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Autore: Seagullgirl    06/09/2013    2 recensioni
« Harry? » mormorò Meg, sdraiata sul suo letto accanto a lui.
Si erano sdraiati lì solo per chiacchierare un po', ma ben presto entrambi si erano resi conto che l'idea di rimanere così tutta la notte era ben più allettante. « Sì? » domandò il ragazzo, voltandosi appena, quel tanto che bastava perché i raggi della luna che filtravano dalla finestra andassero a riflettersi sulle sue iridi verdi, creando un magnifico gioco di colori e facendo mancare il respiro a Margaret.
« Non dormire sul divano, stanotte » sussurrò, sforzandosi di non abbassare lo sguardo. Forse, se l'avesse guardato dritto negli occhi, lui avrebbe capito cosa intendeva con quelle parole.
( Seguito di " Si sta come i ragni " )
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Io dico, che quando l'ispirazione chiama, non puoi farla aspettare.
 
Dedico questa One-Shot a tutte le cose non scritte perché avevamo di meglio da fare.
Perdonatemi se continuo a sfornare cose “inutili:
ma sono del parere che parlare d'amore non sia mai inutile.
 
 
 




 
I solemnly swear I'm up to no good
Giuro solennemente di non avere buone intenzioni
 
 

 
 
Gate 21, ultima chiamata.
Si prega tutti i passeggeri di recarsi nell'area d'imbarco.
 
L'altoparlante dell'aeroporto gracchiò per l'ennesima volta, mentre Harry porgeva il proprio biglietto Londra- Vancouver alla hostess.
Erano passati quasi sei mesi da quando Margaret aveva lasciato Holmes Chapel, e da quel giorno la priorità assoluta del suo ragazzo era diventata quella di riuscire a racimolare i soldi per raggiungerla, anche se solo per pochi giorni.
Ad essere sincero, Harry odiava gli aerei; lo spaventavano a morte, ma pur di stringere di nuovo tra le braccia Meggie, avrebbe sfidato qualunque fobia.
Per questo, dopo sei lunghi mesi passati a lavorare nel negozio di suo zio per potersi permettere i biglietti dell'aereo, adesso si trovava su un aeroplano diretto in Canada, all'insaputa della sua ragazza.
 
Meg abitava in un piccolo appartamento in periferia, che al momento non condivideva con nessuno, e si sentiva un po' sola.
Aveva deciso lei di trasferirsi, questo era vero, ma sentiva comunque molta nostalgia di casa, e soprattutto di Harry.
Si sentivano tutte le sere, certe volte persino in videochat con Skype, ma era la presenza fisica, a mancargli.
Poterlo stringere, respirare il suo profumo, passare le dita tra i suoi riccioli scuri e morbidi ogni volta che voleva.
Harry detestava che gli si toccassero i capelli, ma a lei lo lasciava fare.
Perché, essenzialmente, da Margaret si lasciava fare tutto.
 
Meg ricordava ancora il giorno in cui era partita; alla fine, persino sua madre, suo padre e suo fratello l'avevano abbracciata, prima di lasciarla andare, e lei era convinta che il merito di tutto ciò fosse anche un po' del suo ragazzo. Questo perché, in seguito all'ultima litigata furiosa con la sua famiglia, Meggie si era rifugiata a casa sua, e lui, dopo averla consolata e averle dato asilo per una notte, era andato a parlare con i suoi genitori, facendogli capire che per quanto potessero cercare di opporsi alla volontà della figlia, lei se ne sarebbe andata comunque, e che se tenevano a lei era meglio che si sbrigassero a mettere da parte i loro rancori e le loro obiezioni, perché il tempo che gli rimaneva da passare con lei era davvero poco, e non valeva la pena di sprecarlo litigando.
Per qualche assurdo motivo, le parole di Harry dovevano aver colto nel segno, perché il giorno dopo si era presentata sua madre alla porta di casa Styles, chiedendo della figlia.
Le aveva domandato scusa, probabilmente facendo ricorso a tutta la sua buona volontà, e l'aveva abbracciata.
Meg non ricordava l'ultima volta in cui sua mamma l'aveva stretta a sé in quel modo, come a dirle “ lo sai che in fondo ti voglio bene “, e quando l'aveva fatto, due grossi lacrimoni si erano fatti strada lungo le sue guance, mentre ringraziava mentalmente il suo ragazzo per averle riportato sua madre.
Quello era un altro motivo per cui le mancava Harry; senza lui al suo fianco era come se le mancasse qualcosa, come se avesse paura di non riuscire a cavarsela da sola, lontano da casa e da tutte le persone che amava.
Non poteva neanche chiamare Abby, quando era triste o giù di morale, e dirle di andare a casa sua, e questo la destabilizzava più di quanto non volesse o avesse immaginato.
Nonostante tutto, però, trovava la sua vita a Vancouver abbastanza soddisfacente.
L'università procedeva bene, e così anche il canto.
Con un lavoretto part-time riusciva a coprire gran parte delle spese, anche se i suoi la aiutavano. Se la cavava piuttosto bene, ed era contenta di essere riuscita ad ottenere l'indipendenza che tanto bramava.
 
 
 
Appartamento 104
 
Harry lesse per l'ennesima volta il numero che si era appuntato su un foglietto, tanto per essere sicuro di non sbagliare, e fece un respiro profondo, prima di bussare in modo delicato ma deciso.
Per qualche istante il cuore sembrò volergli uscire dal petto, sbattendo furiosamente contro la cassa toracica, in attesa che Margaret aprisse la porta. Poi, improvvisamente, un leggero clack ruppe il silenzio, ed Harry alzò gli occhi, incontrando quelli scuri della ragazza che lo guardava in un misto tra stupore e felicità.
« Harry! » esclamò gettandogli le braccia al collo e stringendolo forte.
Harry rise, accarezzandole la schiena e lasciandosi stritolare.
« Sorpresa! » le disse in un orecchio, lasciandovi poi alcuni leggeri baci.
Meg si staccò da lui, continuando però a circondargli il collo con le braccia e sorridendo come un'ebete. « Ma... come hai fatto a venire fin qui? »
La domanda era piuttosto stupida, ma il suo entusiasmo era tale da non permetterle di formulare nessun'altra frase di senso compiuto.
« Con l'aereo! » esclamò il ragazzo, ridendo.
Meg si limitò ad alzare gli occhi al cielo, colpendolo non troppo forte su un braccio ma ridacchiando di se stessa.
« Intendevo con i soldi, come hai fatto? » domandò con voce leggermente preoccupata. Non voleva che spendesse tutti i suoi risparmi solo per vederla, non le sembrava giusto. Allo stesso tempo però, gli era così grata per essere lì, che non riusciva a pensare di poterlo rimproverare.
« Beh, ho lavorato da mio zio da quando te ne sei andata... e per l'alloggio speravo che tu potessi... offrirmi il divano » buttò lì ridacchiando, grattandosi la nuca come faceva sempre quando era in imbarazzo.
« Oh... ma certo! » esclamò entusiasta Meg, arrossendo appena.
La sola idea di avere Harry in giro per casa la emozionava, anche se cercava di non darlo a vedere.
« Ma vieni dentro! » continuò afferrando la sua valigia e portandola in casa, mentre lui la seguiva in silenzio, dopo essersi richiuso la porta alle spalle. « Ma... ehi, Meg » mormorò il ragazzo, prendendole la mano da dietro, mentre lei appoggiava la valigia in un angolo,
« non mi hai dato neanche un bacio » sussurrò, mettendo su quell'espressione che - lo sapeva – faceva impazzire Meggie; un sorriso a metà tra il dolce e lo sbarazzino.
Non le diede neanche il tempo di rispondere; la attirò a sé con la stessa mano, mentre con l'altra le teneva fermo il viso per poterla baciare meglio.
Nel momento esatto in cui le loro labbra si incontrarono, Meg sentì il cuore perdere un battito, mentre un brivido le si diffondeva lungo tutto il corpo, facendole perdere l'orientamento.
Mentre la lingua di Harry sfiorava la sua, accarezzandola con dolcezza, il profumo del ragazzo si diffondeva sempre di più, penetrando nelle sue narici e persino nella stoffa dei suoi vestiti.
Era pronta a giurare che entro la mattina dopo, anche la casa avrebbe profumato di Harry.
Quando si staccò dalle sue labbra, si sentiva già meglio. Come se almeno una piccola parte di quel vuoto nel suo cuore fosse stata colmata da quel semplice bacio.
La serata passò tranquillamente; Meg aveva imparato a cucinare durante quei sei mesi di solitudine, ed Harry trovava estremamente interessante osservarla ai fornelli. Era seria e concentrata, esattamente come quando studiava Storia. Il paragone lo faceva sorridere, e Margaret non capiva il perché.
Finita la cena, poi, i ragazzi si distesero sul divano, davanti alla TV accesa che in realtà nessuno dei due guardava, troppo impegnato ad osservare l'altro. Parlarono del più e del meno; di come era andato il viaggio, di come stava la famiglia Styles e di come invece stesse quella di Meggie, che pareva aver finalmente accettato le scelte della figlia maggiore.
Parlarono a lungo, lei e Harry, e il tempo passò così in fretta che neanche se ne accorsero. Quello era forse il primo vero momento che passavano da soli dopo tanto tempo, e per entrambi era prezioso come l'oro.
Harry si sarebbe fermato solo un paio di giorni, e Dio solo sapeva quando sarebbe potuto tornare.
 
« Harry? » mormorò Meg, sdraiata sul suo letto accanto a lui.
Si erano sdraiati lì solo per chiacchierare un po', ma ben presto entrambi si erano resi conto che l'idea di rimanere così tutta la notte era ben più allettante. « Sì? » domandò il ragazzo, voltandosi appena, quel tanto che bastava perché i raggi della luna che filtravano dalla finestra andassero a riflettersi sulle sue iridi verdi, creando un magnifico gioco di colori e facendo mancare il respiro a Margaret.
« Non dormire sul divano, stanotte » sussurrò, sforzandosi di non abbassare lo sguardo. Forse, se l'avesse guardato dritto negli occhi, lui avrebbe capito cosa intendeva con quelle parole.
Il silenzio si perpetrò ancora a lungo, mentre Harry faceva saltare le pupille da una parte all'altra, scrutandole prima gli occhi, poi il naso e infine la bocca. Di nuovo, tornò sugli occhi.
Poi, senza proferire parola, inclinò la testa di lato e si piegò su di lei per baciarla.
Meg lo lasciò fare, dischiudendo appena le labbra e inspirando profondamente. Se c'era una cosa che amava di Harry, subito dopo le sue labbra e i suoi capelli, era il suo profumo.
Quell'intenso aroma di menta, proveniente da chissà dove... le annebbiava i pensieri, portandola in un paradiso tutto suo.
Le labbra del suo ragazzo si allontanarono, dandole appena il tempo di riaprire gli occhi, per poi spostarsi sul suo collo e muoversi lente.
La lingua le inumidiva la pelle, mentre le sue labbra continuavano a muoversi verso la clavicola e sempre più in giù.
Nel momento esatto in cui Harry iniziò a sbottonarle la camicia di lino, Meg sorrise, rendendosi conto che aveva capito perfettamente cosa intendeva con quel “ non dormire sul divano “. Forse, pensò ridacchiando tra sé e sé, sarebbe stato più corretto dire “ non dormire affatto “. Ma poco importava.
Si sollevò, catturando nuovamente le labbra di Harry e intrecciando le dita ai suoi capelli, lasciando che lui le sfilasse del tutto la camicia e la lasciasse scivolare poco lontano da loro.
Lo vide sorridere, mentre strofinava il naso contro la sua spalla, lasciando che anche le labbra le accarezzassero la pelle, e non resistette all'impulso di baciarlo di nuovo, stavolta con così tanto impeto da farlo cadere con la schiena contro il materasso.
Voleva baciarlo mentre sorrideva per sentire che sapore avesse la sua risata, e ci riuscì.
La sua felicità era un'inebriante onda di piacere, per Margaret.
Ormai a cavalcioni sul suo corpo, si sentì perfettamente in diritto di infilare le mani – probabilmente fredde, dato che Harry sussultò appena – sotto la sua maglietta, accarezzandolo lentamente su e giù lungo la pancia, prima di sfilargliela definitivamente.
Restò a guardarlo per qualche istante, come se le mancassero le parole.
Sapeva che Harry aveva un bel fisico; l'aveva notato durante le partite di basket, quando più che osservare il pallone si era persa ad osservare le sue braccia muscolose che si irrigidivano per effetto della contrazione dei muscoli, ma non si era mai resa conto fino a che punto. Improvvisamente, si sentiva a disagio.
Lui però non le diede il tempo di farsi venire alcun complesso; la attirò a sé con dolcezza, ma anche con desiderio. La strinse così tanto a sé che per un attimo Meg credette che Harry potesse leggerle nel pensiero; nel momento esatto in cui aveva avuto paura, in cui si era sentita a disagio nel suo corpo, lui le aveva fatto capire che era un'idiota.
Forse era una semplice coincidenza, ma in fondo al suo cuore, qualcosa le diceva che non lo era affatto. Strinse più forte le gambe attorno alla sua vita, mentre Harry la faceva rotolare sulla schiena, riportandola verso il materasso.
Margaret sentì le sue mani scivolarle lungo la pancia, fino alla chiusura dei jeans, che sbottonò velocemente per poi sfilarglieli senza la minima difficoltà. Così a nudo, si sentì nuovamente in imbarazzo, e percepì il sangue affluire alle guance, imporporandole.
Harry le sorrise con un'espressione interrogativa in volto.
« Sei arrossita? » sussurrò con voce bassa a pochi centimetri dal volto della ragazza, peggiorando la situazione.
Meg deglutì forzatamente, senza sapere cosa dire. Trattenne un sorriso imbarazzato e annuì appena, senza lasciargli il collo.
Due fossette si formarono sul volto di Harry, prima che si mordesse il labbro inferiore e appoggiasse la fronte contro quella della sua ragazza.
« Agitata? » domandò, aprendo una parentesi che in quel momento sembrava maledettamente fuori luogo, eppure così azzeccata.
« Imbarazzata » mormorò Meg senza nemmeno rendersene conto.
Non riusciva a credere di averlo detto per davvero. Merda.
Harry aggrottò appena le sopracciglia, distanziandosi appena da lei per guardarla negli occhi. « Perché? »
Ecco; quella era proprio la domanda a cui non avrebbe voluto rispondere.
Era mezza nuda, distesa sul letto con Harry – il quale era più o meno nelle sue stesse condizioni – e si trovava a parlare delle sue insicurezze.
Tra tutte le cose che più temeva al mondo, quella era una delle prime.
Inoltre, il fatto che lui la osservasse così intensamente, non aiutava affatto.
« I-io... non lo so » mentì. Lo sapeva benissimo, ma era così stupido e imbarazzante dirlo. Perché la stava mettendo alle strette?
E proprio in quel momento, poi...
Ma Harry non smetteva di fissarla, e sentiva che sarebbe esplosa, se non le avesse staccato gli occhi di dosso. Si sentiva fin troppo a disagio.
« Non sono molto a mio agio con il mio corpo, diciamo. Non mi va di parlarne, è già abbastanza imbarazzante senza che tu mi fissi » borbottò diventando color peperone.
Ecco, fantastico. Fine del momento magico, vai con la figuraccia.
« A disagio? » ripetè Harry, facendole venire voglia di alzarsi e andarsene.
Sapeva che non lo faceva apposta, ma quello non era affatto il modo migliore per farla stare meglio.
Meg annuì di nuovo, sperando di porre fine alla conversazione, ma Harry non sembrava affatto dello stesso parere. « In che senso, scusa? »
Lei sbuffò, mettendosi a sedere e non riuscendo ad evitare i suoi occhi.
Si raggomitolò su se stessa, come per coprirsi, e si soffermò qualche istante a guardare il torace scolpito del suo ragazzo, abbassando appena la testa e sistemandosi nervosa una ciocca di capelli dietro gli occhi.
« Nel senso che sai, Harry. Ti sei visto. Non è un caso che tutte ti volessero, al liceo. E io non... non mi sento all'altezza. Non riesco a capire come tu possa... »
« Volerti? » completò la frase il ragazzo, facendola rabbrividire.
Alzò gli occhi, e quando incontrò il verde di quelli di Harry, credette di morire.
Non ricordava di essere mai stata guardata in quel modo.
Avrebbe voluto annuire, ma non ne ebbe il tempo.
« Non capisco come tu possa non vederti, Meg » sussurrò, avvicinandosi di più a lei e prendendole il viso con una mano.
« Sei bellissima, in tutti sensi » aggiunse, sempre più vicino.
Ormai il suo respiro sfiorava la pelle della ragazza, facendole venire brividi lungo tutto il corpo.
« E sei... » esitò qualche istante, prima di farle scivolare le proprie labbra lungo il collo e sorridere, vicino all'orecchio. «... eccitante »
Margaret si lasciò sfuggire un respiro pesante, trattenendosi dall'emettere alcun suono.
Se fino a tre secondi prima avrebbe giurato che la magia si fosse ormai spezzata, adesso era pronta a ritrattare tutto.
Prima che potesse accorgersene, le labbra di Harry erano di nuovo contro le sue e i suoi ricci scuri dovunque, morbidi e lucenti come seta sotto le sue dita.
Le parole erano finalmente diventate superflue, e i pensieri di Meg si erano assopiti nel momento in cui aveva sentito le mani di Harry sganciarle il laccetto del reggiseno, facendolo scivolare via assieme alle loro maglie e ai suoi pantaloni.
A quel punto, nemmeno lei aveva più la forza di pensare.
Con rinnovata sicurezza, fece scendere lentamente le mani fino alla lampo dei jeans del ragazzo, che le espirò tremante vicino all'orecchio quando le sue mani si infilarono sotto la stoffa pesante dei pantaloni per sfilarglieli.
Ma una volta calciati via quelli, la mano di Margaret non si fermò, eludendo anche lo strato sottile della stoffa dei boxer per incentivare le spinte del bacino di Harry contro il suo.
Sorrise maliziosa, quando a quella mossa inaspettata Harry si lasciò sfuggire un gemito lieve e soffocato che la gratificò più di quanto le piacesse ammettere.
Sentiva il cuore batterle all'impazzata, mentre ogni singolo punto in cui lui la toccava le sembrava prendere fuoco un istante dopo.
Le dita ormai non più troppo fredde di Harry le accarezzarono leggermente l'interno coscia, così lievemente che le parve assurdo che un contatto talmente poco accennato potesse scatenarle reazioni simili.
Piegò la testa all'indietro, respirando con la bocca e chiudendo leggermente gli occhi, mentre la mano di Harry si arrischiava in luoghi più intimi e le sue labbra si muovevano su e giù lungo il collo, provocandole brividi incontrollati lungo tutto il corpo.
Mormorò appena il suo nome, come fosse una preghiera, e cercò di riprendere lucidità.
Il desiderio che si stava impossessando di entrambi era palpabile, e sempre meno controllabile.
Con decisione, Meg fece calare i boxer di Harry lungo le gambe, riuscendo, con il suo aiuto, a sfilarglieli del tutto.
Non si arrischiò ad abbassare lo sguardo per evitare di arrossire di nuovo, soprattutto quando il ragazzo riservò lo stesso trattamento ai suoi slip.
La pelle, che prima sembrava bruciarle, ora stava letteralmente andando a fuoco, esattamente dove ormai non aveva più niente a coprirla.
Sentii ancora la bocca di Harry sulla sua, e si concentrò al massimo sulla dolcezza di quel sapore, mentre le lingue sembravano giocare tra loro, rincorrendosi a perdifiato.
Quando finalmente la distanza tra i loro corpi fu annullata, Margaret sussultò, mordendosi il labbro inferiore e chiudendo involontariamente gli occhi. Cinse la schiena di Harry con le gambe, stringendolo più forte a sé e andandogli incontro con il bacino ad ogni movimento.
Per qualche minuto, entrambi persero la cognizione di ogni cosa attorno a loro.
Non esisteva più nulla, oltre ai loro corpi intrecciati e ansimanti, intenti a rincorrersi verso la vetta del piacere.
Meg strinse ancora più forte Harry, nascondendo il volto nell'incavo della sua spalla, e all'ennesima spinta emise un gemito, delicatamente soffocato tra i capelli del suo ragazzo. Lui tremò appena, e la sua voce profonda fu perfettamente udibile dall'orecchio di Margaret, mentre un suono gutturale si faceva strada anche nella sua gola.
Nella mente di entrambi si diffuse come una strana sensazione di piacere, quasi più mentale che fisico, e i loro muscoli si rilassarono lentamente, mentre i respiri di regolarizzavano.
Harry le accarezzò i capelli, baciandola prima sul collo e poi sulle labbra, sorridente.
I suoi occhi erano diventati di un verde più scuro, quasi smeraldo, e la scrutavano con una dolcezza infinita, mescolata al desiderio.
Se non l'avesse visto, non avrebbe mai osato dire che esistesse, uno sguardo del genere. Era caldo, vivo, quasi bruciante, come il desiderio che avevano appena provato.
La faceva sentire protetta, amata e desiderata allo stesso tempo, e tutto ciò la rendeva totalmente e perfettamente felice.
Rimasero distesi l'uno accanto all'altro per diverso tempo, in silenzio, con le gambe intrecciate e le teste vicine, mentre Harry le accarezzava lentamente i capelli e la schiena, tenendola stretta a sé.
Margaret, dal canto suo, era decisa a godersi ogni istante di quel momento, che sapeva di così fugace e ambito che era quasi una conquista.
Adesso che erano lontani, le occasioni per stare insieme non erano molte, ma al contrario di quanto poteva pensare la gente, Meg sentiva che questo li avrebbe solo resi più forti.
Le bastava pensare a dove l'aveva condotta tanta attesa, e si sentiva subito ripagata per ogni istante di solitudine che aveva provato in quei sei mesi senza Harry.
È vero, sarebbe stata dura senza di lui; non potersi svegliare la mattina e sentire il suo calore nel letto, non poterlo abbracciare quando era triste e non poterlo baciare ogni qualvolta volesse erano cose che le sarebbero mancate terribilmente, ma avrebbe resistito.
Avrebbe resistito per i momenti come quelli.
« Meg? » mormorò Harry, girando appena la testa e parlando contro i suoi capelli.
« Sì? » chiese lei, alzando gli occhi per guardarlo.
Sul suo viso spuntò un sorriso a trentadue denti, di quelli che avrebbero fatto invidia a qualunque super-modello.
« Te l'ho già detto che ti amo? » la sua voce bassa fece rabbrividire Margaret, che guardandolo negli occhi si sentiva cadere nel vuoto.
Annuì e sorrise, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio come faceva sempre quando era in imbarazzo.
« Sì » rispose lasciandogli un leggero bacio a fior di labbra.
« Beh, ora ti amo anche di più, se è possibile » ridacchiò Harry, trattenendole il volto con una mano dietro la nuca.
« Io non so se potrei amarti più di così » rispose la ragazza, mentre il cuore le martellava dentro le orecchie.
Un po' più di felicità, e avrebbe giurato di poter esplodere.
« Se tra due giorni te ne vai, voglio passare due giorni così » rise, affondando la testa tra il collo e la spalla del ragazzo e abbracciandolo come se ne andasse della sua vita.
Harry rise con lei, ricambiando l'abbraccio e lasciandole una serie infinita di baci sul collo che le fecero venire la pelle d'oca.
« Possiamo anche farlo se vuoi » finse di stare al gioco, e per qualche secondo Meg ebbe la seria tentazione di prenderlo in parola.
« Avevi ragione, sai? » aggiunse poi, cambiando improvvisamente discorso. Harry apparve perplesso. « Su cosa? »
« Mi manca, casa mia. Stare da soli è bello, ma è anche difficile »
Ci fu qualche attimo di silenzio, e Harry si limitò a stringerla più forte, come a dimostrarle che in ogni caso, non sarebbe mai stata sola.
« Tornerò ogni volta che posso, te lo giuro » le promise accarezzandole i capelli con dolcezza, « te lo giuro solennemente ».
Margaret ridacchiò tra sé, prima di voltarsi a guardare il suo ragazzo.
Come potevano tanta passione e dolcezza convivere in un solo essere umano? Doveva essere stata terribilmente buona nella sua vita precedente, perché le capitasse qualcuno come Harry.
« Giuri solennemente di non avere buone intenzioni? » continuò a ridere, citando una famosa frase di uno dei suoi libri preferiti.
Dopotutto, sempre di un Harry parliamo...
Il ragazzo capì, e si voltò verso di lei con aria maliziosa in volto.
« Ci puoi scommettere » mormorò con voce sensuale praticamente sulle sue labbra.
Adesso entrambi sorridevano, stretti assieme come fossero l'uno l'ancora di salvezza dell'altro, e sentivano che il sapore delle loro risate era il più buono che avrebbero mai potuto assaggiare.
Lo sapevano, ne erano certi.
Perchè se la felicità avesse avuto un sapore, sarebbe stato di sicuro quello.
 




 
 
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_ Writer's corner_

Anche stavolta, non ho molto da dire.
Sarebbe inutile ripetere la dedica; essendo questa OS una sorta di " sequel" di " Si sta come i ragni", è dedicato alla stessa persona.
Dire che mi sono divertita a scriverlo è dire poco e il mio unico rimpianto è che non potrò vedere la faccia che farai, Lilly, quando la leggerai! Ahahahaha :)
Per quanto riguarda il fotomontaggio... alla fine, dei duemila fatti, non ne ho scelto nessuno.
Ho fatto questo stamattina e boh... era quello che mi piaceva di più. Hope u like it.
Per il resto... beh, fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima,
-El.
   
 
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