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Autore: Cleopatra Nekomata    13/09/2013    2 recensioni
[Ao Oni]
Cosa succederebbe se Hiroshi una volta tornato a casa dopo la disastrosa avventura nessuno gli credesse? Eccezion fatta di Marie, detective promettente ossessionata dalla misteriosa villa e Yue, una miko di un tempio shintoista.
Forse c'è altro dietro ai grandi occhi del demone blu! Stà alla nostra determinata poliziotta andare a scrutarne la profondità...
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Venerdì 17 marzo ore 21:30

Marie aveva appena finito di stilare l'ultimo rapporto su un caso minore e subito dopo averlo inviato al suo capo, si rimise a studiare il suo blocco degli appunti.

Era ancora abbastanza incredula per quelle ferite sulle mani di Yue, non capiva bene.

Il suo dolore.... I demoni possono provare dolore? Pensò alle migliaia di film horror che aveva visto e in nessuno di quelli c'era un demone o fantasma o zombie che provasse dolore per ciò che faceva, un po' come gli assassini di cui si occupava giornalmente. In pochi erano dispiaciuti di quello che avevano fatto.

Smise di pensare per un attimo a tutto questo. Le ritornò in mente che doveva chiamare sua madre che era in pensiero per lei, era una donna estremamente protettiva: aveva paura che si ammalasse per il troppo lavoro. Le era cara, oltre a lei aveva solo la sua amica Yue. Non le piaceva stringere molti legami... Tornò alla sua scrivania e si mise a scrivere un altro rapporto fino a che una voce non echeggiò sopra la sua testa. -E' tardi!-

-Lasciami in pace, Takamura! Finisco qua e me ne vado. Consegnami pure le chiavi, ci penso io a chiudere l'ufficio.-

-Sei sempre così affabile! Come vuoi, le chiavi sono qui.- Takamura lasciò cadere il mazzo sulla scrivania di Marie, mentre lei non lo degnava di uno sguardo, concentrata com'era sui suoi appunti. Era tra tutti i suoi colleghi quello che cercava sempre di renderla partecipe. Adorava scherzare, infatti la chiamava "Lupo solitario": per il suo amore nei confronti dei lavori solitari. Marie ormai aveva tanta esperienza da poter diventare capitano in un soffio e molti dei suoi colleghi la consideravano già come tale. Ma la sua ossessione per quella villa veniva prima di tutto, non voleva altro che risolverne il mistero. Anche per far trovare pace al suo vecchio, che era morto nella speranza di riuscire a capirci qualcosa.

Appena la sala fu sgombra e anche l'ultimo dei computer spento, Marie divenne nervosa e ansiosa, non le era mai capitato: rimaneva quasi sempre a fare qualche straordinario per arrotondare, ma quella sera le erano venuti i brividi e pensò che fosse per colpa di qualche finestra aperta. Si alzò ed andò a vedere in corridoio, ma erano tutte chiuse. Allora guardò nei bagni ma era tutto sprangato, ripensandoci, Marie capì che doveva essere il nervoso delle ultime settimane. Decise così di chiudere il suo terminale ed andare a casa, ma quando stava per farlo sullo schermo balenò una scritta “Solo tu! Solo tu... andrai fino in fondo... e troverai nell'abisso la verità!” Marie era incredula e si spaventò quando dal terminale sgorgò dell'acqua nera, con uno scatto felino di allontanò, le luci cominciarono a lampeggiare, dapprima forti e poi sempre più piano. Marie cominciò ad urlare -Smettetela non è divertente!- ma non c'era nessuno e non si sentivano eventuali risate; cominciò a correre lungo il corridoio, non lo ricordava così lungo, così... così infinito. Brandiva le chiavi dell'ufficio come se fosse una spada sacra e allora vide uno specchio in fondo al corridoio, era appannato, ma riusciva a riconoscere la sua figura e quella diventava via via sempre più confusa dai toni bluastri.

Fu allora!

Lo specchio riprese la sua lucentezza.

Marie vi guardò attraverso, scorse dapprima se stessa fiflessa ma al posto del corridoio uno sfondo oscuro. Poi dal buio apparve uno strano essere con il viso deforme dalla pelle blu, le era alle spalle ma la sua figura non importava al demone, perchè subito battè le mani contro il vetro che si tuppe con un suono terribile.

La fissava e lei di rimando, con la bocca aperta e gli occhi sgranati.

Lui era lì immobile, col respiro affannato; mentre Marie lo fissava sentiva anche il calore del suo fiato fù allora che cercò di parlare con l'essere -Tu sei...?- ma il demone blu non la fece finire di parlare emise un urlo straziante, la guardò con occhi pieni di dolore e sparì.

Marie sentì tremare il pavimento sotto i piedi, corse istintivamente verso una delle scrivanie nella porta accanto, vi rimase per minuti interminabili. Vide passare una grande ombra oltre quella della scrivania proiettata sul muro. Tremava ora come una foglia. L'ombra tornò indietro, si fermò davanti alla scrivania, Marie riusciva a sentire il fiato corto dell'ombra, ora un rumore di vetro che si infrange. Poi più nulla. La donna era sconcertata, si era sempre rifiutata di credere ai demoni, agli spiriti e a quant'altro, ma questa volta non poteva pensare che fossero solo dei burloni a prenderla in girò. Quando riprese coraggio e uscì da sotto la scrivania notò che le carte erano tutte volate in aria, e lo specchio che divideva quella sala dal corridoio era sbriciolato. Terroriazzata e sconvolta scappò verso la porta d'uscita, passata la porta la chiuse dietro di sè e rigirò la chiave in maniera frettolosa, la estrasse e con immenso sollievo potè scappare da lì.

Venerdì 17 Marzo

ore: 22.35

Marie era sotto la doccia, lasciava che l'acqua le passasse tra i capelli come un tenero amante. La segreteria stava lampeggiando, lei le rivolse un'occhiata dal bagno e tornò a fissare i pomelli della doccia.

"Cos'era? Cos'era successo? Ma sopratutto perchè?" Marie non riusciva a togliersi dalla testa quelle parole "Solo tu... Solo io in fondo all'abisso della verità" perchè solo lei? Si stava chiedendo! Non era l'unica che se ne occupava di quello stramaledetto caso. Forse solo lei avrebbe avuto il fegato di indagare ancora, dopo una "minaccia" parasensoriale.

Continuava a vedere quel volto come un incubo ad occhi aperti... E gli occhi... Dio! Non le erano mai venuti i brividi per uno sguardo, seppure feroce; ma quello... Lo sguardo di chi sà di non avere più nulla da perdere, che desidera altro... A Marie balenarono le parole di Yue dette all'ospedale: "Ha fame... Ma non ha fame", quegli occhi le avevano rivelato che la fame del demone era di vittime!

Era così sovrappensiero che non si era accorta di star digrignando i denti, quando se ne rese conto sciolse la morsa e si promise di portare a termine quella maledetta storia una volta per tutte.

  
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