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Autore: judoka88    08/09/2013    0 recensioni
Una tranquilla mattinata di una noiosa estate si trasforma, per quattro ragazzini, in una corsa alla ricerca di un misterioso assassino. Una corsa che sembra portarli lontano, ma che si concluderà molto vicino a loro.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I titoli dei giornali della mattina di quel 17 giugno erano tutti dedicati al cadavere di quello sconosciuto ritrovato in una stradina minuscola e senza uscita di Fall River, piccola cittadina degli USA. L'uomo, secondo quanto dichiarato dalla Polizia, poteva avere all'incirca una quarantina d'anni, pesava 70 chili ed era alto un metro e ottantacinque centimetri. Questo era quanto la Polizia era riuscita a ricavare da una prima analisi del cadavere: l'uomo aveva il volto orrendamente sfigurato e perciò non era possibile identificarlo: solo l'esame del DNA l'avrebbe permesso; inoltre l'autopsia, che sarebbe stata eseguita quello stesso pomeriggio assieme all'esame del DNA, avrebbe stabilito la causa del decesso.
Caspita! Chissà cos'è successo a quel poveraccio!- esclamò il sedicenne Danny Poler.
Che domande! È stato ucciso, no?- lo prese in giro uno dei suoi amici, il sedicenne Mike Dugar.
Com'è stato ucciso secondo voi, raga?- domandò Marta Wegar. Aveva quindici anni ed era la più piccola e l'unica femmina del gruppo.
E noi come facciamo a saperlo?- il sedicenne Joe Rotar sembrava un po' irritato dalla domanda stupida della sua amica.
L'unico che finora era rimasto in silenzio era il giovane Alex Hiker, sedici anni.
Ha ragione Joe- intervenne allora – Noi non siamo poliziotti, Marta.
Oh, ma fate volare un po' la fantasia- esclamò lei – Pensateci, no?
Non ho voglia d'improvvisarmi detective- ribattè Mike un po' imbronciato – Lasciamolo fare agli esperti questo lavoro.
Siete solo dei fifoni!- esclamò Marta. Era la più piccola del gruppo, sì, ma anche la più tosta.
Lei, Mike, Joe e Alex stavano insieme da quando avevano otto o nove anni. Avevano frequentato le stesse scuole e avuto gli stessi interessi, erano cresciuti insieme ed erano sempre stati amici. Danny, che si era trasferito lì da quattro anni, stava con i quattro da quando era dodicenne.  E ogni volta che discutevano, come in questo caso, finivano per rappacificarsi nel giro di mezz'ora.
Erano circa le undici del mattino e loro si trovavano in un cantiere vecchio e ormai abbandonato, dove nessuno lavorava più da anni. Il progetto, abbandonato dopo due mesi di lavoro per insufficienza di denaro, era quello di costruire un grande centro commerciale, ma gli operai non erano arrivati nemmeno a costruire i muri maestri. Così i cinque ragazzi avevano stabilito nel cantiere il loro quartier generale e, quando avevano all'incirca dieci anni, si erano rimboccati le maniche e si erano costruiti una piccola casupola nel mezzo del cantiere. Ed era là dentro che loro ora discutevano.
Io sono curiosa di sapere cos'è successo a quel poveretto, chi l'ha ucciso e perchè- affermò Marta – Voi no, ragazzi?
Meglio stare fuori da questa storia, Marta- dichiarò Joe.
Se ci ficchiamo il naso dentro- s'intromise Alex – finiremo per essere sommersi dai guai.
Io sto con Marta- dichiarò Danny – Tanto è normale per noi finire nei guai!
Ma tra poco più di due anni saremo maggiorenni quindi è ora che ci diamo una regolata- disse Mike con decisione – Dobbiamo smettere di comportarci come dei bambini.
I bambini non si immischiano negli affari di Polizia- dichiarò Marta.
Ma i ragazzi della nostra età sì- precisò Danny – Pensate a che faccia faranno gli adulti quando NOI risolveremo il caso ragazzi. Avanti!
No, no e ancora no!- dichiarò Mike.
Niente da fare- assicurò anche Joe.
Io non ci sto, Danny- affermò Alex.
I ragazzi si fissarono per un po' con aria di sfida. Poi Marta disse: - Va bene, se voi non volete far compagnia a Danny e me nessun problema: ce la sbrigheremo da soli.
Ma se andrete a finire nei guai non venite da noi a frignare dopo- li minacciò Mike.
Lasciarono il loro rifugio, lo chiusero e rientrarono a casa: si sarebbero rivisti quel pomeriggio.

Quel pomeriggio lo passarono senza più toccare nemmeno una volta l'argomento. Fu un pomeriggio interamente dedicato al divertimento: si recarono al campo da gioco dove incontrarono altri ragazzi e giocarono a baseball, football e basket. Tornarono al rifugio quella sera verso le sei e mezza per raccattare le proprie cose e promettendosi di rivedersi il mattino successivo.
Marta- disse Mike, che era il capo del gruppo – Se non sbaglio sta sera tocca a te fare il custode del rifugio: rimettilo in ordine, puliscilo e chiudi tutto a chiave, prima di andare a casa.
Agli ordini, capo!- esclamò Marta.
I ragazzi avevano una tradizione: la sera di ogni loro incontro uno del gruppo doveva rimettere a posto il rifugio e assicurarsi che fosse ben chiuso e inaccessibile agli sconosciuti. Questo da lunedì a venerdì; sabato e domenica, invece, lo chiudevano con un lucchetto e vi inserivano anche un piccolo allarme per sicurezza. Quel giorno era martedì ed era, appunto, il turno di Marta. Mentre i suoi quattro amici si recavano a casa, lei rimase lì per un'ora a pulire e riordinare e un'altra mezz'ora per assicurarsi che le misure di sicurezza fossero ben inserite.  Erano circa le otto quando chiuse la porta per andare a casa. Mentre girava attorno al rifugio per raggiungere il cancello del cantiere inciampò nella radice di un albero e cadde; atterrò sopra un'asse marcia che si spezzò sotto il suo peso e rotolò dentro una buca, atterrando sopra qualcosa di duro, freddo e spigoloso. Mosse braccia e gambe per assicurarsi che non ci fosse nulla di rotto e poi si alzò per controllare su che cosa era caduta: la buca coperta di terra e da una trave aveva lasciato allo scoperto un piccolo scrigno in ferro. Era arrugginito e, probabilmente, doveva trovarsi là sotto da tanto, tanto tempo. Marta sapeva che, prima di aprirlo, avrebbe dovuto parlarne al resto del gruppo ma non resistette alla curiosità: con non pochi sforzi riuscì ad aprire lo scrigno e vi trovò all'interno un berretto. Era un classico berretto da baseball con tanto di visiera, nero e sporco di terra. Marta era delusa: aveva creduto che dentro allo scrigno si trovasse chissà quale tesoro. Se lo rigirò tra le mani e decise di portarlo a casa e lavarlo. Poi avrebbe cominciato a metterlo.
“Però non ne parlerò al resto del gruppo” decise mentre camminava verso casa “Non mi sembra il caso, visto che non è nulla d'importante. Se me lo chiedono, dirò che è un regalo dei miei genitori”

L'indomani lei e gli altri suoi quattro amici si trovarono, come solito, di fronte al loro rifugio. Tutti notarono subito il nuovo berretto di Marta e le chiesero dove l'aveva preso; lei rispose che gliel'avevano inaspettatamente regalato i genitori la sera prima (ai genitori aveva invece detto che era un regalo dei suoi amici!). Tutti annuirono.
Allora?- domandò Joe – Cos'abbiamo in programma per oggi-
Be'- cominciò Mike – Oggi dovremo...ehi! Un momento! Dov'è Danny?
Si guardarono attentamente in giro. Era vero: Danny non era tra loro.
Adesso che ci penso- dichiarò Alex, che era stato l'ultimo ad arrivare – non l'ho visto giungere al rifugio dopo di me. Chissà cosa gli sarà successo?  
Ehi ragazzi!- udirono la voce di Danny e si voltarono: lo videro arrivare correndo verso di loro. Raggiunse il rifugio e si fermò di fronte a loro trafelato: - Scusate il ritardo- farfugliò respirando a fatica – Ho avuto un imprevisto: mia madre è stata chiamata d'urgenza per fare l'autopsia su un altro cadavere e non è riuscita a portarmi qui per tempo. Lo so che avrei dovuto avvisarvi, ma non avevo i mezzi.
Non ti preoccupare, amico- lo tranquillizzò Mike.
Ehi!- esclamò Marta – Hai per caso detto “un altro cadavere”, Danny?
Sì- rispose il ragazzo – Perchè?
Perchè questo mi fa venire ancora più voglia di scoprire l'assassino!- affermò lei entusiasta.
Mike sbuffò: - Ancora con questa storia?
Non sei nemmeno sicura che l'assassino di questo sia lo stesso di quell'altro- le fece notare Joe.
Non ti andrebbe di scoprirlo?- saltò su Danny.
No. Per niente- affermò Alex – Non so cosa pensano Mike e Joe ma io non mi immischio nei guai. Scusate ragazzi, ma non ci sto.
Andiamo almeno a dare un'occhiata al cadavere!- cercò di convincerli Marta. Poi si rivolse a Danny: - Credi che tua madre ci lascerà dare un'occhiata al cadavere?
Credo di sì- rispose lui.
Marta tornò ad esortare gli amici: - Se non volete unirvi alle indagini, ok. Ma sarete almeno curiosi di vedere un cadavere, no? E dai ragazzi! Lo so che anche voi morite dalla voglia di vederne uno! Avanti raga!  
Mike, Alex e Joe stettero zitti per un po' a riflettere. Poi Mike si fece avanti e disse: - Va bene, verremo con voi. Ma solo a vedere il cadavere: se deciderete di immischiarvi negli affari della Polizia, noi staremo fuori.
Infine, si diressero tutti verso il laboratorio medico della madre di Danny.  

Ciao ragazzi!- li salutò la signora Poler – Cosa siete venuti a fare qui?
La tua segretaria ci ha fatti passare quando ha visto me- la informò Danny – Volevamo chiederti se...
Se?- la dottoressa s'incuriosì.
Se poteva lasciarci dare un'occhiata ai due cadaveri che ci sono qua- intervenne Marta – Sa, quelli degli ultimi due omicidi, trovati in questi ultimi due giorni.
Ma non avevi detto solo l'ultimo?- le domandò Joe sottovoce.
Visto che siamo qui, perchè non approfittarne e vederli entrambi?- ribattè lei, sempre a bassa voce.
Siete sicuri ragazzi?- domandò loro la donna.
Assolutamente!- esclamò Danny – Non rimarremo impressionati! Per favore! Ti prego, mamma!
La donna li squadrò. Poi disse: - D'accordo, ve li faccio vedere. Ma vi concedo solo un paio di minuti a cadavere.
Sai già come sono morti?- le domandò il figlio.
Sì- rispose lei, mentre li accompagnava nella stanza dov'erano conservati i due cadaveri in questione – Sul corpo c'erano segni di ferite d'arma da taglio: quei poveretti sono stati trafitti per bene, almeno cinque colpi al torace e cinque alla schiena, e poi l'assassino ha incenerito loro il volto.  Abbiamo scoperto questo, ma non siamo ancora riusciti a risalire alla loro identità: per questo ci vorranno ancora un paio di giorni.
Proprio allora raggiunsero la stanza e i ragazzi vi entrarono. Dopo poco meno di cinque minuti erano usciti ed erano pallidi quasi come i cadaveri stessi.
La dottoressa sorrise divertita: - Sapevo che sareste rimasti impressionati. Forse vi conviene non guardare più film horror per un po', cosa ne dite?
Ha ragione, signora Poler- disse Marta. Poi i ragazzi, dopo un “arrivederci”, fecero per uscire. La dottoressa fermò Marta: - Aspetta! Dove hai preso quel berretto, Marta?
Me l'hanno regalato i miei genitori- mentì di nuovo lei – Perchè?
Niente, niente- rispose la dottoressa evasivamente. Sembrava un po' agitata, ora – Avevo l'impressione di averlo già visto. Ma non importa.
Una volta usciti dal laboratorio, Marta si chiese come mai la dottoressa si fosse improvvisamente rivelata tanto interessata al suo berretto e come mai, di punto in bianco, fosse tanto agitata.
“Perchè si sarà comportata in quel modo così insolito?” si domandò “Strano”
Uscendo dal laboratorio, ci rimuginò sopra.

Caspita ragazzi!- esclamò Alex – Avete visto che impressione quei cadaveri! A me veniva quasi da vomitare!
E il modo in cui sono stati uccisi è ancora più impressionante- obiettò Mike – Sembra quasi opera di un serial killer che pratica qualche strano rituale.
Stai pensando di unirti a Marta e me per indagare?- lo interrogò Danny.
Non ci penso neppure!- scattò subito lui – Se è davvero un serial killer, non vado certo a rischiare la pelle.
Però c'è una cosa che non capisco- affermò Joe – Come facciamo ad essere proprio sicuri che si tratti di un serial killer? Fino ad ora non è emerso nessun elemento comune nella vita delle vittime. E se fosse uno sbandato che uccide il primo che gli capita?
No- disse Danny – Il modo con cui sono stati uccisi significa che è opera di un professionista e i professionisti non agiscono mai a casaccio: dev'essere un serial killer per forza.
E il movente?- intervenne Alex.
Già!- concordò Mike – I serial killer agiscono sempre con un movente o per ordine di qualcuno: quindi dev'esserci qualche filo invisibile che collega i due delitti.
Ma quale?- si domandò Joe ad alta voce.
Fino a quel momento, i quattro ragazzi non si erano accorti che Marta non aveva aperto bocca ed era stranamente pensierosa. Ma quando tacquero loro, allora Marta prese la parola: - Ragazzi, avete notato anche voi lo strano comportamento della dottoressa Poler?
Danny si accigliò: - A cosa ti riferisci, Marta? Forse non ti sta simpatica mia madre?
Non è questo- continuò – Mi riferivo alla sua reazione quando ha visto il mio cappello: sembrava sorpresa, persino un po' scocciata dal fatto che ce l'avessi in testa. Avete visto come ha reagito, no?
Mia madre non vuole che si entri nel laboratorio col cappello!- scattò Danny, improvvisamente irritato.
E allora perchè non l'ha notato subito e non me l'ha fatto togliere?- lo interrogò l'amica.
Danny si calmò: - Non lo so.
In effetti è vero- notò Mike – Quando la madre di Danny ha notato il tuo berretto è diventata improvvisamente rigida e vigile. Come se quel cappello rappresentasse un pericolo, per lei.
O come se la vista del cappello le avesse riportato alla mente qualche ricordo- riprese Marta -E questo ricordo le ha fatto venire in mente che desidera questo cappello.
Che cosa stai insinuando?! Che mia madre volesse prenderti il cappello?!- Danny si stava arrabbiando.
Ora basta Danny!- saltò su Alex – Stai esagerando!
Non ho detto che tua madre è una ladra!- rispose Marta a Danny.
Però l'hai insinuato!- scattò lui. E le saltò addosso, buttandola a terra.
Ehi! Ma che ti prende Danny?- gridò Joe – Lasciala stare!
Solo se ritira quello che ha detto su mia madre!- disse lui.
Non ho detto niente di male! Lasciami!
Mike, Joe e Alex afferrarono Danny da dietro e lo trascinarono via da Marta, mentre lei si rialzava. Quando i ragazzi lo scossero, lo sguardo furioso scomparve dagli occhi di Danny e lui tornò il ragazzo calmo e tranquillo di sempre.
Ma che ti è preso prima, Danny?- lo interrogò Mike.
Perchè ti sei arrabbiato tanto?- gli chiese invece Joe.
Ma, soprattutto, perchè hai aggredito Marta in quel modo?- domandò Alex.
Dal canto suo, Marta, spaventata dalla reazione dell'amico, non osava avvicinarsi a lui né parlargli, anche se lui era tornato il ragazzo calmo e tranquillo di sempre. Quando i suoi amici lo lasciarono andare, attendendo una risposta alle loro domande, Danny disse come risposta: - Cosa?

Quella sera, a casa, Marta rimuginava sui due strani avvenimenti avvenuti quella mattina.
“Che strano” pensò, sdraiata sul letto “Chissà come mai la dottoressa ha assunto quel comportamento così strano, alla vista del mio cappello. E chissà perchè Danny ha reagito in modo così improvviso e violento quando ne ho parlato a lui e agli altri. Le mie erano solo supposizioni! Perchè se l'è presa tanto? E un fatto ancora più strano è il suo atteggiamento: quando Mike, Joe e Alex l'hanno scosso è tornato in sé e sembrava non ricordare nulla di quanto avvenuto nei secondi prima. Perchè? Cosa gli sarà preso?  E perchè la dottoressa si è comportata in modo così strano?”
Erano circa le undici e un quarto quando sua madre le gridò di spegnere la luce e di andare a dormire. Marta obbedì ma, prima di coricarsi, raccolse il berretto che era accidentalmente caduto e, per la prima volta da quando lo aveva trovato, si accorse, maneggiandolo, che sembrava molto imbottito. Se lo rigirò tra le mani, esaminando l'imbottitura.
“Non mi ero accorta che fosse così tanto imbottito di cotone” si disse. Poi lo gettò sulla scrivania, spense la luce e si mise a letto.

La mattina dopo aveva appuntamento con i suoi amici davanti al rifugio e, come quasi tutte le volte, era in ritardo. Stranamente quando raggiunse il rifugio ad aspettarla c'era solo Mike. Quando lo raggiunse notò che aveva l'aria stanca. Sembrava avesse fatto le ore piccole la sera prima: aveva delle occhiaie viola sotto gli occhi e i suoi vestiti erano tutti stropicciati. Marta lo raggiunse e lo salutò; poi chiese: - Che hai combinato, Mike? Non dirmi che sei stato tutta la notte alzato per cercare di aiutare tua madre a risolvere il caso!
La madre di Mike, la signora Dugar, faceva parte della Polizia di Fall River. Per l'esattezza, era il tenente a cui era stato affidato il caso dei due cadaveri.
Spiritosa!- replicò Mike stancamente – Non sono in vena di scherzare. Sono successi due fatti terribili!
Dove sono Alex, Joe e Danny?- domandò lei.
Questo è uno dei due fatti terribili- rispose lui, mentre Marta diventava perplessa: - Che vuoi dire?- chiese.
Andiamo all'ufficio di mia madre- disse lui – Lei ti spiegherà tutto.

Quando aveva visto entrare il figlio con l'amica, il tenente Dugar aveva detto alla segretaria di lasciarli passare ed aveva mandato tutti gli agenti fuori dal suo ufficio: ora era sola, seduta alla scrivania, con i due ragazzi seduti davanti a lei. Erano le uniche tre persone presenti nell'ufficio.
Ciao Marta- la salutò. Poi passò subito al sodo: - Veniamo subito al dunque: Mike ti ha detto che questa notte sono successi due fatti terribili, giusto? Bene: il primo è che si è verificato un altro omicidio, tale quale agli ultimi due e ormai siamo certi che si tratti di un serial killer, anche se finora non abbiamo trovato alcun particolare che lega le vittime. E il secondo è che Alex e Joe sono finiti nei guai, mentre Danny è scomparso.
Cosa?- esclamò lei – Alex e Joe nei guai e Danny scomparso? Com'è possibile?
Ieri sera io, Joe e Alex abbiamo partecipato ad una festa di compleanno di un nostro coetaneo. Era invitato anche Danny ma, stranamente, non s'è visto- prese la parola Mike – La festa è finita verso mezzanotte e noi siamo tornati a casa; Alex e Joe abitano nella stessa via e, quindi, per tornare a casa compivano la stessa strada. Io ero poco distante da loro. All'improvviso, li ho sentiti urlare terrorizzati e sono corso per raggiungerli e vedere cos'era successo: quand'ho raggiunto la strada da dove provenivano le urla, ho trovato il corpo senza vita di un uomo, con cinque pugnalate alla schiena e cinque al torace e aveva il volto bruciato e reso irriconoscibile. Poi ho visto un furgone che sfrecciava via a tutta velocità e, in terra, c'era il cappello di Joe e gli occhiali da sole di Alex. Ho inseguito il furgone per cercare di prenderne il numero di targa, ma l'ho perso. Ho chiamato subito la Polizia e il commissario mi ha interrogato tutta la notte; poi mia madre mi ha mandato a chiamarti per informarti.
Volevamo avvisare anche Danny, ma a casa sua non risponde nessuno.
Voi sospettate che Alex e Joe abbiano visto l'assassino in faccia e questo li abbia rapiti perchè non parlassero?- domandò Marta.
È possibile- le rispose il tenente Dugar – Non ne siamo ancora del tutto sicuri, però.
Allora potrebbe anche ucciderli!- gridò Marta saltando in piedi.
Marta, stai calma e siediti- le disse in tono severo la madre di Mike – Faremo il possibile per salvarli.
Allora lei cosa fa ancora in ufficio?- scattò – Si dia una mossa!
La donna la fulminò con lo sguardo: - Volevo solo informarti dell'accaduto e poi sarei tornata al lavoro: potete andare, ragazzi.

Sei stata leggermente scortese con mia madre o sbaglio?- le domandò Mike una volta fuori dalla stazione di Polizia.
Scusa, Mike, non ce l'avevo con tua madre E' solo che... sono preoccupata per quello che potrebbe succedere a Joe e ad Alex se non li trovano in tempo. E sono preoccupata anche per l'improvvisa sparizione di Danny. Fa' le mie scuse a tua madre per piacere e ringraziala per avermi messo al corrente della faccenda.
Contaci- Mike non voleva darlo a vedere, ma Marta aveva capito che provava, in quel momento, esattamente quello che provava lei: paura  
e angoscia per la scomparsa degli amici.
“Lo strano comportamento di Danny e della dottoressa ed ora la loro sparizione, il rapimento di Alex e Joe, quei due omicidi commessi a regola d'arte e la dottoressa Poler che, senza aver ancora del tutto terminato l'autopsia, conosceva già ogni piccolo particolare del modo in cui quei due disgraziati sono stati uccisi. Ed ora abbiamo anche una terza vittima, uccisa alla stessa maniera delle altre due, e sono tutti uomini: tra tutte queste cose che, apparentemente, non hanno niente a che fare l'una con l'altra” pensò Marta “dev'esserci per forza un legame. E io lo troverò. Lo troverò, risolverò il caso e ritroverò anche i miei amici”
Assorta e persa nei suoi pensieri, non si era accorta che il semaforo dei pedoni era rosso e che, in quel momento, passava un furgone.
Attenta Marta!- gridò Mike. Poi si lanciò verso di lei e tutti e due rotolarono sul marciapiede prima che il furgone riprendesse la sua folle corsa.
Che idiota!- brontolò Mike – Non ha nemmeno rallentato! Stai bene Marta?
Sì, credo. Ma...
Non ebbe il tempo d'aggiungere altro: il furgone tornò indietro, risalì la strada a tutta velocità e dal finestrino dell'autista sbucò la canna di una pistola, che sparò una raffica di colpi verso i ragazzi. Marta riuscì a nascondersi dietro ad alcuni alberi, ma Mike venne ferito ad una spalla. Il furgone si fermò e dal posto del passeggero scese qualcuno: era piccolo e magro e completamente vestito di nero; irriconoscibile, quindi. Mentre dal finestrino dell'autista partiva un'altra raffica di colpi e Marta stava rintanata dietro agli alberi per non farsi colpire, l'altro afferrò Mike e lo trascinò verso il vano posteriore del furgone, con l'intenzione di caricarcelo dentro.
“Oh no!” pensò Marta “Adesso anche Mike verrà rapito! Devo impedire che ciò accada!”
Stava per uscire allo scoperto, quando sentì una voce che la chiamava: - Marta! Cosa sta succedendo?
Danny!- esclamò lei. Ed era vero: Danny stava sopraggiungendo di corsa e in un paio di secondi l'aveva raggiunta: - Cos'è successo?- chiese.
Quelli del furgone hanno cercato di uccidermi ed hanno rapito Mike!- rispose lei, terrorizzata.
Fermi!- urlò Danny piazzandosi in mezzo alla strada e davanti al furgone che filava a tutta velocità. Il furgone si fermò, ma dal sedile del passeggero scese qualcuno che sparò a Danny e poi lo caricò sul retro del furgone, dove già stava Mike.
No!- urlò Marta, correndo verso il furgone che si stava allontanando velocissimo – Fermi! Ridatemi i miei amici! Fermi!
Ma il furgone era sparito dietro l'angolo. Marta era disperata e terrorizzata: si accasciò sul marciapiede, si prese la testa tra le mani e cominciò a piangere. Dopo pochi minuti, vide un'ombra davanti a lei. Spaventata alzò lo sguardo: - Dottoressa Poler!- disse sorpresa e con la voce rotta dal pianto.
Marta, cos'è successo?- le domandò – Ho sentito te e Danny gridare e poi ho visto il furgone che si allontanava veloce. Ho cercato di prenderne il numero di targa, ma non ci sono riuscita; allora ho cercato di seguirlo, ma l'ho perso. Poi sono tornata indietro.
La donna si chinò davanti a Marta e le mise le mani sulle spalle, dicendole: - Adesso calmati e raccontami cos'è successo. Poi andremo a raccontare tutto alla madre di Mike.
Marta aveva paura, ma si costrinse a confessare l'accaduto alla dottoressa. A racconto terminato, gli occhi le si riempirono ancora di lacrime  e lei ricominciò a tremare. La signora Poler la strinse a sé per qualche minuto, cercando di calmarla, e poi l'accompagnò dal tenente Dugar per farle raccontare l'accaduto. Il tenente decise subito di piazzare dei posti di blocco e di far perquisire la città. Poi chiese cortesemente alla dottoressa Poler di riaccompagnare a casa Marta, dicendo che avrebbero fatto il possibile per liberare i ragazzi.
Chiunque sia, se ha rapito i miei amici, vuole anche me- disse Marta mentre la dottoressa la riaccompagnava a casa – Ma perchè? Cos'abbiamo fatto?
Ti conviene rimanere in casa tranquilla per un po', finchè non avremo scoperto chi o cosa sta dietro tutto questo- disse la dottoressa – E, se vuoi un consiglio, non uscire di casa per nessun motivo.
Queste ultime parole alle orecchie di Marta suonarono non come un consiglio ma come una minaccia. Ora cominciava a temere che la dottoressa nascondesse qualcosa. Mentre la riaccompagnava, la ragazza pensò alla reazione della dottoressa alla vista del suo cappello e giunse ad una conclusione.
“La dottoressa Poler mi sta nascondendo qualcosa” si disse, fissandola con la coda dell'occhio “Ma cosa? Sa forse se chi si cela dietro gli omicidi e i rapimenti è la stessa persona? Sa forse perchè tutto questo è stato commesso? Conosce la verità?”

Quella sera, in camera sua, Marta decise che era arrivata l'ora di spremersi le meningi e dare una risposta a tutti i suoi dubbi. Così decise di ripercorrere tutte le vicende da capo, a cominciare dallo strano comportamento della dottoressa qualche giorno prima.   
“La vista di questo cappello ha fatto scattare qualcosa nella dottoressa” si disse, rigirandoselo tra le mani “Ma che cosa? E poi perchè l'ho trovato sepolto in una buca di terra? Questa è la domanda più difficile, meglio lasciarla per ultima. Passiamo ad esaminare lo strano comportamento di Danny: quando ho accennato allo strano comportamento della madre, lui si è irritato e ha detto che sua madre non voleva rubarmi il berretto, ma io non avevo nemmeno accennato una cosa del genere. Perchè se l'è presa tanto? Forse sua madre è, in realtà, una ladra. Già, può essere, ma che collegamento c'è con gli omicidi? La dottoressa è forse anche un assassina? E poi, anche se fosse una ladra, perchè avrebbe dovuto rubare il berretto? E poi chi erano quelle due persone nel furgone?”
Quando si fece questa domanda, la risposta le apparve come un fulmine a ciel sereno. Ricordò che la dottoressa era sopraggiunta dalla strada verso cui si era allontanato il furgone poco dopo il fatto: “Forse ci sono: è stata la dottoressa a sparare a Mike e a me, cercando di ucciderci, perchè non voleva che scoprissimo che era una ladra! Ecco perchè ha cercato di ucciderci, poi è scesa dal furgone e ha fatto finta d'avermi appena vista, dopodichè ha recitato la commedia! Probabilmente quello nel furgone era un suo complice, ma perchè ha sparato a Danny?”
Anche a  questa decise di rispondere per ultima “Ora passiamo al rapimento di Alex e Joe: quando li ha sentiti gridare ed è andato là, Mike ha detto di aver visto un furgone allontanarsi a tutta velocità: può darsi che fosse lo stesso furgone di questo pomeriggio, guidato sempre dalla dottoressa, che ha rapito Alex e Joe per farli tacere. Ma allora questo significa...che è stata la dottoressa ad uccidere quelle tre persone! Ecco come conosceva già il modo in cui erano morti senza aver ancora concluso l'autopsia! Ma perchè li ha uccisi e perchè in quel modo così strano?”
Marta non voleva crederci ma, in cuor suo, sapeva che tutto era cominciato pressappoco prima che lei trovasse il berretto e che, da quando lo portava in testa, le cose erano costantemente peggiorate. Lo prese e lo guardò attentamente, cercando di capire cosa nascondesse; non trovandoci nulla di strano ed esasperata dalle scoperte scioccanti appena fatte, lo gettò contro la scrivania. E allora avvenne l'incredibile: il tessuto del berretto andò dritto contro lo spigolo e si squarciò. Dall'interno del berretto caddero degli impacchi di banconote! Erano dieci impacchi che contenevano ciascuno dieci banconote di valore ciascuna di diecimila dollari! Marta fece un rapido calcolo: il suo berretto era imbottito di dieci milioni di dollari!
“Ora ho capito, finalmente! Ho capito perchè la dottoressa divenne così strana alla vista del mio berretto!”
Ricordò in quel momento una notizia di cronaca risalente a quattro anni prima: una banca di New – York era stata svaligiata da quattro banditi, capitanati da una donna, che erano fuggiti con la refurtiva subito dopo il fatto. Nessuno ne aveva mai scoperta l'identità e la refurtiva non fu mai trovata. Ma, durante la rapina, vennero uccisi dieci poliziotti e la banca fu poi data alle fiamme. Ora Marta aveva capito tutto.
“La dottoressa era il capo di quella banda! E, probabilmente, gli uomini che ha ucciso erano i suoi compagni. Ma perchè li ha uccisi? Forse perchè avevano fatto tutti e quattro in modo di nascondere la refurtiva in questo berretto e nascondere anche lo stesso, per riprendere poi il bottino e dividerlo ad acque calmate; ma forse i suoi amici hanno voluto fare i furbi e prendersi tutto il bottino per loro: allora la dottoressa non ha sopportato il loro tradimento e li ha uccisi tutti, così da potersi tenere per lei tutto il denaro!”   
Marta aveva ora scoperto tutto e sapeva che, se non avesse fatto qualcosa, quando la dottoressa sarebbe arrivata anche a lei, per lei e i suoi amici non ci sarebbe più stato scampo.
“Dovrei andare subito dal tenente Dugar a raccontare tutto, ma non mi crederà in assenza di prove! Cosa faccio? E poi ci sono ancora alcune domande senza risposta: Danny sapeva di tutto questo? È implicato anche lui, in qualche modo? Chi è il complice della dottoressa? E perchè le tre vittime sono state uccise in modo così strano? E perchè non ha rapito anche me quando mi stava riaccompagnando a casa?”
Rimuginò ancora per un po', poi decise il da farsi: alle undici di quella sera stessa, quando i suoi genitori erano già a letto da un bel pezzo, avrebbe preso una torcia ed anche i soldi del berretto e avrebbe raggiunto il luogo del rapimento di quel pomeriggio e l'avrebbe ispezionato con attenzione, cercando di trarne qualche indizio importante e di risalire al nascondiglio della dottoressa; una volta raggiunto lo stesso si sarebbe accertata che i suoi amici fossero prigionieri lì e avrebbe chiamato la Polizia; infine, assieme al tenente Dugar, avrebbe costretto la dottoressa Poler a confessare e a chiarire gli ultimi suoi dubbi. In ultimo, lei e il suo complice sarebbero marciti a vita in galera!     
“Non sono sicura che funzionerà, ma devo provarci” si disse Marta “Ho paura, una paura folle, ma sono l'unica a sapere la verità: non posso dirla al tenente Dugar senza prove e, perciò, dovrò cavarmela da sola, per ora. Spero solo di non sbagliare. O siamo finiti tutti”
Marta sapeva che la sua vita e che quelle dei suoi amici erano nelle sue mani: doveva assolutamente riuscire a fermare la dottoressa, o per lei e i suoi amici sarebbe stata la fine.

Erano le undici e due minuti quando, quella sera, scavalcò la finestra della sua camera e strisciò sul prato fino a raggiungere il cancelletto, che scavalcò per poi trovarsi in strada. Accese la torcia e la puntò davanti a sé e poi si incamminò verso il luogo dove Mike era stato rapito quel pomeriggio: in giro c'erano ancora i proiettili sparati dalla dottoressa e dal suo complice e sull'asfalto si intravedevano le tracce lasciate dalle ruote del furgone. Marta esaminò attentamente il luogo più e più volte, per essere sicura di non essersi lasciata sfuggire nulla. E fu allora che, avvicinandosi al punto dove era stato colpito Danny, notò qualcosa che quel pomeriggio, per il terrore, non aveva notato: sull'asfalto c'era del sangue! Marta trasalì e si avvicinò alla strane macchie rosse, si chinò e le esaminò con attenzione.
“Che strano” si disse “Mi sembra troppo chiaro e troppo liquido per essere sangue. Vediamo...”
Allungò un dito e prese un po' di quella roba appiccicosa: poi la annusò e trasalì di nuovo: “E' ketchup!”
Puntò di nuovo la torcia sull'asfalto e notò che c'era una scia di ketchup che andava dal punto dove lei si trovava fino al cassonetto, dall'altra parte della strada; seguì la scia, aprì il cassonetto e frugò dentro. Restò sorpresa quando trovò una bottiglia di ketchup vuota e con il buco di un proiettile sulla parte inferiore; aprì il tubetto e vide che il proiettile era ancora dentro.
“Allora anche Danny è complice di sua madre! Questo significa che lui è al corrente di tutta la storia della rapina e si è schierato contro Mike, Joe, Alex e me! Perciò anche lui, come sua madre, vuole ucciderci!”
La notizia la lasciò allo stesso tempo sorpresa e terrorizzata a tal punto che perse l'equilibrio e finì seduta sull'asfalto. Nonostante il caldo estivo di quella notte, cominciò incontrollabilmente a tremare. Aveva una paura folle, ma non poteva lasciarsi andare adesso: era a un passo dalla verità e, perciò, DOVEVA arrivare fino in fondo. Prese il tubetto con il proiettile e se lo ficcò in tasca, con l'intenzione di presentarlo al tenente Dugar come prova. Poi seguì le tracce lasciate dalle gomme del furgone finchè non giunse al nascondiglio della dottoressa. E lì rimase sorpresa: il furgone era parcheggiato davanti al loro rifugio e le luci, all'interno della piccola baracca, erano accese!
“Danny deve aver detto alla madre che io sarei andata lì a cercare i miei amici e la dottoressa Poler mi avrà teso una trappola” pensò mentre, attraverso i cespugli per non farsi vedere, raggiungeva il retro dell'edificio “Ma se mi crede tanto scema da cascarci, si sbaglia di grosso: se lo sogna che io casco nel suo ridicolo tranello!”
Raggiunse il retro dell'edificio e, stando molto attenta a non farsi scoprire, sbirciò all'interno: Mike, Joe e Alex erano seduti contro la parete ed avevano le mani legate dietro alla schiena con della corda, gli occhi bendati con bende nere e la bocca chiusa con un pezzo di scotch. Guardando più attentamente, Marta vide che ai tre ragazzi erano stati legati anche i piedi, sempre con della corda. Erano immobili e sembrava che non respirassero neppure: parevano dei cadaveri. Notò che a Mike era stata medicata e bendata la spalla: a quanto pare, la dottoressa voleva che i ragazzi fossero vivi e in buona salute per poterli usare come ostaggi in casi d'emergenza.
“Perchè non ho portato la macchina fotografica?” si chiese “Avrei potuto fotografare Mike, Joe e Alex con la dottoressa: questa sarebbe stata una prova schiacciante, contro la Poler! Accidenti a me!” si disse “Che idiota che sono!”
Controllò che i soldi fossero al sicuro nella tasca dei pantaloni, chiusa con la cerniera lampo; poi, sempre attenta a non farsi scorgere, girò lo sguardo per la stanza e individuò la dottoressa, Danny e un altro ragazzo che somigliava molto a Danny ma sembrava avere qualche anno in più. Probabilmente era il complice della dottoressa, quello del furgone.
Vediamo se hanno deciso di parlare- disse la dottoressa – Bob, fa' sedere Joe e levagli il cerotto dalla bocca.
Bob afferrò Joe per le spalle e lo alzò di peso, mettendolo poi a sedere su una seggiola in legno, gli levò il cerotto dalla bocca e poi si mise alle sue spalle, per essere pronto ad intervenire se si fosse ribellato. La dottoressa si avvicinò, si chinò sul ragazzo e domandò: - Allora, Joe, vuoi dirci dove Marta conserva il berretto a casa sua?
“Avevo ragione!” ora Marta aveva avuto la risposta a quasi tutti i suoi dubbi “I miei sospetti erano fondati!”
Joe tacque per un po'; poi, rivolgendosi alla dottoressa, disse scandendo bene le lettere: - Vaffanculo.
CIAF! La sberla della dottoressa arrivò a Joe come un colpo di frusta. Lo schiaffeggiò per una decina di minuti. Poi, dopo avergli riempito le guance di lividi violacei, ripetè la domanda. Ad un'altra rispostaccia di Joe, reagì afferrandolo per la gola, come volesse strozzarlo.
Sto perdendo la pazienza, Joe- sibilò a denti stretti – O mi dici dove Marta tiene il berretto o sarà peggio per te! Non sfidarmi: te ne pentiresti amaramente!
La cosa da cui Marta rimase più colpita, fu che Danny non mosse un dito per difendere l'amico: anzi, sembrava quasi godere della sofferenza e del terrore di tutti e tre!
Dopo aver minacciato Joe, la dottoressa riservò lo stesso trattamento agli altri due ed ottenne da Mike e Alex le stesse reazioni dell'altro. Falliti i suoi tentativi di farli parlare, si rivolse a tutti e tre, dicendo: - Se non fosse che potrei avere bisogno di voi per fuggire, non esiterei ad uccidervi ragazzi. Ma se non volete parlare, allora procederemo da soli: Bob va' a casa di Marta, trovala e portamela qui con il berretto. Danny, va' con lui. E ricordate, ragazzi: la voglio VIVA. Sono stata chiara?
Non preoccuparti, mamma- l'assicurò Danny – Eseguiremo i tuoi ordini e la Polizia non ci scoprirà!
Quando Bob e Danny si allontanarono con il furgone, Marta era in preda al panico: quando avrebbero scoperto che lei non era in casa, avrebbero capito che era lì ed avrebbero avvisato la dottoressa, così lei non avrebbe più avuto scampo! Non le restava che una sola cosa da fare: fare irruzione nella capanna, sfidare la dottoressa e liberare gli amici. Ma non poteva entrare dalla finestra perchè sicuramente la Poler l'avrebbe scoperta. Poi si ricordò che lei e i suoi amici, l'estate precedente, avevano costruito un passaggio segreto: si trattava di una botola che proseguiva in un tunnel e sbucava proprio sopra il ripostiglio. E la botola si trovava a due passi da lei; quindi Marta non ci mise molto e, in un paio di minuti, si trovò appollaiata nel ripostiglio. Attraverso le fessure della porta in legno, notò che la dottoressa era seduta al tavolo, rivolta verso i suoi amici e quindi dandole le spalle, e giocherellava con una pistola, dicendo: - Ragazzi, non costringetemi a spararvi: perchè non collaborate, eh? Io non avevo e non ho intenzione di farvi del male, ma mi state costringendo. Sono disposta a darvi un'ultima possibilità: dove tiene il suo berretto Marta?
Si avvicinò ad Alex e gli premette la fredda canna metallica della pistola su una guancia, dicendo: - Avanti, Alex, parla! Non vorrai morire così giovane, vero?
“La dottoressa sta perdendo la pazienza e non scherza: li ucciderà davvero, se non parleranno!” pensò Marta “Ma i ragazzi non mi tradiranno mai: devo intervenire e fare qualcosa per salvarli! Adesso!”
Si fece coraggio ed aprì la porta del ripostiglio senza far rumore; poi fece qualche passo verso la dottoressa, che ancora le dava le spalle e non si era accorta della sua presenza, e tirò fuori dalla tasca i soldi. Deglutì due volte e poi disse, piena di terrore: - Ho qua i soldi dottoressa e ho scoperto tutto! Sono disposta a ridarle il bottino di quella rapina, se lei libera i miei amici!
Bene, bene, bene- mormorò la dottoressa. Si voltò e puntò l'arma contro la ragazzina – A quanto pare la nostra ficcanaso è riuscita nel suo scopo, eh?
Si alzò e camminò verso di lei con aria minacciosa, costringendola ad indietreggiare. La spinse fino a bloccarla contro il muro: ora Marta era in trappola e la dottoressa le premeva la pistola carica sotto la gola.
Sai, Marta,- le disse – non pensavo che avresti scoperto tutto con tanta rapidità. Sei stata in gamba, e devo farti i miei complimenti. Ma, purtroppo per te, non vivrai abbastanza a lungo per poter raccontare quest'avventura ai tuoi figli!
Marta trasalì e disse: - Dottoressa Poler, le ho riportato il bottino e giuro che non parlerò mai a nessuno di questa storia! La lascerò fuggire e la Polizia non saprà mai nulla né di quello che è successo ora e né di quello che è successo quattro anni fa! Terrò il segreto, glielo giuro!  
E io come faccio ad esserne sicura?
Marta non rispose: aveva la gola secca, le gambe tremanti e respirava a fatica: - E i miei amici?- domandò con un filo di voce.
La dottoressa fece una risata lunga e crudele: - Vi spedirò nell'aldilà tutti assieme, non temere! Non sono così cattiva da separarvi! Però sono disposta ad esaudire un ultimo tuo desiderio, prima di ucciderti. Se ne hai uno particolare, parla.
Voglio che lei racconti a Mike, Joe e Alex come stanno le cose chiarendomi tutti i punti oscuri- le disse Marta – Così almeno sapranno perchè dovranno morire.
La dottoressa infilò la pistola in una tasca del camice bianco e fece sedere Marta sulla seggiola, dove la legò. Poi si sedette sul tavolo e iniziò a raccontare la vicenda dal principio: - Tutto ebbe inizio quattro anni fa; ero dottoressa, ma non guadagnavo molto e non riuscivo a sfamare me e i miei due figli: Danny, che all'epoca aveva dodici anni, e Bob, che all'epoca ne aveva sedici. Così cominciai a compiere piccoli furti in piccole banche ma, col passare del tempo, sia io che i miei complici, di cui non voglio fare i nomi, non ci accontentavamo più di bottini magri. Così decidemmo, un giorno, di rapinare la più grande banca di New – York: preparammo e studiammo il piano nei minimi dettagli e io decisi di raccontare la verità solo a Bob, perchè Danny era ancora troppo piccolo per capire. Il colpo andò a segno, ma, come avrete letto sui giornali, durante la rapina vennero uccisi dieci poliziotti e la banca fu incendiata; io decisi, una volta aver consultato i miei complici sull'argomento, di nascondere il bottino in un berretto. Poi, qualche giorno dopo il colpo, noi tutti ce ne andammo da New – York e ci trasferimmo a Fall River, dove incaricai Bob di seppellire il cappello nel primo cantiere che avesse trovato: ero d'accordo con i miei ex-complici, che erano rimasti a New – York, di spartirci il bottino quando il caso fosse stato chiuso, quindi ancora tra qualche anno. Ma loro non vollero aspettare: giunsero qui a cercare il berretto e cercarono di fregarmi, prendendosi il bottino tutto per loro. Ma io non rivelai loro dove il berretto fosse nascosto e poi, arrabbiata per il loro tradimento, compii la mia vendetta in tre giorni. Dopo il primo cadavere, quando Danny venne a dirmi entusiasta che tu e lui avevate deciso di indagarci su, dovetti confessargli tutta la verità. Ma non ho sempre vissuto a New- York: all'inizio abitavo a Boston, dopo la nascita di Bob prima e di Danny poi. Ma me ne sono andata e trasferita a New- York dopo la morte di mio marito e ho portato Danny e Bob con me. Avevano rispettivamente quattro e otto anni allora. Danny non sapeva nulla di quello che accadde a New – York...finché non sono stata costretta, date le circostanze, a raccontargli tutto tre giorni fa.
Ecco perchè era così arrabbiato quando gli dissi del suo strano comportamento ed ecco perchè poi non si fece più vedere!- esclamò Marta – Ed ecco perchè il berretto era sepolto là sotto e perchè lei ne è rimasta colpita, quando l'ha visto!
Gli dissi, inoltre, di cercare di dissuaderti dall'indagare perchè sapevo che, se tu l'avessi fatto, avrei fatto quello che dovrò fare tra poco- continuò la dottoressa – Ma, nonostante lo strano comportamento e gli avvertimenti di Danny, che si era finto anche un po' “pazzo” pur di scoraggiarti nell'indagine, tu hai voluto ficcare il naso negli affari altrui!  
Si alzò e le puntò la pistola addosso, dicendo: - Ed ora tu e i tuoi amici pagherete cara l'esservi immischiati in faccende che non vi riguardavano!
Aspetti!- disse Marta, mentre la dottoressa stava per premere il grilletto – C'è ancora una cosa che vorrei capire: perchè ha ucciso i suoi complici in modo così strano?
Io e loro, all'epoca della rapina, avevamo ucciso cinque poliziotti accoltellandoli alla schiena e cinque accoltellandoli al torace e poi demmo la banca alle fiamme: li ho uccisi così per “ricordare” le vittime che non ci sarebbero dovute essere. Cinque colpi alla schiena, come i cinque poliziotti, e cinque al torace, come gli altri cinque. E il volto sfigurato e irriconoscibile, bruciato dal fuoco, per due ragioni: non volevo che si risalisse alla loro identità per non rischiare che poi venisse a galla tutto il resto e volevo ricordare loro la fine del nostro piano- le rispose la dottoressa.
Ora ho capito tutto- la voce di Marta ricominciò ad essere debole.
Ma non potrai raccontarlo a nessuno- disse di nuovo la dottoressa – Addio, Marta. E dopo te, toccherà ai tuoi amici.  
No, per favore- implorò Marta – Le garantisco che non parlerò con nessuno di quello che ho sentito. Non spari, la prego! Per favore, non lo faccia! La scongiuro, mi lasci andare! Per favore!
Per tutta risposta la dottoressa rise della paura di Marta e si beffò delle sue suppliche; invece impugnò la pistola e mise mano al grilletto. Stava per spararle, e Marta si era già rassegnata, quando Mike colpì la dottoressa con un potente calcione e l'aggredì, togliendole di mano la pistola. Joe e Alex slegarono Marta.
State bene ragazzi?- domandò lei.
Benissimo, non ti preoccupare- la rassicurò Joe, tutto pieno di lividi – E tu? Come ti senti?
Terrorizzata ma sto bene- disse – Come avete fatto a liberarvi?
Te lo spiegheremo dopo!- intervenne Mike, che stava per avere la peggio contro la dottoressa – Alex, Joe: prendete le corde e venite ad aiutarmi. Tu, Marta chiama mia madre. Presto!           
Non ce n'è bisogno, Mike- disse sua madre entrando, dopo aver sfondato la porta, seguita da una squadra di poliziotti – Ragazzi, occupatevi della dottoressa.
Mamma!- esclamò Mike, saltandole quasi in braccio – Come sapevi che eravamo qui?
Io e la mia squadra facevamo un semplice giro di perlustrazione, quando abbiamo visto Danny e Bob cercare di entrare in casa di Marta- spiegò il tenente Dugar – Li abbiamo fermati e bloccati e abbiamo notato che Bob aveva, sulle mani, la bruciatura di un'arma da fuoco: così, facendo il collegamento con quello che era accaduto nel pomeriggio e ricordandoci che i due erano i figli della dottoressa Poler, prima fra i sospettati, abbiamo scoperto ogni piccolo particolare, costringendoli a confessare tutto. E sappiamo anche quello che è successo quattro anni fa a New – York, dottoressa: tutto questo dovrebbe essere sufficiente per farle scontare l'ergastolo.
E i miei figli?- urlò imbestialita, cercando di liberarsi dai poliziotti che la trattenevano.
Credo che Danny passerà due anni nel carcere minorile e poi sarà trasferito in un carcere normale per un periodo indeterminato che deciderà il giudice- rispose la donna – Per quanto riguarda Bob, le farà compagnia quando sconterà l'ergastolo. Però non sono sicura: la decisione finale sta al giudice. Ora portateli via tutti e tre!
Mentre la dottoressa e i figli venivano portati alla centrale per una confessione, i quattro ragazzi vennero visitati dal medico della centrale.
Non si preoccupi tenente Dugar- disse il dottore – Sono tutti e tre in buona salute, anche se sotto schock. E Mike, tra una settimana, potrà tornare ad usare la spalla correttamente.
Grazie, dottor Thompson- disse il tenente. Poi guardò i ragazzi: - Siete stati in gamba a scoprire tutto: complimenti ragazzi.
Veramente- disse Mike – è stata Marta a scoprire la verità.
Il tenente Dugar guardò Marta e le strinse la mano: - Brava Marta: complimenti. Sei stata eccezionale. Diventerai una grande poliziotta, un giorno; potresti anche diventare commissario.
Grazie tenente Dugar- disse Marta, arrossendo un po'.
Senti, ti andrebbe di presentarti in centrale domani e spiegarmi come sei arrivata alle conclusioni?- le chiese.
Marta annuì: - Con piacere. Prima che vada via, tenente, devo consegnarle un paio di cose.
Fu così che la refurtiva della rapina e la bottiglietta di ketchup con il proiettile all'interno finirono nelle mani del tenente; poi Marta confessò tutto quello che aveva visto, prima che la dottoressa catturasse anche lei.
Gran bel lavoro, Marta- esultò Mike, dandole una pacca sulla spalla.
Però voi tre mi dovete ancora spiegare come avete fatto a liberarvi- disse Marta a Mike, Alex e Joe – Eravate legati come salami!
Io e Mike, approfittando del fatto che la dottoressa guardava te, ci siamo avvicinati e siamo riusciti a disfarci i nodi dei polsi a vicenda- le rispose Joe – Poi, mentre Mike slegava i piedi a me, io slegai i polsi ad Alex; io slegai i piedi a Mike e Alex li slegò a me. Poi ci siamo tolti le bende e, un attimo prima che quella baldracca ti sparasse, l'abbiamo aggredita.
Siete più furbi delle volpi, voi quattro- disse ridendo il tenente –  Marta, le prove che mi hai dato e ciò che mi hai raccontato saranno un ulteriore prova, contro la dottoressa. Adesso montate in macchina: vi accompagno a casa ragazzi.
Marta era così esausta che, quella sera, appena si coricò, crollò sul letto dal sonno.

L'indomani raggiunse, accompagnata dai tre amici, la centrale di Polizia per confessare al tenente Dugar tutto ciò che aveva visto e sentito nei minimi particolari, e per chiarirle com'era giunta a tutte quelle conclusioni. Quando entrò nell'ufficio della signora Dugar, sobbalzò: di fianco al tenente stava la dottoressa Poler! E la fissava come se avesse voluto ucciderla all'istante. Marta rimase bloccata sulla porta.
Entra pure, Marta- la rassicurò il tenente. La dottoressa cercò di alzarsi, ma due poliziotti entrarono nell'ufficio a la rimisero a forza sulla sedia – Non temere: la dottoressa non può farti nulla.
Possiamo restare anche noi, mamma?- domandò Mike.
Fate pure, ragazzi- rispose lei.
Una volta che i quattro furono seduti di fronte a lei e la dottoressa era sotto le strette di due agenti con le spalle da lottatori, il tenente mandò a chiamare anche Danny e Bob. Una volta che anche loro furono nell'ufficio, tenuti d'occhio da due agenti ciascuno, il tenente si rivolse a Marta e disse: - Non ti farò alcuna domanda, Marta. Puoi cominciare da dove vuoi e io non ti interromperò: prenderò dei semplici appunti. A me interessa sapere come hai scoperto la verità, cos'hai visto e cos'è successo nella baracca e dove e come hai trovato il berretto. Poi sta a te impostare il discorso. Comincia pure.
Marta guardò prima lei e poi rivolse un'occhiata alla dottoressa, che la incenerì con lo sguardo e le disse con tono minaccioso: - Se osi parlare, Marta, giuro che te ne pentirai amaramente!
E io le dico che, se la minaccerà ancora, sarà lei a pentirsene amaramente. Si metta lì calma e non interrompa- scattò il tenente con rabbia.
Avrai contro anche me se parli Marta!- intervenne Danny.
Chiudi il becco- sibilò Marta.
Come osi parlare così a mio fratello?- scattò Bob.
Lascia in pace Marta, Bob- ordinò Alex. Lui, Mike e Joe cominciarono a fissare Danny e Bob in cagnesco.  
Agenti, portate Danny e Bob fuori da qui. Mike, Alex e Joe mi spiace, ma credo che anche voi dobbiate andare fuori.
Cosa? Ma perchè mamma?
Perchè credo che Marta sarà più tranquilla, se sarà sola con me. Tanto la dottoressa non può farle nulla. E ora fuori tutti!
Una volta che tutti furono usciti, il tenente si rivolse a Marta, dicendo: - Non devi dar peso alle minacce di Danny, di Bob e della dottoressa: non ti accadrà nulla. Adesso non preoccuparti di niente e raccontami tutto dall'inizio. Coraggio, Marta.
Marta deglutì, lanciò una rapida occhiata alla dottoressa e poi tornò a guardare il tenente e raccontò tutta la vicenda dal principio.  

Era entrata nella centrale alle nove e ne uscì all'una. Aveva detto tutto al tenente ed era stato come togliersi un peso dal cuore. Poi il tenente le aveva detto che ciò di cui lei aveva parlato, ciò che aveva visto, le prove che aveva fornito sulle vicende attuali e di quattro anni fa avrebbero fatto scontare l'ergastolo sia alla dottoressa che a Bob e, forse, anche a Danny. Prima che uscisse, la dottoressa aveva cercato di saltarle addosso, ma gli agenti l'avevano trascinata fuori. Poi la Dugar aveva fatto i complimenti a Marta e, prima che uscisse, le aveva regalato un prototipo di distintivo, dicendole: - Se continui di questo passo, Marta, sono convinta che un giorno ne avrai uno vero. Sei stata molto in gamba.
Lei aveva ringraziato ed era uscita, e fuori aveva trovato i suoi amici ad aspettarla.
Ed ecco che il grande commissario Wegar risolve un altro complicato caso!- proclamò Alex con voce tonante quando Marta uscì – Ora intervisteremo il commissario! Commissario Wegar, che effetto fa sentirsi eroe?
Giornalista Hiker- rispose Marta, sorridendo – che effetto fa sentirsi idiota?
Oh, fa un bellissimo effetto- rispose lui, in tono scherzoso – Soprattutto quando Rotar ti tiene compagnia!
Lui e Joe risero di gusto. Poi Joe si fece serio e disse: - A parte gli scherzi, Marta. Sei stata eccezionale sul serio.
Chissà che un giorno, quando avrai l'età- intervenne Alex – non prenderai il posto del tenente Dugar! Secondo me sì, e diventerai anche commissario!
Basta, ragazzi; mi state mettendo in imbarazzo!
Ma hanno ragione e poi te l'ha detto anche mia madre- disse Mike – Ehi Marta, io, Joe e Alex ne abbiamo discusso e poi ci siamo messi d'accordo: ti piacerebbe prendere il comando del gruppo al mio posto?
Marta li fissò tutti e tre con sguardo indagatore, poi disse: - Voi mi state prendendo in giro.
No, affatto- intervenne Alex – Ci hai salvato la vita! Questo è il minimo!
E poi si è visto che, quando si tratta di prendere l'iniziativa, sei sempre la prima- fu d'accordo anche Joe – Se prendi il posto di Mike ci faresti un favore.
Anche perchè Mike comanda da quando avevamo otto anni, e ormai è rammollito!- aggiunse Alex ridendo.
Spiritosi! Muoio dalla risate!- Mike stette al gioco, poi si fece serio e si rivolse all'amica – Allora? Accetti?
Marta ci riflettè e poi disse: - Se proprio insistete, credo che accetterò.
Fantastico!- esclamò Joe.
Grandioso!- condivise Alex.
Poi saltarono tutti e quattro e si diedero un cinque.
Propongo di festeggiare!- esultò Alex – Andiamo al bar di mia sorella Sally e ubriachiamoci di Coca fino a farci venire la pisciarola: offre la casa, quindi dateci dentro e non fate complimenti, amici!
Grazie Alex, sei un vero amico- dissero loro tre, mentre lui si allontanava correndo e intanto diceva: - Chi arriva ultimo è un pollo arrosto con patate!
Immediatamente fecero una gara, ma nessuno giunse ultimo: tutti a parimerito.
“Sono felice che tutto sia finito bene” pensò Marta, mentre lei e i suoi amici sorseggiavano ciascuno il quarto bicchiere di Coca “Non c'è più Danny, ma credo che nessuno di noi sentirà la sua mancanza. Me la sono vista brutta, ma per fortuna la dottoressa ora non può più fare del male a nessuno, e nemmeno Bob e Danny possono più dare fastidio. Sono al settimo cielo, anche perchè sono la più piccola e l'unica femmina del gruppo: chi immaginava che Alex, Joe e Mike mi avrebbero eletto capo?”  
Era così riconoscente agli amici che, a termine della bevuta, dopo la pisciarola, offrì a tutti un bellissimo pomeriggio in piscina, pagando l'entrata per tutti. Si divertirono dentro e fuori dall'acqua tutto il pomeriggio, dalle tre fin quasi alle sette. Poi tornarono tutti a casa loro, promettendosi di rivedersi il giorno dopo.
Rimasero insieme sia a scuola che d'estate, fino a termine del liceo due anni dopo, dove ognuno prese strade diverse. Ma promisero di rivedersi, un giorno.

Per quanto riguarda le sorti dei protagonisti, questo è quanto:
la dottoressa Poler e il figlio più grande, Bob, furono processati e accusati rispettivamente di omicidio, rapina, sequestro di persona e occultamento di prove e di concorso in tutti i delitti e mancata denuncia: fu per questo che furono entrambi condannati all'ergastolo.
Danny fu considerato complice dei due, in quanto, scoperta la verità, li aveva aiutati e non denunciati. Ma aveva preso parte solo ai sequestri e all'occultamento di prove; perciò fu condannato a due anni di carcere minorile e, una volta uscito di là, ai lavori forzati fino ai quarant'anni. Purtroppo, sul finire della pena, Danny aveva litigato con un controllore che lo rimproverava perchè non lavorava e l'aveva ripetutamente colpito col badile; mentre il controllore moriva il giorno dopo l'aggressione, Danny veniva condannato all'ergastolo. Così, la dottoressa Poler e i figli marcirono in galera.
Marta divenne dapprima un commissario e svolse il mestiere per circa dieci anni, ma attualmente gestisce un ufficio privato, dove svolge diversi tipi di incarichi polizieschi sotto pagamento del richiedente.
Mike, essendo da sempre stato un tipo che non amava mettersi nei guai ma preferiva tirarne fuori gli altri, nel giro di cinque o sei anni riuscì a diventare un bravissimo avvocato e attualmente nel suo campo è tra i migliori.
Alex dapprima gestì il bar della sorella maggiore, poi seguì dei corsi di specializzazione; adesso possiede una catena interminabile di bar e alberghi nei posti più belli d'America, guadagna soldi a palate e non teme la concorrenza.
Joe studiò meccanica e storia dell automobile, che presto divenne la sua passione, e adesso è uno dei piloti di Formula Uno più in gamba che si conoscano e vince ogni corsa a cui partecipa.   
Negli altri due anni che passarono assieme prima di andare ognuno per la sua strada, i ragazzi cercarono più volte di scoprire chi fosse il marito della dottoressa e quindi il padre di Bob e di Danny, ma le ricerche non diedero mai nessun esito e quindi i quattro lasciarono perdere.
Nessuno sentì più parlare della dottoressa Poler e dei suoi due figli e nessuno seppe mai chi fosse il signor Poler.

Per quanto riguarda più da vicino Marta, Mike, Alex e Joe, i quattro rimasero amici per tutta la vita; ogni tanto si vedono e si frequentano ancora, tornando con le rispettive famiglie a visitare i luoghi della loro infanzia e ricordando quello che successe quell'estate. Il loro rifugio è stato purtroppo abbattuto per lasciare posto alla villa di un miliardario, mentre la casa della dottoressa assassina è stata abbattuta per poterci costruire al suo posto una discarica. Ma i quattro guardano ancora quei luoghi con gli occhi dei ragazzini e tutt'oggi si rivedono correre e giocare attorno a quel luogo così familiare del vecchio cantiere e per le vecchie strade di Fall River. La loro mitica avventura riempì le prime pagine dei giornali per settimane, giusto il tempo per fare il giro d'America e ancora oggi, quando la gente li vede per strada, li riconosce come i “Mini Detective di Fall River”, come li soprannominarono allora i giornali e grazie alla testimonianza dei quali i tre mascalzoni furono condannati: Marta, Alex, Joe e Mike ebbero perciò un ruolo molto importante nei tre processi. I figli dei quattro adorano sentirsi ripetere quella storia ogni volta che si addormentano, sperando che un giorno possano diventare “grandi” come i genitori.
Dal canto loro, i quattro ricordano ancora la vicenda ma, nessuno sa perchè, non amano parlarne in pubblico. L'amicizia che un tempo aveva legato loro in un gruppo solido e compatto, ora sta facendo lo stesso con i loro figli. E loro continuano ad essere un gruppo solido, amico, compatto e affiatato come allora, forse anche di più.
Quante volte la dottoressa abbia tentato di evadere per fargliela pagare nessuno lo sa, ma non ci riuscì nemmeno una volta, così come non ci riuscirono Bob e Danny.
E, come loro tre non riuscirono mai a vendicarsi, i quattro non riuscirono più a dividersi. Rimasero amici e uniti per sempre. E così pure i loro figli.
  
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