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Autore: lilac    13/03/2008    20 recensioni
La curiosità è donna, almeno così dicono, ma l'orgoglio... be', l'orgoglio è di certo Vegeta! La Capsule Corporation è ancora una volta teatro di una terribile, sanguinosa battaglia. E per citare il caro buon vecchio Freezer... E va bene! Vediamo un po' chi la spunta!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra, Bulma, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I Personaggi, i luoghi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale di Dragon Ball, non mi appartengono ma sono di proprietà di Akira Toriyama che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

Eccomi qua^^ con un’altra one shot, questa volta di genere comico (almeno lo spero^_*).
Grazie in anticipo a chi avrà voglia di lasciare un commento, ma anche a chi arriverà soltanto alla parola ‘fine’. (E grazie mille a chi ha commentato la mia ultima flash fiction!^^).
Come sempre, a chiunque abbia aperto questa pagina, buona lettura^^




NULLA D'IMPORTANTE



E va bene! La giornata non era di certo iniziata col piede giusto. Suo padre non ne voleva proprio sapere di accelerare i lavori su quel dannato progetto, come sempre se la prendeva comoda. Non bisogna avere fretta… Già, chissà per quanto tempo ancora avrebbe tergiversato perdendosi in inutili dettagli; mentre a lei, ovvio, toccava tutto il lavoro! Ora ci si metteva anche sua madre, che invece di preparare il pranzo se ne andava in giro chissà dove a sperimentare pasticcerie, pasticcini e quant’altro. E, ovvio, anche questo toccava a lei. Ringraziando il cielo la sua linea era ancora invidiabile, altrimenti quei maledetti dolcetti un giorno o l’altro sarebbero volati dalla finestra! E come se non bastasse quella fastidiosissima ciocca di capelli non voleva saperne nemmeno lei di starsene al suo posto. E questo era davvero intollerabile! Passi il lavoro, la casa e tutto il resto; in fondo chissà che ne sarebbe stato della Capsule Corporation se non fosse stato per lei?! Ma che non avesse il tempo per curare la sua adorabile persona… No, questo era davvero intollerabile!
La giornata decisamente non pareva essere iniziata col piede giusto. Il tacchettio nervoso che proveniva dai corridoi della Capsule Corporation in tarda mattinata non lasciava adito a dubbi riguardo all’umore della scienziata. Bulma procedeva a passo spedito in direzione della sua stanza, decisa più che mai a mettere fine alla lunga battaglia che stava combattendo da ore con la sua acconciatura, possibilmente da vincitrice. La determinazione che traspariva dal suo sguardo le conferiva un’aria agguerrita, così come il suo incedere decisamente risoluto. Le era bastata d’altra parte quella semplice presa di posizione per farle tornare in un lampo il suo consueto atteggiamento vivace ed energico e i lineamenti del suo viso parevano distendersi passo dopo passo.
A pochi passi dalla sua agognata messa in piega tuttavia, la sua attenzione venne catturata dalla figura che se ne stava pensierosa in fondo al corridoio, seduta sul pavimento a gambe incrociate e col mento appoggiato sul palmo di una mano, apparentemente intenta a rimuginare qualcosa. Bulma si era ritrovata involontariamente a rallentare l’andatura, a tornare sui suoi passi e a dirigersi incuriosita in quella direzione.
“Ciao tesoro! Che cosa stai facendo qui?”
“Nulla. Sto pensando.”
Soltanto dopo aver bofonchiato quella laconica risposta, un caschetto di capelli azzurri si era sollevato verso la donna e due occhi dello stesso colore avevano indugiato appena un istante in quelli uguali della madre con fare distratto, come a voler sottolineare che la questione non fosse propriamente importante. Bulma non aveva potuto fare a meno di scrutare perplessa la bambina, rivolgendo un secondo dopo lo stesso sguardo allibito alla porta di metallo davanti alla quale sua figlia aveva scelto di mettersi a pensare. Un led luminoso di colore rosso sopra lo stipite lasciava facilmente intuire chi ci fosse al di là di quella porta.
“A che stai pensando, tesoro?” Insistette gentilmente Bulma, sedendosi istintivamente sul pavimento, accanto alla sua interlocutrice. L’impercettibile esitazione di lei l’aveva spinta per qualche motivo a mascherare la sua curiosità.
La bambina, dal canto suo, non sembrò scomporsi; si limitò a fare spallucce con noncuranza e a sospirare rumorosamente. “Sto pensando ad un modo per decifrare il codice di accesso alla gravity room.” Dichiarò candidamente.
L’espressione della madre si fece per un attimo basita; gli occhi azzurri spalancati dallo stupore si accigliarono nondimeno con rimprovero in una frazione di secondo. “Come sarebbe, Bra?! Ma ti sembra una cosa da fare?” Replicò ancora incredula, sul punto di iniziare una paternale. “È soprattutto per la tua sicurezza che esiste quel codice, che credi?! E poi, in nessun caso quando la spia rossa è accesa devi entrare nella gravity room. Mi hai capito?!”
“Mmm”
Bulma non riuscì però a fare a meno di frenarsi istintivamente, constatando l’espressione assente della bambina; sembrava completamente assorta in qualche questione di vitale importanza. Il fatto che non avesse praticamente protestato di fronte a quel divieto categorico poi, cominciò inevitabilmente ad impensierirla. Seguì non volendo la direzione dello sguardo della piccola fino all’oblò sulla porta e sembrò riflettere un momento anche lei.
“Quando la spia rossa è accesa significa che tuo padre si sta allenando ad una gravità superiore…” Continuò molto meno convinta di prima. “Lo sai, no?”
“Sì, lo so.” Un’altra risposta distratta.
“Il codice serve per sbloccare la porta… e per azzerare la gravità nei casi di emergenza…”.
“Mmm.”
“Insomma, tuo padre è stato categorico!” Tagliò corto alla fine, scimmiottando palesemente l’ombroso compagno, nella speranza di far sorridere la bambina fin troppo pensierosa. “Se vogliamo seccarlo c’è il monitor interno!”
Il sorriso divertito sul volto della scienziata tuttavia, si smorzò gradualmente fino a scemare del tutto quando Bra, insensibile allo scherzo, reagì nel modo contrario a quello che si sarebbe aspettata.
“Quell’antipatico l’ha spento!” Protestò improvvisamente la bambina, alzando il tono indispettita. Per la seconda volta sua madre si trovò a fissarla meravigliata.
“Volevo parlare con papà, ma non ha voluto farmi entrare. E poi ha spento il monitor, uffa!”
Bulma si costrinse a trattenere un sorriso nell’osservare la posa imbronciata e determinata della figlia. Le braccia incrociate sul petto, dal suo sguardo trasparivano un’indignazione e una risolutezza che avrebbero potuto decisamente aprire quella porta, in barba a qualsiasi codice.
“L’unico modo che ho è decifrare quello stupido codice e poi dovrà ascoltare per forza, ecco!”
“Che cosa devi dire a tuo padre di tanto importante che non può aspettare l’ora di pranzo?” Le domandò sinceramente incuriosita.
Quell’improvviso interessamento tuttavia, parve ripiombare immediatamente la bambina nell’atteggiamento assorto di qualche momento prima. “Nulla. Devo chiedergli una cosa.”
“Che cosa?” Insistette la scienziata, ormai palesemente intrigata.
“Nulla d’importante, ti ho detto.”
“Ehilà, che state facendo sedute qua?”
L’attenzione di Bulma si mosse naturalmente e in un istante verso la direzione da cui proveniva quella voce familiare. “Ah, ciao tesoro!” Rispose sorridente. “Stavamo facendo due chiacchiere”.
Trunks si era avvicinato con un’espressione tra il divertito e il curioso e aveva rivolto un’occhiata interrogativa alle due Brief; alla sorellina in particolare, che aveva risposto con una specie di mugugno e pareva di tutt’altro umore rispetto a quello della madre. Senza porsi troppe domande aveva finito per sistemarsi anche lui sul pavimento di fronte alla bambina, appoggiandosi comodamente al muro accanto alla porta del trainer.
“Che succede, Bra?” Si premurò di chiedere, dedicando al contempo uno sguardo eloquente alla madre, come a voler rivolgere implicitamente quella domanda a lei.
“Tua sorella ha deciso di decifrare il codice di accesso alla gravity room e di stanare tuo padre.” Rispose divertita Bulma.
“Ah, capisco.” Replicò lui, altrettanto divertito e dandosi un tono importante. “Buona fortuna allora! Sia con papà che con il codice.” Tornò a rivolgersi alla sorella vagamente ironico, ricambiando l’occhiata irritata di lei con un sorriso leggermente nervoso. “Insomma, non è cosa da tutti riuscire a decrittare un codice che ha architettato la mamma!” Chiarì scherzosamente, accompagnando quella affermazione con un buffetto affettuoso sulla guancia della bambina.
Bulma non aveva potuto fare a meno di annuire compiaciuta, evidentemente inorgoglita da quella espressione di stima, ma l’espressione di Bra sembrò al contrario inasprirsi ulteriormente. “Uffa, Trunks, non ci provare nemmeno!” Lo interruppe spazientita, additandolo severa. “Non dire che sono troppo piccola! Ho già sei anni e posso decifrare quel codice quando voglio!” Affermò con aria di sfida, tornando ad incrociare le braccia sdegnata. “Tu piuttosto, di sicuro non ci riesci!”.
“Ma…”
La sonora risata di Bulma ottenne chiaramente soltanto l’effetto di acuire la perplessità e l’imbarazzo di Trunks, che mutò lievemente espressione corrucciando lo sguardo. “Ehi, che credete?!”
In seguito a quel goffo tentativo di opporre resistenza, non riuscì tuttavia ad evitare di sorridere anche lui un attimo dopo, alla reazione ancora più divertita della madre e a quella della sorella, che si era lasciata sfuggire finalmente un risolino.
“Oh avanti, Bra!” Riprese improvvisamente il discorso Bulma, riavendosi in un lampo. Il giovane saiyan la osservò per un momento vagamente preoccupato. La sua adorata mammina aveva appena sfoderato un tono che non lasciava presagire nulla di buono. L’espressione di Bra poi, fattasi improvvisamente scura in volto, aveva confermato in pieno i suoi timori.
“Insomma! Che cosa devi chiedere a tuo padre di tanto importante?!”.
“Ah, Bulma… Sei qui!”
La voce del Dottor Brief in fondo al corridoio fece sussultare lievemente la donna, colta di sorpresa. Questi si avvicinò ai tre senza alcuna fretta, in apparenza per nulla sorpreso di trovare metà della sua famiglia a chiacchierare sul pavimento.
“Ciao nonno.”
“Salve ragazzi!”
“Ciao.”
“Bulma, dovresti dare un’occhiata alle ultime modifiche quando hai tempo.” Dichiarò rivolgendosi alla figlia una volta raggiunti i tre, dopo aver mostrato un sorriso affettuoso alla più piccola del gruppo, che lo aveva salutato voltandosi appena.
“Mmm… Sì, nel pomeriggio.”
“Come va il lavoro, nonno?”
Trunks si pentì nemmeno un secondo dopo aver posto la domanda, nell’udire il brontolio di somma deplorazione alla sua sinistra. Ma l’anziano scienziato, evidentemente contento per l’interessamento, parve non curarsi in alcun modo dello sguardo preoccupato che gli era stato prontamente rivolto dal nipote. “Ah bene, bene. Per fare le cose fatte bene non bisogna avere fretta.” Puntualizzò serafico, ignorando pacificamente l’ennesimo borbottio seccato da parte della figlia. “Se vuoi vedere come procedono i lavori vieni quando vuoi in laborat…”
“Voglio vedere anch’io!” Lo interruppe Bra con una punta di invidia, improvvisamente interessata alla conversazione.
“Oh, ma certo, tesoro!” Replicò ancora sorridente il dottor Brief. “Lo sai che sei la benvenuta!”
Il sorriso intenerito di Trunks di fronte alla luce entusiasta che si accese in un secondo nello sguardo della sorellina fu invece bruscamente smorzato, ancora una volta, dal tono oltremodo spazientito con cui Bulma troncò nuovamente il discorso sul nascere. “Mi vuoi dire che cosa devi chiedere a tuo padre, sì o no?!” Si impuntò, ormai chiaramente irritata.
“Uffa mamma, ti ho detto che non è nulla d’importante!”
“Dai, mamma, che cosa t’importa?” Intervenne il ragazzo, sprezzante del pericolo. “Se dice che non è importante…”.
L’espressione indignata di Bulma e l’ulteriore aumento della tonalità della sua voce lasciarono tuttavia intendere che quell’eroico tentativo era clamorosamente e miseramente fallito. “Ma insomma, se non è così importante che cosa ti costa dirmelo?!”
“Trunks! Diglielo anche tu!”
“Trunks! Diglielo anche tu!”
Lo invitarono esasperate all’unisono le due Brief. Visibilmente in imbarazzo, il giovane saiyan cercò disperatamente aiuto sollevando uno sguardo di supplica in direzione del nonno, in piedi accanto a lui. Ma questi si limitò a ricambiarlo con un’espressione vagamente distratta e con un’alzata di spalle, segno che stava assistendo ad una conversazione di cui non ambiva minimamente ad afferrare il senso.
“Ma che bello! Siete tutti qui!”
Quattro persone si voltarono simultaneamente di nuovo nella stessa direzione, verso la donna che era allegramente apparsa nell’affollato punto di ritrovo canticchiando un motivetto e recando con sé un vassoio stracolmo di dolci. Se Trunks aveva salutato quell’apparizione con un sospiro di sollievo e sua sorella e suo nonno si erano limitati a sorridere in segno di saluto, Bulma pareva invece ormai sul punto di dare in escandescenze.
“Assaggiate questi pasticcini!” Cinguettò spensierata l’ultima arrivata, porgendo il vassoio ai tre che se ne stavano ancora seduti sul pavimento. “Li ho appena comprati!”.
“Grazie nonna!” Trunks non si fece ripetere l’offerta due volte, seguito a ruota dalla sorellina. Incominciarono a servirsi accompagnati dagli sguardi di approvazione del nonno e quelli soddisfatti della nonna, che annuiva sorridente. Bulma, dal canto suo, le braccia incrociate sul petto e un’espressione evidentemente impaziente ed irrequieta, pareva invece stesse facendo appello ad un’elevata dose di autocontrollo per restarsene in silenzio.
“Sono buoni, vero?” Stabilì con gioia Bunny Brief, ottenendo una sorta di risposta positiva da due mezzi-saiyan con la bocca piena. “Tu non li assaggi, tesoro?” Si informò poi, inconsapevole dell’umore della figlia, apostrofandola con fare gioviale.
“Bra!” Fu la replica esasperata di lei, che era riuscita ad ignorare la donna assieme all’istinto di mandarla al diavolo.
“Mamma!”
Convinto che non avrebbe avuto il minimo appoggio da parte dei due nonni, intenti a non capire un bel niente e soprattutto ad ignorare la questione, Trunks si limitò a fissare rassegnato le due agguerrite contendenti apostrofarsi in tono esasperato e scambiarsi uno sguardo di fuoco, preparandosi ormai al peggio. Proprio in quel momento tuttavia, un rumore secco e attutito attirò l’attenzione di tutti gli astanti improvvisamente. Lo sguardo di tre di loro si sollevò istintivamente sulla sommità della porta metallica, dove il led rosso, ormai spento, aveva finito per passare inosservato. Una frazione di secondo dopo, la porta della gravity room sì aprì lentamente e lo sguardo accigliato e sospettoso del principe dei saiyan si posò attonito sul gruppetto di persone che banchettavano spaparanzate davanti al suo trainer, squadrandoli uno ad uno con fare interrogativo.
“Si può sapere che accidenti state facendo tutti quanti qui fuori?!”
Un coro confuso e caotico di risposte lo investì in un secondo; tra le più candide e spensierate dei coniugi Brief, accompagnate da generose profferte di dolcetti, e quelle imbarazzate di Bulma e Trunks, era spiccata per determinazione e intensità quella della piccola Bra, che era scattata in piedi non meno velocemente della madre e del fratello, ma con tutt’altra disposizione.
“Mi sono stancata di aspettarti!” Dichiarò determinata all’indirizzo del padre, appoggiando le mani sui fianchi decisa e avanzando di un passo. “Entra un minuto nella gravity room e rispondi, per favore!”.
Vegeta incrociò impassibile lo sguardo risoluto della figlia per un istante, non prima di aver riservato un’occhiataccia indefinibile al resto del gruppo. “Che sia una cosa breve.” Rispose lapidario, con un mezzo grugnito, facendo un brusco cenno di invito con la testa e scansandosi per far passare la bambina.
Bra, per tutta risposta, mutò radicalmente espressione nel giro di un secondo, gli riservò uno dei suoi sorrisi più affettuosi e gli afferrò energicamente una mano, trascinandolo saltellando all’interno del trainer. “Grazie, papino! Ci metto un secondo!”
La reazione di Bulma fu sulle prime divertita, ma l’immagine del lieve rossore apparso per un momento sul volto imbarazzato del compagno svanì di colpo al rumore secco della porta che si chiudeva sul suo naso. Un incomprensibile borbottio infarcito di uffa e vari accidenti finì per strappare l’ennesimo sorriso a Trunks, che continuava a mangiare pasticcini e ad elogiare la nonna, incoraggiandola a perseverare nelle sue inchieste culinarie. “Ehm, mamma…” La sollecitò titubante qualche istante dopo. “Andiamo? Io ho fame”.
“Oh, ma certo! Ti preparo subito il pranzo, Trunks!” Trillò allegramente Bunny come se la richiesta fosse indirizzata a lei, avviandosi in automatico verso la cucina. Il Dottor Brief dal canto suo, sembrò valutare il suggerimento grattandosi distrattamente la testa. “Già, ecco…” Intervenne serafico, cogliendo l’occasione e incamminandosi dietro la moglie. “Per la verità anch’io avrei un certo appetito”.
“Arrangiatevi!” Proruppe estremamente irritata Bulma, ignorata bellamente ancora una volta dai i due coniugi, ormai ad una certa distanza.
Trunks si era sforzato di trattenere l’ennesimo risolino con una certa facilità questa volta, seriamente preoccupato di fronte al crescente nervosismo della madre, di cui conosceva perfettamente gli effetti devastanti. “Non ti pare di esagerare, mamma?” Intervenne cercando di tranquillizzarla. “In fondo…”
“In fondo un corno! Io non capisco il perché di tutti questi segreti?! Che cosa le costa dirmi che diav…”
Lo scatto metallico dell’apertura del trainer costrinse nuovamente Bulma a bloccarsi all’improvviso. Ne uscì saltellando allegramente Bra che, con un’espressione felice stampata sul volto, oltrepassò la madre e il fratello allontanandosi lungo il corridoio. Il principe dei saiyan, il solito cipiglio impassibile, era comparso dopo appena qualche secondo; si era limitato a soffermare ancora una volta lo sguardo sui due malcapitati e a sottolineare nuovamente la loro presenza inopportuna, evitando di illustrare anche a parole quell’espressione più che eloquente.
“Vegeta!” Lo interpellò Bulma speranzosa, dopo nemmeno una frazione di secondo, ritrovando un tono gentile e accondiscendente. “Che cosa ti ha chiesto Bra?”
“Non sono affari che ti riguardano.” Fu la replica per nulla solerte e gentile di lui, che non si era degnato di fermarsi nemmeno per un secondo a fare conversazione.
Trunks, fortunatamente, aveva pensato bene di sparire nella direzione opposta prima ancora che sua madre, dopo un momento di totale sbigottimento, iniziasse ad esprimere pacatamente il suo disappunto...

Una maledetta giornata! Per tutta la mattina quella mocciosa non aveva fatto altro che tormentarlo e ora toccava a Bulma. Ah, ma se credeva di essere furba si sbagliava di grosso. Che diavolo si era messa in testa poi?! Tutti i suoi patetici trucchetti erano serviti solo a fargli perdere tempo e, ovviamente, ad innervosirlo ancora di più! Non l’aveva bevuta nemmeno per un secondo la scusa del sale caduto accidentalmente nella pentola. Quell’arpia ce l’aveva messo di proposito nel suo piatto; una tonnellata! E di proposito aveva svuotato il frigo nella Gravity Room; altro che guasto, lei e quei dannati bigliettini colorati! Risultato: un allenamento interrotto, di nuovo, anche quel pomeriggio. E tutto per quella insulsa e inutile questione! Quando quella donna si metteva in testa di fargli perdere le staffe ci riusciva sempre alla perfezione; ma ne aveva fin sopra i capelli delle sue stupide ripicche. Che si inventasse pure quello che le pareva, poteva scordarsi di avere soddisfazione. Ci voleva ben altro che un patetico scherzetto per far capitolare il principe dei saiyan. Era davvero stufo di tutta quella situazione, di Bulma… E di quella mocciosa che continuava a stargli alle calcagna!
Proprio una maledetta giornata! Un’affermazione del genere sembrava ormai impressa a fuoco sul volto seccato e tediato del principe dei saiyan, in piedi davanti allo sportello aperto del frigo, nell’ampia cucina della Capsule Corporation.
“… Insomma papà, ti rendi conto di che cosa mi ha detto?!”
La piccola Bra, seduta sulle ginocchia, in un angolo del tavolo a pochi passi da Vegeta, era sommersa da fogli bianchi e matite colorate e sembrava completamente presa dal suo stesso racconto. Non pareva minimamente fare caso alla totale assenza di partecipazione del genitore, che continuava a bere avidamente e non faceva nulla per nasconderle quanto fosse realmente felice di ascoltare i suoi dettagliati aneddoti.
“Maipai non è capace nemmeno di scrivere il suo nome, figurati!” Continuò imperterrita, sbuffando con superiorità. “E ha il coraggio di dire che lui è il bambino più forte della palestra di Mr. Satan!”.
“Mmm…” L’ennesimo tappo di una bottiglia era volato nervosamente nel secchio dell’immondizia sbucando da dietro il frigorifero.
“Non mi ha creduto quando gli ho detto che Trunks alla sua età ha vinto il torneo mondiale di arti marziali! Quello stupido!” Protestò poi vibratamente, appoggiando le mani sul tavolo e sollevandosi in una posa sdegnata. “Dice che suo padre è il più forte della città, che è più forte persino di Mr. Satan!” Precisò con un tono ostentatamente altezzoso, scimmiottando il compagno. “Capirai…”.
Il tono sarcastico di quell’ultima puntualizzazione finì inevitabilmente per strappare una specie di smorfia beffarda a suo padre, che nel frattempo si stava adoperando per rifornire il suo trainer e continuava a bere e a selezionare bevande dall’enorme frigorifero, disponendole sul tavolo. Incoraggiata da quell’accenno ad una reazione, la bambina contraccambiò con un sorrisetto complice. “Sai che cosa gli ho risposto io?” Proseguì con una punta di orgoglio, senza attendere una risposta. “Che tu eri il più forte della galassia, altro che della città! Anzi, dell’intero universo!”.
L’ennesima bottiglia appoggiata sul tavolo, lo sguardo di Vegeta esitò per un istante sulla bambina, prima di tornare distrattamente al contenuto del frigo.
“E sai che cosa ha detto?!” Dichiarò indignata. “Che sono una bugiarda!”. La piccola non era riuscita a notare la strana espressione di suo padre, di spalle, che aveva rivolto uno sguardo eccessivamente truce al barattolo di succo di pompelmo sul fondo del ripiano, per poi rabbuiarsi e perdersi un secondo dopo in qualche pensiero vagamente malinconico. Aveva proseguito imperterrita giungendo al punto del discorso come fosse una cosa ovvia.
“Senti che cosa ho pensato, papà. Non potresti picchiare suo padre per bene, così la pianta di seccarmi?”.
“Piantala tu di seccarmi!” Rispose bruscamente Vegeta, sbucando ancora una volta dall’imponente elettrodomestico con altre bottiglie in mano. “Non ho tempo da perdere con questi idioti insignificanti!”. Riservò un’occhiata intimidatoria alle bottiglie sul tavolo e parve decidersi. “E nemmeno tu!” Puntualizzò poi in tono serio, risolvendosi di chiudere in modo definitivo sia la questione che lo sportello del frigorifero.
“Ma uffa, papino!”
La protesta si bloccò tuttavia sul nascere, quando la bambina incrociò lo sguardo severo del saiyan; sul punto di replicare, suo padre la precedette…

Quella giornata stava prendendo una brutta piega, ormai stava per degenerare. Sua madre e suo padre erano alle solite. Lui, ostinato come sempre, si era trincerato dietro una questione di principio ed era fermamente deciso a non darla vinta a lei, che ovviamente non aveva alcuna intenzione di mollare la presa. Dio solo sapeva che cos’altro avrebbe potuto escogitare! E pensare che si era preso il pomeriggio libero per starsene tranquillo. Invece aveva passato le ultime ore a combattere con sua madre, che aveva tentato più di una volta di metterlo in mezzo, e ad evitare suo padre, il cui umore stava progressivamente peggiorando di minuto in minuto. Questa storia era assurdamente ridicola, persino Bra aveva bellamente dimenticato la questione, ma quando sua madre si metteva in testa qualcosa non c’era verso di farla desistere. Era lei a decidere quali questioni in quella casa fossero importanti o meno, c’era poco da fare. L’unica soluzione in giornate come questa era trovarsi qualcosa di molto importante da fare, lontano da quei due.
Eh già, quella giornata pareva ormai sul punto di degenerare. Trunks era riuscito, con non poca fatica e soprattutto con grande coraggio, ad evitare una missione di spionaggio commissionatagli dalla madre, nella camera della sorella. Ma a metà del pomeriggio pareva ormai a corto di scuse ed aveva optato per darsela a gambe, convintosi dopo un’attenta riflessione che nemmeno il laboratorio del nonno era ormai un posto sicuro. Con fare furtivo, si apprestava quindi a mettere in atto il suo piano di fuga; a metà del corridoio e già sul punto di raggiungere l’uscita, sperava, con un po’ di fortuna, di riuscire ad oltrepassare la cucina passando inosservato.
A pochi passi dalla risoluzione del caso però, scoprì con rammarico di aver fatto un enorme errore di valutazione; nel momento in cui notò sua madre, appiattita contro lo stipite della porta della cucina, evidentemente in assetto da spia.
… Insomma papà, ti rendi conto di che cosa mi ha detto?! ...
“Mamma, ma che diav…”
“Shhhh! Voglio sentire che cosa si dicono”.
Trunks la fissò per un momento assolutamente esterrefatto, per poi scuotere la testa rassegnato. Sembrò riflettere per un momento sul da farsi, prima di replicare abbassando ulteriormente il tono di voce. “Mamma, ti ricordo che papà è in grad…”
“Ma vuoi farci scoprire?!” Lo interruppe sibilando lei, voltandosi di scatto.
“Farci?!” Protestò esasperato, corrucciando lo sguardo.
… E sai che cosa ha detto?! ...
Bulma si limitò a fargli inequivocabilmente segno di stare zitto voltandosi nuovamente spazientita. La sua espressione irremovibile strappò un sospiro rassegnato al giovane saiyan, che cominciò a guardarsi intorno nervoso in cerca di una qualche soluzione.
… Piantala tu di seccarmi! ...
Come volevasi dimostrare. Ora l’aveva fatto arrabbiare sul serio. Sì, decisamente aveva commesso un grave errore di valutazione. Aveva perso troppo tempo, doveva decidersi a scappare fin dall’ora di pranzo.
… Non ho tempo da perdere con questi idioti insignificanti! ...
Trunks non poté fare a meno di sollevare gli occhi al cielo e prepararsi al peggio.
“E non ho tempo da perdere nemmeno con voi due, nascosti come due vigliacchi! Siete ridicoli. Venite fuori!”
Ecco fatto!
Bulma era trasalita di colpo sentendo quell’ingiunzione, si era voltata nuovamente verso Trunks con un’espressione indecifrabile, un misto di sorpresa, vergogna e indignazione. Un secondo dopo era uscita sfacciatamente allo scoperto, ostentando una placida indifferenza e lisciandosi delle pieghe immaginarie della gonna con noncuranza.
Trunks, subito dietro di lei, incrociò per un momento imbarazzato lo sguardo sbigottito della sorellina, che stava fissando le due spie come fossero creature venute da un altro mondo.
“Ce l’hai con noi, per caso?” Domandò con finto disinteresse Bulma al saiyan, che la fissava con disprezzo.
“Avete proprio una gran bella faccia tosta!” Replicò Vegeta squadrandoli con aria minacciosa.
“Ehi, aspetta! Io non centro nulla! Stavo…”
“Che cos’è, adesso non si può nemmeno passare senza il tuo…”
“…uscendo. È stata la mamma che…”
“…permesso?! … Trunks!” Protestò interrompendosi bruscamente Bulma e incenerendo suo figlio con lo sguardo.
Vegeta si limitò a raccogliere le bottiglie che aveva sistemato sul tavolo senza proferire parola e ad incamminarsi verso la porta. “Tsk. Siete patetici.” Sentenziò oltrepassandoli e uscendo, non prima di aver rivolto loro l’ennesimo sguardo disgustato.
Un silenzio decisamente imbarazzante calò nella cucina della Capsule, inesorabile, per qualche secondo. Bra non riusciva a togliere gli occhi di dosso dai due, ancora in preda allo stupore ed evidentemente confusa. Sua madre pareva estremamente irritata.
“Ecco, hai visto?!” Rimbrottò stridula all’indirizzo del fratello. “Te l’avevo detto io di startene zitto!”
“Veramente, mamma…” Fece per replicare Trunks, facendo appello a tutta la diplomazia di cui riusciva a disporre. “Ehm… lascia perdere.”
“Ma che avete voi due?” Si intromise Bra.
Bulma parve accorgersi in quel momento che sua figlia era ancora presente. Si voltò di scatto verso di lei mutando espressione almeno un milione di volte nel giro di un secondo. Dapprima indignata, parve riflettere su qualche cosa e finì per rivolgerle un sorriso affettuoso. “Vedi, tesoro… Sai? Mi piacerebbe tanto sape…”
Bulmaaa! Che cos’è questa storia?!
La voce perentoria ed estremamente irritata di Vegeta troncò improvvisamente l’amabile conversazione giungendo dal fondo del corridoio terribilmente ostile.
“Oh, scusate.” Si congedò Bulma con fare allegro, esageratamente spensierato. “Vostro padre mi sta chiamando.”
Lo sguardo eloquente di Trunks, che aveva rivolto nuovamente esasperato gli occhi al cielo, incrociò per l’ennesima volta quello interrogativo della sorella. “Ehm…” Fece nuovamente per spiegare. “Lascia stare.”…

Il principe dei guerrieri saiyan, colui che aveva ereditato un destino ben più glorioso di quello dei suoi padri, colui che aveva sfidato la leggenda… No, non era accaduto tutto per caso nella sua vita. Costretto dagli eventi, si era trovato ad ingoiare innumerevoli bocconi amari, innumerevoli umiliazioni; aveva piegato molte volte la testa di fronte alle sue sconfitte e ai suoi fallimenti, ma mai il suo orgoglio si era piegato di fronte a niente e a nessuno. Non di fronte a Freezer e ai suoi oltraggi, nemmeno di fronte a se stesso! E non si sarebbe piegato di certo di fronte ad una donna terrestre, accidenti a lei! Colui che aveva incassato senza battere ciglio gli insulti e le angherie dell’essere più spietato della galassia per anni non avrebbe mai dato soddisfazione alla patetica ripicca di una femmina cocciuta. Il codice della gravity room bloccato… Un componente difettoso… tsk. L’accesso al suo trainer precluso. Una squallida scusa accampata sul tempo che ci voleva per sistemare un guasto invisibile. E il vecchio che scompariva per il resto della giornata a fare chissà che inutili commissioni… Per conto di quella maledetta cospiratrice, ovviamente. No, non avrebbe ceduto! Quell’assurda giornata era giunta al termine, finalmente. La rompiscatole in miniatura sembrava essersi placata, almeno per quella sera. L’altra avrebbe avuto una nottata di tempo per farlo. Se l’indomani non avesse dimenticato tutta quella stupida faccenda l’avrebbe pagata cara. Che fosse ben chiaro che il principe dei saiyan non avrebbe tollerato un’idiozia in più.
L’orgoglio del principe dei saiyan non si sarebbe piegato di certo di fronte ad una donna terrestre, certo che no. Vegeta pareva assolutamente irremovibile nel suo silenzio. Osservò per qualche altro secondo il soffitto, impassibile, prima di voltarsi di spalle e scostare le coperte che sembravano essergli solo d’impiccio.
Bulma, uscendo dal bagno, si limitò a fissare la schiena nuda del compagno, corrucciando per un attimo lo sguardo.
Bulma Brief, la donna che aveva trovato le sfere del drago, aveva viaggiato per le galassie, rischiato la vita un’infinità di volte… No, non era stata solo fortuna. Non aveva mai avuto la forza di un guerriero, ma riusciva a cavarsela al pari di uno di loro. Sempre in prima linea; aveva affrontato con coraggio ogni sorta di avventura e sopportato molte volte le avversità, la solitudine, la perdita, senza mai darsi per vinta. E non sarebbe stato di certo il principe dei testoni ad averla vinta questa volta! Una semplice curiosità, ecco tutto. Ne aveva il sacrosanto diritto! Nulla d’importante… Quindi perché non poteva saperlo, accidenti a lui?! Quello zuccone si era solo impuntato nel suo stupido orgoglio, per l’ennesima volta, solo per il gusto di non darle la minima soddisfazione. L’avrebbe saputo eccome, in un modo o nell’altro! Che fosse ben chiaro che anche Bulma Brief aveva il suo orgoglio.
Anche Bulma Brief aveva il suo orgoglio, certo. Pareva saperne qualcosa il bigodino assicurato alla sua fronte, che aveva combattuto una battaglia ugualmente logorante con una frangetta ribelle e che ora stava per guadagnarsi il meritato riposo dell’eroe. Bulma tornò a rivolgere la sua attenzione allo specchio sul comodino e liberò con cura la folta ciocca di capelli; la sua espressione parve distendersi per un istante nella contemplazione del suo successo. Si infilò velocemente sotto le coperte, evitando accuratamente di rivolgere la parola al compagno e dandogli anche lei le spalle. Sul punto di spegnere la luce tuttavia, la sua mano si fermò a mezz’aria per un momento titubante e la sua espressione, dapprima pensierosa, si fece di nuovo indignata.
“Oh avanti!” Sbottò improvvisamente alzandosi a sedere e voltandosi verso il saiyan. “Ora basta, Vegeta! Dimmelo!”
Questi si voltò lentamente e apparentemente senza alcuna emozione, la fissò per quello che alla donna sembrò un tempo interminabile, senza proferire parola. La sua espressione infastidita non riusciva d’altra parte a nascondere, per qualche motivo, la consueta intensità che Bulma ormai da anni aveva imparato a riconoscere come il tentativo di comprendere i suoi pensieri fin nel profondo. Il tono seccato e sarcastico con cui Vegeta le rivolse infine la parola tuttavia, non lasciava altra possibile interpretazione se non quella del suo umore ormai irrimediabilmente compromesso. “Che cosa non ti è chiaro, Bulma, in non-è-nulla-di-importante?”.
“È proprio questo il punto!” Puntualizzò nervosa lei, incrociando le braccia indispettita. “Se non è importante, perché non posso saperlo?!”. Sollevò lo sguardo sdegnata un attimo dopo, come a sottolineare l’ineccepibilità della sua logica. In un istante tuttavia, la sua espressione si rabbuiò lievemente seguendo un qualche ragionamento. “Accidenti, è proprio una cosa importante, invece, vero?”. Sospirò mestamente, incrociando nuovamente lo sguardo del compagno, che si era fatto improvvisamente perplesso. “Bra ormai sta diventando grande…” Proseguì tornando a fissare un punto indefinito di fronte a sé e sprofondando desolata nella testata di cuscini. “… E io sto diventando vecchia… Ormai non ha più bisogno di me, ecco tutto…”.
Vegeta si ritrovò leggermente incredulo a sollevarsi involontariamente a sedere sul letto e a fissare sconcertato lo sguardo umido della donna, sul punto ormai di piangere. “La vuoi piantare di dire idiozie, Bulma!”. Replicò non meno seccato di prima, rivolgendole uno sguardo indecifrabile.
“Senti, non c’è bisogno che tenti di consol…”
“Io non tento di consolare proprio nessuno!” La interruppe bruscamente. “Mi sono stancato di tutta questa dannata storia!”.
“Ma, insomma…” Cercò di protestare lei. “È evidente che…”.
“È evidente che non hai capito un accidenti!” Sbottò ulteriormente spazientito il saiyan, tornando a sdraiarsi e distogliendo lo sguardo dalla compagna. “Voleva solo sapere perché non l’ho mai allenata come ho fatto con Trunks”. Borbottò dopo un momento di silenzio, fissando distrattamente il soffitto.
Bulma si voltò verso di lui con un’espressione improvvisamente sorpresa e incuriosita. Per un momento, non riuscendo a distogliere lo sguardo dall’uomo imbronciato sdraiato accanto a lei, sembrò riflettere per la prima volta su qualche cosa. “E come mai era così felice quando è uscita dal trainer?”.
Quella domanda sembrò concretizzarsi in modo totalmente spontaneo e sincero. “Cioè, voglio dire…” Precisò poi in un secondo tempo, notando la mancanza di reazione di Vegeta. “Che cosa le hai risposto?”.
Rimase in quella posizione, continuando a scrutare il saiyan in attesa di una replica. Questi si era limitato a voltarsi nuovamente su un fianco, tornando a darle le spalle. Passarono diversi secondi prima che riuscisse ad ottenere una specie di borbottio estremamente seccato in risposta. “È identica a te… Non ne ha proprio alcun bisogno!”.
Vegeta non si era voltato, non aveva potuto notare l’espressione totalmente spiazzata e commossa della donna che non riusciva a scostare gli occhi lucidi dalla sua schiena. La sentì muoversi in silenzio e spegnere la luce sul comodino solamente qualche momento dopo. Si voltò, istintivamente e senza pensare, soltanto quando sentì il corpo di lei rannicchiarsi contro il suo e la sua mano appoggiarsi delicata sul suo petto. Affondò una mano fra i suoi capelli e trovò le sue labbra nel buio, senza nemmeno cercarle; come fosse l’unica cosa che da sempre era stato capace di trovare... Nel buio.
“Vegeta…”
“Che altro c’è adesso?!” Si interruppe vagamente impaziente, il tono irritato.
“No… niente…” Rispose lei in un sussurro. “Nulla d’importante.”



FINE



  
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