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Autore: evilregal9841    05/09/2013    4 recensioni
"All’improvviso immagini di lei mi riempirono la mente. Lei piccola, fragile, innocente. Lei fra le mie braccia, mentre la cullavo, mentre i suoi occhioni celesti si chiudevano lentamente. Perché se l’era portata via?"
E se Regina avesse un segreto? Così grande che nessuno sulla Jolly Roger ne fosse al corrente?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai di soprassalto, mettendomi istintivamente a sedere, il fiato corto ed il corpo madido di sudore. Stavo ancora urlando, il volto di mio figlio come stampato a fuoco nella mente. Lo avevo perso, avevo perso una delle pochissime persone che mi avessero mai amata, o che comunque io avessi mai amato. Il pensiero di non poterlo più riabbracciare mi attanagliava lo stomaco in una morsa d’acciaio, lasciando un enorme macigno che rendeva il cuore pesante. Ma anche terribilmente vuoto. Come avrei potuto continuare a vivere, se a lui fosse capitato qualcosa? Le lacrime scorrevano copiose, scivolando sula pelle liscia del volto, fino ad infrangersi sulle coperte ruvide che mi avvolgevano.
Mary Margaret ed Emma accorsero subito, svegliate quasi sicuramente dalle mie grida. Sul volto di Snow era dipinta un’espressione preoccupata … L’istinto di assestarle un bel cazzotto sul naso era forte, ma mi trattenni. In fondo, era venuta solo per assicurarsi che stessi bene.
Anche Emma sembrava turbata. Nelle due notti precedenti, passate a dividere la stanza con lei sulla Jolly Roger, era quella l’espressione che vedevo sul suo volto.
Ogni volta che mi coricavo, gli incubi prendevano possesso della mia mente, costringendomi a svegliarmi, in lacrime, terrorizzata, persa … Immagini dolorose e raccapriccianti mi scorrevano di fronte agli occhi, tetre memorie delle mie paure più profonde, che sembravano riversarsi in fiumi nella mia mente, nei miei sogni. Immagini il cui macabro protagonista era Henry. Henry riverso in una pozza di sangue, Henry accasciato inerme tra le mie braccia, Henry, il mio Henry, freddo come il marmo, immobile mentre cerco disperatamente di riportarlo da me, accarezzandogli con mani tremanti il viso, chiamandolo per nome con voce strozzata …
<< Regina, tutto bene? >>
La voce di Snow mi raggiunse ovattata, quasi estranea, mentre cercavo di smettere di piangere Ma sembrava tutto inutile. Le sembrava andasse tutto bene? Davvero le sembrava la domanda appropriata? Avrei voluto risponderle, urlarle contro che niente andava bene, che avrei preferito la morte, pur di uscire da quella situazione. Ma non ne ebbi la forza.
Cercai di nascondere il viso fra le mani, di nascondere le lacrime. Richiamai le ginocchia al petto, rannicchiandomi in quella scomoda branda. Desideravo soltanto sparire, letteralmente cessare di esistere. Tutto purché non essere lì, a piangere per l’incommensurabile dolore di un figlio forse perduto per sempre, mentre a fianco a me avevo persone che solo una settimana prima avrei volentieri strangolato con le mie stesse mani.
Non risposi forse perché non potevo, forse perché non volevo.
Madre e figlia rimasero in piedi, di fianco al letto, immobili. Fino a quando Mary Margaret non si sedette accanto a me, ed iniziò dolcemente ad accarezzare la mia schiena scossa dai singhiozzi. Non avrei mai, e dico mai, anche solo immaginato una scena come quella.
Le altre notti solo Emma si era accorta dei miei incubi,di cui l’avevo pregata di tacere. Così aspettavo il mattino, incapace di dormire,con gli spettri del mio passato come unica compagnia. Non che fosse un compagni gradita. Cercai di capire cosa mi avesse spinto quella notte a gridare in preda al panico, invece di rimanere a singhiozzare il più silenziosamente possibile come i giorni precedenti. Era stato sicuramente quello a svegliare Snow, a costringerla a correre nella nostra stanza, spaventata quasi sicuramente per l’incolumità della figlia. Che avesse pensato ad un attimo di ira,in cui avrei potuto benissimo ucciderla anche solo schioccando le dita? Probabile. Era quasi confortante averla vicino a me adesso, a consolarmi. Mi domandai con stizza quanto fossi caduta in basso. Regina Mills, rigido ed inflessibile sindaco, temuta e rispettata regina. Era quella l’immagine che avevo dato di me per tutta la mia vita, la maschera che mi ero cucita addosso, facendola aderire perfettamente al mio corpo. Ed ora? A farsi compiangere da Snow? Da una maestrina elementare, alias principessina che giocava a fare la ribelle? Scossi brevemente la testa. Perché ciò che più mi irritava, era il fatto che a me piacesse essere consolata, compresa, per una volta nella mia vita. Era davvero tanto grave? Tanto strano?
Così, mentre i singhiozzi diminuivano e le lacrime smettevano di scendere, mentre la mente si faceva a mano a mano più lucida, cercai di ricordare quel tremendo incubo. C’era Henry, di quello ero certa. Una stanza completamente nera, senza porte né finestre. In trappola. Inginocchiata sul pavimento freddo, incapace di comprendere ciò che stesse realmente accadendo. Ricordavo la mia testa, china sul volto di Henry, ricordavo la mia fronte, che quasi sfiorava la sua, ricordavo le mie mani accarezzargli i capelli, il viso, il collo, mentre la luce nei suoi occhi lentamente si affievoliva. Ma io ed Henry, che giaceva scompostamente al mio fianco, non eravamo soli. Solo allora quel particolare, importantissimo, fondamentale, mi balzò agli occhi. Fra le mie braccia strigevo uhn corpicino freddo ed immobile, proprio come Henry. Una bambina. No, non una bambina, quella era lei. No no no no no no … non potevo permettermi che anche il suo ricordo mi tormentasse, non ora che dovevo ritrovare Henry. Non ora, non adesso, no. Scacciai quell’immagine.
<< Stai meglio Regina? >> mi chiese Mary Margaret,  quando finalmente riuscii a calmarmi. Emma non aveva ancora aperto bocca.
<< Si, si … È stato solo, solo un incubo >> dissi, più a me stessa che a loro << solo un orrendo incubo >>
<< Ma non è la prima volta, giusto? Non è la prima notte che hai gli incubi, non è vero? >> insistette lei. Lanciai ad Emma un’occhiata omicida. Forse il fatto di tradire la fiducia altrui, soprattutto la mia, era ereditario. Lei si strinse nelle spalle, senza rispondere, per poi voltarsi e dirigersi lentamente verso la sua branda. La sentii borbottare qualcosa sul fatto che tutti avevano gli incubi, soprattutto ora che ci trovavamo in situazione così, così … drammatica forse era la parola giusta.
<<  È solo ansia, non preoccuparti >> risposi. Volevo solo che se ne andasse. Non volevo che mi vedesse così. Fragile, debole, letteralmente spezzata. Era umiliante. E così triste al tempo stesso.
<< Sicura di non volerne parlare? >> Mi si rivolgeva con un tono di voce talmente irritante …  Come fossi stata parte di una delle sue classi, quando era ancora una maestra elementare senza memoria, né passato.
Scossi la testa, facendole cenno di andare. L’ultima cosa che volevo in quel momento, era una discussione con Mary Margaret sui miei problemi. Chi si credeva di essere? Uno psicologo forse? Perché chi non vorrebbe sfogarsi con la persona che ti ha manipolata per uccidere tua madre? Ed il tuo fidanzato ... oltre ad essere la causa indiretta anche della morte di tuo padre … forse stavo esagerando.
Snow se ne andò silenziosamente, non prima di baciare delicatamente la guancia di Emma. E mi ritrovai di nuovo sola. Cioè non del tutto sola, considerando che sentivo i respiri pesanti della bionda a poca distanza. Ma non faceva differenza. Mi sentivo isolata, schiacciata dal peso dei miei stessi pensieri. Per tanto, troppo tempo mi ero abituata a non provare niente, né gioia, né dolore, solo un profondo rancore, che aveva preso il controllo di ogni mia azione. E mentre un gelo quasi piacevole mi aveva attanagliato il cuore, io cercavo di reprimere ogni barlume di compassione, per quanto difficile potesse essere. Mi ero letteralmente rinchiusa in me stessa, prigioniera del mio stesso corpo, intrappolata da barriere invisibili ed impalpabili,con le quali mi difendevo da ogni sofferenza, da ogni emozione. Ironico, pensando che quella era la punizione che avrei voluto imporre a Snow, prigioniera di sé stessa. Ma da quando Henry era entrato nella mia vita, niente era stato più lo stesso.
Fin dal primo giorno, quando avevo stretto per la prima volta il suo corpicino, era stato come se uno spiraglio di luce si fosse fatto breccia nel mio cuore, un tenue barlume che illuminava un oceano di tenebre. Nella mia vita non era più esistito altro al di fuori di Henry. Da quel giorno, da quando il ghiaccio si era finalmente sciolto, da quando qual piccolo bambino paffuto e sorridente era divenuto mio figlio, avevo ricominciato ad amare, amare davvero. Ed avevo ricominciato a soffrire.
Mia madre mi aveva sempre ripetuto che l’amore è una debolezza. E ci avevo creduto. Ma quando ero diventata io la madre, avevo capito che valeva la pena correre il rischio. Ciò che non sapevo ( o che forse sapevo fin troppo bene) è che l’amore non è debolezza, è sofferenza.
Mi rigirai su un fianco, fissando il vuoto. Non provavo nemmeno a riprendere sonno, sapevo che non sarebbe successo, quasi lo speravo. All’improvviso immagini di lei mi riempirono la mente. Lei piccola, fragile, innocente. Lei fra le mie braccia, mentre la cullavo, mentre i suoi occhioni celesti si chiudevano lentamente. Riuscivo quasi a vedere i sogni rincorrersi sotto le sue palpebre diafane. Le cantavo una ninna nanna, sentivo il cuore esplodermi di gioia. Perché se l’era portata via? Via da me … perché? Desiderai poterla vedere di nuovo, lo desiderai così tanto che per un attimo, solo per un attimo, mi dimenticai di Henry. Stupida, stupida, che madre orrenda. Come avevo potuti farmi distrarre? Sentii subito le lacrime pungermi gli occhi, un po’ per il rimorso, un po’ per la disperazione. Cercai di asciugarle rabbiosamente con il dorso della mano. Dovevo essere forte. Ma loro continuavano a scendere impietose. E fu così che mi addormentai., gli occhi gonfi dal pianto e le mani strette convulsamente intorno alle lenzuola. Fu un sonno agitato, dove si alternarono sogni ed incubi tremendi. Forse su per questo che decisi che dormire non era poi gran cosa, considerando che riusciva a portarmi altro dolore, altre sofferenza. Altri ricordi.   









Angolo autrice: spero vi piaccia :) è la mia prima fanfiction e aspetto ansiosa le recensioni (sia positive che negative, naturalmente) grazie a tutti quelli che leggeranno
  
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