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Autore: VictorianPuppet    13/09/2013    0 recensioni
Nell'organizzazione criminale nota come "Akatsuki" ci sono tre nuovi arrivi.
Tre comunissime Ninja, sembrerebbe, ma che segreto si cela dietro ai loro occhi verdi e agli strani tatuaggi floreali che le accomunano?
Solo Pain sembra essere al corrente di ogni cosa, ma intanto non sa che nel mondo degli Shinobi, nuove forze sono in movimento alla ricerca di uno straordinario potere perduto: l'Albero Millenario.
Genere: Azione, Comico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Ripresi i sensi molto lentamente, tanto che mi parve di galleggiare in un mare nero e senza fine per secoli; quando alla fine riuscii ad aprire gli occhi migliaia di puntini esplosero davanti al mio campo visivo, accecandomi. Li richiusi, ma proprio in quel momento mi resi conto del dolore che pervadeva tutto il mio corpo e lanciai involontariamente un urlo acuto.

- Arisu!- esclamò Yoru da qualche parte vicino a me. Riaprii gli occhi per cercarla, ma il buio attorno a noi era talmente fitto che non potei vedere nulla.

- Madre...- ansimai, cercando di controllare il dolore che mi stringeva il petto. - Che è successo? Miko dov'è?-

- La sto cercando.- mi rispose in un sussurro e sentii il rumore del suo corpo che si muoveva carponi alla ricerca della nostra amica. - Eccola. Miko, svegliati Miko!-

La ragazza gemette e iniziò a farfugliare parole senza senso, interrotte da esclamazioni di dolore.

- Non preoccupatevi, anche io all'inizio stavo male, ma poi passa.- cercò di rassicurarci la Madre.

In effetti notai che il dolore, a poco a poco, stava svanendo. Riuscii a mettermi seduta e iniziai a gattonare alla ricerca delle altre due.

- Che cosa è successo?- sussurrai, sentendomi addosso la sgradevole sensazione di essere osservata da occhi minacciosi e invisibili.

- Io non ricordo nulla.- sospirò Arisu. - Devo aver perso i sensi, e mi sono risvegliata qui dentro.-

- Eravamo andate a cercare Sasori e Kakuzu.- gemette Miko. - Qualcuno deve averci rapito.-

- Sì, ma chi?- domandai mordicchiandomi le unghie come facevo quando diventavo nervosa.

Non mi aspettavo una risposta e naturalmente le altre due non seppero darmela. Seguì un lungo silenzio.

- Insomma, cosa potrebbero volere da noi? Un riscatto? Oppure siamo degli ostaggi di guerra?- riprovai dopo un po', se non altro perchè quel silenzio, unito al buio totale, metteva davvero i brividi, anche se non lo avrei mai ammesso.

- Temo di avere un idea...- dichiarò la Madre.

- Intendi... la profezia che hai sentito da Pain?-

- Perchè no? Potrebbe essere!- esclamò Miko più forte di quanto sarebbe stato consigliabile.

- Però, da quello che ho sentito, si dovrebbe avverare fra un anno.- riflettè la Madre. - Ah, se solo fossi riuscita a capire di più potremmo capire in che pasticcio siamo finite. Maledetto Pain!-

Se fossimo state in grado di vederci, io e Miko ci saremmo scambiate uno sguardo preoccupato: Yoru non perdeva mai le staffe.

- E' inutile star qui a rimunginare. Cerchiamo di capire dove siamo finite e come tirarci fuori dai guai.- proposi e mi alzai in piedi. Il dolore era cessato del tutto e, anche se non mi sentivo completamente in forze, l'adrenalina mi avrebbe tenuta carica

Le altre due mi seguirono e iniziammo a cercare le pareti per farci un idea di come dovesse essere il posto in cui eravamo rinchiuse. Ci trovavamo in una stanza dalla forma quadrata, dalle pareti di cemento ruvido, chiusa su tutte e quattro le pareti fatta eccezione per una piccola porta a sbarre metalliche da cui, guardando bene, si intravedeva un chiarore in lontananza. Il pavimento era di pietra grezza, tutt'altro che liscio e regolare.

Sembrava non esserci via di fuga, finchè...

- Ragazze! C'è qualcosa qui.- esclamò Miko con la voce piena di eccitazione.

Corsi nella direzione della sua voce, ma inciampai in quello che sembrava un pannello di legno messo sul pavimento e caddi a terra.

- Una botola?- domandai rialzandomi in piedi e cercando di pulirmi alla meglio le ginocchia.

- Proviamo.- rispose la Madre.

L'asse di legno sembrava bloccato da sotto e ci volle qualche minuto perchè riuscissimo a scardinarlo, ma alla fine, con un rumore secco di ferro spezzato, cedette.

La botola si aprì su una rampa di scale in pietra vagamente illuminate da una fonte posta fuori campo; con uno sguardo d'intesa non esitammo a cominciare la discesa, anche se dovevamo controllare che i nostri passi non producessero il minimo rumore.

Le scale scendevano sotto terra per un paio di metri, per poi lasciare posto ad un corridoio illuminato da alcune torce poste ai lati, tanto lungo che non si vedeva la fine; era alto circa due metri e sembrava una galleria sotterranea. Continuammo ad avanzare nel silenzio assoluto finchè, dopo una decina di minuti, arrivammo ad un portone di legno con i rinforzi in ferro. Provai a spingelo per aprirlo, ma invano: doveva essere bloccato sull'altro lato.

- Adesso mi sono stancata.- decretai. Le dita delle mani mi facevano ancora male per i tentativi di aprire la botola e non avevo la minima voglia di ripetere l'esperienza. - Datemi una mano ragazze.-

Aprii il palmo della mano sinistra verso l'alto e in breve vi si materializzò una sfera di chackra dal colore blu intenso, grande più o meno come una pallina da tennis. Sembrava fatta di uno strano fluido carico di energia che roteava senza sosta, ansioso di trovare una via di sfogo.

Miko mi imitò, poi, con un tacito accordo, lanciammo le due sfere contemporaneamente contro il portone, che si distrusse mandando schegge ovunque.

Al di là di esso apparve una stanza più grande, questa volta dalle pareti squadrate e perfette, in fondo alla quale c'era una piccola porta. Miko la raggiunse di corsa e abbassò la maniglia che, con nostro sollievo, si abbassò subito, lasciandoci libero il passaggio

Improvvisamente una luce chiara e intensa ci avvolse e dovetti chiudere gli occhi per non rimare accecata, dopo tanto buio. Sentii le esclamazioni di sorpresa delle mie compagne e poi una grave voce maschile ridere piena di malvagio divertimento.

Presa da un senso di collera riaprii subito gli occhi, anche se la luce chiara e il bianco delle pareti della stanza in cui eravamo finite mi costringevano a sbattere ripetutamente le palpebre.

- Chi sei?- domandai con rabbia rivolta al robusto uomo che si era piazzato di fronte a noi con fare arrogante. Indossava abiti eleganti dal colore scuro, e dietro le sue spalle facevano capolino le testa di circa una decina di ninja dall'aria spietata. Li osservai con attenzione ma non riuscii a riconoscere neanche uno di loro. Dove eravamo capitate?

- Le bambine sono state all'altezza delle mie aspettative e si sono fatte strada fuori dalla cella da sole. Molto bene, piccole!-

L'uomo, che aveva un'orrenda cicatrice che gli deturpava la parte sinistra del viso, ci guardava con l'occhio sano con una strana malizia, come se si fosse ritrovato fra le mani una merce rara e preziosa e l'avesse pagata a poco prezzo.

- Ma che diavolo stai dicendo?- esclamò Miko.

- Parla! Chi sei? Cosa vuoi da noi?- ritornai all'attacco, cercando di apparire più minacciosa possibile.

La Madre ci afferrò per un braccio e ci fece indietreggiare leggermente; notai che i suoi occhi non erano concentrati sul grassone, ma sui ninja alle sue spalle.

- Ahahah, siete proprio delle bimbe curiose.-

- E finiscila, non siamo bambine!- ringhiammo insieme io e Miko.

L'uomo ci ignorò. - E' ancora presto perchè vi sveli ogni cosa. Altrimenti rovinerei la sopresa, no?- aggiunse con un occhiolino.

Dovetti reprimere l'impulso di tirargli un pugno sulla parte buona del viso.

Il nostro rapitore si voltò verso i suoi ninja scagnozzi e lanciò loro un ordine. Subito i guerrieri ci furono addosso e, prima che potessi accorgermene, mi ritrovai bloccata dal dietro da due mani forti come tenaglie di ferro. Cercai inutilmente di divincolarmi e, non appena mi resi conto che non ce l'avrei fatta a liberarmi con le buone, cominciai ad agitarmi come una furia, tirando calci e imprecazioni tutt'attorno.

- Arisu.- mi richiamò la Madre con voce tagliente. Mi voltai verso di lei e lessi nei suoi occhi che, per il momento, avremmo dovuto arrenderci: eravamo in inferiorità numerica non ce l'avremmo potuta fare. Inoltre, mi sembrò di capire, Yoru voleva scoprire in che cosa eravamo finite.

Annuii in silenzio e mi feci docile fra le braccia dei miei nemici.

I ninja ci trascinarono fuori da quella che si rivelò essere una fortezza e ci condussero su una strada sterrata che si inoltrava nel bosco. Camminavamo in fila indiana, sempre tenute ferme dal dietro da uno dei guerrieri, nel silenzio più assoluto.

Respiravo appena per fare il meno rumore possibile, mentre il cuore mi martellava nel petto pieno di domande e di dubbi.

Stavamo camminando già da mezz'ora quando lo vidi.

Nascosti dietro le fronde di un cespuglio c'erano un paio di occhi color nocciola che mi fissavano con fermi ma preoccupati. Il mio cuore perse un battito quando me ne accorsi e involontariamente feci per chiamare il nome del ragazzo, ma Sasori si portò l'indice alle labbra facedomi segno di tacere.

Annuii impercettibilmente, tornando a guardare verso terra, sperando che i nostri nemici non si fossero accorti di nulla. Ma ora avevo meno paura, e sulle labbra mi spuntò un sorriso.

Intanto, camminavamo spediti verso l'ignoto.




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Buondììììììììììììììììììììììììì! 
*si nasconde*
Lo so... Sono tanto in ritardo! Chiedo umilmente venia! *faccina dispiaciuta*
Spero che il capitolo vi piaccia e che mi possiate perdonare!
Alla prossimaaaaaaaaaaaaaa!
VictorianPuppet
 

  
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