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Autore: julierebel17    06/09/2013    2 recensioni
"Dunque lei è la contessina Emily Spencer?" le chiese un baldo giovane dai lineamenti angelici dopo averle baciato la mano.
La fanciulla sorrise appena, intimidita dal suo gesto:"Si, in persona, lei è?" fece per chiedergli il nome.
"Stephan" rispose.
"Stephan cosa?". "Solo Stephan, mi concede questo ballo?". Il ragazzo non proferì altre parole e la convinse a danzare con lui...
Genere: Erotico, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Violenza
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-Ecco a voi un altro capitolo. Scusate se per un po’ non ho aggiornato…è che mi stavo dedicando all’altra storia e non avevo molta ispirazione. Spero vi piaccia, aspetto i vostri giudizi con ansia. Grazie mille e buona lettura! Baci, baci. Julie<3-

Il coltello infierì più volte sul corpo della ragazza finché il suo petto si aprì mostrandone il cuore leggermente pulsante che smise di battere un secondo dopo.
Stephan rise sadicamente, l’aveva uccisa, aveva eliminato il peccato nascosto in quei boschi.
Pensò che era ora di nascondere il cadavere. Lo prese in spalla portandolo nei pressi di un’alta scogliera rocciosa.
Il mare infrangeva le sue onde sulla pietra impetuosamente. Il vento gelido accarezzava il viso del ragazzo. L’unico suono udibile fu il gracchio di un corvo.
Fece attenzione a non lasciare tracce di sangue o carne e prese a mutilare la fanciulla. Tagliò gli arti lanciandoli in acqua, legati ad alcune pietre in modo che non tornassero a galla.
Poi fece lo stesso con le ossa…spezzate una ad una, a partire dalle costole. Lasciò intatte solo quelle troppo grosse, quali il femore, gli omeri.
Continuò la sua opera perversa fin quando fu soddisfatto e privo di risorse.
Si stese assaporando l’aria satura di ferro.
Provò un brivido di piacere al solo pensiero di aver goduto del corpo di Emily poco prima di ucciderla.
Quel giovane era strano, diverso…malato.
Bruciò le coperte sulle quali aveva giaciuto ed i suoi abiti sporchi, facendo attenzione a non incendiare il resto del bosco. Una volta presa una manciata di cenere, soddisfatto, decise di rientrare in casa.

Il buio avvolgeva ogni cosa, corse in bagno, un bagno regale.
S’immerse in un’enorme vasca, colma d’acqua calda. La sua ombra si rifletteva sul muro giocando con i riflessi della finestra, alla luce di una candela.
Si coprì in fretta ed andò in camera sua senza far rumore.

In quel momento, una serie di pensieri cominciarono a percorrere le sue meningi. Avrebbe dovuto trovare una scusa, un alibi per non destare sospetti.
Il Conte avrebbe preteso delle spiegazioni, ma non avrebbe mai più ritrovato il corpo di sua figlia. Si accoccolò al pensiero che nessuno lo avrebbe mai scoperto. Lo aveva già fatto altre volte ed era sempre filato tutto liscio.
Perché si preoccupava inutilmente?
Sentì bussare alla porta. L’ansia pervase ogni minimo lembo della sua pelle.
“Si-signore?” era Janine. “Chi è che disturba il mio sonno?” “So…sono Janine, la dama della contessina” fece lei timidamente.
“Cosa vuole, Janine? Ha un motivo così serio da potermi svegliare in piena notte?”
“E..ecco, non riuscivo a dormire e sono andata in camera della contessina, ma…lei..lei non c’è…”

Era ora di recitare. Stephan si alzò dal letto di scatto.
“Cosa sta dicendo?!” “S-si…il suo letto è vu-vuoto…intatto” “Mi aveva detto che voleva andare a vedere le stelle, l’ho accompagnata, ma era stanca per il viaggio ed è andata via subito lasciandomi solo. Credevo stesse dormendo placidamente nel suo giaciglio!” disse con fare preoccupato.
“N-no…”. “Oh mio Dio, dobbiamo cercarla!”. Chiamò alcuni dei suoi servitori e con un cenno disse loro di controllare i bui e spaventosi boschi.
Quelli, senza esitazioni, presero lanterne e cappotti ed uscirono.
Stephan rimase in casa, solo, con Janine.
“Dunque…lei è la migliore amica di Emily?” chiese alla dama sussurrando al suo orecchio. Per un attimo le diede i brividi.
“S-si…” mormorò tremante dall’imbarazzo. Stephan la fissava con uno sguardo carico di desiderio.
Janine abbassò il capo.
“Come si sente? Ho saputo che aveva la nausea” “Sto…meglio, la ringrazio, ma non dovrebbe preoccuparsi”
“Mi preoccupo sempre per le mie ospiti”
le disse cingendole le spalle con un braccio.
Janine lo guardò, era davvero affascinante. I suoi modi di fare, di muoversi, il suo sguardo, quegli occhi così seducenti. Le labbra rosee, la pelle chiara.
I capelli che, tanto scuri, contrastavano con il resto del corpo dandogli un’aria così virile.
Un Dio, anzi, era più che divino.
Il Marchese prese ad accarezzarle le spalle, per poi salire al collo ed al capo.
Al suo tocco Janine si sciolse come neve al sole. La sua mano vagava nei lunghi capelli biondi provocandole una sensazione di benessere.
Le sfiorò più volte lo sterno con l’altra mano, continuava a torturarla malignamente.
La dama sapeva che non poteva lasciarsi andare, soprattutto con il futuro sposo della sua contessina.
“Signor Stephan, non…non posso, la prego…”
Si scostò violentemente e a malincuore.
Provò a correre al di fuori della stanza, senza neanche vedere cosa aveva davanti, ma il Marchese la raggiunse. Era molto agile, si allenava ogni giorno, andava a caccia e nuotava spesso nel lago anche se in autunno e in inverno non poteva.
“No, mia cara, lei non uscirà di qui, non ora…” bloccò la porta alle sue spalle girando la chiave nella serratura. La mise in una tasca interna al gilet di cuoio che era solito usare per la notte.
Janine era terrorizzata e stupita. Nessun uomo sembrava averla desiderata mai con tanto ardore. Si fermò per un attimo. Prese un respiro.
“La prego, non mi renda le cose più difficili di quanto non siano già” disse con tristezza.
Stephan le si avvicinò maggiormente. “Perché dice questo? Voglio solo offrirle un caloroso benvenuto, nient’altro”
“Lei sarà il mio padrone, non posso…” “Proprio per questo, facciamo finta che Emily si sia già sposata con me, adesso lei è una mia serva, deve assecondare gli ordini che le do” disse Stephan beffardamente.
“Non…” “La prego…”. Non si era mai visto un marchese pregare una serva, ma si sa…l’occasione fa l’uomo ladro e Stephan aveva rubato il cuore di Janine.
“Non è il caso…per fav…”. Non le diede modo di parlare ulteriormente, la prese per le cosce spingendola con le spalle al muro.
La donna gli si strinse addosso per non cadere. Più lo aveva vicino, più provava piacere.
Lo sentì dentro di lei e chiuse gli occhi per assaporare quel momento magico.
Stephan le si avvicinò all’orecchio. “Il cacciatore sono io, mia cara e tu…sei solo una preda, un’altra vittima del mio gioco…”
Janine non capì il motivo delle sue parole fin quando il Marchese si staccò da lei lasciandola cadere sul pavimento.
“Muori, puttana” disse guardandola spietatamente.
Prese la prima cosa che gli capitò a tiro, un candelabro…e la colpì violentemente al capo.
La fanciulla chiuse gli occhi mentre il sangue cominciò a scorrere copiosamente sul pavimento.
Eliminò il secondo cadavere, sotto gli occhi dei servi, che da tempo erano tornati a dormire. Sapevano tutti del vizio del padrone e ne erano complici.
Quella casa era maledetta, intorno ad essa aleggiavano gli spiriti delle fanciulle uccise, brutalmente.
Non si davano pace.
Stephan ripulì il pavimento e tornò a letto tranquillo. Adesso poteva dormire sogni sereni, aveva un alibi.
Janine ed Emily erano uscite per una passeggiata e non erano più tornate…
Aveva mandato i suoi servi a cercarle, ma nessuno di loro le aveva viste. Né vive, né morte.
Neanche i cani erano stati in grado di rintracciarle, il Conte non doveva far altro che rassegnarsi.
Il letto gli sembrò molto più comodo rispetto a prima, forse perché i suoi pensieri spigolosi erano spariti.
Vide la luna, fissa in cielo, riflettere la sua luce sugli alberi.
Adorava la notte…poteva accadere di tutto…senza che nessuno se ne rendesse conto…

 
  
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