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Autore: foreverwithyou    12/09/2013    5 recensioni
Tratto dal video:
Nuova casa, nuova vita.
I soldi non fanno la felicità perché lei aveva i soldi e non era felice.
Il non essere considerata, amata e rispettata come moglie le distruggeva l’anima.
Non era mai abbastanza. Non capiva cosa avesse di sbagliato.
Lei era così debole. Poteva morire da un momento all'altro se non fossero state ascoltate le sue grida.
Lui era così bastardo. Neanche la morte gli faceva paura.
Le faceva del male. Del male sul serio.
Non c’era niente da riparare. Le cose stavano così.
Ma la svolta stava arrivando.
« Ora hai paura dei morti? »
Genere: Drammatico, Malinconico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trailer.

Capitolo 1
«He killed me.»

 
Lydia Allis era soddisfatta, la dottoressa Marshall si era offerta di assistere suo marito Jake per un paio di sedute costruttive che lo avrebbero aiutato a cambiare. Non ci poteva essere notizia più bella quel giorno. Il trasloco era già stato compiuto, le valigie invadevano l’ingresso della nuova casa di New York City. Lydia era molto curiosa, andava su e giù per l’intero attico come in cerca di qualcosa. Jake era molto scettico e superficiale sull’argomento, voleva a tutti i costi evitare di ripensare al motivo per il quale sua moglie aveva deciso di traslocare. Da Los Angeles a New York senza compromessi. Lydia sentiva che le cose in quella nuova metropoli sarebbero cambiate, in tre anni di matrimonio non aveva subito altro che fustigazioni emotive da parte di suo marito. Dormire da sola in un letto per lunghe notti mentre lui era a spassarsela con altre donne non era confortante e questo Lydia lo sapeva, ecco il perché dell’improvviso trasloco. Los Angeles iniziava ad essere troppo appiccicosa per una coppia come loro. Dopo le lamentele continue di sua moglie, Jake Chandler, decise di spostare il suo lavoro in una città lontana. Avrebbe trovato dei clienti anche a New York, il terreno era immenso e la scelta era vasta. Il primo devastante giorno in quell’attico nuovo di zecca stava per concludersi, l’avvocato Chandler era rincasato in un’ora alquanto insolita per Lydia. Erano solo le nove di sera, di solito a quell’ora Jake era nel pieno del suo lavoro, questo è quello che ha sempre detto a Lydia. Si avventò su di lei e iniziò a baciarla con passione, a far scorrere le sue curiose mani sul suo sottile corpo, ad annusare l’odore lieve e sfumato dei suoi ricci biondi. Voleva sua moglie, voleva farla sentire sua moglie almeno per una sera, la sera della svolta per Lydia. La scaraventò di peso sul grande letto matrimoniale e i baci ripresero con più passione, quasi come una violenza. A Lydia non dispiaceva, troppe notti vuote senza suo marito, troppe attenzioni mai prestate.. ormai quello era un rapporto basato sul niente. Neanche il loro lontano passato da tremendi innamorati avrebbe aiutato quello che sembrava essere un bivio senza uscita. Pochi minuti di sesso era tutto quello che Jake aveva da offrire a Lydia, e a lei non dispiaceva. Forse quello era un piccolo passo verso il cambiamento e, con l’aiuto della dottoressa Marshall, i risultati sarebbero stati imminenti. Lydia sorrideva mentre una lacrima le rigava la guancia sinistra, non ricordava più l’ultima volta che era stata felice tra le braccia di Jake. La nuova vita dei coniugi Chandler era alle porte. Quella fresca mattina primaverile faceva da sfondo a quello che sarebbe stato un giorno piacevole. Lydia si preparò velocemente un discorso da fare ai suoi dipendenti. Essere il caporeparto di un giornale era impegnativo e i cambiamenti si dovevano prendere col sorriso sulle labbra a New York. Jake era uscito da un pezzo ma per Lydia non era una cosa insolita, suo marito era sempre stato molto impegnato. Così, prese un taxi e si recò in un edificio grandissimo, tipico di New York e, saliti quindici piani andò nell’ufficio del direttore per presentarsi e firmare il suo contratto lavorativo. Verso l’ora di pranzo Lydia mandò un messaggio a Jake dicendogli che aveva ricevuto il posto e che, quella sera, non sarebbe rincasata prima delle otto. Il nuovo lavoro rubava a Lydia tanto tempo, dare indicazioni e pareri la sfiniva. Rincasava con la faccia scavata dallo stress. Per i quindici giorni che seguirono le cose non cambiarono. Con Jake non ci fu più nemmeno una parola da quel giorno in cui fecero sesso, solo qualche e-mail veloce. Lydia sentiva che qualcosa stava di nuovo allontanando suo marito da lei. La gola le si restringeva e l’ansia aumentava proprio come in quegli anni a Los Angeles. Era un giorno piovoso e cupo, erano appena scoccate le sei e il direttore aveva dato la libera uscita a Lydia che da tempo stava lavorando al computer. Prese un taxi e guardò lo schermo del cellulare che segnava le sei e venti minuti, suo marito a quell’ora finiva la sua seduta con la dottoressa Marshall. Così, diede le indicazioni al tassista che in pochi minuti la fece arrivare a destinazione. Salì velocemente le scale, Lydia, in preda all’adrenalina. Non aveva mai fatto una sorpresa del genere a suo marito. L’imponente porta di legno mostrava una targhetta placcata in oro su cui c’era segnato il nome della psicologa. Suonò il campanello, stanca di aspettare, e le aprì la porta una donna sulla cinquantina dai capelli castano ramati, gli occhi verdi e una corporatura generosa e giusta. «Salve, sono Lydia Chandler. Dov’è mio marito?.» Nel taxi per ritornare a casa, dove accanto al corpo di Lydia avrebbe dovuto esserci Jake, c’era il nulla. Le parole della dottoressa Marshall erano state taglienti e sincere: «Signora Chandler, suo marito non è mai venuto alle sedute. Non so nemmeno com’è fatto.» Non poteva essere vero, era sicuramente un incubo. Lydia stava rivivendo le stesse pene di Los Angeles, nulla era cambiato. Tutti quei dannati pensieri la gettavano nello sconforto. Ne avrebbe parlato con Jake quella sera stessa, aveva il diritto di una spiegazione. Jake Chandler era sempre stata una persona orgogliosa ed egocentrica, capace di risolvere tutto da solo come se fosse un Dio, un signore onnipotente ma la lussuria che lo perseguitava non poteva essere stanata senza l’aiuto di una specialista. Lydia entrò in casa e posò le chiavi sul tavolino nell’ingresso. Camminò fino ad arrivare alla porta della sua camera e, quando la aprì, la scena che le si ripropose davanti fu davvero disgustosa.. una donna bruna ansimava con piacere tra le braccia di suo marito Jake. Il tutto era troppo per Lydia, era davvero intenzionata a credere che suo marito potesse cambiare in una nuova città, gli aveva concesso una seconda possibilità che lui prontamente ha respinto. Era giunto il momento di dare una svolta a quell’inferno di vita che le era toccato, quella sarebbe davvero stata una svolta. Richiuse, silenziosamente, la porta della camera e si recò in bagno. Si guardò allo specchio e non riusciva più a riconosce la donna che si rifletteva, non era più quella tenera e un po’ nerd ragazzina del college follemente innamorata del suo Jake, non era più la signora Chandler. Le lacrime mischiate al mascara scendevano veloci e rigavano il viso di Lydia. Se si fosse trovata a Los Angeles in questa situazione avrebbe detto: «Dove ho sbagliato?.Non sono mai abbastanza.» Ma ora si trovava a New York e niente la metteva in condizioni di calpestare la sua dignità, non poteva e non doveva sentirsi insufficiente. Lei era una donna. Riempì la vasca con dell’acqua fredda senza problemi, suo marito e quella sgualdrina dovevano essere talmente all’ecstasy del loro piacere che non avrebbero nemmeno dato importanza ad un minimo fruscio d’acqua. Si denudò in tutta calma respirando profondamente quell’essenza di solitudine che avvolgeva il suo animo. Una volta nuda si guardò il corpo pallido, sfiorò con le dita il suo ventre pensando a quanto avrebbe voluto avere il bambino che Jake le aveva sempre negato, si sciolse i capelli e li lasciò cadere morbidi e lisci sulle sue spalle. Si avvicinò al mobile posizionato accanto al lavandino e lo aprì, prese dei tubicini di pillole. Subito dopo si calò nella vasca. «Lui mi ha uccisa.» Disse tra le lacrime mentre ingoiava la prima pillola. «Lui mi ha uccisa.» Ripeté, stavolta deglutendo una seconda pillola. Erano passati circa venti minuti, Jake era rimasto solo in casa. La sua “botta e via” era durata meno del previsto, ovviamente non poteva rischiare di farsi beccare da sua moglie, la quale sarebbe rincasata a breve. Quella era forse la prima volta che si portava un’amante a casa, i suoi tradimenti li aveva sempre consumati sulla sua scrivania o in altri stravaganti posti. L’orologio in cucina segnava le otto e dieci, Jake si stupì di non vedere ancora Lydia rientrare. La sua preoccupazione si fermò lì. Decise di farsi una doccia e di rivestirsi, l’odore di quella donna di cui nemmeno si ricordava il nome era impregnato sul suo torace e i suoi graffi sulla sua schiena erano chiaramente visibili. Si avvicinò alla porta del bagno e la aprì lentamente, vide numerose pillole sparse sul pavimento e una mano che pendeva fuori dalla vasca. «Lydia!» Disse avvicinandosi. Il corpo di sua moglie era quasi interamente sommerso in quella gelida acqua. Jake la tirò fuori di lì e le coprì il corpo con un asciugamano. Era freddo, immobile. Per la prima volta l’avvocato Chandler non sapeva cosa fare, si sentiva impotente di fronte a quel gesto avventato di sua moglie. «Chiamerò la polizia, loro sapranno dirmi di più.» Disse andando in cucina per prendere il telefono.
 

 
   
 
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