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Autore: Francine    05/09/2013    1 recensioni
[Great Mazinger/Il Grande Mazinga]
There is nothing better
Than being with you
And I'm feeling so nice
There is nowhere better
Than here with you
And it's feeling so nice

(Duran Duran, Nice)
Jun Hono & Tetsuya Tsurugi
Prima pubblicazione: 13.05.2007
Genere: Commedia, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lui&Lei'
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Dillo alla Luna

 

There is nothing better than being whit you,
and I’m feeling so nice.
(Duran Duran. Nice) 


 

Per quale motivo mi trovo qui?, questo sta dicendo la tua faccia, anche se hai messo su l’espressione più antipatica e scostante del tuo repertorio.

Il mondo intorno a te sembra impazzito. Tutti urlano, saltano, si agitano come forsennati al ritmo della batteria e ti schiacciano, senza tanti complimenti. Persino l’energumeno che sembra un fan dei Metallica di quelli duri e puri, quello che fino ad un’ora fa fissava il mondo con l’aria di chi pensa: e me la chiamate musica, questa?, persino lui adesso balla agitando testa e braccia al ritmo di Astronaut, in puro stile anni ’80.

Uno spettacolo sconcertante, che ben si amalgama con il resto dell’umanità che ti attornia.

Sei in campo nemico, e ti senti circondato come se dieci Mostri Guerrieri ti avessero messo in mezzo e ti stessero studiando prima di saltarti alla gola, vero?

È questo quel che pensi guardandoti attorno, lanciando sguardi assassini e scostanti alle persone che affollano l'Arena di Wembley, non negarlo. Non sei mai stato bravo a dire le bugie, nemmeno quand’eri un ragazzino, e vuoi cominciare adesso? Non sei un po’ troppo cresciuto?
E poi, vuoi raccontarle proprio a me, che ti conosco da sempre?

Lo so perché sei qui, cosa credi? A te non frega nulla di quelle cinque mummie sul palco che sudano sotto i riflettori indossando un sorriso di plastica e un completo scuro come la notte, magari per assottigliare il girovita.

Per carità! Tu, quella, non la chiami musica, ma musichetta, buona solo per ballare d’estate o per accompagnare una pubblicità, ma sei comunque andato al concerto.

Oh, la scusa che hai rifilato a Koji, Boss e gli altri è stata un’altra, che hai perso una scommessa e che gli uomini, quelli veri, onorano sempre i propri debiti, anche i più pesanti. E andare a vedere i Duran Duran per te non è un supplizio?

Ma tu credi veramente che ci abbiano creduto, o che Ryoma e gli altri non si faranno grasse risate alle tue spalle – ma anche in faccia – quando sapranno cosa hai fatto?

Ok, ammettiamo per un istante, per uno solo, che tu abbia perso una scommessa. 

Che ti sia fatto fregare su una cosa banale – sia mai che tu scommetta su qualcosa che non sia il tuo campo, vero? – e che il pegno da pagare sia stato salato.

Ipotizziamo anche che l’altra persona non ti abbia rivelato subito l’entità della contropartita, ma che, vista l’eccezionalità di una tua défaillance, si sia presa del tempo per decidere la tortura da appiopparti; perché mai ti saresti applicato con tanto zelo per pagare un pegno?

Appiopparti, sì. E tortura, sì. Dopo tutti gli anni passati ad urlare al mondo intero che tu e solo tu sei un professionista, credevi davvero che non ti sarebbe arrivato il conto?

Eccolo qui, il saldo: un paio biglietti acquistati su internet di tasca tua, viaggio fino a Londra, pernottamento in città e tre ore, quasi, di musichette per nostalgici delle spalline e della porporina. E poteva andarti peggio, lo sai.

Oh, all’inizio non ci sei stato, nossignore. Ti sei appellato a tutti i regolamenti, scritti e non scritti, di questo mondo e dell’altro, hai spulciato tutti i volumi sull’argomento fino a quando gli occhi non hanno preso a farti male, e alla fine, quando non hai saputo più che pesci pigliare per cavarti d’impaccio, ti sei appellato alla formulazione inesatta – a tuo dire – della scommessa.

Qual è la velocità media del Great Mazinger?, è una domanda che, secondo te, manca di un elemento fondamentale: il luogo in cui il tuo robot si sarebbe dovuto trovare.

«Un conto è in aria, un altro in acqua, un altro ancora nello spazio, e le tre risposte cambiano se si considera l’uso del Great Booster, o no.»

Giusto. Inattaccabile.

Peccato che la tua risposta, che riporto per amore di chiarezza: ventisei nodi orari, tagliasse, di fatto, tutte le altre possibili ipotesi, e inutile aggiungere che tu stessi disquisendo di velocità in mare, e che questo non facesse che restringere ulteriormente il campo d’azione.

Fregato. Con le tue stesse mani, ed ora sei qui, tra una fiumana di persone che balla, canta e si diverte, mentre mi fissi.

Che vuoi che ti dica?

Ti sta bene?
Così impari a fare tanto lo sbruffone?
La Superbia partì a cavallo e tornò a piedi ?


Su, dai, sei abbastanza grandicello da saperle da te, queste cose, vero? Vuoi davvero che io apra bocca per ripeterti quel che tutti, sotto sotto, pensano?

No, e lo sai anche tu.

Però, io la vorrei sentire la tua voce ancora una volta e a lungo, come quella sera di qualche anno fa, ti ricordi?, quando prendesti la moto, arrivasti fino alla barriera di scogli artificiali.

Scendesti, facesti quattro passi e ti sedesti su uno scoglio a fissarmi. E parlasti, parlasti, parlasti per tutta la notte, fino a giorno fatto. Il sole splendeva chiaro e io ero ubriaca di te, della tua voce, dei tuoi pensieri contorti – lascia che te lo dica! – e dei tuoi piani d’azione, abortiti uno dopo l’altro e sostituiti da uno ancor più geniale del precedente.

Ricordo che rincasasti a tutta birra, il vento che ti scompigliava i capelli perché il casco stava bene dove stava, sotto il sellino insieme agli attrezzi e ad una bottiglia di plastica vuota, e ti facesti una bella doccia.

Poi, mentre io spiavo curiosa dall’alto, senza avere la benché minima idea di cosa avresti fatto e detto dopo una notte di piani e progetti gettati via, ti sedesti per fare colazione ed aspettasti. Io ti ho lasciato un secondo, tanto per impicciarmi anche della vita altrui, per ritrovarti in città a camminare fianco a fianco con lei.

E poi non ho più sentito la tua voce, sai?

Non l’ho sentita quando le hai confessato di amarla, né l’ho sentita quando le hai chiesto di restare con te per quella notte e per quelle successive, o quando ti arrabbiasti con lei perché aveva lavato la tua tuta in acqua calda ed era diventata grigio topo e amaranto.

Non hai più trovato cinque minuti per parlare da solo a solo con me, e devo ammettere che sono un po’ gelosa di lei, delle sue gambe lunghe e della possibilità che ha di starti vicino e di sentire la tua voce bassa e un po’ roca.

Sei in debito con me, lo sai? Sì che lo sai, altrimenti non mi staresti fissando chiedendomi cosa mai tu abbia fatto di male in vita tua per trovarti con un orango metallaro che si agita su Rio alla tua destra, un gruppo di esagitate che sta sventolando dei reggiseni come fossero fionde, e la tua lei che si agita davanti a te e cerca di coinvolgerti a cantare e ballare con lei su quelle note che escono da una tastiera suonata da un clone di David Bowie.

Vorrei poterti rispondere in qualche modo, magari con un’alzata di spalle o un sospiro divertito, ma non posso. Posso però ricordarti che, per dirla con parole tue, i veri uomini pagano sempre i loro debiti?

Quindi, ragazzo mio, ti chiedo un favore: invece di guardare me e chiederti ancora una volta perché ti trovi in quella bolgia – e lo sai il perché, per farla felice, altrimenti non ti saresti dannato l’anima per rimediare due biglietti per le prime file dall'altra parte del mondo – guarda lei.

Guarda i suoi occhi illuminarsi quando quel ciocciottello biondo e un po’ attempato ammicca a delle ragazzine che potrebbero essere sue figlie e fa una piroetta sghemba, senti le sue mani stringere forti le tue quando si spandono le prime note di Nice, e il suo cuore battere più forte a contatto con il tuo.

E fatti uscire la voce. So che sei capace. Chinati verso il suo orecchio, basta poco. E poi diglielo, in sussurro.

There is nothing better than being whit you, and’ I’m feeling so nice.

Io saprò che l’avrai fatto dall’espressione di lei. E se si girerà per ripagarti con un bacio mozzafiato, beh, permetterai alla tua amica Luna, che ti guarda da quassù, di dare un’occhiatina? 


 

   
 
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