Film > Sweeney Todd
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Autore: Unusualize    20/03/2008    4 recensioni
!!!SPOILER!!! Chi deve ancora vedere il film Sweeney Todd-il diabolico barbiere di Fleet Street NON legga, se non si vuole rovinare il finale.
Questa è la Final Scene di Sweeney Todd, leggermente modificata, in cui alcuni personaggi riflettono.
E' vietato inserire il doppio tag br nelle introduzioni.
Rosicrucian e Nami, assistenti amministratrici.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Tutta colpa del Desiderio

Come ho potuto... lui si fidava di me, e io gli ho mentito.
Come ho potuto farlo. Tutta colpa del desiderio.
Desideravo quell'uomo, desideravo essere sua e di nessun altro, desideravo una vita con lui... ma ancora non posso credere di essermi abbassata a questo livello.
Mentire... per non fargli scoprire che sua moglie era viva.
Graffio convulsamente il legno del tavolo con le unghie, fino quasi a solcarlo. Come se servisse a scacciare questo nodo che ho allo stomaco: mi stritola da dentro, soffocandomi i pensieri che, invano, tento di liberare dalla ragnatela creata dalla mia coscenza per torturarmi, in modo che senta solo questo enorme nodo e nient'altro.
Se solo gli avessi parlato, forse non sarei qui a torturarmi di sensi di colpa.
Sento che sto per cedere, non resisto a questo dolore, più morale che fisico; il mio cuore non lo può sopportare. Solo ora noto uno dei suoi rasoi, dimenticati per caso sul tavolo oggi pomeriggio, quando è venuto a chiedermi di Turpin. Lo prendo in mano: non ho la sua stessa determinazione e sicurezza in questi gesti, riesco a malapena a guardare il volto riflesso nel lucido della lama. Ma quella non sono io, io non mi sarei abbassata ad un tale livello, tutto per colpa del mio animo debole, tutta colpa del desiderio.
Lo appoggio al collo, delicatamente: Cos'hai, Lovett? Paura? Stupida donna!
La mia coscenza mi sbeffeggia, perchè sa che non avrei mai il coraggio di farlo. Con foga, decisamente eccessiva, sbattò il rasoio per terra, che rimane conficcato nello sporco pavimento in posizione perfettamente verticale.
Uno scricchiolìo. Un tonfo sordo.
Mi giro di scatto per vedere un cadavere accasciato per terra, quasi in posa teatrale; i biondi capelli sporchi del suo stesso sangue, che si riversa sul pavimento, descrivendo delle linee rosse perfette nella loro imperfezione. Riconosco questo vestito lacero, questo volto da bambolina appena visibile nel buio: alzo il cappuccio, non sorpresa di vedere Lucy Barker.
Guardo la botola sopra la mia testa, chissà se Sweeney si è reso conto di quello che ha fatto, ma non credo proprio. Che brutta fine, non l'avrei augurata nemmeno a lei, la mia peggior nemica: essere uccisi dal proprio marito.
La sposto da lì pochi secondi prima che la botola scricchiolante si apra di nuovo, e questa volta per terra c'è il Judge Turpin. Lo vedo contorcersi, e non ho il coraggio di avvicinarmi, per aiutarlo a salvarsi o ad andarsene in un modo più veloce.
Il sangue mi si gela improvvisamente nelle vene, ma non è stato nessuno dei due cadaveri a farmi quest'effetto, ma bensì una glaciale canzone malinconica che risuona per le scale, e la sua ombra che trema sulla parete.
Lui sta arrivando, ringraziando i suoi fidati amici affilati dell'omicidio appena compiuto.
Arriva con passo pesante nella sala: gli occhi gli si sgranano alla vista della donna che ho accanto a me. Mi sposto velocemente verso la fonte della luce, del calore che si riversa nella stanza: le fiamme del fuoco, nella fornace, danzano, meravigliose nella loro irregolarità, tendendosi verso l'alto, come le mani dei demoni dell'inferno che tentano, invano, di raggiungere la luce della pace. Silenzio, rotto solo da qualche suo singhiozzo: ora ti rendi conto di cosa hai fatto, vero Sweeney? E ti rendi conto anche di cosa ho fatto io.
-Tu mi hai mentito... - dice lui in un tono non arrabiato, ma più come se fosse di rimprovero, come se fosse il mio fratello maggiore che mi mostra un errore commesso.
-... no... - è l'unica parola che è riuscita a fuggire da quel nodo enorme che ho nello stomaco, perchè so di aver fatto un enorme sbaglio, tutto per colpa del desiderio. E' un sussurro, quasi una confidenza personale che spero non riesca mai a sentire, ma che arriva comunque alle orecchie di Sweeney, che si gira e mi raggiunge. Spaventata cammino all'indietro, allonanandomi, da quel lui tanto amato quanto temuto. Mi tende le braccia, per poi stringermi; sono confusa: ti ho mentito, non ti ho detto la verità, eppure ora sono tra le tue forti braccia, e posso sentire il tuo odore di sangue e cenere entrarmi nelle narici.
- Va tutto bene, amore mio. -
Sento un tuffo al cuore, che rimbalza sotto le costole, aspettandomi che salti fuori dal mio petto da un momento all'altro. Lo senti anche tu: siamo così vicini che possiamo sentire il cuore l'uno dell'altra.
Com'è possibile che tu mi abbia perdonato senza che ti dicessi niente, senza che ti pregassi o che ti spiegassi la mia versione dei fatti? Com'è possibile?
- Io ti amo... - non riesco a controllarmi; se ci riuscissi, credetemi, non avrei mai detto una cosa simile.
- Questo lo so già- mi prende una mano e la posa sulla sua spalla, l'altra, invece, l'appoggia delicatamente alla sua. La stretta gentilmente possessiva di quando mi circonda la vita col braccio e di quando iniziamo a ballare, senza sapere perchè, senza una musica di sottofondo. Tutto semplice: le sue parole, quando mi sussurra- Godiamoci questo momento-, i nostri passi, che calpestano il sangue di sua moglie e del suo peggior nemico, il mio sorriso infantile, che ho stampato in volto, felice di averlo per me.
Mi guida Sweeney in questo ballo, senza rendermi conto che le prossime braccia che mi stringeranno saranno quelle della morte. Non mi rendo neanche conto del calore che cresce, del fatto che mi sta portando verso la fornace.
Mi blocca, prendendomi per le spalle, ed avvicina il suo viso al mio. Chiudo gli occhi aspettando le sue labbra sulle mie da un momento all'altro; ma invece mi spinge all'indietro.
Il fuoco attanaglia le mie membra, trapassandomi la pelle con i suoi aculei, accecandomi col suo bruciore. L'ultima cosa che vedo sono i suoi occhi, compiaciuti, per la seconda volta questa sera.
Voglio urlare, farmi sentire, come se questo potesse fargli capire cosa ha fatto, in questo lapsus di follia. Ma l'urlo rimane strozzato nella mia gola, e ne esce un semplice gemito, e piano piano sento tutto girare attorno a me, sento che mi sto lasciando andare.
Mi guarda, Sweeney, mi guarda stando immobile, senza rimorso, poi chiude lo sportello della fornace: ne ha abastanza di questo pietoso spettacolo che è la morte, la mia morte.
Vedo solo un punto positivo in questa situazione, un saldo appoggio a cui aggrapparmi: dopotutto...
è la fine di ogni sofferenza.

Fine
  
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