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Autore: Jade Tisdale    18/09/2013    0 recensioni
Ashley e Scott si sono lasciati da più di un anno ormai. Entrambi hanno inseguito strade diverse e dopo tanto tempo, si incontrano in un luogo in cui sarebbe meglio non vedersi mai: l'ospedale. Si trovano lì per motivi diversi: lui per un cancro, lei per un tumore. E malgrado non stiano più insieme, il dolore riuscirà a farli riavvicinare di nuovo per permettergli di lottare insieme per avere un futuro. Un futuro che, purtroppo, non potrà mai essere come entrambi se lo aspettavano.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ashley Tisdale
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2.

 

Il giorno seguente, quando mi svegliai, erano le undici passate e Scott non era nel suo letto. Proprio in quel momento, come se mi avesse letto nel pensiero, entrò nella stanza e chiuse la porta piano.
"Ciao Scott." dissi attirando la sua attenzione.
"Ash, credevo dormissi..."
"Mi sono appena svegliata." dissi con un mezzo sorriso. "Dove sei andato?"
"Sono stato un po' nel cortile. I dottori dicono che prendere un po' d'aria fresca faccia bene al mio corpo, soprattutto quando mi sento debole o respiro male."
"Allora dici che vale lo stesso per me?"
"Può darsi. Ma è meglio che tu stia qui adesso. Fai ciò che ti dicono."
Sbuffai. Volevo uscire anch'io, non respiravo aria autunnale da due giorni e la cosa mi pesava molto. Avevo tanta paura che molto presto non sarei più riuscita a camminare o a fare altre cose. Ancor di più, temevo che me ne sarei andata presto, troppo per sopportare la cosa.
"So a cosa stai pensando." disse Scott venendo vicino al mio letto. "La risposta è si, ce la farai."
"E se non fosse così? E se l'esito dell'esame fosse negativo?"
"Non dovrai mai perdere la speranza. Anche se l'esito fosse negativo."
"E come faccio?" chiesi cominciando a piangere.
"Devi, sennò farai soffrire anche le persone che ti stanno accanto."
Mi asciugai le lacrime e cercai di riprendermi.
"Ho ventotto anni. Ho paura di morire. Non sono pronta..."
"Nessuno è pronto a morire. Tutto abbiamo paura che possa capitare da un giorno all'altro, ma andiamo avanti e portiamo a termine la giornata, no? E' ciò che devi fare anche tu."
"E che mi dici di te?"
Fece scena muta, ma quella volta volevo spiegazioni e sarei andata fino in fondo.
"Allora?" dissi impaziente.
"Io la speranza l'ho persa. Ashley, ho un cancro al cervello, dovresti capire da sola..."
"Invece no, devi rispondere tu. Come ti hanno detto che andrà a finire?"
"Hanno detto..." sospirò. "Hanno detto che non sanno dirmi per quanto tempo vivrò ancora. Può darsi un mese, un anno, come un giorno o poche ore. Sono nella confusione più totale e fidati, io ho più paura di te. Ma vado avanti ed è ciò che dovresti fare anche tu."
"Purtroppo so di non potercela fare. Non sono abbastanza forte da sopportare tutto questo da sola."
"Ma tu non sei da sola, è questo il punto! Hai tutta la tua famiglia pronta a sostenerti!" esclamò. "Poi, se ciò non dovesse bastare... Ci sono anch'io."
Lo guardai fisso negli occhi per evitare di guardargli le guancie, che erano rosse.
"Lo superemo insieme, qualunque cosa accada, va bene?" disse stringendomi la mano.
"Va bene..."
In quel momento, mi tornò alla mente come fosse stato bello il periodo in cui ero fidanzata con Scott. Con lui ero davvero felice e sapeva sempre come tirarmi su di morale, proprio come aveva fatto in quel momento. Poi, senza un motivo valido, lui mi aveva lasciata e non si era più fatto sentire. Che non mi amasse più? Oppure semplicemente la nostra rottura era legata al suo cancro? Non sapevo proprio cosa pensare e decisi che avrei dovuto chiederglielo al più presto.

 

"Chi è?" chiesi sentendo qualcuno bussare.
"Signorina Tisdale, sua sorella è venuta a trovarla. Vuole che la faccia venire o preferisce riposare?"
"No no, la faccia pure salire."
L'infermiera se ne andò e dopo circa cinque minuti, Jennifer entrò con un grande sorriso stampato in faccia.
"Ashley, come stai?" mi chiese dandomi un bacio sulla fronte.
"Bene, per modo di dire."
"Le gambe?"
"Mi fanno male, ma è un dolore sopportabile."
"Hai mai più camminato da quel giorno?"
"No..." ammisi. "I dottori mi hanno detto di stare ferma. Prima di fare gli esami non vogliono rischiare che io cada o mi faccia del male."
Voltò lo sguardo verso il letto di Scott e mi guardò alzando un sopracciglio.
"Credevo di aver chiesto una camera singola..." disse riflettendo.
"Evidentemente si sono sbagliati..."
"Vuoi che vada a chiedere di cambiare stanza?" chiese alzandosi dalla sedia.
"No!" urlai. "Cioè, no, va bene così..."
Alzò nuovamente il sopracciglio.
"Chi è? Qualcuno che conosci? Una donna? Un uomo?" disse quasi come se fosse un interrogatorio.
"Ehi, calmati!"
"Calmarmi? Sei tu quella che ha urlato!" esclamò con una risata. "Avanti, chi è?"
Deglutii e cominciai a tremare.
"Scott." 
Dissi il suo nome con una dolcezza tale che aveva stupito pure me. Jennifer lo notò e mi fece un sorrisetto d'intesa.
"Come avete fatto a capitare nella stessa stanza?" mi chiese.
"Ha un cancro al cervello." risposi cambiando tono di voce.
"Ah, capisco... Ma lui dov'è ora?"
"Passa molto tempo all'aperto. I dottori gli hanno detto che è meglio per la sua salute."
"E che mi dici di voi?"
"Non c'è più un noi. Ci siamo lasciati da più di un anno. Siamo solo compagni di stanza, tutto qui."
"Ne sei sicura?"
Riflettei un secondo, ma proprio uno, perché la risposta la sapevo già.
"No, non sono più sicura dei miei sentimenti." ammisi.
"E lui cosa ne pensa?"
"Non ho avuto modo di dirglielo. A dire il vero, lui pensa che sto ancora con Chris..."
Sbarrò gli occhi.
"Perché non gliel'hai detto?"
"Perché avevo paura..."
"E di che? Credevi che avrebbe potuto chiederti di rimetterti con lui?"
"Beh... Si..." bisbigliai.
"Così hai deciso di usare Chris come scudo umano?"
"Senti, è una bugia temporanea. Prima di dirgli la verità voglio sapere il motivo della nostra rottura. Ho poco tempo e ho paura che non potrò mai chiederglielo, visto che potrebbe morire da un momento all'altro. Non mettermi fretta, perché solo il pensiero che a breve morirà mi sta facendo marcire!"
Non mi ero nemmeno accorta di essermi messa a piangere. Mia sorella mi accolse tra le sue braccia e mi fece sfogare, lasciandomi piangere per un quarto d'ora abbondante. 

 

   
 
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