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Autore: Ferrad    16/09/2013    1 recensioni
Il prologo.
Di tutto.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Nuvoloni e puzza di bruciato.
L'UMC sobbalzò passando sopra i detriti di quella che un tempo era stata una strada di città frantumando e spazzando ai lati della carreggiata qualunque cosa le si parasse davanti. Il militare al posto del copilota fece qualche cenno al guidatore che aumentò i giri dell'enorme motore totalmente incurante dei tubi d'acciaio, dei vetri e di qualunque altra cosa ci fosse sul loro cammino: procedevano spediti in quella città fantasma.
La ragazza era seduta dietro, tra due uomini in divisa armati. Guardava fuori, tra quelle fumarole e quei palazzoni grigi e diroccati come i suoi occhi.
Era al capolinea.
Alla fine. E all'inizio.
Cinque anni. Cinque anni di cambiamenti, di progetti, di prospettive, allenamento e sofferenza. Tutto stava per cambiare. Lei era la chiave. L'anello che chiude la catena.
Corinne Hamilton. Membro del Consiglio del Progetto Esule 1.0.
Sorrise ripensando a tutto.
Diavolo, non era come tutti gli altri. Lei era speciale, unica. Geneticamente corretta per rispondere a quello che tutto il Consiglio aveva predisposto e deciso per lei. Decisione alla quale lei stessa aveva acconsentito.
Nulla sarebbe stato più lo stesso una volta scesi da quell'UMC. Unità Mobile Corazzata.
Corazzata come l'intero Mondo. Corazzata come i cuori dei popoli rimasti, corazzato come il clima di quella terra malata e morente, come le bestie che si aggiravano nel buio, la notte.
 
Fu distolta dai suoi pensieri da un bip che il copilota produsse poggiando il dito su una proiezione ologrammatica davanti a lui. Sul Visual apparve un uomo.
"UMC 00MM2 riferite la vostra pozisione." gracchiò la voce attraverso un altoparlante.
"Meno di un due kilometri all'arrivo, signore. Siamo diretti all'ingresso Ovest, Cancello 04 come previsto signore." rispose con sicurezza il militare.
"Il Controller..?"
"Stato psico-fisico in ottime condizioni, signore."
"Bene, sarò a ricevervi al Cancello 04. Sono state inviate numero tre classi Stella a farvi da scorta. Passo e chiudo."
La schermata cambiò e tornò a visualizzare una mappa con la loro posizione che cambiava in tempo reale.
Controller. Simpatica come mansione pensò Corinne. Lei era un Controller. Cosa doveva 'controllare' non l'aveva mai saputo. Fino a quel giorno. Di lì a poco tutto sarebbe stato rivelato.
E in quanto allo stato psico-fisico in ottime condizioni avrebbe avuto di che ridire.
Non vedeva un letto da 48 ore, aveva viaggiato in continuazione da una nazione ad un'altra, o meglio, da quelle che rimanevano o che erano appena nate: il mondo era ormai irriconoscibile da troppo tempo. Nuova Britannia, Repubblica dell'Italia del Nord e tappa in un'isoletta sperduta che la divideva da quella del Sud e infine Hellas ancora più ad Est, dove il Comando Generale della Federazione e del Consiglio aveva la sede principale.
Rifletteva spesso sui cambiamenti che il mondo aveva subito negli ultimi duecento anni. Una regressione tale da rasentare il caos e la pazzia totale. I Governi erano cambiati. Altri erano caduti lasciando intere nazioni orfane preda di altrettanti governi avidi e meschini. Molti erano migrati in zone isolate. Le guerre e i veleni avevano sparso morte ovunque. Il clima era un mostro violento e omicida oramai irriconoscibile. Interi paesi sommersi dallo scioglimenti dei ghiacci. Popolazione umana sana ridotta ad un terzo. Collegamenti per la maggior parte interrotti.
Lei avrebbe cambiato tutto ciò. Anche se non sapeva in che modo era cosciente che l'avrebbe fatto.
La landa scorreva nei suoi occhi grigi con fare ipnotico.
Furono per un attimo sorvolati da degli oggetti velocissimi che, per quanto potè vedere Corinne invertirono la rotta e si portarono intorno all'UMC. Erano bianchi, a forma di stella, all'incirca delle dimensioni del mezzo sul quale viaggiavano. La radio gracchiò "Qui Squadra zerodue classe Stella, vi faremo da scorta fino al rendez-vous al cancello, passo."
"Ricevuto Squadra zerodue, grazie dell'appoggio, passo e chiudo."
Presto tutto sarebbe finito. Presto...
 
"Controller, siamo arrivati, signora."
Corinne socchiuse gli occhi e vide che uno dei due militari che aveva avuto a fianco lungo il tragitto la stava guardando.
"Siamo davanti al Cancello signora. La aiuto a scendere, il Generale la sta aspettando."
si comportavano tutti gentilmente con lei, pensò. "Si, grazie, andiamo."
Il piccolo assopimento l'aveva lasciata intorpidita.
Stiracchiandosi scese dall'UMC e fu immediatamente travolta da un vento gelido e da una puzza di bruciato e chissà cos'altro che la costrinsero a pararsi il viso con il braccio. La tuta che indossava rispose al cambiamento modificando temperatura e composizione divenendo più calda e più attillata. Scorse delle sagome sotto l'hangar oltre le gigantesche ruote del mezzo dal quale era scesa.
La Squadra zerodue pattugliava il settore dall'alto girando in tondo. Il loro ronzio nemmeno si udiva.
"Venga, l'aiuto io." la voce del militare cercava di sovrastare l'ululare del vento; la prese sotto braccio.
Il rombo dell'UMC che si accendeva e si spostava l'accompagnò fin al riparo davanti ad un gruppo di militari dai quali svettava, intuitivamente, il generale. Sarebbe stato definito un vero e proprio armadio, se solo di quei tempi si fosse continuato a costruire e ad utilizzare armadi, come una volta.
"Signorina Hamilton, sono il generale Cruz, responsabile della logistica e della difesa di questo Centro." fare sicuro e voce potente, a Corinne non stava già a genio. "E' me che deve ringraziare se è arrivata fin qui sana e salva." sorrise con malizia.
"E' sempre lei che devo ringraziare per le 48 ore continue senza poter riposare?" gli occhi dei militari si spostarono tutti su di lei mentre il generale cambiava espressione divenendo immediatamente serioso. "Se il viaggio non è stato di suo gradimento sono desolato ma queste sono i protocolli standard quando un trasporto è di massima importanza. Qui il poter riposare comodamente diviene un bisogno secondario signorina. Ora mi segua." Si voltò come un muro di cemento armato e si diresse a passo svelto nel profondo dell'hangar.
Corinne sorrise. Di quei tempi protocolli e formalità burocratiche sembravano una battuta comica. Ma ne comprendeva l'importanza.
La sua tuta bianca e nera cambiò nuovamente divenendo una semiveste larga e comoda mentre seguiva il Generale Cruz.
L'hangar era tanto spazioso quanto buio adibito per lo più a parcheggio per mezzi di trasporto di diverse dimensioni e forma; neon e altre luci illuminavano il cammino di Corinne e della scorta proiettando ombre giganti sulle pareti.
"Il Consiglio si sta riunendo direttamente nel cantiere, signorina."
"Cantiere?" Corinne era perplessa, il Centro non ospitava un cantiere. Almeno, per quanto lei aveva potuto constatare esplorandolo qualche mese prima.
Cruz si voltò leggermente. "Vedrà lei stessa signorina Hamilton."
Proseguirono attraverso corridoi spogli, porte scorrevoli, sale piene di computer e uomini dai volti concentrati e laboriosi che tuttavia salutavano com'è di dovere il generale Cruz al suo passaggio. Solo una volta vide un gruppo di uomini e donne in abiti bianchi, probabilmente scienziati, attraversare il corridoio e chiudersi in una sala poco più lontano di loro.
Corinne era già stata in quelle stanze, nulla di nuovo pensava. Ma che dire del cantiere? Stava ponendosi domande su domande quando si fermarono di fronte un'ascensore.
Cruz si voltò. "Bene Controller, il mio lavoro è finito. Di qui in avanti procederà con il soldato Melvin che già conosce." l'uomo che era con lei sull'UMC e che l'aveva aiutata una volta arrivati, si fece avanti affiancandola.
"Uomini, tornate ai vostri compiti, ottimo lavoro." Cruz rimase a fissarla finchè non furono rimasti solo loro tre. Cambiò espressione divenendo disteso e dal tono di voce tranquillo.
"Buona fortuna signorina Hamilton. Lei incarna speranza, come tutto il Consiglio d'altronde. Non se lo dimentichi."
 
Il viaggio in ascensore sembrò interminabile e lasciò Corinne disorientata: non avrebbe saputo dire in che direzione si erano spostati e di quanto.
Melvin uscì per primo. "Prego, mi segua."
L'ambiente cambiava poco, tranne che per il fatto che si scorgevano ovunque condotti di Claudia liquida e indicatori di pressione. Corinne si incantava ogni volta che la vedeva splendere nel suo azzurro blu , in qualunque forma lei fosse. Si diceva che avesse lo stesso colore che il cielo aveva prima che tutto cambiasse.
Da più di un secolo a quella parte, tutto il mondo meccanico, biotecnologico e ingegneristico era alimentato dalla Claudia: un carburante di enorme potenza e purezza completamente innocuo per l'ambiente. Si estraeva da un minerale: una scoperta sensazionale che aveva portato il mondo intero ad abbandonare quelle alimentazioni dannose. Era tutto così ironico pensò Corinne: abbandonare un sistema di carburanti dannoso per poi finire nello sfacelo più totale a causa dell'avidità e della cupidigia umana.
"Corinne!" la ragazza si voltò mentre da una stanza usciva un uomo, sulla cinquantina, barba e capelli bianchi avvolto in una veste come quella della ragazza, bianca e nera che avvolgeva il suo corpo come un manto chiericale.
"Finalmente sei arrivata. Il Consiglio si sta riunendo proprio ora: avrai sicuramente molte domande." le sorrise caldamente abbracciandola.
Lei ricambiò "Louis, quant'è passato? Mi sei così mancato, i coloni all'ex confine russo avevano così tanto bisogno di te." Il volto dell'uomo si oscurò.
"Lo comprendo. Lo comprendo bene e mi si spezza il cuore ogni volta che ricordo il giorno in cui ho dovuto lasciarvi per dedicarmi a tempo pieno al Progetto. I Dagobert sono stati reclamati. Così come gli Hamilton." stavano procedendo lentamente, Corinne si lasciava guidare dal passo dell'uomo al suo fianco e Melvin li precedeva di poco.
"La Prima Gilda si costituirà presto, lo sai bene. Manca poco, poi potremo tornare dagli uomini, le donne e i bambini che abbiamo dovuto lasciare in quelle terre."
"Louis, dove siamo? Questi settori del Centro non li conoscevo."
L'uomo trasse un profondo respiro. "Non li conoscevi perchè non era previsto che tu ne venissi a sapere fino ad ora. Non siamo più nell'area nota come il Centro, siamo più lontani, a sud est, su un'isola modestamente lontana dalla costa di Hellas."
Corinne era sbalordita. "Un'isola? Mi stai dicendo che poco fa ho attraversato il mare con quell'ascensore?"
"Precisamente mia cara. Sai che il progetto è noto ovunque. Tutti ne parlano e tutti ci appoggiano. Governi, coloni, nuove nazioni. Tuttavia non possiamo permetterci impedimenti. Un'isola garantisce più sicurezza e più controllo per i nostri sistemi."
La ragazza riflettè sulle parole dell'uomo. Era vero, la Federazione, il Progetto Esuli e il Programma di Rilancio della Terra erano ben noti a tutti anche se solo in linea generale. I Governi rimasti, le  nazioni nate sulle macerie di quelle vecchie e tutte le forme di democrazia autentica e di tolleranza esistenti al mondo erano a conoscenza di un Programma che presto avrebbe riportato pace e benessere.
Si fermarono dinnanzi una porta. "Soldato torna pure alle tue mansioni al Centro, grazie per aver scortato il Controller fin qui, ottimo lavoro." sentenziò Louis Dagobert. Il soldato salutò e tornò sui suoi passi fino a sparire.
"Corinne. Ascoltami." Dagobert si sedette su una panca di metallo che si prolungava dalla parete, la sua tuta cambiò divenendo quasi una seconda pelle. Il simbolo sulla sua fronte per un momento s'illuminò di luce riflessa. Parlava senza guardarla, come se davanti agli occhi avesse un qualche scenario che a Corinne era precluso.
"Tu sei la diretta discendente della casata Hamilton. Tuo padre prima di te si è occupato del Progetto e del Programma. Hai studiato, ti sei preparata, allenata e formata per questo momento. Sai di esser diversa da tutti, o meglio, da molti. Il Consiglio stesso è diverso da tutti. Noi siamo l'uomo che è sopravvissuto e si è evoluto. I nostri geni sono diversi. Tu, tuttavia vanti un qualcosa in più persino dalla maggior parte del resto del Consiglio. Tutto quello che hai imparato in questi anni ti è stato dedicato per un motivo preciso." Louis ora la fissava con i suoi occhi verdi. Corinne si sedette al suo fianco cingendolo per la manica.
"Dagobert. Cos'è che mi rende diversa? Perchè tutti questi misteri?" la ragazza sapeva di esser vicina alla verità ma il non vederla la faceva esasperare.
"Figliola. Cerca di avere ancora un attimo di pazienza. Cosa mi sai dire delle Unità Claudia?"
Corinne rimase accigliata. Perchè quella domanda? Tuttavia estrasse dalla sua memoria quello che aveva studiato in proposito. "Un'Unità Claudia è un meccanismo di portanza in grado di mantenere in volo un qualsiasi veicolo o velivolo ad essa collegato bruciando Claudia al suo interno. Sono rilasciate da centri appositi che rimangono costantemente in contatto con le Unità potendole richiamare in qualunque momento anche a costo di distruggere lo scafo che le avvolge. Louis perchè questa domanda? Le Unità Claudia sono sperimentali come tutto quello che ho studiato riguardo gli Orbitali, la bioingegneria legata all'uso delle navi. Ho studiato per anni  modelli di vita di epoche passate. Mi sono applicata a stili, mode, concetti politici e sociali di vite e culture passate secoli fa senza sapere a cosa sarebbe servito. Ho studiato altresì meccanismi, macchinari e navi che superano persino la tecnologia di quelle di oggi e non ne comprendo il motivo. Perchè?" 
Dagobert la fissava. "Vieni con me Hamilton, è giusto che tu sappia tutto ora."
Le scritte in ellenico sulla porta sentenziavano 'ZONA RISERVATA A PERSONALE AUTORIZZATO' o anche 'LIMITE INVALICABILE'. Louis non dovette nemmeno sfiorare la parete che la porta si aprì inondando l'ambiente di una luce accecante. "Vedi Controller? Persino i sistemi di sicurezza ti riconoscono." Dagobert varcò la soglia e Corinne, perplessa, lo seguì.
Quello che la ragazza vide la lasciò senza parole. Si trovavano dentro una cava immensa, un gigantesco cratere adibito a cantiere. Enormi carrelli mobili, argani e cavi d'acciaio sovrastavano sulla testa dei due e più in alto ancora si potevano scorgere i confini frastagliati della cima del cratere dal quale, l'onnipresente cielo grigio faceva la sua comparsa.
Ma ciò che più lasciò esterrefatta Corinne fu proprio l'oggetto per cui tutti in quel posto assurdo erano in fermento. Quello che aveva davanti era immenso, di una bellezza incredibile. Dorato e bianco, dalle forme curve e avvolgenti. Si stagliava per una lunghezza ed un'altezza indescrivibile.
"Louis. Louis cos'è?"
"Corinne Hamilton quello che vedi è una nave di classe Esule. La prima nel suo genere. E' bellissima non trovi?"
Era assurda. Corinne non avrebbe saputo descriverla, non ne aveva mai visto uno prima, nemmeno in tutto quello che aveva studiato. Uno scafo del genere pensava fosse impossibile da costruire di quei tempi. Il vedere un oggetto simile suscitò in lei un tale felicità: quello che aveva davanti trasudava passione, arte, bellezza. Cose sparite da tempo dalla faccia della terra.
Lo sguardo di Louis si posò su di lei. "E' quasi ultimata. Adesso andiamo, il Consiglio si sta radunando e vorrei ricordarti che ne facciamo parte anche noi mia cara, dovresti vedere la tua faccia!" sorrise amabilmente. Corinne non aveva parole, si limitò a seguirlo senza staccare gli occhi dal cratere e dal suo contenuto. Scesero lungo delle scale d'acciaio che li portarono al livello sottostante; le pareti del cratere erano completamente divise in livelli, ognuno dei quali era ben visibile da qualunque punto ci si trovasse e ogni livello aveva un passerella esterna e accessi a stanze e laboratori che Corinne potè quantomeno identificare dalle scritte sui muri esterni e dalle fuggevoli visioni che aveva quando una porta si apriva o passavano davanti a delle finestre.
"C'è una Sala Ovale anche qui Louis?"
"Si Hamilton. È quella lassù in alto, in cima al costone" rispose l'uomo indicando un punto preciso del cratere dove si scorgevano a malapena delle vetrate. "Era ovviamente scomodo utilizzare la Sala Ovale del Centro per ogni riunione del Consiglio."
Il loro passo era veloce, salirono di quattro livelli con un'ascensore e proseguirono lungo la passerella che correva, praticamente, lungo il fianco sinistro della nave in ultimazione.
Si trovarono di fronte ad una porta come tante altre con l'unica differenza di esser sorvegliata da due guardie. All'arrivo di Corinne chinarono lo sguardo devotamente e aprirono le ante.
"Bene, entriamo." disse Louis.
La sala, anche se aveva delle finestre che davano sul cantiere, era poco illuminata e nella penombra si distinguevano numerose figure parlare tra loro sparse per tutto l'ambiente. I toni si affievolirono quando Corinne e Louis fecero il loro ingresso e le porte alle loro spalle si richiusero. Tutti in quel posto indossavano una tuta che in quel momento aveva le sembianze di tunica: chi bianca e nera con finiture dorate, chi nera e rossa con finiture grigie, chi marrone e verde con finiture nere, tanto per citarne alcune. Ad accomunare la maggior parte era, inoltre, il colore della pelle e dei capelli che erano completamente bianchi, come quelli di Corinne e di Louis, e i differenti simboli sulle fronti di ognuno.
  
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