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Autore: Salieri    17/09/2013    0 recensioni
Chi non crede nei colpi di fulmine? A quei momenti in cui ti senti rapire il cuore da due occhi splendenti come il cielo e profondi come il mare? Chi non crede che un cuore non possa rinascere solo per poter esprimere il suo più grande amore, prima di spegnersi del tutto?
"Her eyes.."
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nyotalia
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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ff

NOTA: Crossover basato sul film “Rent” in grandi linee.
La canzone che mi ha fornito ispirazione è questa: http://www.youtube.com/watch?v=NujpYDHoIy0 . Enjoy. <3


< Now I understand the true meaning of your words, dear.


I should tell you..that I have always loved you. >>



Era una calda mattina di dicembre nella confusionaria Manhattan, dove tutti ignoravano qualsiasi contatto che non potesse scaturire qualcosa di proficuo per loro. Era un periodo d'oro per l'economia, si cercava sempre di essere migliori, specialmente visti i conflitti con la sponda orientale del globo.
Nessuno si poteva fidare di nessuno.
Era anche una regola prevista ormai in quella società quasi meccanica e priva di autocoscienza. Si era dipendenti ma si cercava di fuggire dall'ovvietà di tale dipendenza, quasi anche per orgoglio personale.

Siamo alla fine degli anni '80, e nella Nazione della Libertà si cercava di obliviare la vera schiavitù dietro una maschera di libertà. Solo un gruppo di persone, appena liberi dai ghetti molti ed altri poveri immigrati clandestinamente che fuggivano dalla legge, cercava la vera libertà, quasi rifacendosi agli ideali francesi della “vie Bohème”. Vivevano alla giornata, senza regole da rispettare e seguendo i loro valori, creandosi la loro libertà.

In questo contesto vive una ragazza appena immigrata dalla Francia assieme alla famiglia, la quale l'ha abbandonata sin dalla tenera età perché era un “peso inutile da sostenere”. La giovane venne subito emarginata dalla famiglia e da coloro che stava iniziando a conoscere come “amici”, questo alla tenera età di nove anni. Venne salvata da un raggiante uomo dagli occhi blu che la aiutò a sopravvivere, facendola subito lavorare nel suo pub notturno inizialmente come semplice barista, poi come ballerina.
Non che alla piccola dispiacesse. Sembrava che adorasse mettersi in mostra e danzare e cantare quasi come se fossero le sue uniche ragioni di vita. Cantava anche per liberarsi dal peso del passato, e cercava di nascondere le paure e gli incubi del sonno grazie ad oppiacei che le davano l'illusione di stare ogni giorno meglio.
Veniva chiamata “la Gatta dell'Avenue B”, da nessuno conosciuta con il vero nome di Còrinne.

In questo contesto vive anche un ragazzo scorbutico e segnato dal dolore di una vita mal vissuta. Scialacquati i soldi di una vasta eredità, e deciso di fuggire dalla boriosa Inghilterra nella “patria della Libertà” quali erano creduti gli Stati Uniti, si ritrovò con solo una chitarra in mano e nessuna ispirazione che lo aiutasse a completare la canzone che gli avrebbe donato la “gloria” e riguadagnare la stima di sé stesso. Era solo, senza alcun appoggio..l'unico che aveva lo ha perso per colpa degli occhi di una giovane fanciulla morta di una malattia che stava sterminando i bohèmien: l'AIDS.
Era rimasto in vita solo per completare l'ultima canzone che gli avrebbe ridato la gloria. Poi sarebbe scomparso..come il suo vecchio amore.

Quella era una strana calda mattina di dicembre, quando lo scorbutico ragazzo notò per la prima volta la sua vicina di appartamento. Assomigliava così tanto al suo vecchio amore, solo che era più raggiante, quasi che non avesse paura di ciò che le sarebbe potuto accadere l'indomani. Abitavano nei bassifondi e lì le condizioni di vita non sono mai le migliori, si sa.

-Che strano..sembra..no. Impossibile.-

<< Hey, you! Hey, you girl! >>

<< Are you talking with me? >>

<< ...yes. I've found your lighter ahead my door. >>

<< Oh. Merci beacoup! >>

<< France? Are you from- >>

<< Désolée, I must go! Goodbye sir! >>

Quella calda e strana mattina di dicembre era iniziata in maniera diversa rispetto alle altre volte. Quella strana mattina di dicembre gli aveva restituito un mezzo sorriso al sol scorgere le onde bionde-castane della ragazza che ondeggiavano mentre lei correva giù per le scale del vecchio palazzo.


-Bah. Cosa mi metto a pensare.
E' come tutte..la solita puttanella dal falso sorriso e dalla malattia venerea facile.-


Pensò con ironia quelle parole, fissando ancora l'ultimo punto in cui aveva visto fuggire le ciocche lunghe della ragazza. Scosse la testa, ritornando nel suo bigio appartamento e cercando di ignorare le masse che fuori cercavano di farsi sentire dalle alte sfere e farsi ridare la vera “libertà”, o almeno a riconoscere la loro come tale.
Tutto era così freddo, buio, e lui era così solo disperso nell'oblio dei propri pensieri che non riusciva a trasformare in musica.

-Her eyes..-

Gli sovvennero in mente gli occhi azzurri di quella sconosciuta che sembrava provenire dalla Francia o dal Québec, ma questo non era così importante. Decise di alzarsi da quello scomodo sofà e si avvicinò alla finestra, notando che era quasi sera ormai, ed il cielo era dello stesso colore degli occhi di quella donna sconosciuta.

-Via dalla mia mente!-

Pensò, portandosi una mano davanti agli occhi e cercando di svuotare la testa da qualsiasi pensiero. Solitamente si metteva a suonare quando voleva dimenticare un qualche pensiero anche lontanamente doloroso..ma le mani sembravano intorpidite dal freddo che raggelava ormai l'appartamento privo di elettricità e riscaldamento. Tutto era così squallido, privo di senso. Era inutile ricercare l'ispirazione in un mondo grigio, privo di colori.

[ . . . ]

Qualcuno bussò alla porta del buio appartamento.

-Non c'è nessuno, andate via.-

Pensò il biondo, ormai arrivato a svuotare l'ennesima bottiglia di Gin. Ma l'ospite continuava a bussare alla porta, quasi incessantemente e pesantemente, come se non vi fosse altra ragione nella vita se non che quella porta venisse aperta.
Il ragazzo con un grugnito terminò il bicchiere, abbassando lo sguardo verso la propria chitarra sepolta dalla polvere ed adagiata sul divano. Non si voltò a guardare chi fosse quando la serratura scattò e sentì dei passi felini avvicinarsi alla propria oscura figura. Tenne basso lo sguardo anche quando la donna posò l'accendino accanto alla sua mano e cercò di parlargli. Sembrava che si stesse presentando e stesse formulando delle scuse, ma lui continuava a tenere basso lo sguardo sentendo solo un rumore ovattato.
Ad un certo punto si sentì strattonare e poté fissare i propri occhi verdi in quel cielo che sembrava promettere una nuova vita, in quel cielo che lo fece riscuotere.

<< Uh?! S-sorry! >>

<< Ma siete ubriaco? Le ho detto che questo non è il mio accendino! L'ho ritrovato nei pantaloni il mio..questo è senza dubbio il vostro. >>

La ragazza si lasciò scappare una risatina dopo aver terminato di parlare e si mordicchiò il labbro inferiore in una chiara esplicitazione delle sue intenzioni. Il biondo non recepì nulla di tutto questo, infatti fece spallucce e prese l'accendino dal piano su cui era poggiato, osservandolo attentamente.

<< Ehm..mi chiamo Còrinne comunque. Sono nuova di queste zon-. >>

<< Non vi ho chiesto nulla. Potete anche andare..e grazie per l'accendino. >>

<< Mais-..non desiderate compagnia per la-. >>

<< Andate. Via. >>

La donna si dimostrò quasi inespressiva davanti a quel comportamento, a cui era dopotutto abituata visto la vita che era solita condurre. Semplicemente, prima di andare via, avvicinò il proprio viso a quello del biondo, sussurrandogli semplicemente:

<< No day but today. >>

..ed allontanandosi dalla sua figura, uscendo dal buio appartamento e chiudendosi la porta alle spalle.
Ma quelle parole fecero sussultare il ragazzo, il quale si voltò in direzione della porta dalla quale era appena uscita la ragazza ed alzandosi dalla sedia la raggiunse, spalancandola e guardandosi fuori dall'appartamento.

-Ecco. Lo sapevo..se ne è..-

Ma dei singhiozzi lo fecero voltare in direzione di un angolo buio. Si schiarì appena la voce e domandò incerto.

<< Lady..? Are you okay? >>

Ma non ricevette risposta dalla fanciulla rannicchiata e singhiozzante nell'angolo. Decise di avvicinarvisi cautamente, e non vedendo nemmeno reazione da parte della ragazza si chinò verso di lei sfiorandole poi il viso con il dorso della mano. Era bollente ed imperlata di sudore. Sapeva, o meglio, intuiva a cosa fossero legati quei sintomi, anche perché ci era passato poco tempo fa: la ragazza era entrata in astinenza da una qualche droga. Il ragazzo sospirò pesantemente prima di prendere la ragazza tremante e singhiozzante tra le proprie braccia e di portarla nel proprio appartamento per farla distendere e cercare di far calare la febbre. La mise sul divano e la coprì con il proprio cappotto consunto, visto che coperte più pesanti non ne possedeva, ed accese un piccolo fuoco poco distante dal divano, dentro un vecchio cassonetto.

<< Who are you..? >>

Sussurrò la ragazza semi-cosciente, la quale ansimava pesantemente ed era scossa da forti per colpa della febbre; prima di risponderle il biondo andò a prendere una pezza imbevuta di acqua gelida e gliela pose sulla fronte con delicatezza, quasi fosse fatta di ceramica pronta ad incrinarsi da un momento all'altro.

<< I'm Arthur. >>

Disse con un tono basso e leggermente roco a causa dell'alcool ingerito e dalla stanchezza di quei giorni passati senza sonno. Però sul su volto solitamente impassibile, comparve una leggera espressione di stupore non appena la donna gli sorrise leggermente.

<< Hi..Arthur. Are you an angel? >>

Non rispose subito l'inglese, anche perché era rimasto a fissare quei due diamanti che la donna aveva appena schiuso dopo aver sussurrato la domanda. Brillavano come due cupe stelle del cielo, prive di sogni ma non di speranze.

<< I was asking you the same question. >>

Sussurrò a sua volta, fissando i propri occhi verdi in quelli mesti ma sorridenti della donna sconosciuta fino a quel giorno. Alla risposta del biondo, la ragazza si lasciò scappare una flebile risata cadendo poi in un sonno stanco e travagliato, arduo da poter definire riposante visto anche i tremori che l'astinenza le portava.

Il mattino dopo la fanciulla si risvegliò in quel divano sconosciuto, coperta dal cappotto probabilmente di un “qualche cliente” pensò inizialmente. Ma dovette ricredersi quando si ritrovò abbracciata ad un corpo tanto forte quanto debole, distante quanto vicino. Voltò appena la testa per poter guardare il viso dormiente del ragazzo; notò che qualche lacrima era rimasta intrappolata nelle sue lunghe ed eleganti ciglia. Non aveva nemmeno cuore di muoversi o di svegliarlo visto il sonno riposante che sembrava avere quell'uomo appena conosciuto, e che sembrava non avere da tantissimo tempo. La teneva stretta a sé in maniera quasi fastidiosa, appiccicosa, ma la donna resistette fino a che anche l'altro non si svegliò.
Sentendolo grugnire e muoversi, Còrinne si voltò nuovamente verso di lui e si permise di carezzargli il viso con il dorso della mano, regalandogli un dolce sorriso non appena scorse gli occhi smeraldinei dell'altro schiudersi.

<< Bonjour..>>

Il biondo ci stette un po' a carburare il fatto che, in preda ad una delle solite crisi di malinconia che gli venivano quando ricordava troppo vivamente il passato, l'aveva stretta a sé nel sonno, nella speranza di far rivivere lei. Ma non appena se ne rese conto sobbalzò e la lasciò libera dall'abbraccio.

-Cosa ho fatto? Oddio..-

Lui stesso fu quasi sconvolto dal suo stesso comportamento. Come aveva potuto tradire il ricordo della sua amata ragazza morta per colpa di quella malattia che stava per dominare anche lui?

<< Sorry.. >>

<< Rien, cher.
Piuttosto, sicuro di stare bene? >>

<< Io sto benissimo! >>

Sbottò abbassando lo sguardo e scendendo dal divano, voltandole le spalle con la scusa di sgranchirsi le ossa. In realtà era una scusa per ricacciare dentro la malinconia e le lacrime che con essa giungono. Scosse la testa nella speranza di ricacciarle dentro e prese un profondo sospiro prima di rivolgersi all'ospite, che lo guardava con i suoi “splendenti occhi” che brillavano preoccupati da quella reazione, con un tono leggermente più dolce.

<< Piuttosto.. Come stai? La crisi è passata? >>

<< O-oh, oui. Sapete sto cercando di.. >>

<< Disintossicarti. >>

Terminò per lei la frase, voltando poi il capo indietro per ricercare la luce di quegli occhi che avrebbero dovuto brillare stupiti, ed invece sorridevano raggianti, quasi come se non potessero più essere stupiti da nulla. Si perse in quel mare ed una flebile luce gli si accese nel petto.

<< Mi scusi, ma lei come ha detto di chiamarsi? >>

<< Còrinne. >>

<< Ah..Io sono->>

<< Arthur. Vi siete presentato ieri sera prima che perdessi i sensi.. >>

Il biondo scosse la testa, nella vana speranza di schiarirsi le idee. Ma era inutile, esse erano ormai state travolte da quel mare che scaturiva dagli occhi della fanciulla innanzi a sé. Era sì tanto gracile, eppure aveva un portamento che la contraddistingueva dalle altre ragazze che abitavano in quei luoghi. Sembrava quasi raffinata, elegante. Aveva un qualcosa di principesco.

-Her eyes..-

<< Ascolta ma che ore sono? >>

<< Credo le undici e mez- >>

<< QUOI? Oh..Ci vediamo Ar..anzi, siete libero la sera di capodanno? >>

<< Yes.. >>


Una sola parola e quella giornata ebbe una prospettiva diversa per il biondo. Nonostante il cielo fosse grigio, per lui era come se stesse splendendo un sole intramontabile. Per il solo motivo di quegli occhi che, talmente splendenti, gli avevano travolto la giornata talmente da farlo quasi affogare dentro ad un nuovo mare. Era come lui, era identica a lui. Aveva sbagliato nel passato, ed ora, seppur con dolore e fatica, stava facendo di tutto per migliorare.

Era come lui.
Era come...No, non doveva essere come lui.
Non doveva essere come quel folle ragazzo che per droga e per “passione” aveva accorciato la propria vita.
La vide fuggire via, in preda a chissà quale ritardo. Non sapeva nulla di lei, solo il suo nome.

<< Aspetta--. ASPETTA! >>

Disse a gran voce, rincorrendola giù per le scale fino a giù in strada. Poi la vide abbracciare un uomo vestito in nero con uno strano borsalino a nascondergli i capelli color miele. Perché lo stava abbracciando?
Cos'era quella morsa nel petto per quella mera sconosciuta? Perché ancora una volta doveva essere illuso dalla vita? Scosse la testa e risalì al suo appartamento trasandato.
Era bello passare le vacanze di Natale senza fare niente in aggiunta all'ordinaria disoccupazione. I parenti lontani non lo calcolavano.
-Evidentemente il destino mi desidera solo..
But..her eyes..-
Non riusciva a dimenticarli, nemmeno una notte prima li ignorava completamente. Perché era risultata tanto importante per il suo povero cuore?


Sul tavolo sporco risiedeva la scatola delle AZT, unica “cura” a quei tempi che si pensava potesse calmare e ritardare gli effetti dell'AIDS. Ma le mani fredde e tremanti del biondo segnavano che ormai il traguardo era giunto. Che tristezza, e lui che voleva lasciare nel mondo almeno l'impronta della sua esistenza. Non voleva essere famoso, solo non essere solo e screditato da tutti. Cercava l'ispirazione per un'ultima canzone che avrebbe segnato il cuore di qualcuno che lo circondava, anche di un solo sconosciuto.

-Her eyes..-

Non riusciva a dimenticarli.
Era immerso in loro ormai. Era stato rapito. Le dita fredde sulle corde consunte della chitarra acustica, suonavano vari accordi sfasati che ricordavano uno strano valzer.
E se si fosse ispirato a lei?

-No, is a whore.
I can't write a song for a fukin' whore without an heart..-

L'unica cosa calda in quella stanza sembravano ormai solo una lacrima e la sigaretta che stava spegnendosi.
Le dita scrivevano una canzone ad un'ignota dama. La mente era ormai appiattita ed il corpo tremava dal freddo.

Come lei la sera scorsa.
Come lei la mattina appena svegli.
Si dice che si incontri l'anima gemella solo quando il cuore è predisposto a conoscerla.
Ma si dice anche che spesso, i due frammenti dello specchio non si ricongiungono quasi mai.

L'unica cosa calda in quella stanza sono l'inchiostro caldo sul foglio e l'ultima scintilla dell'ultima sigaretta.

-Her eyes..-



   
 
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