio!”

“Certo che quella volta ne abbiamo prese di botte! Le nostre madri erano inferocite e papà …” il rosso smorzò la frase a metà. Shinji detestava parlare del padre, forse, perché non ricordava nemmeno la sua faccia da quando i suoi genitori si erano separati.

“Zio Gaara era furente … per la prima volta su quel viso ho visto una traccia d’emozione.”

“Già mio padre il grande Kazekage ama tutti escluso me.” Borbottò nascondendo il viso tra le ginocchia.

“Adesso non essere esagerato.  Lui …”

“Non cercare giustificazioni che non esistono. Ha un mostro per figlio e si vergogna di questo!”

“Tu non sei un mostro, Kuro.” Replicò serio Shinji.

“Quanto avevo sei anni ho tentato di fare secco, Sasori! Zio Kankuro non mi ha perdonato.” Gridò levandosi in piedi.

“Che peccato.”

“Cosa?”

“Che non sei riuscito ad uccidere quel rompiscatole.”

I due si guardarono per un attimo negli occhi e poi scoppiarono a ridere.

 

“Sei stata veramente brava, Tsugumi.” Disse l’eremita della Volpe.

“Grazie, Naruto-kun.” Replicò arrossendo lievemente.

Il biondo si voltò a guardarla, anche se era una ragazza somigliava al padre e questo non faceva che procurargli un immenso dolore al cuore. Quella piccola gli ricordava il suo più grande fallimento. Non che potesse fargliene una colpa di aver ereditato il fascino e l’abilità innata degli Uchiha. Però, pareva che Rock fosse riuscito ad essere comunque genitore esemplare.

“Torna a casa. tuo padre sarà in pensiero.” Le disse.

“A domani, Sensei!” aggiunse baciandolo su una guancia.

Tsugumi Uchiha aveva il cuore in tumulto, da che ricordasse era sempre stata innamorata del suo Sensei il grande Eremita della Volpe dallo sguardo perennemente triste, ma dal sorriso splendido. Una volta insieme ad altre ragazze era andato a spiarlo mentre si lavava. Muscoli perfetti, su un corpo saldo e snello. Invidiava l’acqua che poteva accarezzarlo e le goccioline impertinenti che seguivano le forme perfette per poi perdersi nelle parti più segrete di lui. Nessuno dei ragazzi della sua età poteva solo paragonarsi a quella perfezione.

“Nana vorrei tanto che si accorgesse di me.” Sospirò.

“Dicono che abbia perso l’amore della sua vita in battaglia.”

“Quanto è romantico, non trovi?” aggiunse in un tono trasognato

“Tu sei tutta matta. Sei la ragazza più carina del villaggio e perdi tempo con un vecchio.”

“Naruto kun non è vecchio.” La rimproverò.

“Mi hanno raccontato che Zia Hinata un tempo fosse cotta di lui.” Ricordò vagamente Nana e proseguì: “Però mio padre mi ha impedito di saperne di più.”

 “Vorrei essere io a fargli dimenticare quel dolore.” Sospirò.

“Una ragazza per bene non dice certe sciocchezze.” Replicò seria Hinata entrando nella camera con un vassoio in mano.

Tsugumi le lanciò uno sguardo d’odio senza saperne il perché, ma non poteva fare a meno di notare che la madre di Hiro era bellissima: fluenti capelli neri ed un fisico asciutto e ben sviluppato. Quanto invidiava quel seno prosperoso!

Il ragazzo entrò in quel momento a torso nudo, per lui abituato ai commenti sarcastici di Nana non era certo un problema sopportare i commenti acidi di quella Uchiha.

C erto che Hiro era cresciuto molto in quei pochi mesi, ed ora il suo fisico era quello di un giovane uomo. Tsugumi arrossì nel rendersi conto di stare fissando quelle  spalle larghe e le braccia toniche.

“Vai a metterti una maglia. Non essere maleducato.” Lo sgridò la madre.

“Subito.” Rispose correndo fuori dalla camera.

“E’ vero che stasera esci con Cheza Inozuka?” chiese Toru quando vide  il cugino sistemarsi il ciuffo scuro davanti allo specchio della camera.

“Sì. La trovo una ragazza veramente carina.”

“Non vorrai provarci, spero!” Toru alzò lievemente il tono di voce, come poteva precederlo ben sapendo quanto gli piacesse?

“Anche se fosse? Non capisco perché tu debba prendertela. Si vede che il sangue marcio ha fascino.” Aggiunse uscendo dalla stanza con il sorriso stampato in faccia.

“Questa è l’ultima volta che mi freghi.” Borbottò chiudendo violentemente la porta.

Fang osservò la sorella, non l’aveva mai vista tanto nervosa per un appuntamento e per di più si trattava del suo migliore amico. Non era nulla di particolare.

“Se ti metti ancora del profumo lo farai soffocare.” Aggiunse iniziando una serie di starnuti provocati dall’aroma che gli pizzicava il naso.

“Dici? Ma poi questo vestito piacerà a Hiro?” chiese incerta.

“Credo che l’unica cosa che noterà è l’odore del piatto di Ramen che l’oste gli preparerà. Nemmeno ti portasse in un ristorante di lusso.” Ironizzò il moro.

“Sei cattivo.” Borbottò lei.

“Inoltre se osasse anche solo sfiorarti, Akamaru gli porterà via il braccio.”  Aggiunse ricordando alla sorella che sicuramente sarebbe andato con loro.

“Al primo appuntamento con il ragazzo dei miei sogni non ho intenzione di andarci con la scorta.”

“Prova a convincere nostro padre.”

“Mamma per favore cerca di farlo capire a papi!” gridò mentre si recava nel soggiorno.

Tenten sorrise, era come tentare di convincere un mulo a spostarsi ed in particolare quando si trattava di sua figlia.

“Scordatelo. Uscirai accompagnata da Akamaru o altrimenti resti a casa.” fu la risposta secca di Kiba alle lamentele.

“Hiro è un bravo ragazzo.” Cercò di ammansirlo Tenten.

“E’ ancora troppo giovane per uscire da sola con un ragazzo!” borbottò osservando di sbieco la figlia.

“Tu sei solo geloso.” Aggiunse la moglie abbracciandolo.

“Quello è il sangue di Kyuubi. Potrebbe essere pericoloso e se le facesse inconsapevolmente del male?”

“Hiro sa dominarsi è un Hyuga infondo.”

“Ma mooooolto in fondo.” Concluse facendo cenno ad Akamaru di seguire la figlia che tentava di uscire senza farsi vedere.

 

 

 

 

  
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