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Autore: chocobanana_    05/09/2013    4 recensioni
[Minilong KyouTaku/accenni Taiichi][Giallo][Angst/Romantico/Introspettivo][Shonen Ai][AU][Tematiche Delicate]
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Quei lunghi filamenti rigidi scivolavano perfettamente sulle corde del proprio violino, creavano una melodia dolce e malinconica.
La stessa tristezza che da sempre lo animava, dal giorno in cui aveva perso tutto.
Quel pomeriggio in cui era stato costretto ad affinare l’udito e gli altri sensi. Si era aggrappato alla musica con tutto se stesso, e grazie a quella andava avanti.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Shindou Takuto, Tsurugi Kyousuke
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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:B
lind :.
 
 { Cerca una mano che ti guidi nel buio }
 
♦♦♦
 
“La cecità consiste in una percezione ottico-visiva ridottissima o nulla.
Può essere congenita, può derivare da gravi affezioni dell'apparato visivo oppure da un trauma.”
 
 
Capitolo 1
 
 
Lo si vedeva serio, ad occhi chiusi, su quel palco. Padrone dello spettacolo, consapevole di tutto quello che doveva fare. Le dita strette intorno a quell’archetto dai fili tesi e ingialliti, sporchi di cera. Serviva a far nascere un suono migliore, gli avevano detto. Avevano ragione.
Quei lunghi filamenti rigidi scivolavano perfettamente sulle corde del proprio violino, creavano una melodia dolce e malinconica.
La stessa tristezza che da sempre lo animava, dal giorno in cui aveva perso tutto.
Quel pomeriggio in cui era stato costretto ad affinare l’udito e gli altri sensi. Si era aggrappato alla musica con tutto se stesso, e grazie a quella andava avanti.
Ammaliava le persone, le portava a conoscere un mondo che non avevano mai visto.
Tutto questo attraverso delle semplici note. I suoi polpastrelli si muovevamo veloci sul collo dello strumento, davano vita a nuovi suoni. Prima più acuti, poi più gravi.
Era incredibile come fosse agile e come, contemporaneamente, muovesse perfettamente l’arco. Senza mai sbagliare, senza mai produrre rumori spiacevoli e fastidiosi. Il violino non era affatto uno strumento facile.
Ci voleva precisione, attenzione, delicatezza, talento. Tutte doti che lui aveva, soprattutto l’ultima.
Perché lui aveva deciso di metterci l’anima in quella che era sempre stata la sua passione. In più, quello strumento, gli ricordava suo padre, i suoi occhi, il suo sorriso, i suoi insegnamenti. Poi sua madre, mentre saliva in camera sua per distoglierlo da quell’attività e farlo scendere a cena.
Invece ora era solo. Poteva rimanere attaccato ad uno spartito quanto voleva, ma non avrebbe mai più udito il calore della voce dei suoi genitori, mai più.
Era tutto sparito, in un battito di ciglia. Tra metallo rovente, fuoco, ferro che si spezza e s’incurva. A volte, Shindou continuava a sentire, in lontananza, quei rumori che avrebbe voluto dimenticare per sempre.
Gli occhi di tutti erano puntati su di lui, affascinati e sbalorditi.
Lui non ci vedeva più, eppure creava, attraverso le mani, le dita, fili e corde, un’atmosfera rilassante e quieta. Tutto stava nelle orecchie.
Ascoltare.
Lui ormai non poteva più osservare le sfumature del cielo, dell’erba o di qualsiasi altra cosa. Ma poteva avvertire quello che gli altri non potevano.
Si dice che un cieco affina gli altri sensi, e Shindou aveva scoperto quanto fosse vera quell’affermazione. Anche se gli mancava la luce, trovava insopportabile essere sempre in bilico in quel vuoto, in quel buio che lo inghiottiva perennemente.
Shindou Takuto odiava il nero ed era alla ricerca disperata di un po’ di bianco e di tonalità di altri mille colori. Ma non li avrebbe mai trovati, e lo sapeva anche troppo bene.
L’unica cosa che gli dava sollievo era la musica, gli dava l’illusione di poter scorgere di immaginare le facce del pubblico,  quelle dei bambini annoiati, delle donne con la bocca aperta, degli uomini allibiti e strabiliati da quelle note che pensavano di non poter apprezzare.
Già, poteva solo fantasticare. Non le avrebbe mai osservate sul serio.
Era piuttosto triste, ma ormai lui non ci faceva più caso.
Dopo qualche minuto la melodia cessò, il braccio del ragazzo cessò di muoversi, le dita si rilassarono, così come tutto il suo corpo.
Un forte brusio invase l’anfiteatro, gente che batteva le mani, urlava complimenti.
Il castano s’inchinò, lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo; anche quella volta c’era riuscito. Ce l’aveva fatta.
Sentì un braccio sfiorargli la spalla e portarlo dietro le quinte.
«Sei stato bravissimo» Mormorò una voce profonda e, in quel momento, entusiasta.
Kirino, il suo migliore amico, era sempre con lui quando si trattava di esercitazioni e performance. Gli aveva promesso che sarebbe stato al suo fianco, per quanto gli fosse possibile farlo.
Shindou era convinto che non dovesse passare per forza le sue giornata con lui, non voleva costringerlo a trascurare gli amici, in fondo anche il ragazzo con i capelli rosa, legati in due codini, aveva che fare.
Il musicista conosceva Ranmaru fin da prima dell’incidente, erano insieme da sempre, semplicemente inseparabili.
Ed erano compagni anche in questa avventura.
Shindou porse il violino all’amico, ringraziandolo per i complimenti.
Sentì il peso dello strumento sparire dalle sue mani dopo qualche secondo.
«Ho sbagliato un paio di note.» Affermò il castano.
«Nessuno ha notato niente.» Ridacchiò il rosa, riponendo l’archetto nell’apposito scompartimento e poggiando un panno di velluto bordeaux all’interno dell’astuccio nero pece, per evitare che qualcosa graffiasse il violino.
«Stasera potrai riposarti senza l’ansia dello spettacolo.» Gli ricordò Kirino, sorridendo. E sapeva che Shindou, pur non vedendo, riusciva ad intuire le proprie espressioni grazie al tono di voce.
“Chi non vede affina gli altri sensi,.” Tutti i medici seguono questa linea di pensiero.
 
♦♦♦♦
 
«Avresti dovuto ascoltare con più attenzione!» Taiyou fece una smorfia al ragazzo con i capelli blu che stava seduto al suo fianco.  Sul suo volto un’espressione parecchio annoiata. Sbadigliò, ignorando le parole del ragazzino dai capelli arancioni.
«Come raccontiamo lo spettacolo a Yuuichi?» chiese ancora, alzando il tono di voce.
Kyousuke gli lanciò uno sguardo annoiato e sbuffò. «È solo un ragazzino che suona il violino, cosa volevi raccontargli?» mormorò, non trovando nulla di speciale nella melodia appena udita.
«Ma era cieco!» esclamò Taiyou. «Eppure così bravo!» aggiunse.
Kyousuke roteò gli occhi e fece spallucce. «Non m’interessa lo stesso.»
Taiyou mise un leggero broncio. Ciocche di capelli arancioni gli ricadevano sulla fronte e sulle spalla, squadrò con i suoi occhi azzurri il suo “accompagnatore”, accigliato. «Io non capisco come tu faccia ad essere il fratello di Yuuichi.» Borbottò.
Kyousuke scosse piano la testa e si alzò, e uscendo facendosi spazio tra le tende rosso scuro dell’entrata di quel palchetto.
Taiyou lo seguì, lanciando un’ultima occhiata al palco vuoto.
Gli sarebbe piaciuto conoscere quel ragazzo così bravo a suonare.
 
♦♦♦♦
 
Shindou sentì il vento sfiorargli il viso e scompigliargli i capelli.
Si sentiva stanco e non vedeva l’ora di tornare a casa e stendersi sul suo morbido e adorato materasso.
La spalla di Kirino toccava leggermente la sua.
Il castano sentiva tutte i suoni della città, dai rami che si muovevano, ai clacson delle macchine, l’abbaiare dei cani, le voci degli abitanti della città.
Poi sentì dei passi e qualcuno allacciargli le braccia al collo.
«Ma tu sei il ragazzo del violino!» Esclamò la voce sconosciuta. «Stavo guardando lo spettacolo! Sei davvero bravissimo!»
Kirino guardò perplesso la scena e si lasciò scappare una risata. Shindou, invece, non sapeva bene cosa dire.
Avvertì che la presa del ragazzo si era fatta più debole, fino a svanire del tutto.
«Taiyou Amemiya. Sei un idiota.» Agli occhi del castano arrivò una voce forte e profonda.
Gli sarebbe piaciuto vedere il volto della persona a cui apparteneva.
«Ma Tsurugisan!» Si lamentò quello con i capelli arancione. «Non credi sia stato fantastico prima?» Indicò il musicista, mentre la sua voce acquisiva un tono esaltato.
Kyousuke scosse la testa e sospirò. Non si sarebbe più lasciato convincere a portare in giro quel moccioso incosciente e imprevedibile.
Kirino osservava incuriosito la scena, mentre lanciava qualche occhiata a Shindou, per vedere quali espressioni si facessero largo sul suo viso.
Sembrava parecchio stupito e confuso. Gli poggiò una mano sulla spalla, per fargli sentire che non lo aveva lasciato solo con due sconosciuti, i quali litigavano tra di loro senza nemmeno considerarli.
Shindou desiderò ancora di più di varcare al più presto l’ingresso di casa. 

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.:Angolo dell'autrice:.

Giorno--finalmente ecco questa minilong KyouTaku-- doveva essere pronta tempo fa e invece no--
Ormai questa pair è diventata una delle mie otp-- e devo rigraziare Greta e Fede, e diciamo che questa fic è un po' per loro ❤❤
Diciamo che sarà abbastanza angst-- e già-- e io amo Kyousuke- e Shindou che suona sdfghjk 
Questo primo capitolo me l'ha betato la mia amata Roby ❤ mentre l'immagine modificata l'ha fatta la mia Valy
Grazie a voi e a quelli che leggeranno~
Al prossimo capitolo
Camy~
   
 
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