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Autore: Yoan Seiyryu    15/09/2013    1 recensioni
Il desiderio di Belle è quello di diventare un'eroina. Trova la sua occasione nel villaggio di Oltreconfine, dove incontrerà Jefferson che la incoraggerà a compiere una missione richiesta dagli abitanti: uccidere la creatura chiamata Grafobrancio, proveniente dal Paese delle Meraviglie. Jefferson desidera la ricompensa mentre Belle vuole dimostrare a se stessa di avere abbastanza coraggio per diventare un'eroina.
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“Le stelle, la cosa più bella al mondo, non è così?” domandò Jefferson che in realtà non dormiva affatto, spostò appena il cappello per poter intravedere quel viso così perfetto.
Belle si voltò a guardarlo, scuotendo appena la testa.
“No, le stelle possono tradirti. Non sono mai un punto fermo, non possono rassicurarti e i desideri che richiediamo a volte si avverano, a volte possono procurarci disturbi più che piaceri. Piuttosto l’amore è la cosa più bella del mondo; l’amore è speranza, alimenta i sogni più grandi e se sei innamorato devi goderti quello che hai, perché a volte l’amore non dura per sempre” sussurrò le ultime parole lasciando trasparire amarezza che gli accarezzava il palato, rendendogli un gusto aspro.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Jefferson/Cappellaio Matto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ho sempre sognato di essere coraggiosa.

Un’eroina, una donna dall’animo impavido, in grado di dimostrare il proprio valore. Questo era ciò che andava cercando e realizzarlo non sarebbe stato impossibile. Anche lei avrebbe ottenuto  la sua occasione per sfruttarla al massimo. Avrebbe cominciato da una locanda, poiché ogni luogo rappresenta un sentiero da intraprendere e Belle aveva bisogno di un punto di riferimento per poter dare inizio alla sua avventura.
Il villaggio di Oltreconfine non era abitato che da poche persone, esso rappresentava un crocevia fondamentale per coloro che viaggiavano attraverso i portali magici, si diceva che a volte alcuni di essi si aprissero e che creature di altri mondi vi giungessero a disturbare la pace quotidiana. Non aveva scelto quel luogo solo per caso, ma anche per allontanarsi il più possibile dalla Foresta Incantata, dove aveva sepolto parte del suo cuore.
Ordinò un boccale di birra per adeguarsi a tutti gli astanti che brindavano alla salute e alla fortuna, era contagiata da tutta quella allegria ma al contempo non si sentiva sicura, per la prima volta avrebbe dovuto contare soltanto sulle proprie forze. Gli occhi limpidi e profondi si aggiravano per la sala, alla ricerca di qualche avvenimento che l’avrebbe potuta interessare. Alcuni uomini incappucciati erano appena entrati, superando la soglia di ingesso, si diressero al centro della sala per poter fare un annuncio.
“Lauta ricompensa per chi riuscirà ad uccidere il Grafobrancio!” così facendo appesero il bando sulla parete del bancone, perché chiunque desiderasse potesse informarsi a riguardo.
Belle si ombrò in viso, quella era l’occasione adatta per dimostrare a se stessa di poter diventare un’eroina. Quando si ritrovò con il boccale colmo di birra davanti agli occhi, deglutì a vuoto. Era così certa di voler intraprendere una missione del genere? Studiò gli avventori che andavano a leggere il bando, lo avrebbe fatto anche lei, quando l’interesse per quella missione si fosse placato.
Intanto si ritrovò con il boccale di birra richiesto davanti agli occhi e quando ne bevve qualche sorso finì per tossire, l’amarezza che provò sul palato fu così inaspettata che non riuscì a trattenere un rantolo di tosse.
Una risata leggera si udì a pochi tavoli davanti a lei, provocata da quella reazione così strana e divertente. Belle cercò di studiare la figura di quell’uomo che teneva un alto cilindro ben calato sulla fronte, così da nascondere lo sguardo, mentre le labbra erano tirate a formare un sorriso di scherno. Aveva le braccia incrociate al petto e sulle spalle teneva un soprabito lungo e ben rifinito. L’uomo più simile ad un’ombra tirò su il cappello con uno schiocco del dito, così da poter incontrare gli occhi di lei, imbarazzati e forse anche preoccupati. Non lo aveva notato fino a quel momento, visto che quando era entrata lui sembrava dormire.
Prenditi cura di lei, almeno fin quando non sarai certo che saprà cavarsela da sola. Aiutala a diventare un’eroina.
Le parole di Tremotino gli risuonarono nella testa, si sarebbe dovuto occupare di quella ragazza, questo era il compito che doveva svolgere per ottenere dell’altro oro. Una bella gatta da pelare, visto che seguire i sogni altrui non era il modo migliore per occupare il proprio tempo. In quel caso però aveva trovato uno stratagemma per ottenere in cambio anche qualcosa che gli sarebbe tornato utile, quindi non fu difficile accettare un lavoro del genere. Il momento di intervenire era arrivato, si alzò in piedi per salire sulla sedia, poi la scavalcò per camminare sul tavolo di legno, saltare su quello che aveva davanti ricevendo insulti di ogni tipo dai commensali ebbri e ricadere poi di fronte a quello di Belle.
“Mia Signora” si inchinò togliendosi il cappello “vi stavo aspettando” disse prima di accomodarsi sulla sedia  e appoggiare il cilindro sullo schienale.
Belle inarcò un sopracciglio dopo aver osservato un comportamento simile e per qualche istante non riuscì a mettere insieme alcuna frase sensata, finché non fu costretta ad esternare la propria curiosità.
“Non credo di conoscervi, perché mi avreste aspettata?” gli domandò appoggiando le mani sul boccale ancora colmo di birra.
Jefferson si strinse nelle spalle e formò una smorfia di indifferenza sulle labbra.
“Non credete di conoscermi, quindi non siete del tutto certa che non mi conosciate” si fece sfuggire un sogghigno “in realtà non è vero che ci conosciamo, ma lo è il fatto di avervi aspettata. Siete qui per il Grafobrancio” disse come se lui fosse stato la sua certezza.
Belle schiuse lievemente le labbra ed inclinò la testa da una parte, prima di iniziare a passare l’indice della mano su una guancia, come a voler ragionare sulla particolarità di quell’uomo.
“E’ così, infatti. Vorrei aderire alla richiesta del villaggio. Come fate a sapere che sono qui per questo?” gli domandò con curiosità.
Jefferson indicò il libro sulle creature di altri mondi che era posato sul tavolo e poi sospirò.
“Tutti sono sempre alla ricerca dello straordinario, tanto da dimenticarsi dell’ordinario. E così l’ovvio gli sfugge” sorrise a mezza bocca “diciamo che ho semplicemente osservato il vostro comportamento da quando siete entrata nella locanda e credo proprio che voi facciate al caso mio”.
Belle era frastornata, quell’uomo non faceva altro che riempirle la testa di parole che difficilmente avrebbe udito pronunciare in quel modo, ma al tempo stesso era incuriosita da tanta sicurezza e padronanza di sé. Poteva fidarsi? Sì, lei credeva che il mondo fosse in grado di esternare più bontà che cattiveria.
“Che intendete dire?” gli chiese con curiosità.
Prima di risponderle, Jefferson afferrò il boccale di birra che lei teneva ancora stretto in una mano  e se lo portò alle labbra per potersi dissetare, in fondo la sua nuova conoscenza non avrebbe avuto modo di terminarlo.
“Io ho bisogno della ricompensa, voi di dimostrare al mondo il vostro valore. Non è forse così? I vostri occhi bramano il coraggio”.
Continuava a sorridere in un modo che colpì profondamente Belle, tant’è che per un attimo soltanto si sentì avvampare, avvertendo le guance farsi rosse. Che le prendeva? Non era il momento per simili esternazioni di femminilità. Doveva diventare un’eroina, questo era importante.
“Quindi mi state chiedendo di collaborare” disse prima di afferrare il libro e portarselo stretto al petto, al suo interno erano conservate le risposte per arrivare dal Grafobrancio.
“Bella ed intuitiva, direi che non avrei potuto trovare di meglio. Allora, accettate la mia proposta o preferite affrontare l’orrenda creatura da sola e prendervi la ricompensa?” le domandò per metterla subito alle strette.
Belle trasse un respiro profondo, doveva decidere in fretta. La ricompensa non le interessava, aveva trovato un compito da svolgere e tanto le bastava. Forse per una sera non avrebbe più rimuginato su ciò che era accaduto al Castello di Tremotino e sarebbe riuscita ad uscire da quel vicolo cieco che si era creata.
“Va bene, cercheremo il Grafobrancio insieme” disse alla fine con tono convinto “posso conoscere almeno il vostro nome?” la domanda seguì un sorriso conviviale.
“Jefferson, al vostro servizio” così facendo si alzò in piedi per poi tenderle una mano.
Avrebbero agito immantinente, così da non perdere tempo ed arrivare prima di altri che desideravano raggiungere lo stesso scopo.
“Il mio nome è Belle” si presentò prima di accettare la mano di lui, avvertendo tutto il calore rassicurante che emanava.
Belle, come se non fosse stato a conoscenza di quel particolare. Che stranezza il mondo, regalare un nome più azzeccato per una donna così splendida sarebbe stato impossibile.
“Ottimo, ci useremo a vicenda!” le parole di Jefferson furono scoccate come una freccia.





 
*


 

Lasciarono la locanda in fretta, avevano trovato un passaggio comodo sul carro di un mercante che viaggiava di notte. Jefferson si era addormentato una volta sdraiatosi sopra, lasciando penzolare una gamba all’esterno, mentre teneva il cappello calato sulla testa. Belle gli era seduta accanto ma non le era possibile studiare il viso che aveva potuto vedere solo al lume di candela. Aveva fatto davvero bene a fidarsi di lui? Lo avrebbe di certo scoperto entro quella serata.
Come può dormire in un momento del genere?
La sicurezza con cui si era presentato a lei si riscontrò piuttosto velocemente, visto l’atteggiamento serafico che possedeva. Non si capacitava di tanta tranquillità, visto che lei al contrario iniziava a dubitare di se stessa. Preferì concentrarsi sulle pagine dedicate al Grafobrancio, una creatura proveniente da un mondo chiamato Il paese delle meraviglie. Vi erano così tanti luoghi da visitare, così tante persone da conoscere, quell’avventura sarebbe stata per lei soltanto l’inizio. Alzò lo sguardo e sospirò, incontrando il manto blu della sera ricamato di miriadi di stelle che illuminavano la notte.
“Le stelle, la cosa più bella al mondo, non è così?” domandò Jefferson che in realtà non dormiva affatto, spostò appena il cappello per poter intravedere quel viso così perfetto.
Belle si voltò a guardarlo, scuotendo appena la testa.
“No, le stelle possono tradirti. Non sono mai un punto fermo, non possono rassicurarti e i desideri che richiediamo a volte si avverano, a volte possono procurarci disturbi più che piaceri.  Piuttosto l’amore è la cosa più bella del mondo; l’amore è speranza, alimenta i sogni più grandi e se sei innamorato devi goderti quello che hai, perché a volte l’amore non dura per sempre” sussurrò le ultime parole lasciando trasparire amarezza che gli accarezzava il palato, rendendogli un gusto aspro.
Jefferson inarcò un sopracciglio, comprese perfettamente, visto che conosceva la sua storia.
“Un amore vero guarisce, non fa ammalare” disse in tutta semplicità, portando le mani ad incrociarsi dietro la nuca.
Belle aggrottò le sopracciglia e provò ad insistere: “La guarigione avviene solo quando si ha un paziente sofferente, senza la malattia essa non esisterebbe. Chi ama è costretto a soffrire”.
Si inumidì le labbra prima di mettersi a sedere e far scivolare in grembo il cappello.
“Sono parole forti quelle che pronunciate, esistono diversi tipi di amore e tutti sono veri allo stesso modo. Bisogna solo imparare a scindere il desiderio dell’amore dall’amore in sé”.
Belle per quella volta preferì non insistere, il suo cuore aveva già attraversato tumulti difficili da soppiantare, alimentare la ferita sarebbe stata una sciocchezza e di certo non avrebbe che peggiorato il suo stato d’animo. A Jefferson importava ben poco dei sentimenti di lei, non voleva insegnarle nulla, né apprendere qualcosa di diverso rispetto a ciò che aveva imparato a sue spese. Nonostante ciò quella ragazza possedeva un animo forte, sensibile, i suoi occhi erano sinceri e limpidi. Al contrario, i suoi erano diffidenti e colmi di egoismo, tutto diventava un tornaconto personale.
“Voi siete stato innamorato molte volte?” alla fine la curiosità ebbe la meglio.
Jefferson inarcò le sopracciglia ed arricciò le labbra prima di rispondere con una stretta di spalle.
“Dipende dal punto di vista e poiché tutti noi ne abbiamo uno diverso, non saprei rispondere ad una domanda simile. Forse sì, forse no. E’ un argomento decisamente ostico, lo rifiuto sempre. Di una cosa però sono certo, l’amore di sé è ben più forte dell’amore verso gli altri”.
La ragazza serrò le labbra, incredula di fronte ad un simile cinismo e poi finì per scoppiare a ridere. Era una sensazione così leggera parlare con un uomo simile, che mostrava se stesso senza alcun timore.
“Come potete dire una cosa simile, l’amore di sé è sfiducia in sé, non ve lo ha insegnato nessuno?” domandò retoricamente prima di scuotere la testa e sfogliare il libro che teneva aperto sulle gambe, alla ricerca di altre informazioni.
“E’ evidente che abbiamo avuto insegnanti diversi, la morale non è sempre la stessa” sorrise sghembo, prima di avvicinarsi per poter leggere anche lui. “Cosa abbiamo scoperto a riguardo?”.
Lasciò cadere il precedente argomento e si rifugiò sulla risposta seguente, mentre puntava l’indice verso la figura del Grafobrancio che appariva in una delle illustrazioni.
“Le indicazioni dell’oste dovrebbero portarci verso l’ultimo posto in cui è stato avvistato, tra le altre cose sembra essere anche il suo habitat naturale. E’ una radura accanto al bosco di Oltreconfine, teme il fuoco e…” aggrottò lievemente le sopracciglia prima di trarre un respiro profondo e richiudere all’improvviso il libro “c’è un problema”.
“Quale sarebbe?” le domandò sollevando gli occhi in quelli di lei, che ora si erano fatti più vicini.
“Può essere ucciso soltanto da un’arma proveniente dal Paese delle Meraviglie” annunciò con l’insoddisfazione che iniziava ad emergere sul viso, dunque era stato un viaggio inutile?
“Oh, nessun problema. Vedrete che una volta trovato il Grafobrancio, otterremo anche ciò di cui abbiamo bisogno” sogghignò prima di allungare la mano verso di lei, volgendo il palmo verso l’alto.
Belle non riuscì a comprendere quel gesto ma volle comunque dimostrargli un segno di fiducia e la afferrò, in quel momento Jefferson compì un salto che li trascino giù dal carro per farli scivolare sulla terra umida e fresca. Rotolarono per un breve tratto finché lui non si ritrovò poco sopra di lei, tenendole ancora la mano che le aveva chiesto. Il cappello era caduto accanto al viso di Belle che si era improvvisamente tinto di rosso, per la seconda volta in quella sera così strana e avvincente. Jefferson per un istante preferì studiare quegli occhi così particolari, come se provasse l’irrefrenabile desiderio di scrutarli fino in fondo, ma comprese che il suo compito non era affatto quello. Dunque in un istante fu di nuovo in piedi e invece di aiutarla a fare lo stesso iniziò a ripulirsi il soprabito dalla terra che vi si era depositata. Riprese il cappello e se lo adagiò sulla testa, iniziando ad incamminarsi verso il punto prestabilito.
Belle rimase ancora distesa, non riuscendo a capacitarsi di ogni suo comportamento che le faceva provare imbarazzo ed estrema curiosità. Non l’aveva nemmeno aiutata! Sbuffò e alla fine si sollevò anche lei per poi recuperare il libro e seguirlo in fretta per timore di perderlo.
“Perché siamo scesi dal carro?” gli domandò una volta arrivata al suo fianco.
“Oltre questo sentiero c’è la radura che stiamo cercando. Dovreste fare più attenzione, Belle, vi sfuggono molte cose che avete davanti agli occhi” così facendo le rivolse un sorriso, un altro di quelli che la fecero sprofondare in mille dubbi e pensieri che la avvolsero in un altro mondo.
Che strano effetto le procurava quella vicinanza, non riusciva a capacitarsene.
Mentre avanzavano sul sentiero indicato da Jefferson, una pioggia leggera iniziò a scivolare dal cielo che si era annuvolato quasi per magia. Belle si fermò ed alzò gli occhi per poter incontrare le gocce d’acqua che le ricadevano sul viso, allargò appena le mani per poterle avvertire sulla pelle.
“Come è possibile che stia piovendo, se prima il cielo era privo di nubi?”
“Siamo ad Oltreconfine, qui tutto ciò che è normale non esiste” le spiegò Jefferson che quando si accorse della raffica di pioggia che iniziò a cadere più prepotentemente, sfilò il cappello dalla propria testa per poterlo sistemare su quella di Belle.
Lei rimase a guardarlo per qualche istante, un gesto a dir poco dolce, se solo lui non le avesse dato le spalle per proseguire in avanti. Che strano personaggio.




 
*





Nascosti dietro un albero osservavano il Grafobrancio muoversi al centro della radura, la creatura proveniente dal Paese delle Meraviglie. Non erano i soli ad aver scelto di attaccare di notte, poiché a poca distanza da loro vi era una donna che impugnava una lunga spada argentea che accoglieva le lacrime di pioggia, ripulendola dal sangue che doveva aver incontrato.
Jefferson aggrottò le sopracciglia e iniziò a concentrarsi su ciò che dovevano fare, Belle conservò il libro incastrandolo  nella cintura e tirò fuori un pugnale di piccola lama.
“Non vorrete affrontare il Grafobrancio con quello?” le domandò prima di scuotere il capo con impazienza.
“Non possiedo altre armi e non mi sembra che voi ne portiate delle altre!” lo rimproverò in un sussurro.
“Questo è tutto da vedere” gli disse tenendosi ancora nascosto dietro il tronco dell’albero, cercando di non perdere di vista la donna che allo stesso modo stava studiando i movimenti della creatura al centro della radura.
“Allora qual è il piano? Non possiamo spaventarlo con il fuoco, la pioggia lo spegnerà” le parole di Belle sembravano timorose e la preoccupazione iniziava a salire.
Jefferson indicò la donna e poi si voltò a guardare la compagna “dobbiamo prendere quella spada. Non appena te la passerò, tu colpisci il Grafobrancio tra un occhio e l’altro, conficcando la lama all’interno della carne”.
Belle aggrottò le sopracciglia, era stato lui a dire che non avrebbero trovato alcun problema riguardo all’arma del Paese delle Meraviglie. Sapeva esattamente che ne avrebbero trovata una a loro disposizione, aveva già in mente il suo piano e non gliel’aveva comunicato! Una pedina, non un’eroina, questa sarebbe stata.
“Aspetta, non sono certa di…” non ebbe il tempo di esporre la sua preoccupazione che in un istante lo vide scomparire tra gli alberi, si muoveva in modo agile e veloce, anche se non ometteva di fare tutto il rumore possibile.
Jefferson puntò il coltello che aveva rubato a Belle al collo della donna che era quasi pronta per attaccare, la quale sentendosi improvvisamente alle strette, fu costretta ad accostare la nuca sulla spalla dell’aguzzino che la teneva serrata.
“Finalmente ci rincontriamo Jacqueline” le sfiorò il collo con le dita della mano libera “la scorsa volta sono arrivato troppo tardi, avevi già ucciso il Ciciarampa” sussurrò con un certo fastidio.
La donna riuscì a divincolarsi tirandogli una gomitata allo stomaco per poi voltarsi e puntargli contro la spada. Sogghignò con una certa soddisfazione prima di mostrare un sorriso quasi spensierato.
“Jefferson, che piacere! Sei venuto a cercarmi per riprendere la spada della tua amica Alice?” scrollò le spalle prima di fare un segno di diniego “se avesse fatto più attenzione ora non l’avrei io”.
Si ritrovò con un pugnale contro una spada ben più minacciosa puntata al petto, come sempre la sottovalutava e se anche questa volta non fosse riuscito a riportare indietro la spada, Alice non sarebbe riuscita a terminare la sua missione al Paese delle Meraviglie.
“E’ facile lavorare qui ad Oltreconfine, visto che possiedi l’unica arma in grado di sconfiggere le creature di altri mondi. Senza di essa non varresti più di un semplice fagiolo” sogghignò prima di appoggiare una mano al fianco ed avanzare per far premere la punta della spada sul petto, come a volerla sfidare.
Jacqueline si adombrò e stanca di quella conversazione che era durata anche troppo, cercò di colpirlo con un affondo, ma Jefferson si scostò immediatamente e le incastrò il braccio armato dietro la schiena in un movimento veloce. Fatto ciò recuperò la spada e fischiò verso Belle perché potesse raggiungerlo.
“E’ la tua occasione Belle, diventa ciò per cui sei nata!” le urlò mentre fece scivolare la spada sul terreno umido e fangoso.
La ragazza, osservando quella scena, non era ancora del tutto certa di potercela fare. Ma Jefferson sembrava credere in lei e deludere le persone era qualcosa che non poteva sopportare. Afferrò la spada e la strinse in pugno, rivolgendosi verso la radura dove il Grafobrancio aveva annusato l’aria, riconoscendo odori estranei. Prese coraggio ed iniziò ad incamminarsi verso di lui per poter risolvere la questione e liberare il villaggio dalla sua scomoda presenza. Quando vi si ritrovò davanti, ebbe un improvviso moto di compassione che la fece tentennare. Sarebbe stata in grado di uccidere, di spargere sangue, di andare anche oltre i propri principi?
Cosa voleva dire essere un’eroina? Non la forza, non l’arroganza l’avrebbero fatta diventare tale. Il coraggio, l’onestà e ciò in cui credeva l’avrebbero resa tale. Non tutti gli eroi erano guerrieri insormontabili, alcuni di essi agivano semplicemente per il bene comune. Lei non era un’assassina, anche se si trattava di far fuori una creatura che aveva creato morte e disagio. Una volta ritrovatasi davanti al Grafobrancio, quest’ultimo iniziò a prendere la rincorsa per gettarsi sulla preda e sbranarla in un solo istante.
“Belle, cosa stai facendo? Così ti ucciderà!” le parole di Jefferson squarciarono l’aria, se fosse morta Tremotino non gliel’avrebbe mai perdonato ed era stato lui a condurla fin lì.
Lasciò la presa sulla spada che ricadde a terra, mentre la pioggia continuava a scivolare, coprendole il viso. La paura le assaliva le membra, ma muoversi sarebbe stato ormai impossibile. C’era una cosa che le pagine del libro indicavano, ovvero che alcune creature erano incattivite solo per aver trovato ostilità sulla propria strada. Prese coraggio e avanzò le mani in avanti, con i palmi rivolti verso l’alta, come a voler accogliere il Grafobrancio anziché dissanguarlo.
Quest’ultimo finì per arrestare la marcia proprio davanti a lei, avvicinando il muso inferocito per ringhiarle contro. Belle rimase immobile, puntando i suoi occhi azzurri in quelli della creatura.
“Io non ti farò del male” disse ad alta voce cercando di non far trapelare l’improvvisa insicurezza che si creò nel tono della voce.
Il Grafobrancio sbuffò e poi si acquattò sulla terra umida, appoggiando il viso sulle pozzanghere d’acqua che si erano formate. Jefferson e Jacqueline rimasero senza parole, mentre Belle fu costretta a ricadere accanto alla creatura del Paese delle Meraviglie, a causa di tutta la tensione che aveva accumulato. Poi sorrise, appoggiando una mano sul muso di lui per poterlo accarezzare.
Tremotino aveva torto: lei non deve diventare un’eroina, lo è sempre stata.




 
*




Lasciarono Jacqueline legata al tronco di un albero, molto probabilmente però non vi sarebbe rimasta a lungo. Jefferson si appropriò della spada di Alice e aiutò Belle a tornare in piedi, la quale era rimasta accanto al Grafobrancio che si era addormentato. Lo aveva domato, invece che ucciderlo, il villaggio di Oltreconfine non avrebbe dato loro alcuna ricompensa.
Jefferson sciolse il soprabito dalle spalle per poter circondare quelle di lei, infreddolite ed umide a causa della pioggia che era scesa durante tutta la notte. L’alba aveva portato via le nuvole e il freddo.
Rimasero ad osservare il sorgere del sole, così suggestivo in un luogo come quello, dove le avventure potevano arrivare da dietro l’angolo.
“Alla fine avete fatto di testa vostra” mugugnò Jefferson.
Belle si voltò verso di lui, inclinando appena il capo di lato.
“Non avrete la vostra ricompensa, mi dispiace” sussurrò come se fosse una colpa.
“Chi vi ha detto che non l’ho già ricevuta?” indicò la spada che si era legato al fianco, facendo tintinnare l’indice sul pomo.
Sin dall’inizio lui desiderava semplicemente recuperare quell’arma e riportarla al mondo che ne aveva bisogno, lì avrebbe ricevuto la reale ricompensa composta di qualcosa che desiderava da lungo tempo, inoltre Alice ne aveva bisogno e non poteva deluderla.
Le sue intenzioni erano quelle di trovare Jacqueline nell’unico luogo in cui le sue capacità risultassero elevate, aveva unito l’utile al dilettevole, richiamando Belle per quella missione.
“Quindi non scherzavate quando avete detto che ci saremmo usati a vicenda” sussurrò Belle leggermente indispettita.
“Bella ed intuitiva, lo ripeto” sogghignò, soddisfatto di aver compiuto ciò che desiderava.
Lei scosse la testa, in fondo non avrebbe avuto motivo di discutere ancora, a breve le loro strade si sarebbero separate.
“Cosa dobbiamo farne del Grafobrancio? Non può rimanere qui ad Oltreconfine” disse mentre incrociava le braccia al petto.
Jefferson le mostrò il cappello e lo fece girare intorno alla mano perché lo vedesse meglio.
“Questo cilindro mi permette di viaggiare tra i mondi magici, non sarà un problema riportarlo nel posto da cui proviene”.
Belle sgranò gli occhi, stupita per quella affermazione. Era dunque un viaggiatore, uno di quelli che conoscevano non solo le parti più remote del mondo, ma di interi altri mondi!
Jefferson le afferrò una mano per poterla stringere nella propria ed osservarla ancora una volta, lasciandolo senza fiato, o quasi.
“E’ l’ora di andare, ma qualcosa mi dice che un giorno o l’altro le nostre strade si incroceranno di nuovo. Ricordatevi, Belle, del coraggio che avete dimostrato. Siete un’eroina” così facendo la lasciò per potersi avvicinare alla creatura.
Gettò il cappello a terra che iniziò a girare su se stesso, creando una nube viola in cui i due furono risucchiati per poter intraprendere il loro lungo viaggio.
Belle tirò le labbra in un sorriso, appoggiando le mani ai fianchi. Un’avventura simile forse non le sarebbe ricapitata e soprattutto sarebbe stato difficile incontrare un persona simile sul suo cammino. Ma non dubitava che il destino prima o poi avrebbe fatto la sua parte. Solo in quel momento si rese conto di aver tenuto il soprabito che le aveva lasciato per coprirsi dal freddo, lo sfiorò leggermente con le mani per poterne assaggiare la consistenza. Jefferson, non avrebbe dimenticato il suo nome. 







// Nda

Perchè se di crack non scrivo, non sono contenta.
Ultimamente sto preparando una long sulla Mad Wolf ed una sulla Mad Beauty, visto che sulle canon non riesco a scrivere nulla che mi soddisfi, forse perchè molte cose son già state dette. 
Questa one-shot è nata da un'idea estemporanea su una brevissima avventura che vede vicini Belle e Jefferson, come avete visto i personaggi sono OOC (o almeno non credo di esser riuscita a mentenerli IC), cosa che non accadrà nelle long essendo una cosa a cui tengo. 
Se a qualcuno può interessare qui lascio il link del gruppo dove pubblicherò spoiler, foto, video e soundtrack delle storie incentrate su Ouat: 
https://www.facebook.com/groups/507038592717142/
Grazie mille per chi leggerà la storia ^_^
Ps: se amate le Crack come me, vi consiglio di passare da questa fanfiction incentrata sulla Grumpy/Snow. E' una vera meraviglia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2134974&i=1  
   
 
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