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Autore: Lucash99    17/09/2013    2 recensioni
A distanza di quasi otto mesi, arriva il gran finale di "Un lato oscuro".
Vi starete chiedendo cosa mai potrà accadere ancora a Nél dopo una vità già così tanto tormentata, questa storia, allora, é la risposta alla vostra domanda. Mi auguro vi piaccia, buona lettura.
Per chi non avesse letto "Un lato oscuro", se siete interessati alla lettura di questo racconto potrete comunque leggerlo, dato che il primo capitolo é un riassunto della storia precedente.
Genere: Drammatico, Thriller, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un lato oscuro'
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«Presto, chiamate un'ambulanza! Jonathan é in pericolo di vita!»

Ascoltando quelle parole Chris capì molte cose sul conto di Nél: “che stupido che sono stato, non avevo mai realmente capito ciò che avevi dentro, potrai mai perdonarmi? Adesso che ho compreso il tuo vero modo di essere mi accorgo di essere stato un ignorante, tu hai un cuore d'oro e lo si intuisce da quanto tieni a Jonathan, semplicemente non hai saputo gestire le terribili disgrazie che ti sono venute in contro e che certamente non meritavi.”

L'ambulanza arrivò tempestivamente e il ferito venne portato altrettanto prontamente al centro soccorso, Nél insistette da subito per stare al fianco del suo amico durante le cure:

«È troppo importante per me, concedetemi almeno un'ora per vedere come sta Jon!»

Gli agenti cominciarono a confabulare tra di loro:

«Gli concediamo un'ora di libertà, che ne dite?»

«Sono perplesso, non credo sia la cosa più prudente da fare... e se ci fossero conseguenze?»

«No, é sincero, facciamolo uscire.»
«Va bene, mi fiderò anch'io di lui.»

Fecero segno al detenuto di seguirli, così dopo 1 anno di prigionia Nèl poteva ammirare nuovamente la luce del sole, ma purtroppo senza gioire nel guardarla, poverino lui che quel poco tempo passato a rivivere il mondo esterno nemmeno se l'era potuto godere.

Il ragazzo, ovviamente scortato, arrivò finalmente in ospedale, ma le aspettative non erano delle migliori:

«Come sta Jonathan, resisterà?»

«Devo essere sincero, é inutile illudervi oltre modo, la realtà é che ci sono pochissime possibilità di sopravvivenza, il colpo subito é molto grave ed é molto improbabile che ce la faccia, vi assicuriamo comunque che i miei colleghi faranno di tutto per portare a buon termine l'operazione.»

Nél non si arrabbiò, al contrario fu grato ai medici e consapevole che la colpa era esclusivamente sua:

«Grazie mille, confido in voi.»

«Di nulla, facciamo soltanto il nostro lavoro.»

«Già, il vostro lavoro, sono le stesse parole che usava Jon...»

Dopo la breve visita, il detenuto venne riportato in carcere, il suo stato d'animo era del tutto comprensibile, rischiava di perdere la persona a lui più cara, o per meglio dire l'unica persona cara che aveva, sarebbe stato un colpo troppo forte per lui che, consapevole di essere l'artefice del tragico incidente, non sarebbe più riuscito a vivere tranquillamente; Jonathan lo aveva sempre incoraggiato e difeso in qualunque occasione e se avesse perso il suo unico punto di riferimento sarebbe caduto definitivamente vittima della depressione, ma in quella determinata circostanza non avrebbe potuto cambiare nulla, era tutto nelle mani dei medici, a lui non restava altro da fare che sperare.

Quel giorno non volle parlare con nessuno, addirittura rifiutò il pranzo, era in uno stato di totale apprensione, non riusciva a pensare ad altro, il solo pensiero che Jonathan potesse scomparire lo immobilizzava.

Nel frattempo, nella cella accanto: “guarda che combinazione, a quel tizio sono cadute le chiavi proprio vicino alla cella, devo riportargliele, ma prima...”

Chris avvicinò a sé le chiavi e riuscì ad afferrarle, con molta calma aprì le sbarre e una volta libero si avvicinò alla cella di Nél.

Stava per parlargli, ma la sua ex vittima lo fermò sul nascere:

«Va via, via, fuori dalla mia vista, se Jonathan rischia la vita é anche colpa tua, quindi allontanati, sta lontano da me, capito?»

Il suo tono di voce era un misto tra paura e rabbia, l'unica cosa di cui era certo era di non volere avere mai più a che fare con quel ragazzo.

«Ti ho detto di andare via, potresti metterti nei guai insistendo, via, via!»

Chris, al contrario, era calmissimo, e sorprendentemente per la prima volta... la sua voce non sembrava minacciosa, era lì con intenzioni pacifiche:

«Ho commesso uno sbaglio e l'ho capito, sono stato uno stupido e voglio scusarmi, non avevo capito ciò che...»

Ma Nél lo interruppe nuovamente:

«Via o chiamerò la sicurezza, non farmi ancor più del male!»

«Sono disarmato, completamente innocuo e qui soltanto per chiederti immensamente scusa, questo é ciò che volevo dirti, perdonami se non ho capito che persona eri davvero...»

Si dileguò per riconsegnare la chiave al proprietario, dopodiché tornò nella sua cella; Nél nel frattempo restava lì dov'era, non più impaurito dalla presenza di Chris, ma dalle sorti di Jonathan, fu una notte insonne per lui, fino a quando la mattina seguente arrivò la notizia dell'esito dell'operazione:

«Jonathan, dispiace molto a tutti noi, i medici si sono impegnati al massimo, ma mi addolora dirti che Jonathan... non ce l'ha fatta...»

Il detenuto rimase letteralmente pietrificato, ripensando a tutto il tempo passato assieme al suo amico riusciva a comprendere che la sua vita ormai non aveva più senso, l'uomo incaricato a riferirgli la notizia provò in tutti i modi a consolarlo, ma erano tentativi inutili, Nél non si muoveva più di un millimetro, era inerme a qualunque cosa accadesse all'esterno.

«Non ti preoccupare però, ci siamo noi qui con te, e ricorda che Jon ti voleva tanto bene e non vorrebbe mai che tu soffrissi nuovamente, fallo per lui e tirati su.»

Nemmeno quelle parole, però, riuscirono a smuoverlo.

“So che sto per dire qualcosa che ha dell'incredibile, ma se questo riuscisse a risollevare Nél...»

«Potremmo lasciarti libero se soltanto tu lo volessi, così terresti alto il nome di Jonathan e vivo il suo ricordo.»

Nulla da fare, dopo mezz'ora di dialogo l'uomo venne richiamato al suo posto, non era riuscito nell'intento d'incoraggiare il povero ragazzo, che rimaneva immobile in un angolo a pensare, disperato, a ciò che era accaduto:

«No, non é vero, é soltanto un bruttissimo incubo, niente di tutto questo é mai esistito, presto mi sveglierò da questo grande sonno, che dura ormai da 19 anni, tutta la mia vita é soltanto un orribile sogno, mi sveglierò...”

Ma era consapevole che quella, purtroppo, era la dura realtà.

“Jonathan... hai fatto tanto per me, mi hai accudito mentre tutto il resto del mondo mi abbandonava al mio triste destino, sei stata l'unica persona a credere in me, in origine mi hai messo sulla retta via e in seguito hai dato qualunque cosa per proteggermi, ed io, invece di ripagarti dei sacrifici fatti, cosa ho fatto? Inizialmente rovinando tutto ciò che di positivo avevi fatto per me ho distrutto la mia stirpe, dopo stupidamente ho anche tentato di farti fuori, ed infine questo... che non potrò mai perdonarmi, non potrò mai perdonare ciò che hanno attuato le mie mani, io avrei meritato quella fine orrenda, io avrei meritato di morire, non tu che hai dedicato la tua vita alla giustizia e soprattutto a me, che non meritavo il tuo sostegno ed il tuo aiuto, in quanto incorreggibile e spietato criminale, hai dedicato tutta la tua esistenza ad una persona orrenda, la prima che ti é capitata davanti agli occhi, perché hai avuto compassione di quel bimbo che gli altri avevano sempre odiato, hai persistito nel farlo crescere pur non avendo enormi disponibilità economiche, hai fatto di tutto per lui, che però non ti meritava. D'ora in poi non avrà più senso vivere per me, se non quello di onorare il tuo ricordo, che mai e poi mai nessuno dovrà infangare, dovesse cascare il mondo... non compierò l'estremo gesto soltanto perché... tu non avresti mai voluto che accadesse...”

La terribile notizia venne comunicata anche a tutti i familiari di Jonathan, anche se venne negato che l'assassino era stato Nél per evitare ulteriori problemi, lo sconforto era grande da parte di tutti quelli che l'avevano conosciuto, ma chi soffriva di più era lui, il suo bambino.

 

Appena un mese dopo Nél morì di una grave malattia causata dalla fame e dalla sete arretrate, ovviamente perché si era lasciato avvolgere totalmente dalla depressione e dalla disperazione, le quali non era riuscito a combattere, rifiutando qualsiasi rapporto esterno, fu curato nello stesso ospedale e nella stessa stanza di Jonathan, andando in contro, purtroppo, al suo stesso destino. La sua tomba venne affiancata a quella di colui che riteneva il suo “vero” padre, colui che l'aveva raccolto dalla strada ed in seguito cresciuto.

Una serie di disgrazie ingestibili, una vita tormentata e travagliata, conclusasi troppo presto, ad appena 19 anni; la vita di uno sfortunato ragazzo che mai ha conosciuto la vera gioia, sin dalla nascita, che mai ha vissuto assieme ai suoi veri genitori, ma con chi abbondantemente più di questi gli ha voluto bene, che l'ha accudito per ben 8 anni pur avendo soltanto un piccolo lavoro, che ha dedicato la maggior parte della sua vita a proteggerlo, che avrebbe potuto essere una persona normale come tutte le altre e che invece con immenso coraggio ha fatto una scelta molto difficile, che purtroppo non é stato ripagato dalla vita con ciò che realmente meritava, ma purtroppo si sa... sono sempre i migliori ad andarsene. La parte più triste di questa storia? Che é stato tutto fatto per pochi soldi, ovvero 200 miseri euro. A volte sarebbe meglio stare zitti e non parlare, tacere, piuttosto che dire qualcosa di stupido, soprattutto se quel qualcosa mette in pericolo la vita di altre, troppe persone.

 

 

Cari lettori, vi preannuncio che comincerò in questi giorni a scrivere il prequel di “Un lato oscuro”, con il quale si concluderà la storia; il racconto parlerà della vera storia di Jonathan e Nél, iniziando dalla nascita di quest'ultimo, detto questo vi saluto!

  
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