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Autore: SpinellaTappo98    15/09/2013    0 recensioni
Dal testo: "Se un giorno di questi ti ritroverai con qualcosa conficcato in una gamba, in un braccio, nella schiena, non chiederti il perché: sappi solo che è colpa mia. Sinceramente parlando, ti voglio davvero tanto bene, non immagini neanche quanto, eppure, ci sono delle volte in cui mi fai venire voglia di tirarti appresso la prima cosa che capita."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Se un giorno di questi ti ritroverai con qualcosa conficcato in una gamba, in un braccio, nella schiena, non chiederti il perché: sappi solo che è colpa mia. Sinceramente parlando, ti voglio davvero tanto bene, non immagini neanche quanto, eppure, ci sono delle volte in cui mi fai venire voglia di tirarti appresso la prima cosa che capita. Buona parte di questi istinti, nasce dal soprannome che mi hai dato per messaggio. Io ti chiamo “acido”, “acido acidissimo”, “acido muriatico” o, la mia preferita, “acido più dolce del mondo”; un nomignolo nato così, tra amici, un giorno durante un concerto e da allora l'ho adattato a mio piacimento. Tu, invece, il mio te lo sei inventato lì per lì, su due piedi, con noncuranza, mentre messaggiavamo. Già, ti ci immagino, sai. Seduto alla tua scrivania con un noiosissimo libro di italiano aperto sull'ultima lezione, che mi scrivi un messaggio al cellulare e un po' annoiato sperimenti un nomignolo tutto nuovo, all'oscuro del fatto che nel momento in cui ho letto il tuo messaggio ho rischiato un infarto. Ma si può sapere come ti è potuto passare per la mente di chiamarmi “piccolo usignolo”? No, ma insomma, mi hai vista? Di sicuro “piccolo” non è un aggettivo fatto per me, certo sono “piccola” perché ho appena compiuto quindici anni mentre tu ne stai per compiere diciotto, ma a nessuno guardandomi verrebbe in mente la parola piccolo. Senza contare che mi hai chiamata “usignolo”, non posso negare che amo cantare e che tu continui a ripetermi quanto io canti bene, ma non credo che riuscirò mai ad eguagliare la maestria di un usignolo. Ora, a parte il fatto che a parer mio, non sono assolutamente all'altezza di questo nomignolo, ma non pensi al fatto che io leggendo quel messaggio possa rischiare di rimanerci? Sai, stavo passeggiando con un gruppo di amici quando ho ricevuto il tuo messaggio. L'unico ragazzo del gruppo, che tu conosci bene, sapeva che stavo parlando con te e voleva leggere i nostri messaggi; poi mi sono fermata di botto, facendo sbattere lui che era dietro di me, ed ho cercato quasi inutilmente di trattenere un urlo. Talmente ero rimasta impietrita che il tuo amico è riuscito a prendermi il cellulare dalle mani e a leggere il tuo sms “Grazie, piccolo usignolo” senza che io potessi far nulla. Per lui non c'è stato bisogno di spiegazioni dal momento che sa tutto. L'ha capito quasi subito che mi piaci. Lo hanno capito tutti. La gente mi dice che si capisce da come mi brillano gli occhi quando ti guardo, “Hai gli occhi che sembrano due stelle quando parli di lui”, da come mi agito quando devo cantare davanti a te, “Prendi una camomilla e non fissarlo”, da come tremo quando suoni il piano e facciamo un duetto, “Tremi che sembri un pulcino”. Ah, il giorno in cui abbiamo fatto il duetto, non credo di aver mai tremato tanto in vita mia. Ricordo che per non darlo troppo a vedere, mi appoggiavo al pianoforte e tenevo il microfono come fosse fatto di cristallo, o si sarebbero notate le ginocchia ballerine e le mani schizofreniche. Tu, poi, non aiutavi affatto, con la tua voce limpida e bella ed il tuo talento con i tasti. Come te, non aiutavano neanche tutti i nostri amici, che sanno, perché hanno capito che mi piaci, e ci urlano di continuo frasi su quanto siamo carini insieme e su come staremmo bene da fidanzatini. Anche alla premiazione, qualche giorno fa, quando mi hanno chiamata per il premio e mentre chiedevano il mio cognome, un tuo compagno di classe ha urlato il tuo. I tuoi compagni di classe sanno bene chi sono, avevo la classe davanti la vostra, almeno fino a che non ci hanno cambiato perché uno si era rotto una gamba, e poi passiamo praticamente tutte le ricreazioni insieme, che sia anche per pochi secondi prima del suono della campana. Anche quei ragazzi che ti accompagnano da quattro anni pensano che staremmo bene insieme, come tutti gli altri nostri amici. Ma noi non staremmo mai insieme, perché noi siamo amici, penso anche migliori amici, e in quanto tali parliamo tanto io e te. So perfettamente che, seppur avendo quasi diciotto anni, ancora non hai mai avuto una ragazza. Non che ti manchi nulla, sei carino e gentile e dolce e studioso e premuroso (e anche acidognolo a volte), solo che sei tu che non riesci ad entrare nell'ottica romantica. Tu stesso me lo hai detto, mentre camminavamo sotto il manto stellato “Non riesco ad entrare nella mentalità giusta e questo mi rende ancora più strano”. Già, credi di essere strano, solo perché sei diverso dagli altri ragazzi della tua età, e questo ti fa soffrire, “Sono tanto strano, lo so. Quasi come se fossi proprio fatto male”. Io, allora, ti ripeto sempre che tu non sei diverso dagli altri alla “fatto male”, ma bensì sei diverso nel senso di “speciale”. Perché noi siamo così, ci sentiamo diversi dagli altri, e ciò ci rattrista. Perciò ci tiriamo su a vicenda, come possiamo, solo che c'è un intoppo. Caro “acido muriatico”, credo proprio che tu mi abbia fatta innamorare di te. Ed ora? Cosa pensi di fare? Ti potrebbe interessare prenderti cura di un disperato “piccolo usignolo”?

  
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