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Autore: misslittlesun95    09/09/2013    0 recensioni
Avrebbero valutato assieme.
Lei, la diretta interessata.
Luca, il suo capo.
E Alessandro, il suo uomo.
Quando si è una coppia si decide assieme, aveva detto lui, e lo stesso valeva per una squadra.
Qualsiasi decisione avrebbero preso lei sarebbe stata felice.
Perché volersi bene, come amanti o come colleghi, iniziava da lì.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alessandro Berti, Altri, Luca Benvenuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Okkey, sono le due di mattina e questa OS fa anche un po' schifo, ma dopo una cosa successa sabato sentivo il bisogno di scriverla, anche se nella realtà, come è ovvio, la situazione è ben diversa.
La collocazione temporale è tra l'ottava e la nona stagione, con Alessandro che torna in Italia e Castelli che ancora non esiste. Inoltre il libro che legge Elena è inventato da me per questo manca di titolo.
Niente, spero vi piaccia e ci sentiamo alla prossima!


 

Assurdo e inaspettato, questo desiderio che si è avverato.

La Tuscolana e il suo traffico, i motorini pieni di ragazzini, gli autisti degli autobus con un accento forte, fortissimo, e gli immigrati con la pelle scura o gli occhi a mandorla e una conoscenza del dialetto Romanesco più forte del suo, era questo che Elena vedeva in Roma da alcuni mesi.
Tutto l'opposto di Genova, una città che, a suo dire, era chiusa e riservata, che a tratti mancava anche di calore umano ma che subito, quando alcuni anni prima vi si era trasferita, aveva sentito sua.
E sì che a Roma c'era nata e cresciuta, e standole lontano aveva desiderato ardentemente di tornarvi.
Ma poi... Irene, Marco, il dolore, il lutto, tutta quella storia assurda... anche la capitale aveva cominciato a starle stretta, a soffocarla.
Un po' di nostalgia per il capoluogo Ligure era venuta fuori.
Però a Genova era rimasto quell'uomo grande quasi quanto quell'amore che li aveva uniti e separati, e non si sentiva pronta a riaffrontarlo.
E a Roma, dopo un anno che era parso un secolo, era tornato Alessandro, e con lui il suo cuore aveva ripreso a battere in modo diverso.
Stavano insieme e convivevano da circa sei mesi, a cena iniziavano a parlare di matrimonio e, qualche volta, addirittura di figli.
Era tutto perfetto, era un riscatto per tutto ciò che era successo in passato, fino a che un giorno, sul finire del turno, Luca l'aveva chiamata nel suo ufficio.
Una telefonata dal questore di Genova aveva modificato tutto.
Il commissario del vecchio commissariato di Elena era andato in pensione, e sulla Argenti era caduta la scelta di una nuova guida.
- Hanno chiesto una risposta in tempi brevi, e io penso che sarebbe una grande occasione, per la tua carriera. Sei un elemento importante per tutti noi, e sarà dura stare senza te, ma forse a Genova hanno più bisogno.- Aveva cercato di convincerla Benvenuto.
La donna aveva annuito e promesso che avrebbe dato una risposta in fretta, poi era tornata a casa.
Di andare via da Roma, con Alessandro, non aveva mai parlato.
Tutti i suoi pensieri a riguardo erano svaniti con il ritorno dell'uomo e dell'amore, quando la sua vita aveva ricominciato a scorrere in modo giusto e corretto rispetto ai suoi trent'anni.
Prima tornare a Genova sarebbe stato un semplice modo per scappare, di nuovo, in quel momento no.
Quando era tornato dagli Stati Uniti, Alessandro, aveva detto che mai più in vita sua avrebbe lasciato la sua città, Roma.
E quello fu il primo pensiero di Elena uscendo dal commissariato.
Doveva parlargliene? Subito? Doveva essere altruista e discuterne? O doveva pensare solo a se stessa?
Da una parte c'era il ritorno in Liguria, e tutto ciò che a livello emotivo quello le avrebbe comportato, era vero, ma dall'altra si trattava anche di un'occasione per la sua carriera.
Diventare commissario era stato da sempre uno dei suoi obiettivi, riuscire a coordinare degli uomini e aver capacità decisionale.
Per quanti rischi comportasse era certa che si trattasse di un ruolo adatto a lei, lei che sapeva stare agli ordini di qualcuno ma che non amava di certo quello stato.
Era così vasto il numero di elementi da considerare per prendere la decisione finale da dare al questore di Genova che Elena non sapeva di preciso quanto i suoi tempi potessero essere brevi.

****

Un'ora di jogging e una lunga doccia calda, un paio di giorni dopo, erano però bastati a chiarirle alcuni punti.
Sì, voleva approfittare di questa possibilità per fare carriera.
Sì, Genova era Genova e tutto il resto, ma il lavoro era lavoro. Punto.
Di certo non avrebbe fatto ciò che faceva fino a pochi anni prima, e magari non si sarebbe neanche incontrata con quel suo vecchio amore.
No, non voleva costringere Alessandro a seguirla, perché quello non era amore, per lei l'amore vero passava anche dalla libertà.
Ma no, non voleva neanche perderlo.
Quindi era al punto di partenza, indecisa tra il lavoro e l'amore.
Era incredibile come quella decisione così difficile, forse per la prima volta nella sua intera vita, riguardasse comunque due eventi felici.
Ne aveva discusso con Anna, la sua grande amica, la quale le aveva detto che non poteva aiutarla in nessun modo, che era tutto nelle sue mani.
- Io sarò felice con te qualsiasi decisione tu prenda, tesoro.- Era stata la sua frase finale.
Perché il volersi bene, tanto tra amiche quanto all'interno di una coppia, era proprio la felicità dell'altro.
E a vederla così lei e Alessandro si sarebbero dovuti separare, affinché lei fosse felice per il suo lavoro e lui perché non si sarebbe allontanato da Roma.
Ma lei era così felice anche con lui.
Soprattutto dopo così tanto tempo.
Forse, aveva anche pensato, avrebbe potuto discuterne con Ale e vedere se non fosse il caso di provare, almeno per un periodo, a stare insieme ma lontani, e vedere se il loro amore fosse in grado di superare una prova del genere, magari con lo stesso Alessandro che alla fine si convinceva della maggiore importanza di Elena rispetto a Roma.
Ma da parte sua sarebbe stato egoistico, e lo sapeva, perché alla fine lei avrebbe avuto tutto, e il suo compagno nient'altro che lei.
In più ricordava di quando si era allontanata da suo fratello e di ciò che era successo dopo, e anche quello le metteva un'enorme tristezza.
Alessandro era un bell'uomo, intelligente, simpatico, forse non si sarebbe messo a giocare d'azzardo, ma avrebbe potuto tradire lei e il loro rapporto, e a quello non voleva neanche pensare.
Alla fine lo sapeva, l'unica soluzione era prendere Alessandro e parlargli.
Dirgli della promozione, dell'eventuale trasferimento, dei dubbi che le erano venuti fuori.
Ma doveva parlargli con il cuore in mano, dicendo quanto tanto il loro amore tanto la possibilità di fare carriera fossero importanti nella sua vita, dirgli tutto senza paura.
Perché lo sapeva, se avesse detto una cazzata, o se avesse scelto una cosa piuttosto che un'altra senza valutare tutto se ne sarebbe pentita tutta la vita.
Quella mattina, uscendo dalla doccia, si era sfiorata il ventre senza neanche accorgersene.
Poi, vestendosi, l'aveva rifatto e ci aveva fatto caso.
No, non era incinta, ma aveva pensato che presto le sarebbe piaciuto esserlo.
Avere un figlio.
Forse due.
O magari tre, abbastanza vicini tra di loro, nella speranza che diventassero uniti e crescessero vicini, pronti a darsi una mano, pronti ad esserci ogni momento uno per l'altro, non come aveva fatto lei.
E chi sarebbe stato, il padre di quei figli?
Alessandro, trascinato a suo malgrado a Genova?
Sempre Alessandro ma a Roma? Con accanto una moglie, Elena, che rimpiangeva tutti i giorni di non aver seguito il sogno della sua carriera?
O sarebbe stato qualcun altro, magari incontrato a Genova, con Elena sempre però piena di dubbi, di incertezze su quella scelta.
La mancanza di risposte a quelle domande modificava ancora il suo volere, perché era chiaro che quella scelta, qualsiasi fosse, avrebbe completamente modificato il suo futuro, tanto come poliziotta quanto come donna.

****


Continuava a cercare di prendere tempo, malgrado Luca le ricordasse ogni giorno di come i “tempi rapidi” in polizia fossero davvero tempi rapidi.
- Sì, Luca ti giuro che per fine settimana ti darò una risposta, ne parlerò con Ale questa sera e poi ti dirò.- Aveva risposto di mercoledì all'ennesima e
esortazione del commissario.
E così, obbligata a mantenere quella promessa, Elena era tornata a casa verso le sei, dopo la fine del turno.
Si era messa a leggere su una poltrona, un romanzo rosa di quelli che di solito cercava di evitare.
L'aveva comprato quel giorno apposta, nella speranza di trovare lì dentro un modo di affrontare la discussione.
Di solito quei libri erano pieni di drammi, morti o separazioni o altro che fossero, e per quanto potessero essere differenti dal suo di certo una frase o un'affermazione che andasse bene l'avrebbe trovata.
Qualcosa, infatti, lo recepì nelle parole di una donna che spiegava al suo amante di come non potessero stare più insieme in quanto a suo marito rimaneva poco da vivere.
Per nulla simile alla sua situazione, appunto, ma in un modo o nell'altro le dava un'idea del modo in cui avrebbe potuto iniziare l discussione con Alessandro.
Dopo cena di certo, perché non era mai accaduto che facessero durante il pasto discorsi importanti.
Lui era arrivato alle sette e mezza, quando Elena già aveva riposto il libro e si era messa in cucina a cercare qualcosa da preparare per la cena.
Si era cambiato e aveva fatto una doccia, come tutte le sere.
Lei non aveva fatto capire nulla, al suo compagno, si era comportata come tutti i giorni, non gli aveva mostrato nessun segno che potesse far presagire la discussione della sera.
Avevano mangiato come al solito, raccontarsi dei piccoli momenti della giornata che non avevano passato assieme e ricordando qualche piccolo attimo di gioia vissuto, invece, uno vicino all'altra all'interno dell'ennesima giornata al Decimo Tuscolano.
Poi Alessandro era andato a vedere la tv, ed Elena gli aveva annunciato che doveva parlargli, ma che prima avrebbe lavato i piatti e rigovernato la cucina.
Mezzora dopo si era messa al suo fianco sul divano, facendosi coccolare come una bambina.
- Hai sentito al Tg, amore?- Le aveva detto lui. - Una ragazza di diciannove anni è morta investita da una macchina a New York. Mondo infame. Era lì col fidanzato, un viaggio a cui lei teneva e a cui lui aveva acconsentito di malavoglia.-
- Orrendo...- Aveva sospirato Elena.
“Un viaggio a cui lei teneva e a cui lui aveva acconsentito di malavoglia.”
Quella frase le era rimasta particolarmente impressa.
- Che poi non ho capito, quando si è una coppia non si decide in due? Lei aveva programmato tutto, lui aveva scoperto la cosa solo dopo, a biglietti fatti. O almeno così ha detto il giornalista. Magari avessero progettato il viaggio insieme sarebbe andato in modo diverso, chissà. Ora lui è solo, che rimpiange tutto.-
Elena deglutì senza farsi vedere.
Era quello un segno? Un segno del fatto che dovesse realmente parlargli? O un segno dell'opposto?
Dopo tutto lei sapeva che Alessandro non voleva andarsene, che se l'avesse seguita l'avrebbe fatto di malavoglia.
- Ah, amore, a proposito.- Si era ricordato poi lui. - Ma che mi dovevi dire?-
La donna ci pensò un attimo, poi finse una faccia stupita. - Eh? Boh, sai che non ricordo? Deve essere stato qualcosa di poco importante. Però mi ricordo bene che ti amo.- Aveva concluso baciandolo.
Alessandro aveva risposto al bacio ignorando la sbadataggine della compagna.
Assurdo e inaspettato, per Elena, quel desiderio che si era avverato, quello del ritorno a Genova.
Persa tra le labbra e l'amore di Alessandro la sua decisione l'aveva presa.
La mattina dopo, entrando in commissariato con lui, sarebbero andati da Luca e avrebbe detto tutto.
Avrebbero valutato assieme.
Lei, la diretta interessata.
Luca, il suo capo.
E Alessandro, il suo uomo.
Quando si è una coppia si decide assieme, aveva detto lui, e lo stesso valeva per una squadra.
Qualsiasi decisione avrebbero preso lei sarebbe stata felice.
Perché volersi bene, come amanti o come colleghi, iniziava da lì.

   
 
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