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Autore: Titania    04/09/2013    2 recensioni
[Guida galattica per gli autostoppisti]
[Guida galattica per gli autostoppisti]Giuro, non era mia intenzione scrivere un'erotica :P
Per lo più, ho immaginato l'incontro fra Zaphod e Trillian dopo la festa e come lui l'abbia convinta ad andare via dalla Terra. Ovviamente usando anche mezzucci subdoli.
Ok, se fa schifo ditemelo pure.
" ricordava di aver fatto sesso.
E anche se non se lo fosse ricordato il fatto di essere nuda in una stanza che non era affatto la sua e quello di avere i suoi vestiti sparsi per la suddetta stanza glie l’avrebbe fatto capire"
Genere: Fluff, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tricia McMillian ricordava poco.
Ricordava molto delle sue nozioni di astrofisica che aveva studiato all’università, ricordava il suo nome, ricordava l’indirizzo di casa sua. Ma ricordava poco di quello che era successo la sera prima.
Ricordava di essere andata ad una festa e di aver bevuto vino. Il cerchio alla testa le faceva ricordare i troppi bicchieri che aveva assunto. Ricordava di aver parlato con un tipetto timido con i capelli neri, ma non ricordava bene il suo viso. Niente di particolarmente bello, comunque. Non ricordava di cosa avevano parlato, ma ricordava di aver riso, forse per il troppo vino. Poi ricordava di essere andata via con un altro tipo, un biondino più carino che diceva… che aveva detto? Di venire da un altro pianeta?
La cosa bella era che, nei fumi dell’alcol, gli aveva creduto. Che frase stupida per rimorchiare.
Ah, e ricordava di aver fatto sesso.
 E anche se non se lo fosse ricordato il fatto di essere nuda in una stanza che non era affatto la sua e quello di avere i suoi vestiti sparsi per la suddetta stanza glie l’avrebbe fatto capire.
Non ricordava i dettagli, ma ricordava abbastanza da sommare il tutto con la frase: “ho fatto sesso”: un peso abbastanza leggero sopra di lei, qualcosa di prettamente maschile che le entrava e usciva fra le gambe con un ritmo costante, e ricordava anche di aver avuto un orgasmo notevole.
Il problema in quel momento però era capire dove si trovava, e soprattutto: con chi aveva fatto sesso?
Probabilmente quello con cui era uscita dopo la festa, ma il fatto di ricordare tutto a pezzetti non le dava molta sicurezza.
Si alzò dal letto coprendosi con le lenzuola bianche del letto bianco di quella stanza bianca e andò verso una finestra. La vista la fece un po’ impaurire: era dentro una barca? Perché erano in mezzo al mare? Forse è una casa galleggiante… probabilmente l’avrebbe chiesto al suo partner di quella sera che si stava avvicinando fischiettando. Tricia si girò verso il fischietto per sorridergli.
“Ma buongiorno!” alla vista, la ragazza non sapeva se urlare, ridere, rabbrividire o provare compassione: l’accompagnatore, o meglio “gli accompagnatori”, erano due gemelli siamesi con in comune le parti dal busto in poi, quello a sinistra aveva anche due braccia, uno sopra l’altro. Sì sentì imbarazzata, ma cercò di non darlo a vedere. Oh, cavolo… posso dire di aver fatto una cosa a tre… si accorse che i due gemelli la stavano guardando perplessi
“Ehm… ciao” rispose forzando un sorriso, i gemelli ricambiarono  e si sedettero sul letto “dormito bene?” annuirono entrambi
“Alla grande, e che mi dici di te?”
“Devo… devo solo prendere un caffè e poi starò meglio” riprese a guardare la casa galleggiante che avanzava “non mi avete ancora detto come vi chiamate”
I due gemelli si avvicinarono e si appoggiarono alla parete della stanza, quello a destra lo guardò perplessa “chiamate?”
“Sì… tu e tuo fratello”
“Fratello?” ora Tricia iniziava a capirci poco “non c’è nessun fratello”
“Ma hai due…” i gemelli scoppiarono a ridere con entrambe le teste, mentre la ragazza li guardava con gli occhi sgranati, capendoci sempre di meno
 “davvero credevi che …” un’altra risata “non ci credo!” si calmò e spiegò meglio “non siamo gemelli siamesi: come me ce ne può essere uno solo”
“scusa, ma … non riesco a…”
“due teste, una coscienza. È  una cosa comune nel mio pianeta, lo so che a te sembra strano” la ragazza rimase di stucco: pianeta? Quel tipo a due teste ha davvero detto pianeta? Oh, mio Dio, mi sa che sono andata in coma etilico e sto ancora sognando.  “Cosa c’è, non ci credi?”
“E’ che … credevo che ieri sera tu stessi scherzando…”
“ma per favore” rispose l’alieno “se stavo scherzando come faccio a fare questo?” con il braccio sotto il sinistro schioccò le dita e quella  che Tricia credeva fosse una casa galleggiante si impennò, facendola cadere sul letto e scoprendola, ma lei era troppo stupita per dire qualunque cosa e soprattutto per muoversi e coprirsi. Quella non era una casa galleggiante, e non stavano navigando
“Stiamo… volando” l’uomo si sdraiò vicino a lei appena la nave tornò in orizzontale, iniziando a palparle il seno scoperto
“Ho fatto in modo che restassimo attorno all’atmosfera terrestre, non sei molto lontana da casa” Tricia lo guardò, non sapeva se fidarsi, il buonsenso le diceva di chiedergli di riportarla a casa, ma qualcosa glie lo impediva, forse era l’adrenalina della cosa? Il fatto di parlare con un alieno? O il modo in cui le accarezzava il petto? “Oh, che sbadato, non mi sono ancora presentato!” l’alieno si alzò a sedere “Zaphod Beeblebrox, Presidente della Galassia, al tuo servizio, signorina?”
“Tricia McMillian. Presidente?” chiese lei coprendosi con il lenzuolo avanti, Tricia, non puoi essere attratta sessualmente da un alieno a due teste!
“Esatto, cara, presidente” scese dal letto “tutto quello che succede, politicamente parlando, nella galassia, è affar mio. È un lavoro duro, ma qualcuno deve pur farlo, non trovi?” la ragazza annuì, anche se non sapeva davvero cosa rispondere, a parte chiedergli:
“ma come hai fatto a mimetizzarti fra gli umani in quel modo? Ieri non mi ero proprio accorta che eri… due teste e una coscienza!” a dirlo le veniva da ridere, mentre decise che era ora di rivestirsi e raccolse le sue mutandine da terra.
“Un vecchio trucco” rispose lui “il braccio è bionico, posso togliermelo quando voglio. Per la testa ho usato questo” prese dalla tasca della sua giaccia azzurra quella che sembrava una monetina legata da una catenina “è una particella di nichel e materiale organico di Arturo,  me la metto ad uno dei colli e la testa svanisce” Tricia non si stupì più di tanto, né volle una dimostrazione: l’aveva già avuta la sera prima, e comunque sapeva che era scienza di un altro pianeta, ma comunque scienza. Qualunque esperimento scientifico ben fatto è indistinguibile dalla magia, ha detto una volta Nicolò Copernico. La ragazza si rimise il reggiseno.
“Forse è meglio se ora torno a casa” disse. A quelle parole Zaphod sembrava deluso, le si avvicinò
“Perché mai devi tornare nella tua misera vita da terrestre? Guarda!” e  lei guardò della finestra: quello che vide era uno degli spettacoli più belli che avesse mai visto: la terra era sotto di loro, riusciva a vedere la forma dell’Inghilterra e poteva percepire il pianeta girare su se stesso  lentamente. Zaphod era dietro di lei, le accarezzava la schiena col braccio meccanico e Tricia sentì un brivido posso essere davvero attratta da lui? Sì, aveva due teste, ma erano due bei visi, poi era simpatico, dallo spirito avventuriero… e l’aveva portata lassù, in mezzo a quelle meraviglie…
“Io posso darti le stelle, se le vuoi” le sussurrò all’orecchio “farti vedere pianeti oltre il tuo sistema solare, luoghi che nessuno nella tua terra conosce…” Tricia continuava a guardare fuori, fin da piccola aveva sognato di diventare astronauta, poter toccare le stelle e la luna, per questo aveva preso astrofisica, ed ora lo spazio era davanti a lei. Voleva restare? Certo che voleva restare! Poteva restare? Alcuni ostacoli la fermavano
“ma cosa diranno i miei?”
“puoi dire loro che sei partita per un viaggio… che non sai quando tornerai…” iniziò a baciarle le spalle e le scapole, il respiro di entrambi si fece affannoso. Tricia era eccitata per un motivo in più di Zaphod: la visione dall’alto della Terra. Mischiata a quelle carezze e quei baci (sì, sono davvero attratta da un alieno con due teste) era una combo micidiale.
“Tricia McMillian…” sussurrò lui togliendosi la giacca “non è un nome adatto per un’avventuriera come te… forse è meglio qualcosa di più corto… Trillian”
“Devo fare i bagagli” disse ansimando e appoggiandosi a lui, che aveva intanto messo due mani sotto il suo reggiseno e l’altra dentro le mutande “ho due topolini a casa… non posso lasciarli soli…”
“Andremo a prenderli… andremo a prendere le tue cose… dopo verrai via con me?” lei non voleva nient’altro, e gli lo confermo dandogli un bacio, mentre l’altra testa iniziò baciarle il collo. Sentì il suo seno liberarsi e un rumore di cerniera che si apriva, e lei si bloccò
“aspetta”
“Che c’è?”
“non andiamo al letto. Fammi stare davanti alla finestra” 
   
 
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