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Autore: RoriStark    11/09/2013    0 recensioni
[007 Casino Royale]
[007 Casino Royale]una fanfiction uscita fuori da un piccolo sclero ed un tentativo di ricerca di un nuovo stle di scrittura, basata sul film di 007 Casino Royale ho cambiato un pò le sorti di Le Chiffre grazie anche ad un incontro puramente casuale...
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Sono almeno tre giorni che vago senza meta tra le dune del Sahara. Mi hanno lasciato nel bel bezzo del nulla. Il deserto è arido, non ho nemmeno un inalatore per respirare bene. La sabbia mi brucia i polmoni che gonfiandosi vanno ad urtare le mie costole incrinate. Il dolore è inimmaginabile. L’unica cosa che sento è il sapore del mio stesso sangue che si mescola con la poca saliva rimasta. Mando giù fingendo che fosse il mio champagne preferito. Per un secondo, per un solo dannatissimo secondo quasi ci credo. Mi spingo a fare un altro doloroso passo verso il nulla, verso un'altra duna e un'altra ancora, dove sto andando in fondo? Prendo dalla tasca quello che Bond mi ha lasciato, una lattina di olio per auto. Quel liquido sembra quasi invitante tanta è la  sete. Avvicino la lattina alle labbra spaccate e sanguinanti ed il solo contatto mi provoca un dolore assurdo. Mando giù un sorso, sto per vomitare ma resisto e ne butto giù un altro, se tutto va bene dovrei morire avvelenato, se tutto va male mi sparerò in testa con l’unico proiettile che mi ha dato quel figlio di puttana. Le gambe cedono mentre sento una fitta allo stomaco. Forse morirò per colpa di questo fottuto intruglio. Insomma complimenti  le Chiffre, stai morendo avvelenato da una lattina di Olio per automobili. Complimenti davvero. Una morte degna per un uomo come te insomma. le ginocchia cedono,male, mi trascino per un paio di metri e cado sulla schiena, peggio ancora. Chiudo gli occhi accecato dal sole. Dicono che la vita sia difficile, ma forse morire lo è di più visto che sono ancora qui a soffrire come un cane. Le mani tremano e io respiro ancora per quel po che riesco, non va bene. Prendo la pistola e la punto alla tempia, pregando che sia veloce e soprattutto indolore. Rido amareggiato, ho perso tutto,sono andato  all in come avrei detto un tempo.  Sono un drawing dead e Bond ha appena chiuso un full. Non importa, alla fine all’inferno non potrò di certo riscattare la mia anima con una giocata di Poker. Perciò addio, per Le Chiffre la giocata si conclude qui.

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Mi chiamo Bunny Boggs, e come al solito mi sono fatta coinvolgere troppo dalle idee folli della mia amica durante le nostre ferie dall'ospedale. Ma certo Reira, facciamo un bel documentario sugli animali del Sahara! Facciamo vedere la vita nel deserto!. Seh, quale vita, non ho trovato nemmeno un insetto tra le dune e la mia telecamera rischia di liquefarsi tanto è il calore, sto andando avanti verso l’ennesima duna, tenendo comunque conto della Jeep alle mie spalle, quando all’improvviso uno strano rumore mi fa sobbalzare. Sembra una risata umana, forse il sole mi sta dando alla testa. Mentre maledico me stessa per non aver portato della crema solare, scorgo una figura a terra ad una decina di metri da me. Allucinazioni? Non credo proprio. Corro verso quella figura e noto che si sta puntando una pistola alla tempia. Dio mio ma tutti io li trovo? Corro gridandogli di fermarsi, o almeno cerco di attirare la sua attenzione. L’uomo abbassa la pistola e lentamente si volta verso di me. Ha un vestito nero, elegante. Insomma sembrava appena uscito da un matrimonio. Ha i capelli  scuri scomposti ed  il viso pieno di sudore. Le labbra sono martoriate e chissà da quanto tempo quella creatura era lì. Prendo la pistola, la prima volta che tocco un arma. La lancio lontano sperando non spari un colpo mentre prendo il volto dell’uomo tra le mani. Cerco di farlo reagire mentre gli faccio ombra con il mio corpo

“eih! Va tutto bene! Sta tranquillo..”

L’uomo si divincola appena, ma è troppo debole e si ferma per osservarmi. Ha gli occhi di due colori diversi. Uno verde scuro e l’altro sembra di cristallo. Quasi bianco, la cicatrice sulle palpebre mi portano alla conclusione che è cieco da un occhio, non ha l’aria del bravo ragazzo insomma. E’ confuso e perde sangue dalla bocca. Prendo un fazzoletto e lo bagno con l’acqua della mia borraccia. Al solo contatto mi afferra per la schiena con una forza che mai avrei immaginato ed immerge il viso nel fazzoletto.  Gli accarezzo i capelli mentre lui sembra immobile, non so perché lo faccio ma è piacevole.

“piano…”

Lo rassicuro mentre lui torna a fissarmi. Il suo sguardo è penetrante e sembra studiarmi da capo a piedi mentre l’unica cosa che io riesco a vedere attraverso quegli occhi è la sofferenza che ha dovuto patire. Prendo la borraccia e bagno di nuovo il fazzoletto, non può bere direttamente dalla borraccia, rischia di strozzarsi, prende il fazzoletto e con un sospiro vi immerge le labbra chiudendo gli occhi. Io prendo una delle mie tovagliette di spugna che di solito amo usare nelle pause pranzo e la bagno. La poso sulla sua fronte mentre lui è intento a bere. Mi ricorda quella volta che salvai un cucciolo di cane dalla strada. Vedo che riesce a deglutire, perciò gli poso la borraccia sulle labbra. Lui la afferra terminandola in meno di un minuto. Gli lascio la tovaglietta sulla testa e sembra quasi buffo con quel coso rosa in testa.

“aspetta qui…prendo la Jeep..”

Mi avvio al mio mezzo mentre poso di fretta l’attrezzatura, era davvero messo male e non c’era tempo da perdere. Certo che oggi la giornata ha preso una piega davvero bizzarra. Penso accostando vicino al corpo dell’uomo. Mi avvicino mentre lo aiuto ad alzarsi, è molto alto ed ha un fisico asciutto. Poso la mano sul suo ventre e sento bene i muscoli contrarsi, deve avere dei bei addominali dato che li sento perfino da dietro alla camicia. E’ debole e a malapena riesce a raggiungere il mezzo a meno di un metro di distanza. Si siede e poi si volta verso di me mentre mi sistemo al volante

“chi sei?”

Mi chiede prima che mi allontani. Mi volto e sorrido appena

“ Mi chiamo Bunny Boggs… Tu? Hai un nome?..”

Resta in silenzio un po’ lasciandosi sfuggire una leggera risata, poi volge di nuovo lo sguardo verso di me. Ha i lineamenti duri . Gli occhi indagatori, sembrano scavarmi dentro alla ricerca di chissà quali informazioni. Le labbra suscitano dolcezza e crudeltà allo stesso tempo. Resto immobile mentre lui volge lo sguardo altrove e pronuncia il suo nome

“Damian…Coen…”

“ti porto in ospedale adesso Damian…”

“no!”


La sua risposta mi fa sobbalzare mentre lui mi fissa, e lentamente ogni neurone del mio cervello mi dice “ sei essere appena caduta con tutti i piedi su un gran bel casino” Deglutisco cercando di calmarmi e non entrare nel panico, pensando sul da farsi. Ma di certo non posso rimetterlo a terra,sono un infermiera ed il mio lavoro mi costringe a prestargli soccorso. Forse dovrei portarlo in ospedale e non badare a quel che dice. Sto per chiedergli spiegazioni quando lui mi anticipa sul tempo

“io…non ho una casa e di certo non ho una mutua…ho perso tutto a...Poker e degli strozzini mi hanno abbandonato qui…sicuramente cercheranno negli ospedali vicini se sono riuscito a salvarmi e mi uccideranno…quindi tanto vale che mi lasci qui..”

Resto ferma a fissarlo mentre sospiro sollevata, almeno non ho salvato la vita ad un serial killer. Sorrido appena mentre tendo una mano per sistemargli la cintura di sicurezza.Lui mi guarda e capendo le mie intenzioni accenna ad un sorriso e poggia la noca sul sedile sospirando, mi fa quasi tenerezza. Accendo l’auto mentre penso a quale scusa inventerò con mia madre quando verrà a trovarmi per la cena del sabato sera.
  
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