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Autore: LaNonnina    06/09/2013    6 recensioni
Katerina Iris Cooman King, per gli amici Kick.
Ragazza intraprendente, spavalda e sicura di sè.
L'Uno.
Ragazzo sfacciato, spavaldo e sicuro di sè.
Davvero solo gli opposti si attraggono?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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KICK & CHRIS

Girone d’andata: 1-2
45’
Home, sweet home.
When it isn’t over crowded, of course.

“Oh! S-sa-salve…!”

Guardo stupita e imbarazzata il gruppetto di ragazzi e ragazze riunito nel mio salotto. Anzi, nel salotto mio e di mio fratello. A proposito…

Bro! Potevi dirmelo che avevamo ospiti! Mi sarei presentata in maniera più decente!”

Abbasso la testa per osservarmi meglio e mormoro : “Anzi, mi sarei vestita…"

Indosso culottes nere (sono molto più comode delle mutandine…), una maglietta XXL (almeno non si nota che non ho il reggiseno al momento)  e gli scaldamuscoli... Cosa c’entrano? Nulla, ma li amo alla follia. Mi volto verso la tv, usandola come specchio.

Quella sarebbe una coda di cavallo?

Beh dai… pensavo peggio. Guardo mio fratello e lo brucio con un’occhiataccia che farebbe tremare di freddo pure Belzebù.

Uno rompe il silenzio, uno del mucchio. “Beh, per me sei abbastanza decente anche così…”

Mi giro in direzione della voce, cercando di mantenere la calma. Abbastanza? Ha detto che sono abbastanza decente?

“Grazie.” Dico tirando gli angoli della bocca verso l’alto.

No, non si può definire un sorriso. Non dopo che mi hai descritto come “abbastanza decente”.  

Io sono sempre bellissima.

Mio fratello, che fino ad ora è rimasto muto, finalmente si schiarisce la gola e mi presenta: “Ragazzi, questa è mia sorella Kick; Kick, questi sono i ragazzi.”

“Piacere.” Mi tocca pure dire, conciata così.

Come sembrare una sgualdrina davanti a degli sconosciuti = farsi presentare ad un nutrito gruppo di persone quando sei svestita e rispondere, con un sorriso smagliante, utilizzando un linguaggio ambiguo.

“Diminutivo di…?” Chiede un altro della compagnia.

“Katerina.”

Mi guarda perplesso.

Oh no. Non ti spiegherò il perché di…

“Kick? Come mai questo soprannome?” Chiede l’Uno.

Ecco appunto.

Mio fratello interviene, prima che io possa mandare a fare un giro nel paese dei balocchi il nostro ospite: “Ė sempre stata brava a giocare a calcio, fin da piccola.”

“Già…” Confermo io. “Proprio così…”

L’Uno sembra accontentarsi della risposta e ricomincia a chiacchierare con la ragazza dalla voce stridula seduta accanto a lui.

Non so chi sia peggio tra i due, se lui con quella faccia da schiaffi o lei con quella bocca che emette suoni cacofonici.

 “Va bene.” Annuncio. “Ormai mi avete visto, come dire, in deshabillé, sarà meglio però che io vada a vestirmi… Torno subito!”

Alcune ragazze mi sorridono per solidarietà e io mi fiondo in camera.
*
90’
Bedroom, sweet bedroom.
When there isn’t an asshole in it, of course.

Ora facciamo un giochino (No, non sono Saw…): qual è la frase che ogni ragazza pronuncia davanti al proprio armadio, più o meno imballato di vestiti? Non so cosa mettermi.

E lo dico pure io, nonostante il mio non sia l’armadio di Sarah Jessica Parker, né di Miranda Kerr, né tantomeno di una qualsiasi modella di seconda categoria.

Insomma, mi piace essere vestita bene, ma odio lo shopping.

“Kick?”

Oh. Santo. Dio. Ma chi è quel cre… Oh, certo. L’Uno.

“Scusa, non volevo spaventarti.” Dice subito, alzando subito le mani in segno di pace.

Tzè. E il rametto di ulivo tra i denti no?

 “Tran-quil-lo.” Mormoro a denti stretti.

“Non trovo il bagno…” Riprende.

Come se questo appartamento fosse un’enorme villa a tre piani…

Mi fissa, riducendo gli occhi a due fessure.

Ops.

“L’ho detto ad alta voce, vero?”

Annuisce.

“Mi dimentico sempre di contare fino a dieci prima di parlare...”

“Perché… ne sei capace?”

Prendo la mira e gli scocco un’occhiataccia forse peggiore di quella mandata precedentemente a mio fratello.

Ride. “Scusa… Scusami. In effetti potevo trovarne una migliore…” Dice sorridendo.

Finalmente ho trovato un paio di jeans presentabili e una maglietta pulita e profumata. Mi cambio utilizzando l’anta dell’armadio come tendina, dal momento che lui sembra non volersi schiodare dalla porta.

Un attimo… Sbaglio o ha ammesso, indirettamente, che la sua era solo una scusa per vedermi?

Proviamo.


“Sai? È buffo…”

“Cosa?”

“Il fatto che io proprio oggi abbia guardato What’s your number?…” Sbuco fuori dallo spogliatoio improvvisato e gli sorrido. “Sarà il destino…”

Come sono patetica quando flirto. Soprattutto data l’imbecillità galattica dell’interlocutore.

“E cosa ne pensi?” Chiede, ignorando le ultime tre parole.

Bene, mi sono sbagliata. Flirt terminato.

“Scontato, stupido e prevedibile…” Descrivo mentre infilo gli orecchini.

“…Ma carino.” Concludo con il sorriso più stronzo che possiedo.

“Comunque il bagno è di là.”

Non dice  nulla, mi guarda stupito e segue con la testa la linea immaginaria tracciata dal mio dito.

Volta di nuovo il capo. “E così io sarei scontato?”

Pff. Poco permaloso…

Sbuffo e finisco l’opera di maquillage. “Ho detto che il film è scontato, non tu.”

Mi fissa. In un modo sublime.

Secondo la definizione della cara, vecchia prof d’inglese, il sublime è l’unione di piacere e terrore che pervade le nostre menti, in particolare se riflettiamo sull’infinito.

Insomma, allo stesso tempo, mi piace e mi inquieta come mi fissa. Ma è normale?

E poi, lui non è mica l’infinito, anzi, mi sembra piuttosto “ben definito”, if you know what I mean…

“E di Captain America cosa pensi?” Domanda, curioso.

“Sorry, non l’ho ancora visto…” Ammetto.

Solleva le sopracciglia. Cioè, solleva la foresta Amazzonica… Lì ci sarebbe ossigeno per i tre/quarti del pianeta!

Sono ormai pronta, perciò mi avvicino alla porta per uscire, ma lui non si sposta. Mi porge la mano destra.

“Piacere Evans, Chris Evans.”

No, you don’t say?

Gli porgo la mia.

“Piacere mio. Sono Kick, ma questo dovresti già averlo capito…”

Sorride.

“Torniamo di là.” Non è una proposta la mia, è un ordine. Se rimango nella mia camera con Chris Evans ancora per un po’, davvero non so che gli potrei fare…

Va bene che mi sembra un coglione… Ma è pur sempre un coglione di nome Chris Evans.

Solleva un solo sopracciglio, questa volta.

“E se invece… restassimo qui?”

I miei occhi balzano immediatamente fuori dalle orbite spappolandosi a terra.

Mi riapproprio dell’uso della parola ed elenco: “Primo: non sono una zoccola. Secondo: fai così con tutte? Terzo: mio fratello è di là e ti ucciderebbe seduta stante…”

“… allora ti preoccupi per me?” Mormora sporgendo di poco il labbro inferiore.

“Non ho finito.” Lo fulmino con lo sguardo. “Quarto: in salotto c’è anche la tua ragazza…”

“Se vuoi chiamo anche lei…” Risponde prontamente.

Apro e chiudo la bocca, come un pesce fuor d’acqua.

Fai schifo, Evans.

Lui scoppia a ridere.

“Non è la mia ragazza… se proprio ci tieni a saperlo.” Afferma.

Eh, che vi avev… Cosa? No… Non lo è?

“Ah no?” Chiedo disinteressata.

Tzè. Disinteressata.

Scuote piano la testa a destra e a sinistra, guardandomi dritto negli occhi. Fa un passo in avanti, afferrando con una certa fermezza la mia mano destra. Arretro di due passi e lui ne approfitta per entrare in camera. Posa l’altra mano sul mio fianco sinistro e con il piede richiude la porta dietro di noi.

“Così non ti sentirà nessuno…” Sussurra.

Eh no, caro. Non è così facile come pensi.

“Dici urlare di paura perché vuoi uccidermi?”

Finge di riflettere al riguardo e risponde: “No. In realtà pensavo ad urla di piacere…”

“Perché sarò io ad ucciderti… Giusto.” Un ghigno malefico spunta sul mio volto.

1-0 per me. Palla al centro.

“Ma quanto sei…”

Lo interrompo. “Stronza? Lo so. Me lo dicono in tanti…” Concedo con un’alzata di spalle.

“Ma ti dicono anche che è parecchio eccitante?” Chiede senza togliermi gli occhi e le mani di dosso.

“Eh…” Soffio. “No. Questo in effetti no.” 

Chinandosi, avvicina pericolosamente la sua bocca al mio collo.

Ribatti Kick! Rilancia quel dannato pallone!

“Però di solito si nota se li fa eccitare o no, senza bisogno che me lo dicano…” Faccio correre lo sguardo al cavallo dei suoi pantaloni. “A quanto pare, il tuo amico non è in gran forma…”

Lui si stacca da me, leggermente nel panico.

2 a 0 Evans, baciami il…

Il suo sguardo però ritorna immediatamente più sicuro che mai.

Ok, non credo di aver fatto goal.

“O forse ho solo recitato per metterti in ridicolo…”

Rido rasentando l’attacco isterico. “Mettermi in ridicolo? Ma cosa dici?”

Non mi piace quel sorriso soddisfatto sul suo volto.

Lo devo considerare un pareggio?

“Puoi fare la stronza fin che ti pare e lanciarmi frecciatine più che avvelenate, ma ti si legge negli occhi che vorresti tanto sbattermi sul tuo letto e chiudere la partita, coppa e fuochi d’artificio inclusi.” Afferma serio, con quel cavolo di sopracciglio alzato.

Senza deporre quel tremendo sorrisino da schiaffi, si gira, apre la porta e torna di là.

Sono impietrita. Sconvolta. Frastornata. E umiliata.

Ho perso. Questa volta ho perso.

Ma non temere, Evans, ci vediamo al girone di ritorno.






















*** LaNonnina ***
Non vi ho praticamente considerato per tutta l'estate e ora torno con questa fic, che spero diventi la prima di una (non troppo) lunga serie.
Sappiate però che EFP è sempre nel mio corazòn e non vi lascerei mai.
Perdonatemi e lapidatemi, ora che siete giunti alla fine.
Grazie, I love you <3
  
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