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Autore: Miss BloodyFangs    04/09/2013    4 recensioni
Uno Shledon OOC, una coppia un po' anomala, una situazione particolare...
"- Insomma, cosa c’è di male nel voler mantenere una certa distanza nei rapporti interpersonali?- avrei voluto spiegargli che c’era tutto di male, che non era giusto nemmeno nei confronti di quella povera ragazza, ma non avrebbe capito. Dunque spinsi il bicchiere verso di lui e non parlai finché non lo bevve tutto. – vedi, quando una ragazza vuole qualcosa, ed è la tua ragazza, sarebbe giusto dargliela, nei limiti del possibile- tentai. Sheldon mi guardò come se fossi pazza. – per così raggiungere i traguardi delle sue scimmie? No, grazie!- Altro bicchiere. Provai di nuovo. E giuro, fino al sesto bicchiere aveva ancora da ridire."
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Penny, Sheldon Cooper
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Me, Sheldon and some wine

 

Sono sempre stata consapevole di quello che accadeva all’appartamento davanti al mio. Vuoi perché Leonard e Sheldon sono due casinari, vuoi perché non so farmi gli affari miei, ma è sempre stato così.

Ad esempio quando venne la madre di Leonard lui bussò, bevemmo e finimmo quasi a letto.

Poi insinuò che io volessi fare sesso con mio padre e lo cacciai via.

Ad ogni modo, non è di lui che intendo parlare, bensì di Sheldon.

So che sembra strano, insomma, perché Sheldon? È inquietante, preciso, terribilmente pignolo e chi più ne ha più ne metta! E nessuna sarebbe positiva, sia chiaro.

Ma ogni tanto capita di vedere uno spiraglio di uomo, di maschio, di qualcosa di decente insomma.

Parliamone, anziché il solito “tok tok tok – Penny” ripetuto per tre volte e snervante da morire sentii un solo “tok-tok”, quindi lì per lì credetti fosse qualcun altro. Chiunque altro. Trovandomelo davanti spalancai gli occhi – vuoi che richiuda la porta per farti fare il tuo rito satanico del bussare?- gli chiesi, già con la porta mezza chiusa. Sheldon mi bloccò e mise un piede tra lo stipite e la porta con aria decisa. – ferma lì, contadina.- ovviamente le mie illusioni di un suo improvviso trauma che l’avesse portato alla normalità vennero mandate in fumo da quelle tre maledette parole. – ciao, Sheldon, cosa posso fare per te?- chiesi con il mio tipico sorriso ironico stampato sul volto. Mi guardò con aria guardinga. – sarcasmo? – scossi la testa – no, ironia, avanti che c’è?- schioccò le dita mormorando un “accidenti”.

Non imparerà mai, lo so.

Aprii la porta un po’ di più e mi andai a sedere sul divano, facendolo entrare.

Ora, non so se le sue rotelle di troppo avessero deciso di andare ad insinuarsi in chi ne abbia bisogno o cosa, ma dopo quelle tre parole fuori posto il resto della conversazione con lui fu addirittura piacevole.

- Penny, potrei chiederti un paio di cose?- annuii facendogli cenno con la mano di sedersi. – certo, cosa? – dopo essersi seduto e non aver ancora lamentato nulla, oltre a non avermi ammonito per il caos indiscusso in casa, andò dritto al punto – non capisco cos’abbia Amy. Ultimamente si comporta in modo… strano. – aggrottai le sopracciglia e cercai il suo sguardo con gli occhi – cioè?- replicai. “Che l’asessuato dirimpettaio abbia improvvisamente deciso di diventare normale?” mi chiesi giustamente. – non so, comincia ad avanzarmi problemi del tutto inutili, come il fatto che non ci siamo ancora baciati. Non è più quella di una volta.- trattenendomi dall’accasciarmi sul divano raccolsi tutta la mia pazienza e gli presi una mano tra le mie. – tesoro, Amy è una ragazza. Tu sei un ragazzo. Ciò comporta, almeno in una relazione tra individui sani di mente, un contatto. Di un qualsiasi genere.- specificai alla fine. Sheldon sembrava solo più confuso di prima. Mi alzai per prendere una bottiglia di vino e riempii due bicchieri, sperando di farlo addormentare con l’alchol. Okay, in tutto questo voi vi chiederete cosa ci fosse di piacevole, ma non siamo ancora arrivati lì.

- Insomma, cosa c’è di male nel voler mantenere una certa distanza nei rapporti interpersonali?- avrei voluto spiegargli che c’era tutto di male, che non era giusto nemmeno nei confronti di quella povera ragazza, ma non avrebbe capito. Dunque spinsi il bicchiere verso di lui e non parlai finché non lo bevve tutto. – vedi, quando una ragazza vuole qualcosa, ed è la tua ragazza, sarebbe giusto dargliela, nei limiti del possibile- tentai. Sheldon mi guardò come se fossi pazza. – per così raggiungere i traguardi delle sue scimmie? No, grazie!- Altro bicchiere. Provai di nuovo. E giuro, fino al sesto bicchiere aveva ancora da ridire.

Dal settimo in poi la camicia nera - che non so per quale motivo indossava – Gli diede un’aria più sbarazzina, con le maniche tirate scompostamente su fino al gomito. Ammetto che al suo settimo bicchiere io ero al dodicesimo.

- a parer mio dovresti farti allungare un po’ capelli, farti crescere la barba, cose così!- dissi sconnessamente, brindando col tredicesimo bicchiere. – ad Amy farebbe bene vederti, si, ribelle- ridacchiai piano. Sheldon sembrava darmi ragione – Il problema, mia cara Penny, è che sono affetto da un’incredibile quantità di tic, compulsioni, ossessioni che mi impedirebbero di mandare avanti una cosa del genere – rispose lui, scompigliandosi (credo per la prima volta in vita sua) i capelli.

Si, così stava decisamente meglio. – ho capito, ma già con i capelli messi in un’altra maniera mi sembra di non riconoscerti!- replicai io ridendo con una mano davanti alla bocca. Mi rivolse uno sguardo ammiccante e scoppiammo entrambi a ridere.

- E poi insomma, sei così intelligente, sveglio, pieno di iniziativa…!- mi guardò con gli occhi lucidi ed un sorriso folle – lo vuoi sapere un segreto? – annuii sorridendo, lui mi fece cenno con un dito di avvicinarmi ed io lo feci. Sentivo il suo respiro caldo addosso, l’odore di vino su entrambi. – non ho mai baciato una ragazza- sussurrò, come se qualcun altro potesse sentirci nel mio vuoto appartamento.

Il sorriso mi morì sulle labbra, così come le precedenti risate. Lo guardai negli occhi e lui annuì, ancora sorridente. La cosa più giusta da fare sarebbe probabilmente stata quella di sorridere in modo finto e passare al bicchiere numero trentadue, ma continuai a fissarlo in quegli innocenti occhi marroni finché non si avvicinò quasi spontaneamente a me.

Quando fu Howard a farlo gli diedi un pugno. Quando fu Leonard finimmo a letto.

Con Sheldon non avrei potuto prevedere quello che sarebbe accaduto, né quella sera tanto meno nei giorni seguenti.

Non mi scansai quando le sue labbra toccarono le mie, così morbide e vellutate, rimasi di sasso davanti a qualcosa di così inaspettato.

Da lui mi sarei aspettata una serie di chiacchiere su quanto fosse anti igienico o che ne so io, tutto tranne un dolce e casto bacio sulle labbra.

Posai delicatamente le mani sulle sue spalle per non spaventarlo, ma inaspettatamente lui mi strinse i fianchi.

Quasi mi sembrava di sentirlo tremare.

In quel momento sciogliemmo tutto.

Quello strano, dolce, abbraccio… quel momento e quell’atmosfera così insoliti.

Ci guardammo di nuovo e lui arrossì. Si alzò boccheggiante e se ne andò senza dire una parola.

Mi scolai ciò che restava della bottiglia, pronta ad accogliere tutte le conseguenze.

Il litigio con Amy, quello con Leonard, non avere più il saluto e l’anormale amicizia di Sheldon.

E seduta su quel divano piansi per il casino che avevo creato, come sempre.

Trattavo amicizie e relazioni di un’importanza notevole come se fossero carta straccia.

Credo che non ci fu punizione migliore di quella di dormire sul mio divano con l’aria da barbona. Triste, no?

Questo perché voi non sapete cosa accadde il giorno dopo. Giuro, avrei preferito essere davvero una barbona. Non trovare mai quell’appartamento.

Non fare quel milione di cose che mi avrebbero portate a quell’insolita e spiacevole situazione.

La giornata cominciò con un mal di testa da dopo sbornia quasi letale.

Doveva essere piuttosto tardi, perché Sheldon bussò alla sua solita maniera – e non gli era permesso di farlo prima delle undici.

Andai ad aprire con una lentezza esasperante. Lui era lì, ancora con quella camicia, le maniche come la sera precedente, pronte a rievocarmi tutti gli eventi trascorsi. – hey- mormorai con aria strapazzata, controllando se dietro di lui ci fosse Leonard, appoggiato allo stipite della loro porta. Fortunatamente non era così, mi sarebbe servita solo la botta di grazia e gli occhioni smarriti dietro gli occhiali del nerd.

- avrei qualche domanda su quello che è successo ieri sera – esordì farfugliando Sheldon. – entra – sospirai e chiusi la porta, andando a prepararmi un caffè ed evitando fermamente di avvicinarmi a lui e al maledettissimo divano. – allora? Che domande ti frullano per la testa? – chiesi alzando appena lo sguardo. – cos’è successo ieri sera?- il sollievo mi travolse come un’ondata di calore ed un improvviso sorriso mi affiorò – niente, ci siamo solo un po’ sbronzati, perché?- chiesi, tutta allegra. – ah… non importa. Ad ogni modo inizialmente ero venuto perché avevo visto un improvviso cambio di atteggiamento di Leonard, e mi chiedevo se vi foste rimessi insieme. Poi mi sono assaliti dei dubbi sul comportamento di Amy, non è buffo?- replicò, facendosi un the. Il mio sorriso si smorzò – in che senso, scusa? – mi sedetti, pronta a qualsiasi cosa. Tipo il mio nome nel sonno o cose del genere. – niente, è qualche settimana che si ripropone di chiederti di uscire.- in un lampo tutti i casi di balbuzie del brillante fisico sperimentale mi divennero chiari a miei occhi. Forse un po’ troppo tardi. Sentii il senso di colpa farsi strada nel mio corpo, appesantendomi il cuore. – c…comunque, come mai ieri eri così elegante? – chiesi, dopo un profondo respiro, cambiando discorso. – oh, niente di speciale, era giovedì.- come se ciò avrebbe dovuto schiarirmi le idee gli lanciai uno sguardo che chiedeva maggior eloquenza. – la serata settimanale con Amy.- spiegò. Per poco non sputai il caffè. Lo mandai rumorosamente giù e poggiai la tazza sul tavolo, intrattenendo le mani tra di loro a causa di un evidente tremore. – mi stai dicendo che ieri sera sarebbe dovuta essere la vostra serata? – chiesi, facendomi coraggio. – ah, si, ma niente di speciale. – mi assicurò con un sorriso, riponendo la tazza nella lavastoviglie. – grazie per la chiacchierata Penny, ciao!- esclamò andandosene. Chiusi la porta dietro di lui, scivolandoci contro e chiedendomi retoricamente quanto facessi schifo.

 

- Bloody’s corner-

Non credo ancora possibile che questa FF mi sia venuta in mente guardando la telefonata tra Penny e Sheldon. E la posa di Sheldon, con le maniche alzate. Non so, mi sono messa a scrivere così.

 

Miss BloodyFangs

  
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