CAPITOLO 1
Una
vampata di calore improvvisa uscì dalla finestra di uno degli
appartamenti del
quinto piano del palazzo. La
finestra
andò in frantumi e piccoli pezzi di vetro caddero sulla strada deserta
come
piccoli fiocchi di neve. Dall’altra parte del palazzo un uomo usciva
dall’ingresso principale.
Aveva
la bocca socchiusa e il respiro accelerato. Gli occhi erano spalancati
e
guardavano da una parte all’altra - come impazziti - inizia
osservare nulla.
La
sua mano era sporca di sangue, l’altra reggeva il suo cellulare.
Tremava
come una foglia.
I
pochi passanti che camminarono davanti a lui non lo degnarono di uno
sguardo:
non era difficile in una città come New York trovare degli svitati, e
la cosa
migliore era starne alla larga se non si voleva fare una brutta fine.
L’uomo
iniziò a camminare su e giù per il marciapiedi davanti all’edificio,
finché non
sentì le prime urla. Più di una persona si riversò in strada, urlando
“al
fuoco” e chiamando i pompieri con i cellulari che erano riusciti a
prendere
nella fuga. Nessuno si domandò perché Edward fosse già fuori.
«
Edward, l’incendio, come è potuto succedere? » Misha Gordon, del quarto
piano –
abitava proprio sotto Edward - si avvicinò all’uomo, in lacrime, mentre
sperava
con tutto il cuore che l’appartamento che stava pagando con tanta
fatica non
andasse distrutto.
«
Incendio? » Edward ci mise un po’ a realizzare cosa le stava dicendo la
coinquilina. Incendio? Di che cosa stava parlando? Poi finalmente si
accorse
delle urla intorno a lui, ruotò la testa prima a sinistra e poi a
destra; in
entrambi i lati trovò gente terrorizzata e capì che uno degli
appartamenti
aveva preso fuoco.
«
Il tuo appartamento sta andando a fuoco! » Rispose con enfasi la
venticinquenne, mentre Edward pensava alle sue parole.
Nel
frattempo arrivò un’ambulanza, era troppo presto perché fosse stata
mandata per
l’incendio.
I
medici ed infermieri rimasero piuttosto sorpresi dallo spettacolo che
si
ritrovarono, soprattutto dopo che erano stati chiamati per una donna
che “aveva
perso i sensi in soggiorno”.
«
Edwars Collins? » Chiese una giovane infermiera castana all’uomo,
mentre
immobile realizzava solo ora quello che stava accadendo, per colpa sua.
«
Kristal è nell’appartamento, priva di sensi. » la voce uscì strozzata,
poco più
di un sussulto, mentre crollava in ginocchio davanti a sé.
L’infermiera
fece un passo indietro, allarmata dal comportamento così bizzarro da
parte di
quell’uomo che poco prima li aveva chiamati. Dall’altra parte Misha
realizzò
con orrore che Kristal Collins stava bruciando svenuta dentro la sua
propria
casa.
«
La donna svenuta è nell’appartamento da cui è partito l’incendio! »
pronunciò
ad alta voce quello che era solamente terrificante pensare.
Il
suono di una sirena, invece, si avvicinava, forte e stordente, dentro
alle
teste di persone già stanche e scioccate.
Misha
avrebbe cominciato a correre verso l’edificio per provare a salvare
Kristal, ma
il suo buonsenso glielo impedì. I piedi si rifiutavano di muoversi:
entrare
nell’edificio e provare ad entrare nell’appartamento che aveva preso
fuoco
equivaleva al suicidio.
Poi,
sarebbe stato comunque troppo tardi; Misha era piuttosto realista su
questo
punto, per quanto potesse far male pensare ad un’ipotetica morte della
vicina
di casa. A meno che Kristal non si fosse ripresa subito e fosse
riuscita a
scappare in tempo, le probabilità che fosse viva erano minime.
La
sirena ora suonava più forte e i pompieri si preparavano per iniziare a
spegnere l’incendio, una decina di uomini iniziarono a scendere
dall’autopompa e,
schivando curiosi e abitanti dell’edificio, iniziarono ad entrare.
«
C’è una donna al quinto piano, è priva di sensi, nell’appartamento che
brucia!
» Edward non era in grado di dare l’allarme e Misha sapeva che qualcuno
doveva
avvisare i Vigili del Fuoco, si buttò addosso ad uno di loro per
bloccarlo,
mentre con il pensiero non poteva far altro che pensare al corpo
bruciato di
Kristal.
«
Stia tranquilla, ora andiamo a prenderla » L’uomo voleva cercare di
tranquillizzare quella giovane donna dallo sguardo spaventato, la posò
a terra
e corse dentro l’edificio, sapendo benissimo che difficilmente avrebbe
trovato
quella donna viva.
********
Il
fuoco era stato spento da un po’, gli ultimi feriti – solo qualche
ustionato
lieve e qualcuno ferito durante la fuga - stavano per essere portati in
ospedale, mentre gli altri dovevano rimanere lì in attesa che li
trasferissero
in qualche altro luogo dove passare la notte, mentre scoprivano la
causa dell’incendio.
Edward e Misha, invece, erano in disparte, aspettando che i pompieri
finissero
di controllare l’edificio. Lui sedeva per terra, le gambe incrociate e
lo
sguardo vacuo, lei continuava a muoversi avanti e indietro, nervosa,
stanca e
desiderosa che tutto quello che stava accadendo fosse solamente un
sogno.
Finalmente
Misha riuscì a scorgere il viso dell’uomo con cui aveva parlato prima,
nonostante
fosse annerito dal fumo. Aveva lo sguardo rassegnato, e Misha capì che
avevano
trovato il corpo. I loro occhi si incontrarono e lei abbassò lo
sguardo, come
se la morte di Kristal fosse accaduta per colpa sua, perché non aveva
dato
l’allarme subito. Gli uomini in divisa con passo lento si avvicinavano
a loro,
dovevano parlare con loro.
Sentendo
il suono dei passi Edward ruotò la testa il necessario per vedere gli
sguardi
che si stavano scambiando l’uomo e la donna, e non ci mise molto a
capire.
Raccolse
le ginocchia al petto e si asciugò le lacrime che lentamente avevano
iniziato a
scorgere.
Il
sangue che macchiava ancora la mano di Edward si attaccò alla sua
guancia
sinistra, con orrore di Misha e dei pompieri, che proprio in quel
momento si
erano girati per guardarlo. In quel momento capirono che forse la morte
di
Kristal non era stata la conseguenza di un tragico incidente.
NOTE
DELL’AUTRICE.
Mi
riprometto di aspettare prima di postare, ma non ci riesco, ogni volta
che ho
un’idea scrivo e posto subito, invece di scrivere prima un po’ di
capitoli.
Invece no, ogni volta sento il bisogno di condividere la storia, di
sentire le
vostre opinioni e i vostri consigli – questo è il mio secondo account,
preferisco
non mischiare questo genere di storie con quelle che scrivevo prima,
sono
maturata molto da allora – e nel frattempo continuare, anche perché
devo assolutamente
trovare qualcosa per non pensare al fatto che domani si ricomincia con
la
scuola :’(
E’
da parecchio che mi frullava l’idea di scrivere un giallo, ma ogni
volta mi
bloccavo: se la storia è stupida? Se non riesco a catturare il lettore?
Se faccio
qualche errore (non è facile scrivere un giallo, bisogna documentarsi
parecchio!)? Ma quest’idea mi piaceva troppo per non metterla nero su
bianco.
Nonostante
non sia molto convinta con questo inizio, non so, forse avrei dovuto
cominciare
da dopo la morte, credo – soprattutto spero – che questa storia prenda
forma e
vi appassioni, come sta appassionando me mentre la scrivo!
A
presto con il prossimo capitolo!
-A