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Autore: kidthephantomthief    12/09/2013    2 recensioni
una strega abita da tempo immemorabile in una vecchia casa situata in un villaggio.
passano gli anni, ed il tempo porta con se la guerra.
ma come finirà, gli abitanti riusciranno ad eludere la minaccia incombente.
leggete la storia e saprete...
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dicevano fosse una Strega. Abitava fuori dal villaggio, in una vecchia casa di pietre dal tetto di legno scuro. Spesso nella notte una luce filtrava dalle finestre chiuse, ed alcuni passanti la vedevano dalla vicina strada. Affrettavano allora il passo, perché si diceva che la Strega stava creando viscide pozioni malefiche. La temevano, e molti non osavano nominarla che a voce bassa, certi che lei li avrebbe uditi e puniti se avessero osato parlare di lei. Eppure mai ella aveva levato mano su di loro, mai la sua presenza aveva recato danno alcuno al villaggio ed ai suoi abitanti. Per questo essi lasciavano che vivesse in quella vecchia casa di pietre dal tetto di legno scuro.
Scorrevano i giorni e gli inverni, passavo le albe e le stagioni. I figli crescevano fino a divenire genitori, ma mai il villaggio smise di vedere la tenue illuminazione di quella casa di cui nessuno aveva mai visto la padrona, se non come indistinta figura tra i cespugli e gli alberi che circondavano la sua abitazione. Sapevano che era alta e leggera, che aveva lunghi capelli corvini e la pelle bianca quanto la luna. Lo sapevano i padri, i figli, i nonni ed i nipoti. Perché lei non invecchiava, questo si raccontava. Aveva stretto un patto con i demoni, serva dei più oscuri signori del Caos. Essa non mangiava, non beveva, non era afflitta da nessuna delle preoccupazioni dei mortali. Perché non era più mortale. Ne erano certi. Ne erano certe le storie che ormai da generazioni vivevano nel paese.
Poi venne il giorno in cui il vento soffiò arido sul villaggio. Aveva un odore strano, odore sconosciuto. Perché i contadini sanno riconoscere il profumo della primavera e quello dell’autunno, ma non quello della Guerra. Non conoscevano il vento dal sapore di Sangue. Ma quella mattina videro che qualcosa riempiva l’aria di un’inquietudine loro ignota. Si guardarono l’un l’altro, mentre raggiungevano i campi, senza trovare una spiegazione. E non fu data nessuna risposta, finché un giovane cavaliere non comparve all’orizzonte.
Il cavallo da soma galoppava come mai aveva dovuto fare, portando lo straniero al villaggio. Al pozzo trovò sosta, presso la piazza di polvere e sassi. Lui discese, gridando, continuando a gridare e ripetere a chi accorreva che i banditi stavano arrivando, che un villaggio vicino era stato attaccato e dato alle fiamme. Che lui era scappato, scappato in cerca d’aiuto.
E furono lasciati i campi, furono riuniti gli uomini attorno al pozzo.
“Dobbiamo scappare prima che ci uccidano tutti!”, urlò alla piccola folla Mardyn, il panettiere.
“E’ la Strega! La Strega li ha chiamati contro di noi!”, insistevano le donne.
Il gruppo si animò di voci, discusse di fuga e di resistenza, con un disordine che il capovillaggio non tentò neanche di contenere. Alcuni uomini imbracciarono le zappe e le falci e dichiararono tra le suppliche delle mogli che non intendevano lasciare i loro averi e morire d’inedia.
Passarono alcune ore, ore in cui il gruppo si assottigliò. Coloro che avevano deciso di fuggire lasciarono le loro case, portando i loro pochi averi, le donne ed i bambini negli anfratti del bosco. E lasciando il villaggio maledicevano la Strega. Gli altri si divisero in due gruppi. Alcuni restarono nella piazza, con i forconi in mano. Gli altri si nascosero nelle case, decisi a morire per i propri campi, per la propria terra, per la propria casa. Ed il giovane montò a cavallo e ripartì diretto ad un altro villaggio.
Quando arrivarono, i banditi arrestarono i cavalli davanti ai contadini. Sembravano giganti davanti a formiche. Ed alcune formiche iniziarono a tremare. Il capo dei briganti, o quello che sembrava tale, guardò uno ad uno i villani. E rise. Rise sonoramente e rozzamente, con una voce roca e profonda.
“Questa è una difesa? Volete combattere?”, sbottò divertito.
I contadini sapevano che non avrebbero potuto vincere. Lo avevano sempre saputo, lo sapevano adesso davanti a venti uomini ed alle spade che pendevano dalle loro cinture. Ma non si mossero neanche davanti alla propria morte. Perché avevano deciso di morire nel sangue e non nella fame. E perché sapevano che non avrebbero comunque potuto scappare da banditi a cavallo.
Un frullo d’ali ruppe il respiro già mozzato dei popolani e le risate dei briganti. Ma non interruppe né l’uno né le altre. Il Falco si posò sull’insegna della locanda ed osservò le due fazioni. Poi gridò.
Lo stridulo verso attirò l’attenzione d’entrambi i contendenti, i vinti ed i vincitori. E l’animale spalancò le ali senza levarsi in volo, come per ergersi e mostrarsi nel suo splendore. Ma essi non sapevano ciò che egli voleva dire.
“La Strega in forma d’uccello!”, gridò uno dei paesani.
Non disse altro. Restò muto e con lui i suoi compagni. Urlarono invece i banditi, urlarono di paura quando videro i loro cavalli imbizzarrirsi, quando videro il loro corpo e quello dei loro destrieri coprirsi di macchie scure dalle lunghe zampe, macchie nere e pelose, veloci ed infide come i ragni di quelle terre. Gli insetti si radunarono a centinaia, a migliaia. Gli uomini del villaggio fuggirono nelle case, dai loro compaesani nascosti. Ma nessuno di essi fu toccato. I briganti furono l’unica preda dei ragni, mentre il Falco volava via.
I cavalli si agitarono per poco. Presto le immonde bestie ebbero lasciato la loro pelle per insidiare i cavalieri, che caddero di sella nel dimenarsi per toglier gli insetti da sopra e sotto i vestiti. Punti, graffiati dalle loro stesse unghie, soffocati dai ragni sul volto, rantolavano istericamente sul terreno, cercando invano di liberarsi da quell’insano esercito d’innaturale accanimento. Alcuni riuscirono ad alzarsi in piedi, ma i loro stessi cavalli li scaraventarono nuovamente a terra con la potenza delle loro zampe.
“Magia! Magia demoniaca!”, gridavano terrorizzati.
Il grido del Falco si udì di nuovo. Nessuno vide l’uccello, ma tutti lo udirono. Cavalli, Ragni, Banditi e Villani. Ed i cavalli trottarono lentamente verso l’esterno del paese, placidamente insieme. Gli insetti si ritirarono, silenziosamente ed improvvisamente come si erano radunati. Ed i briganti fuggirono correndo, inciampando sui ciottoli o sui loro compagni, privi di ordine e totali prede della paura. I paesani uscirono con timore dalle case. E nulla era rimasto della strana battaglia.
Rimasero senza parole, senza sguardi se non vuoti, per alcuni minuti. Lunghi minuti di sconcerto. Un nitrito.
I più temerari decisero di seguir quel suono, percorrendo titubanti la via che i cavalli avevano seguito. Si affacciarono oltre le ultime case, mossero quasi tremanti nella direzione che riconoscevano esser quella della casa della Strega. Là trovarono le cavalcature dei banditi, tranquillamente intente a brucare l’erba sul prato che costeggiava la strada, vicini alla casa di pietre dal tetto di legno scuro. Restarono forse delle ore in attesa, titubanti. Poi videro che gli animali sembravano docili ed innocui e si avvicinarono loro, con lo sguardo fisso verso la casa della Strega.
Riportarono i cavalli al villaggio e presto si trovarono a festeggiare il dono dei banditi e la salvezza del villaggio. Solo dopo alcuni giorni, dopo che i fuggiti furono richiamati e la vita iniziò a riprendere il suo corso, che qualcuno notò che venti erano stati i briganti e diciannove erano le bestie nella stalla, che presto sarebbero state vendute ad un mercante per finanziare la costruzione di un mulino. E molto tempo ancora occorse perché il villaggio si accorgesse che nella notte non c’erano più luci nella casa di pietre dal tetto di legno scuro.




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