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Autore: Portman98    11/09/2013    0 recensioni
Cosa succederebbe se la realtà in cui viviamo fosse completamente capovolta? La riusciremmo ad accettare oppure impazziremmo? Ma se in gioco ci fosse un bene più grande...
Stavolta per sconfiggere il loro nemico le guerriere Sailor dovranno oltrepassare non solo il tempo e lo spazio, ma la loro stessa realtà!
Riusciranno a superare e conoscere i loro lati "oscuri"? Sopravvivranno gli amori, le amicizie, oppure tutto si perderà nella pioggia?
Questa è la prima fanfiction che scrivo, per cui abbiate pietà... nasce da un'idea comica, ispirata ovviamente da Heles, però spero che questa storia mantenga almeno un po' di quella suspance, di quel romanticismo e di quell'avventura che rendono il manga insuperabile.
Spero vi piaccia...
P. S. Le recensioni sono ben accette, aiutatemi a migliorare.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Crack Pairing | Personaggi: Haruka/Heles, Mamoru/Marzio, Michiru/Milena, Un po' tutti, Usagi/Bunny | Coppie: Endymion/Serenity, Haruka/Michiru, Mamoru/Usagi, Seiya/Usagi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la fine
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Ciao a tutti:) Scusate il ritardo, ma questo mese ho avuto qualche impegno e ho scritto altre storie...
Forse non siete stati molto entusiasti dell'ultimo capitolo, ma vi prometto che migliorerò (O almeno proverò a farlo, con il vostro aiuto) e cercherò di rendere la storia un pò più interessante e movimentata!!
Magari datemi qualche suggerimento, se ne avete voglia:) mi farebbe davvero piacere!!
Detto questo, vi auguro una buona lettura, sperando nelle vostre recensioni XD



Capitolo VII. Ciò per cui lottiamo!
Mondo reale
2 giorni prima
I raggi del sole dardeggiavano tiepidi sui pilastri bianchi del Rainbown Bridge, rinfrangendo i loro bagliori iridescenti nella strada  e sulla carrozzeria delle auto che sfrecciavano veloci nelle carreggiate. Sul marciapiede sfilavano diversi uomini d’affari nei loro abiti scuri, la ventiquattrore che pendeva ondeggiate dalle loro braccia, i visi seri, compassati, tornavano a rinchiudersi nei loro uffici dopo il pranzo, alcuni di loro avevano ancora in mano i resti del loro pasto frugale, qualche bacchetta da sushi, un tovagliolo sporco, tutti in attesa di un qualsiasi cestino della spazzatura.
Un gruppetto di studenti discuteva animatamente a proposito di sport dall’altra parte della strada, i grembiulini bianchi macchiati da qualche piccola goccia d’inchiostro, dovevano arrivare da qualche corso pomeridiano e ora si dirigevano verso un noioso pomeriggio di studio. Niente d’insolito, niente di anormale.
Bunny rideva, i gomiti appoggiati al parapetto, si sporgeva per vedere i contorni lontani dei grattacieli della città. Rideva, Marzio non ricordava per quale motivo, solo che gli piaceva sentirla, quella risata gli metteva allegria, anche se gli appariva distante, come persa nel baluginio dorato del mare… rideva.
Milord aprì gli occhi di scatto, la testa gli doleva tremendamente, come se migliaia di spilli fossero conficcati nel suo cranio, il cilindro era riverso di lato di lato di fianco a lui, la mascherina bianca gli era scivolata di traverso sul naso, si portò una mano alla fronte, sanguinava, mentre con l’altro gomito cercava di fare perno per alzarsi a sedere.
Ricordava poco di ciò che era successo, stava passeggiando con Bunny al ponte di Tokyo, quando aveva intravisto Moran, dall’altra parte della carreggiata, aveva alzato la mano per salutarlo poi…
D’un tratto realizzò tutto, ogni cosa prese forma attorno a lui…  di colpo rivide tutti gli avvenimenti di quel pomeriggio passare davanti ai suoi occhi, come una pellicola, lo spaventoso mostro informe che emergeva implacabile dai flutti del mare, trascinandosi dietro, con la sua inestinguibile forza, una serie di violenti getti d’acqua, uno di loro l’aveva colpito… chiuse gli occhi, mentre una fitta gli attraversava la tempie. Era caduto, il suo primo riflesso doveva essere stato quello di trasformarsi, come difesa, chissà se Bunny ce l’aveva fatta? Forse aveva chiamato le altre, ma poi… cos’era successo poi?
Doveva trovarsi ancora al centro della carreggiata, dove l’aveva spinto il getto, attorno a lui soltanto le carcasse di quelle automobili che fino a poco prima attraversavano il ponte, i suoi pensieri andarono istintivamente a Moran, chissà se il suo amico aveva fatto in tempo a mettersi in salvo?
Improvvisamente la sua vista mise a fuco una figura femminile a qualche metro da lui, una guerriera forse? Gli dava le spalle in atteggiamento difensivo, come a proteggerlo… il combattimento era ancora in corso! Fece per alzarsi, ma una nuova stilettata di dolore, lo costrinse a riadagiarsi a terra con la testa fra le mani.
- Non dovresti muoverti, hai preso una brutta botta! – la voce che lo raggiunse gli sembro stranamente familiare, anche se non tanto da poterla riconoscere immediatamente, poi di colpo gli tornò alla mente… una sera di pochi mesi fa, tre ragazzi sul tetto di un grattacielo, con lui c’erano anche Bunny e le altre… “Trattala bene, Marzio” l’eco di quelle parole s’insinuò nella sua mente come un presente lontano.
- Seya! – esclamò il giovane confuso. Anche se l’inflessione del tono questa volta era più femminile, non c’erano dubbi, a pronunciare quelle parole era stato Seya, o meglio il suo alter ego Regina del coraggio!
La guerriera si voltò verso di lui assentendo con un sorriso indecifrabile, un grosso taglio le attraversava la coscia destra, proprio sopra l’estremità del lungo stivale che le rivestiva la gamba fin sopra il ginocchio, i suoi vestiti in alcuni punti erano laceri, segno che aveva combattuto, e corti ciuffi di capelli le ricadevano disordinati sul viso madido, non doveva trovarsi in quel luogo da molto.
- Cosa? – provò a domandare Marzio, ma l’altra lo precedette: - Siamo tornati, e stavolta per restare! –
-
Un terribile boato scosse nuovamente il mare, la terra tremò sopra i singulti irrefrenabili delle onde che si ritiravano, il mostro si preparava ad attaccare, ancora! Ormai conoscevano la sua strategia, inglobava la maggior quantità possibile d’acqua per poi spararla fuori con una violenza inaudita, persino le forze unite di tutte le guerriere erano impotenti di fronte a quei getti. Tutto accadeva in pochi secondi, la prima volta lei e Marzio non avevano nemmeno avuto il tempo di accorgersene, il loro pomeriggio felice era sfumato rapidamente in una tragedia, lui era stato sbalzato al centro della carreggiata e Bunny, rimasta sola, non aveva potuto fare altro che trasformarsi, era suo compito fronteggiare quella minaccia.
Solo dopo aveva pensato. La maggior parte della gente non l’aveva notata, impegnata nella propria corsa disperata verso la salvezza, ma qualcuno si…
Appena entrata nelle spoglie di Sailor Moon aveva sentito i suoi occhi puntati contro la sua schiena, Moran l’aveva vista!
Ma la battaglia non le aveva lasciato il tempo di preoccuparsene, quando si combatte ogni cosa perde di senso, rimani solo tu e la paura che devi affrontare, Moran e il resto erano stati spazzati via della confusione, nella sua testa era restato solo lo spazio per i gelidi getti che s’infrangevano contro il suo corpo e Marzio, a terra da qualche parte, ferito forse, perso nella fiumana insanguinata delle vittime.
Le altre sarebbero presto arrivate, ma la prima mossa sarebbe toccata a lei! Bunny non era mai stata brava a reagire, in ogni battaglia avrebbe di gran lunga preferito trovarsi tra le schiere degli spettatori ammirati, ma il destino aveva deciso diversamente, il suo passato aveva deciso diversamente, per cui doveva non solo reagire, ma spronare anche le altre a farlo, una vera leader avrebbe dovuto farlo!
- Vediamo se un  bell’incendio sconfiggerà quest’acqua! Cerchi di fuoco saettanti, azione! – urlò Sailor Mars, mentre dalle sue mani si sprigionava la potenza distruttrice delle fiamme di Marte. Il bagliore luccicante di quei cerchi di fuoco s’infranse invano tra le spire liquide del mostro, che ancora una volta andarono ad abbattersi contro il ponte.
- Dobbiamo provare un attacco combinato, se continuiamo così non andremo da nessuna parte! – la rimproverò Pluto. Lei sì che aveva la stoffa della leader, sapeva farsi ascoltare e in ogni momento era padrona della situazione, non come Bunny, sempre in balia degli eventi, trascinata in tutte le occasioni dalle emozioni. Anche ora si sentiva persa, impotente, i suoi pensieri che vagavano altrove, verso quell’unica persona che era in grado di capirla…
Lui era tornato, impossibile da credere! Per tre mesi aveva cercato costantemente di tenerlo lontano dalla sua mente, era stato facile, lui era chissà dove, in una qualche galassia lontana e poi con lei c’era Marzio, loro erano felici insieme, lei era felice! Ma il ricordo di quella rock star presuntuosa non voleva saperne di abbandonare il suo cuore.
Certo, Bunny amava Marzio, su questo non si poteva discutere, ma in qualche modo sentiva una sorta di differenza, lui era più maturo, più serio, era come se lei riuscisse a sentirsi alla sua altezza solo nei panni della bella guerriera della luna, il resto del tempo era come trovarsi un gradino più in basso. Con Seya era diverso, lui era al suo stesso livello, avevano gli stessi interessi, odiavano le stesse cose, eppure a lui non la univa quella passione travolgente che Bunny provava per il suo Marzio.
Era piuttosto singolare, ma in quei tre mesi non aveva avuto bisogno di preoccuparsene, ora invece…
Quando aveva udito distinta nel frastuono della battaglia la cantilena monotona delle Starlights il suo cuore si era come fermato, il tempo si era arrestato per accogliere quello schiocco ritmato che introduceva un nuovo inizio, i loro occhi si erano incontrati per qualche secondo in un tacito discorso, per un attimo la figura di Marzio che si schiantava al centro della carreggiata era caduta nell’oblio della sua memoria ed erano rimasti solo gli occhi di Seya… poi la magia si era spezzata, il volto insanguinato del suo amore era tornato a premere nei suoi pensieri, un nuovo getto aveva rotto il silenzio e le guerriere Sailor avevano risposto!
Il combattimento si era rapidamente spostato, in modo che le autorità avessero modo di evacuare la zona colpita, a sorvegliare le operazioni era rimasto Seya, in quel modo avrebbe potuto assicurarsi anche che Marzio stesse bene, l’aveva fatto per lei.
Nessuno aveva avuto il tempo di fare domande o dare risposte, le loro forze si erano unite istintivamente, come i pezzi di un puzzle, poco importava la galassia di provenienza, questo nemico lo dovevano sconfiggere tutte insieme!
- Dove sono Heles e Milena? – gridò Morea sovrastando il frastuono della battaglia, le sue parole caddero nell’aria come macigni, senza ottenere risposta.
- Sidjia? – insistette ancora la guerriera di Giove. Sailor Pluto abbassò gli occhi nel tentativo di evitare gli sguardi interrogativi delle sue compagne, in particolare quello della piccola Ottavia. Sul volto di Marta si leggeva un’espressione indecifrabile, quasi gelida, in quel momento la ragazza provò una sgradevole sensazione alla bocca dello stomaco.
“Sarà solo la mia immaginazione” si ravvisò nuovamente Sidjia, anche se la sensazione non voleva saperne di andarsene.
- Meglio! Lascia le due principessine dove stanno, in questo momento facciamo volentieri a meno della loro vanità! – intervenne Cuore del Futuro parando un colpo del mostro con uno dei suoi impareggiabili attacchi, in quel momento Sidjia gli fu immensamente grata.
- Attente! – le avvertì Polvere di Stelle schivando agilmente un potente getto d’acqua, Cuore del futuro si lanciò prontamente su Mars e Venus per proteggerle dal colpo.
- Grazie – esclamò Rea balzando immediatamente in piedi e rispondendo all’attacco.
- Grazie – ripeté Marta con voce più flebile, quasi assente, mentre lentamente si metteva a sedere. Nel suo sguardo Yaten scorse baluginare un pallore opaco, un vuoto magnetico che la inquietò, tanto che si affrettò a distogliere rapidamente la propria attenzione.
- Vediamo se funziona l’occhio per occhio! – constatò Amy, poteva avere ragione, dopotutto in quel frangente disperato era plausibile qualsiasi soluzione – Vortice acquatico, azione! – pronunciò con decisione, mentre con un mezzo giro il vortice abbandonava le sue mani.
- Ah, ancora niente – imprecò Taiki – Prova ancora tu Sailor Moon! È la nostra ultima possibilità – la incitò, mentre Sailor Saturn alzava una barriera per proteggerli dai flutti. Era invidiabile il coraggio di quella bambina, alla sua tenera età aveva già affrontato i più orribili nemici e aveva saputo combattere i suoi mostri interiori, pur continuando sempre a mantenere la sua naturale innocenza. Bunny invidiava la sua forza, ma allo stesso tempo l’amava perché gli ricordava quella di un’altra giovane eroina, Chibiusa. Chissà come stava, Bunny la immaginava spesso correre per i corridoi del suo palazzo di cristallo, felice insieme ai suoi genitori! Ora avrebbe tanto desiderato rivederla, non in quelle circostanze naturalmente, magari davanti a un bel gelato, ascoltando i suoi capricci infantili insieme a Marzio…
- Bunny! – la voce di Rea la riscosse nuovamente dalle sue fantasie – Dobbiamo provare tutte insieme! –
- Avete ragione! Forza, ora che il mostro è più vulnerabile! – urlò Bunny e ognuna si preparò a concentrare tutta la propria potenza in quel disperato ultimo attacco.
- Fermi! – urlò d’un tratto Mercury indicando un punto indistinto davanti a loro.
- Ma quello è – esclamò Morea sorpresa  - Moran! – completò per lei Bunny con una leggera punta di rammarico nella voce. Ed ecco che l’orda della confusione aveva riportato i suoi occhi increduli proprio davanti a lei…
- Moran, spostati da lì! Mettiti in salvo! – gridò Morea, ma la sua voce si spense nel rombo crescente dei flutti che venivano risucchiati tra le spire maligne del mostro.
- Se quello che ho visto è vero allora non posso lasciarvi sole, lo devo al mio amico! – urlò quello di rimando, mentre un muro liquido si innalzava imponente alle sue spalle.
- Moran, va via! Ti prego – lo supplicò Bunny gettandosi in ginocchio, il suo coraggio non poteva costarglin la vita.
- Non capisco fino in fondo quello che sta succedendo, ma posso aiutarvi, devo aiutarvi! – andò avanti quello imperterrito, non curandosi della voragine che si stava aprendo alle sue spalle. Era come se nel muro d’acqua si stesse creando una sorta di mulinello, un vortice…
- Oh no,  di nuovo! Guardate! – esclamò Morea facendosi schermo con la mano per proteggersi dagli spruzzi accecanti che cominciavano a liberarsi dalle lunghe spire del mostro.
Amy gettò l’ennesima occhiata perplessa alla spaventosa creatura - Ancora non sono riuscita a capire di cosa si tratta, il mio computer segnalava solamente acqua, come se quell’essere riuscisse a manipolare materia pure, il che è impossibile vista l’ingente quantità di liquido, la massa, il peso, per non parlare della forma, insomma non c’è niente che serva ad incanalare… -
- Non c’è tempo, dobbiamo metterci al riparo! – la interruppe Taiki prendendola per un braccio e trascinandola dietro ciò che restava di un auto rovesciata.
- È incredibile… - sospirò Morea inorridita guardando il vortice che si stava rapidamente allargando di fronte a loro, come le fauci fameliche del lupo pronte a ingoiare l’agnello indifeso.
- Sidjia, ho paura – si lamentò Ottavia tra i singhiozzi.
- Non preoccuparti, troveremo una soluzione – rispose la guerriera di Plutone abbracciandola per farle scudo col suo corpo. Era inevitabile, il mostro le avrebbe colpite, e se fossero riuscite ad evitare i flutti, sarebbero state di sicuro risucchiate dal vortice. L’ineluttabilità del fato in quel momento le sembrò schiacciarla, mentre le lacrime calde di una bambina le bagnavano la gonna, le sue manine si stringevano attorno alla sua vita, così piccole, su quelle spalle così minute aleggiava una fin troppo grande responsabilità, Sidjia non la biasimava se non aveva retto, ma poteva non rimproverare se stessa?
In quegli ultimi istanti i suoi pensieri andarono a Heles e Milena, chissà cosa avrebbero provato alla notizia della loro morte, sarebbero state loro a organizzare la cerimonia funebre? Beh, dovevano, erano l’unica famiglia che Sidjia aveva, spettava a loro dare un decoroso addio al suo cadavere, l’avrebbero fatto nonostante tutte le divergenze? Sì, ne era sicura, nella morte non c’era né giusto, né sbagliato, cosa gli sarebbe servito essere ancora arrabbiate, se lei ormai non poteva più avere un’opinione?
Il peso delle sorti della terra sarebbe rimasto a loro, e loro l’avrebbero gestito come meglio credevano, lei aveva fatto tutto ciò che serviva, chissà se l’avrebbero considerata una buona amica, una buona maestra? Avrebbe voluto essere di più, ma il tempo le aveva dato solo questo, quindi chissà… anche se le sue spalle erano rivolte al nemico nell’ultima ora, non significava che non aveva combattuto…
- Mi spiace principessa –mormorò mentre la morsa gelata dell’acqua la travolgeva in pieno.
- Pluto! Saturn!- sentì urlare qualcuno, ma poi tutto si spense, il mare assorbì tutto, persino il dolore. Sperò che potesse essere così anche per la sua piccola.
- Venite, forza! – le chiamò Yaten, poco più indietro, mentre ancora sgomente osservavano i corpi inermi delle loro compagne che venivano spazzati via dai flutti.
- Non possiamo lasciarlo lì – rispose Rea alludendo a Moran, ancora in piedi, deciso a sfidare quella minaccia più grande di lui.
- Dobbiamo – ribatté l’altra, facendosi avanti a fatica tra le macerie del ponte che lentamente stava cedendo sotto la potenza distruttrice del mostro.
- Bunny – supplicò Morea, afferrando l’amica, ancora in ginocchio, per le spalle – Per favore! – gli occhi offuscati dalle lacrime fissava impotente quella figura, sempre più lontana.
- È tutta colpa mia! – ripeteva l’altra disperata.
- Non è vero! Pensa a Marzio, di certo lui e Seya saranno in salvo a quest’ora e moriranno dalla voglia di vederti! – insistette ancora Sailor Juppiter, cercando un minimo di approvazione negli sguardi delle amiche, riuscì ad incontrare solo quello preoccupato di Rea, gli occhi di Marta vagavano persi nel vortice, sul suo viso baluginava un sorriso sornione, come se si trovasse ad una festa di gala e non in mezzo a una tragedia.
- Marta! – la rimproverò – Marta! – ma un potente getto spezzò la sua frase a metà, sbalzando lei e Bunny oltre la prima carreggiata. Yaten si gettò dietro il moncone di un pilastro che poco prima era rovinosamente precipitato, Rea fu colpita di striscio, ma lo spostamento d’aria fu sufficiente a farla cadere.
Da lì in poi tutto si svolse in modo irreale, come in una specie di sogno, o meglio incubo. Nessuno seppe davvero cosa stava succedendo davvero, il mondo veniva sballottato incessantemente dalla corrente e la terra tremava, per quei pochi secondi anche la paura perse di senso, c’erano solo la vita e la morte, il bianco e il nero. Per un attimo, prima che la sua mente si oscurasse completamente, a Rea parve di vedere… il suo riflesso balenava tremolante nel vortice, i contorni diafani del suo viso ondeggiavano sullo sfondo, contorcendosi sino a confondersi con quelli delle altre, come spettri eterei, distanti. Quello era il tipo di immagini che le giungevano dal fuoco, perché ora a manifestare quella rivelazione era l’acqua? Doveva essere un inganno dei nemici! Eppure erano a loro così simili, come se in quella figura sbiadita Rea riuscisse a scorgere un angolo recondito della sua anima, un pezzo sopito che razionalmente non avrebbe mai manifestato….
 Marta era ancora in piedi, cercò di dirle qualcosa, di avvisarla, ma dalla bocca le uscì solo un mugugno soffocato, era bloccata. Tentò di alzarsi, ma le forze le vennero meno, un conato di vomito le risalì lo stomaco, costringendola a terra, sembrava che il suo corpo non rispondesse ai comandi della sua mente, stava per svenire quando… Moran! Stava per essere risucchiato dal vortice, Marta doveva aiutarlo, poteva farcela! Ma la guerriera di Venere restava immobile, ritta con le mani sui fianchi, i lunghi capelli sollevati dal vento ondeggiavano liberi nell’aria, sul suo volto trionfava ancora il sorriso impassibile di poco prima, nei suoi occhi ancora il vuoto…
- Marta! – avrebbe voluto chiamarla, ma dalla sua gola non usciva nessun suono – Marta – provò ancora, mentre la forza implacabile del mostro trascinava lentamente Moran verso le sue fauci fameliche.
- Marta – sulle sue labbra solo un lieve sussurro, poi i suoi occhi si chiusero. L’ultima immagine che baluginò confusa nell’oblio della sua incoscienza fu una mano, una mano che scompariva pigra dietro al sorriso di Marta…
Quello che accadde glielo raccontarono dopo, il vortice si era richiuso, nessuno aveva capito come o perché, tutti erano sopravvissuti, seppur con qualche ammaccatura, a quanto pareva l’intento del mostro era stato unicamente quello di levarle di torno, Seya e Marzio alla fine erano riusciti a raggiungerle, anche se troppo tardi…
L’unica reale certezza al suo risveglio fu un raspo bagnato di un pastore tedesco che ansimava sui suoi capelli e… la sagoma della loro più grande nemica stagliarsi trionfante dinnanzi a lei, Sailor Galaxia!
Mondo reale
2 giorni dopo (il presente)
sera
Vino rosso, musica soffusa, cucina all’italiana… Milena aveva organizzato la serata alla perfezione, ce l’aveva messa tutta per tramutare il freddo ed estraneo appartamento in cui vivevano in qualcosa che assomigliasse ad una casa. Heles sapeva quanto fossero state pesanti per la sua compagna le ultima settimana, almeno quanto lo erano state per lei. La decisione di abbandonare le altre guerriere non era stata facile e il dubbio tormentava ancora le sue notti, punzecchiando insistente i suoi pensieri, come un prurito restio ad abbandonarla, ma d’altronde era stato necessario, presto Sidjia e le altre si sarebbero reso conto del pericolo, ma sarebbe stato troppo tardi. Lei non aveva fatto altro che mettersi in salvo, sottraendo dall’ipocrisia di quell’inganno se stessa e la persona che più contava nella sua vita…
Heles fissò per qualche secondo il contenuto vermiglio del bicchiere nella sua mano, il vino le rimandava, luccicante dei bagliori viscosi delle candele, il suo riflesso deformato, un viso in cui da qualche giorno stentava a riconoscersi, il volto di un’assassina… l’eco di una brusca frenata le rimbombava nelle orecchie, il sibilo dell’aria attorno agli specchietti, poi… boom, uno schiocco sordo sul parabrezza, il grido stridulo vetro che si frantumava contro le ossa, poi tutto rosso… rosso sul parabrezza, rosso sul cofano della macchina, sugli specchietti, tutto rosso, rosso anche nel bicchiere. Serrò gli occhi di scatto, finché  la voce insistente della sua coscienza si fece lentamente più tenue, il suo respiro più regolare.
- Qualcosa non va? – chiese Milena affacciata dalla porta della cucina. Sotto il semplice grembiule da cucina indossava un corto tubino blu scuro, molto elegante, e una collana di perle le adornava il collo, per lei quell’occasione era davvero importante. Heles la ammirò senza fiato per qualche secondo prima di rispondere: - No, niente. Stai benissimo! –
- Grazie – sorrise l’altra compiaciuta – comunque qui è quasi pronto, potresti guardare il riso mentre io vado in garage a prendere altro vino? – domandò indicando l’interno cucina, da dove proveniva un profumo invitante -  Sempre che tu ne sia in grado – aggiunse poi facendole l’occhiolino, mentre scompariva dietro la porta del salotto.
- Sta tranquilla, non farò bruciare niente – le urlò Heles di rimando, ancora seduta a tavola.
Sorridendo tra se, si incamminò verso la cucina. Il riso gorgogliava sul fornello reclamando la sua attenzione.
“Perlomeno una distrazione” pensò sollevata afferrando il mestolo per girare. Passò una quantità indefinita di minuti, la fiamma violacea danzava allegra sotto la pentola, il calore le arrossava le gote.
- Milena – provò a chiamare. Nessuna risposta – Milena – ripeté. Ancora niente.
“Forse non mi ha sentito” pensò avviandosi verso la porta del salotto ancora con il mestolo in mano.
Scese gli scalini di fretta, diretta al garage sottostante, l’aria della sera era fresca, quasi pungente, il corrimano era puntellata da piccole gocce, aveva appena smesso di piovere.
- Milena – chiamò di nuovo, la basculante era aperta – Che cosa? – domandò scorgendo la figura tremula della ragazza nell’oscurità del garage. La bottiglia di vino era a terra in pezzi, i vetri affondavano nel liquido vermiglio sparso sul pavimento di fronte alla sua auto. Il telo sopra il cofano era stato sollevato, e ora giaceva a terra accartocciato su se stesso, come un corpo privo di vita.
Il mestolo le scivolò inerte da le mani, il fragore della caduta si spanse metallico nel silenzio della verità.
 - Posso spiegarti ogni cosa -  balbettò Heles senza convinzione, avvicinandosi a Milena con la mano tesa, come per riafferrarla prima che fuggisse.. Le sue mani tremanti reggevano ancora una bottiglia di vino immaginaria, il ricordo di una serata che si era prospettata felice – No – disse scostandosi dall’altra.
- Milena – provò a convincerla Heles, avvicinandosi ancora.
- No – ripeté di nuovo allontanandosi – Io, io ti ho sempre seguita, anche quando non mi piaceva. Ho rinunciato alle guerriere Sailor per te, per la tua idea – iniziò, le lacrime trattenute le incrinavano la voce.
- Era per salvarci, era per… - tentò di ribattere Heles, ma Milena la interruppe di nuovo: - Non stiamo parlando di questo! Non sei sempre tu al centro, Heles, e io merito rispetto, io meritò la verità! – proruppe poi in un esplosione finale, i singulti incominciarono inevitabilmente a scuoterle il petto, ed, esasperata, si portò le mani alla tesa, coprendosi gli occhi – La merito, almeno la verità – sussurrò poi a bassa voce, più a se stessa che ad Heles.
- Ti assicuro che ti avrei spiegato! – si difese quella facendo un altro passo verso Milena.
- Heles, quello sul parabrezza è sangue! – urlò la guerriera di Nettuno sconvolta indicando il parabrezza frantumato – Non so cosa questo voglia dire, ma di certo nulla di buono – sussurrò poi abbassando la voce. Heles si fermò impietrita, le parole di Milena le avevano sbattuto in faccia la verità che da giorni cercava d’ignorare come uno schiaffo, il cuore le doleva ancora.
- Se me l’avessi detto, io ti avrei aiutato, ti avrei sostenuto, ma ora, Heles, ora sei sola! – le sue labbra erano piegati da una smorfia di amarezza, si portò di nuovo la mano alla fronte abbassando la testa gravata dall’ira, le lacrime le bagnavano il viso senza argini.
“Lei è illesa“ ecco quello che voleva dire, quello che aveva senso dire in quel momento, il pensiero che il suo cervello aveva ripetutamente formulato ripetendolo alla sua coscienza, ma ciò che uscì in quel momento dalla sua bocca fu – Lei è Bunny –
Milena alzò il capo di scatto, come fosse stata morsa da un animale velenoso. Scostò la mano lentamente, quasi con cautela e il suo sguardo si piantò dritto in quello di Heles, più affilato di una lama.
- Sei sola – ripeté un’altra volta prima di correre via ed Heles rimase sola. Mai il significato di quella parola le era sembrato più disperato.
  
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